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Cap. II
(5a Parte)

Questa pagina riproduce una parte di
Aquila

pubblicato nella Serie "Italia artistica"
Bergamo, 1929

Il testo è nel pubblico dominio.

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seguente:

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Cap. III
(2a Parte)

 p59  III. — Il Rinascimento
(inizio)

Le fiere vicende che avevano materiata la vita della città nel periodo iniziale si riprodussero, con intenso ritmo per tutto il secolo XV e durante il XVI. L'ambizione delle famiglie — tra cui primeggia quella dei Camponeschi osteggiata dai Gaglioffi — e le cupidigie che si addensano intorno al trono di Napoli, sono tuttora le tumultuose forze per cui l'Aquila avvampa. Luigi II, sorretto dai Camponeschi, vuole riconquistare il regno; invece gli aquilani, dopo qualche resistenza, aprono le porte a Ladislao suo avversario, e questi ordina (1402‑5) la costruzione di una torre di offesa e difesa per infrenare i cittadini invincibilmente irrequieti. Spentosi Ladislao nel 1414, i Camponeschi sanguinosamente ripresero il sopravvento e Giovanna II, successagli nel reame, fece assediare la città dal Caldora e dallo Sforza, il quale riuscì a forzare la difesa, ma non a piegare i Camponeschi.

I partigiani dell'uno e l'altro pretendente al trono di Napoli tennero continuamente in armi la fierissima popolazione e le procurarono assedî e lutti, fra cui l'insistente e vano attacco di Braccio Fortebraccio da Montone e, più tardi, del Piccinino, in occasione della contesa per il regno fra Renato d'Angiò e Alfonso d'Aragona, al quale, infine, la città si sottomise (1442), mal doma, però, e infida; nè sulla sua fibra veemente poterono le repressioni violente, le pestilenze, le carestie. Fra tante vicende il corso della vita civile non s'arresta: nel 1458 fu fondata l'Università.

È solo sul limitare del Cinquecento, quando s'instituisce la tirannide spagnuola, ch'essa si placa, non senza, però, qualche impetuoso conato per riconquistare la propria  p60 personalità, come quello del 1529 contro Filiberto d'Orange, subito, con la violenza, soffocato. E allora la sua esistenza non risalta più nitida e vibrante, ma si confonde con quella del Regno, mantenendo, tuttavia, perspicua dignità.

L'Architettura. — Il Rinascimento penetrò con ritardo nell'Aquila. Lo stile romanico-gotico era divenuto quasi un lineamento espressivo della città. Bisogna oltrepassare la metà del Quattrocento per ritrovare un edificio informato con sufficiente chiarezza agli ideali costruttivi della Rinascita. I quali, però, non riescono a sopprimere le forme avite ed amate, tanto che verso il mezzo del secolo XV esse trionfano ancora.

La casa popolare si distingue dalla dimora patrizia. Nella prima è congiunta l'abitazione alla bottega, come nelle vecchie fabbriche di Teramo. L'aspetto è umile,  p61 pratico, ma sorriso di naturale eleganza. Le signorili non raggiungono vera monumentalità, ma sono più elaborate. Le fronti, superato il carattere di modestia e praticità, sono, nel sistema, gemelle di quelle popolari. S'animano di luci intramezzate da vasti pieni, per cui acquistano un respiro ampio e pacato, se non musicalmente ritmico. Le finestre han profili sobrî, s'appoggiano a lunghe mensole e s'ornano nell'intradosso di ondulamenti lobati. Il portale è del tipo durazzesco, assai frequente a Napoli. È fiancheggiato da colonnine e pilastri, ed ha l'arco ribassato incluso entro incorniciamento rettangolare. Da esso si accede ad un piccolo cortile, cinto per due o per tutti i lati da portico ad archi su colonne, che sopporta loggiati, anch'essi a colonne. Verso il mezzo è un pozzo. La scala avanza nel cortile e presenta carattere monumentale. All'esterno, nelle cantonate, son fermati stemmi in pietra. Accanto ad elementi derivati da Napoli, qual'è il portale, se ne colgono altri provenienti da Roma, cioè le finestre su mensole, il cortile a loggiati, che è comune, però, anche a Firenze. Gli organismi che ne risultano, pur non potendo vantare singolare eccellenza, son tipici della città.

Di case popolari si conserva un esempio unico ma completo nell'edificio detto "Le Cancelle". Al piano inferiore son voltate due arcate, in una delle quali si disegna il banco di vendita; queste son fiancheggiate da due più strette che danno accesso alla camera superiore cui rispondono le due finestre di luce rettangolare ma con iscrittavi  p62 un'arcata lobata. È palese la ricerca non vana di semplice decoro architettonico nella caratteristica serie delle arcate che si prolunga in successione con quelle di un'altra casa contigua. L'interno è sformato, ma nulla doveva offrire di notevole. Appartiene al secolo XV.


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Le Cancelle

(Fot. Alinari)

Analoghe finestre ad arco lobato, due delle quali bifore, asimmetricamente disposte, oltre a due pannellini centinate e portali a sesto acuto o architravati, opera di varî tempi, non oltre il secolo XV, ha una casa che fa angolo su Piazza Paganica.

Nessuna fronte di dimore signorile si è salvata, almeno in parte considerevole. Sopravvivono, però, alcuni cortili. Quello della Casa Dragonetti-Cappelli in Via S. Giusta si può assegnare al principio del secolo XVI per la gentile timidità ond'è penetrato e l'elegante tipo durazzesco del portale. Il portico a colonne composite si svolge per due lati ed era in origine sovrastato da due logge. È di una mirabile intimità e grazia, soffuso di vago mistero, di belle forme.


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Palazzo Dragonetti

Portale

Cortile

(Fot. Alinari)

 p64  Verso la metà circa del secolo ci riporta il cortile Benedetti in Via Accursio. È a portico composito per tutti i lati, con l'arcata di accesso a prospetto monumentale, trabeazione su due colonne, con capitelli figurati, vôlta scompartita in cassettoni a rosoni. Sopra doveva girare una loggia. Gli archi non han bella luce e non sono proporzionati alle colonne. Seduce tuttavia la serena leggiadria dell'insieme, la vaghezza dei particolari. Non se ne può ritenere architetto Silvestro dall'Aquila, al quale non va ascritto neppure il cortile del Palazzo Franchi o Fiore, in Via Sassa, che risale alla seconda metà del Cinquecento, come attestano la elaborazione e la libertà delle forme. Essa è ad archi su colonne coronate da capitelli di ordini varî. Su due lati si aprivano logge a colonne joniche. La scala si dirama in due rampe contrapposte ed ha sfondo monumentale, ad arco sormontato da una finestra a croce guelfa, dello stesso tipo di quella aperta nella fronte di S. Margherita. Anche in questo cortile non è puro il senso delle proporzioni e della linea architettonica; la lavorazione non è fine. Spiritoso e vario è il decoro; certa primitiva eleganza respira l'organismo costruttivo.


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Palazzo Franchi — Cortile

(Fot. Alinari)


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Palazzo Benedetti — Cortile

(Fot. Alinari)

Tra i molti cortili che lasciano trasparire l'antica signorilità van ricordati quelli in Piazza Regina Margherita, n. 4; Via Fortebraccio, n. 8; Via Roio, n. 51. Dei portali durazzeschi degni saggi offrono l'edificio n. 14 a Via Paganica, 179 a Via Romana, l'Istituto di S. Maria degli Angeli in Via Fortebraccio, il quale presenta anche finestre e logge e cortili cinquecenteschi, il Palazzo in Piazza Rocca di Corno con pilastri scanalati e fregi avvivati da putti con festoni (sec. XV), quello a Via Sassa n. 48  p65 (sec. XVI), un portale con trabeazione su pilastri murati nel secondo cortile del Museo, ecc. È da ricordare anche il portale della Congregazione dei Nobili datato 1604, ancora nello spirito del Rinascimento.


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Casa in via Sassa

Portale in via Sassa

(Fot. Alinari)


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