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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p80  XIV. Columna Focae
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Sopra un basamento quadrato di mattoni sorge una base marmorea, sulla quale si eleva una colonna (alta m. 13,60, diam. 1,35) di marmo bianco con capitello corinzio. L'iscrizione sul lato settentrionale c'insegna che, il 1 agosto 608 d. Cr., l'esarca Smaragdo pose sulla colonna 'una statua risplendente d'oro, di Sua Maestà, nostro signore Foca, augusto eterno, trionfatore coronato da Dio, per ringraziarlo degli innumerevoli suoi benefizi, per la pace restituita all'Italia e per la conservazione della libertà'.​a

Foca, uomo di nascita infima, dopo aver militato come centurione nell'esercito bizantino che stanziava sul Danubio, fu nel 602 proclamata imperatore dai suoi compagni. Egli fece uccidere il suo predecessore Maurizio e i cinque figli di lui per assicurarsi il trono, che poi macchiò con crudeltà e dissolutezze inaudite. Ciò non ostante, i Romani prestavano omaggio all'usurpatore: lo stato della città, per più di un secolo funestata dal saccheggio dei barbari e dalle perturbazioni della natura, era così deplorevole, che ogni cambiamento di governo lasciava sperare giorni migliori. La lettera con la quale il gran pontefice san Gregorio I saluta l'avvenimento di Foca al trono, comincia così "Noi ci felicitiamo che la vostra pietà e clemenza sieno state elevate al trono imperiale. Si allietino i cieli, esulti la terra, e il popolo, che fin qui era stato gravemente afflitto, in tutto l'Impero, torni lieto e sereno per le vostre benigne arti di governo". — Foca è benemerito della città di Roma solo, perchè donò al papa Bonifazio IV il Pantheon di Agrippa, che trasformato in chiesa, fu consecrato a tutti martiri il 13 maggio 609. Nell'ottobre del 610, Foca fu, per tradimento, detronizzato ed ucciso con torture crudeli; le statue di lui furono dappertutto rovesciate. Gli autori antichi, con parole eloquenti, descrivono la sua bruttezza ripugnante: statura esigua e deforme, capelli rossi, sopracciglia lunghe, orrenda cicatrice sulla guancia.

 p81  La colonna senza dubbio non è opera di Smaragdo, il quale, secondo l'iscrizione, vi aggiunse soltanto la statua (sostituendola ad un'altra più antica), ma non si può crederla anteriore al quarto o quinto secolo d. Cr.: il monumento fu allora composto con gli avanzi di altri di buona epoca. La colonna e il capitello forse appartengono al secondo secolo d. Cr. La gradinata piramidale, dentro la quale molto più tardi fu rinchiuso il basamento laterizio, nel 1903 venne tolta dai lati settentrionale ed occidentale.

Vedi: CIL. VI, 1200 (=Dessau 837); Gregor. Magn. Reg. XIII, 34.

Valadier, Fabbriche di Roma, fasc. 5 (1826); Jordan I, 2, 246; Huelsen, R. M. 1891, 88. 1902, 58; Lanciani 262; Boni, Atti del Congresso storico, 1903, vol. V, p. 577 sg.


Nota di Thayer:

a L'iscrizione, nella trascrizione del Canina, viene riprodotto dal Hodgkin, Italy and her Invaders, VII.153 n.


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