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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p126  XXIV. Templum Divi Iuli

Sul lato orientale del Foro si vede un grande nucleo di opera a sacco, nella cui fronte è intagliata una nicchia semicircolare (ora in parte coperta con un tetto di legno). Questi avanzi appartengono al tempio di Giulio Cesare.
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Fig. 60. Moneta di Ottaviano.
Quando Giulio Cesare fu ucciso, il 15 marzo 44 av. Cr., nella Curia di Pompeo, i suoi partigiani portarono il corpo sul Foro, ove Marco Antonio col suo famoso discorso eccitò il popolo all'entusiasmo per il defunto. Dal vicino tribunale del pretore furono portate sedie, tavole e barre con le quali venne improvvisato un rogo per bruciarvi il cadavere. Il bruciamento accadde, come vien detto chiaramente nelle fonti, 'dinanzi la Regia'. Le ceneri del dittatore furono deposte nel mausoleo della gente Giulia nel Campo Marzio; sul luogo della cremazione fu eretta una colonna con le parole iscrittevi parenti patriae, e dinanzi la colonna un'ara. Poche settimane dopo, il console Dolabella fece togliere la colonna e l'altare, ricoprendo il luogo con un semplice lastrico. Ma i triumviri, Ottaviano, Antonio e Lepido, deliberarono nel 42 av. Cr. di erigere su quel luogo un tempio a Giulio Cesare divinizzato. Il tempio vedesi già effigiato in una moneta di Ottaviano coniato tra il 37 e il 34 av. Cr. (fig. 60) e vi si riconosce la statua di Cesare col lituo augurale; nel fastigio la cometa (v. più sotto), dinanzi il portico, un'ara rotonda. Però le guerre civili degli anni seguenti ritardarono l'inaugurazione  p127 del tempio che soltanto il 10 agosto 29 av. Cr. fu dedicato da Augusto. La fronte del tempio fu foggiata in modo speciale, forse per ricordare i particolari delle esequie di Cesare, o forse anche perchè il dittatore aveva avuto l'idea di trasferire i rostri all'estremità orientale del Foro. Dinanzi al portico fu costruita una piattaforma, che poteva servire da tribuna per gli oratori ed era decorata, come quella antica, con i rostri navali, spoglie della squadra di Cleopatra vinta presso Azio. — Le vicende del tempio sono poco note: la tribuna per gli oratori (Rostra ad divi Iuli) qualche volte è menzionata nella occasione di esequie per gli appartenenti alla famiglia imperiale, e le monete di Adriano fanno ricordo di una allocuzione al popolo da lui pronunciata dinanzi a questo tempio (v. fig. 61). Sotto Settimio Severo, il tempio fu distrutto da un incendio, contemporaneamente forse alla Regia e alla casa delle Vestali; ma restaurato subito, l'edifizio sopravvisse al tramonto del culto pagano.
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Fig. 61. Monete di Adriano.

Delle fondamenta del tempio rimane il nucleo di opera a sacco; i marmi che lo rivestivano furono portati via in gran parte dagli spogliatori del secolo XVI. La parte meglio conservataci è la nicchia semicircolare tagliata nella fronte e rivestita di tufo bruno. In questa nicchia vennero ritrovate nel 1898 le fondamenta di un grande altare, che pare fosse rotondo. La nicchia fu chiusa con un muro di tufi grigi assai male collegati insieme, probabilmente dopo il trionfo del Cristianesimo quando pur volendo conservare l'edifizio come ricordo  p128 del fondatore della monarchia, si cercò nel tempo stesso di rendere impossibile il culto pagano. — A destra e a sinistra della nicchia la facciata consisteva in due muri dritti, nei quali erano fissati i rostri navali; ai lati stavano le scale che conducevano alla piattaforma, e da essa mediante pochi gradini si saliva al portico del tempio, che aveva sei colonne di ordine composito. Nella cella era collocato il simulacro del Divo Giulio, portante sul capo la cometa apparsa poco tempo avanti la sua morte.

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Fig. 62. Nicchia con l'altare del Divo Giulio.

I frammenti architettonici ritrovati negli scavi, in massima parte, provengono dal restauro di Severo, e sono di fattura poco accurata. La cella è eccessivamente larga in proporzione alla lunghezza, e ciò può attribuirsi come pure la posizione dell'altare in mezzo della facciata,  p129 alla ristrettezza dello spazio disponibile per la costruzione del tempio.

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Fig. 63. Templum Divi Juli.

Vedi: Monum. Ancyr. IV, 2; Ovid. metamorph. XV, 841. ex Ponto II, 2, 85; Vitruv. III, 3, 2;º Plinius n. h. XXXV, 91; Statius silv. I, 1, 22; Cassius Dio XLVII, 18. 19. LI, 19. 22.

Jordan I, 2, 406‑409; Richter, Jahrb. des Inst. 1889, 137‑167, Antike Denkmäler I, tav. 27. 28; Lanciani 269; Huelsen, R. M. 1902, 61. 62; Vaglieri 81‑83; Boni, Atti del Congresso storico 563‑566. — Monete di Augusto: Cohen2 n. 89, di Adriano ib. n. 416‑419. 1388.


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