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Per avere una impressione generale del Foro, nessun posto è più adatto di quella specie di terrazza — ultimo resto della strada demolita nel 1882 (v. p. 44) — in Via del Campidoglio, che sovrasta il Portico degli Dei Consenti. Da quel punto, lo sguardo abbraccia tanto il Foro propriamente detto, con i suoi templi, basiliche ed archi, quanto la Sacra Via, la quale saliva il pendìo della Velia, congiungendo il Foro con l'ingresso dell'antica città palatina (Porta vetus Palatii o Porta Mugonia).
L'area libera del Foro, lastricata con bianchi travertini, è ora occupata in gran parte da monumenti di età assai tarda; serve poi di deposito per colonne ed altri frammenti di architettura, ed è spesso tagliata dalle escavazioni. Gli edifizi monumentali invece che circondavano la piazza sono in gran parte distrutti sino alle fondamenta, e le linee delle sostruzioni non permettono di distinguere subito, se appartengano ad edifizi scoperti o coperti. Quelli che più facilmente si riconoscono, sono i templi: immediatamente a sinistra dello spettatore sorge quello di Saturno, con otto colonne liscie di granito; accanto ad esso, diviso dalla strada moderna, il tempio di Vespasiano, con tre belle colonne corinzie, che formano un angolo; più in là, il tempio della Concordia p49 distrutto sino alle fondamenta. Sull'estremità opposta del Foro, sotto il Palatino, si innalzano in fila le tre colonne del tempio dei Castori; a destra le mura laterizie gigantesche del tempio di Augusto. Dirimpetto al tempio dei Castori, sul principio della Sacra Via, è il tempio meglio conservato: quello di Antonino e Faustina. Delle grandi basiliche invece, che circondavano la piazza in lunghezza, rimangono soltanto le fondamenta: i numerosi pilastri di mattoni, restaurati modernamente, segnano la pianta della basilica Giulia; mentre della basilica Emilia, posta dirimpetto sul lato settentrionale, tra le chiese di S. Adriano e di S. Lorenzo, sono recentemente tornati alla luce soltanto i pavimenti e pochi muri. La chiesa con la facciata di mattoni e senza alcun ornamento, dedicata a S. Adriano, era la Curia, aula delle sedute del Senato. Dinanzi ad essa s'innalza l'arco magnifico di Settimio Severo; più in qua, nascosta in parte dal tempio di Saturno, la colonna solitaria di Foca. Lungo la strada, dinanzi la basilica Giulia, si vedono sette basamenti quadrati di mattoni: delle colonne colossali che essi sorreggevano, due sole sono state rialzate in questi ultimi tempi. Sul lato orientale della piazza è il tempio di Giulio Cesare, anch'esso distrutto sino alle fondamenta.
Dietro il tempio di Cesare comincia la Sacra Via; al suo principio sorge il tempio di Faustina e, quasi dirimpetto, la casa delle Vestali, le cui pareti laterizie sono conservate sino a considerevole altezza (il tempio di Vesta stesso non si vede, perchè quasi nascosto da quello dei Castori). Più oltre, sulla Sacra Via, trovasi il tempio del Divo Romolo (ora chiesa dei Ss. Cosma e Damiano); dietro di esso s'innalzano i tre immensi archi della basilica di Costantino. Dietro il tempio dei Castori, in alto si vede l'arco di Tito, sotto il quale passa la Sacra Via; e nel fondo si erge maestoso il Colosseo. Tra il Colosseo e il Foro sorgeva il grandioso tempio p50 di Venere e Roma, sulle cui fondamenta sono ora costruiti la chiesa e il convento di S. Francesca Romana.
L'asse longitudinale del Foro ha quasi esattamente la direzione da NO. a SE.; noi, seguendo la denominazione comune, chiamiamo lato settentrionale del Foro quello situato tra S. Adriano e S. Lorenzo, e meridionale quello dove si trovano la basilica Giulia ed il tempio dei Castori.
Oltre alla Sacra Via, anticamente sboccavano nel Foro parecchie altre strade importanti: a sud, costeggiando i lati corti della basilica Giulia, il Vicus Iugarius sotto le falde del Campidoglio, ed il Vicus Tuscus, quasi parallelo, sotto il Palatino. Ambedue finivano nel Velabro e congiungevano il Foro Romano con il Circo Massimo e il Foro Boario. A nord, tra la basilica Emilia e la Curia, usciva la strada detta Argiletum, che fu poi trasformata da Nerva nel Foro Transitorio. Sotto la pendice settentrionale del Campidoglio correva verso il Campo Marzio una strada importante, presso a poco corrispondente alla moderna Via di Marforio, la quale nel tempo della Repubblica aveva il nome di Lautumiae, e negli ultimi tempi dell'Impero quello di Clivus Argentarius.
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