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Forum Iulium: Il primo dei cosiddetti fori imperiali, cominciato da Giulio Cesare e progettato, non per un mercato, ma fornire un centro per affari di altro genere (App. BC ii.102). Il progetto di questo foro era stato concepito fin dal 54 a.C., poiché in quell'anno Cicerone ed Oppio impegnati nell'acquisto di terreni per conto di Cesare, da proprietari privati, già avevano pagato sessanta milione sesterzi (Cic. ad Att. IV.16.9). Più terreni vennero acquistati in seguito ed il costo finale si dice essere stato cento p226 milioni di sesterzi — circa 1,000,000 di sterline — (Plin. XXXVI.103; Suet. Caes. 26), una somma forse esagerata.
I lavori probabilmente cominciarono nel 51 a.C., durante la campagna di Cesare in Gallia (Suet. loc. cit.). Per l'esito della battaglia di Farsalo Cesare aveva fatto voto di un tempio in onore di Venere Genitrice, la mitica progenitrice della gens Julia e proseguì costruendolo nel centro del suo foro (App. BC II.68‑69, 102; III.28; Cass. Dio XLIII.22.2), che così divenne, in effetti, un portico che circondava il tempio, un genere architettonico seguito in tutti i fori successivi. Il tempio e il foro vennero dedicati l'ultimo giorno del grande trionfo di Cesare, il 26 settembre del 46 a.C. (Cass. Dio, loc. cit.; Fast. Arv. Pinc. Vall. ad VI Kal. Oct., CIL i2 p215, 219, 240, 322‑323, 330; Fast. Praen. in BC 1915, 170, 346), anche se il foro non fu terminato da Cesare (cf. Nic. Damasc. Caes. 22; Plin. NH xxxv.156), ma da Ottaviano dopo la morte del dittatore (Mon. Anc. iv.12; Cass. Dio XLV.6.4). Nel foro Cesare permise la costruzione di una sua statua, vestito di corazza (Plin. XXXIV.18), ed egli stesso dedicò una statua del suo cavallo con 'humanis similes pedes priores' (Plin. VIII.155; Suet. Caes. 61; Stat. Silv. I.I.84‑85), su cui il dittatore montava (Ber. d. k. sächs. Gesells. 1891, 99‑112). Davanti al tempio si elevava una fontana circondata dalle ninfe, chiamate Appiades (q.v.). Il foro venne incendiato nel 283 d.C. e restaurato da Diocleziano (Chron. 148). Mentre originariamente veniva chiamato forum Iulium (Mon. Anc.), le nostre fonti lo denominano normalmente forum Caesaris (locc. citt.; Not. Reg. VIII; Plin. XVI.236; CIL VI.10097 (?) = 33960; BC 1915, 170‑171; sembra che Flegone chiami questo foro ἡ Ῥωμαίων ἀγορά (Mir. 13).
Il Tempio di Venere (aedes, Livy, Pliny, Suet., Vitr., templum, Ovid, Pliny, Tacitus, νεώς Appian, Cass. Dio, Ἀφροδίσιον Cass. Dio) era un picnostilo (Vitr. III.3.2) costruito di solido marmo (Ov. A.A. i.81). La statua di Venere Genitrice opera di Arcesilao, che Cesare eresse in foro Caesaris, (Plin. XXXV.156; cf. Cass. Dio XLVII.18.4), si trovava, probabilmente, nella cella del Tempio.1 (Per un'altro tipo della Venere Genitrice (seduta) raffigurata su una moneta, vedi BM. Rep. I.583.4277.) Cesare pose anche nel tempio due dipinti di Timomaco, Aiace e Medea (Plin. vii.126; xxxv.26, 136); una statua dorata di Cleopatra (Cass. Dio LI.22.3; App. BC ii.102), sei dactyliothecae o collezioni di gioielli scolpiti (Plin. XXXVII.11); ed un torace adornato con perle britanniche. (Plin. IX.116). Successivamente, Augusto pose nel tempio una statua del Giulio deificato con una stella sopra la testa (Cass. Dio XLV.7.1; XLVII.18.4; Plin. II.93), sebbene alcuni studiosi credano che sia un errore nelle fonti, dovendo essere "il tempio del Divo Giulio nel Foro Romano" (vedi Jord. Hermes 1875, 342‑343; Gilb. III.226).
Una colossale statua in onore di Tiberio venne eretta, vicino al tempio, da parte di 14 città dell'Asia Minore che erano state soccorse dall'imperatore in seguito p227 ai terremoti del 17 e 23 d.C., con personificazioni delle città sulla base: ed una copia di essa, in rilievo, fu rinvenuta a Pozzuoli (Tac. II.47; IV.13; Atti Acc. Nap. 1903, 119 sqq.: Ruesch, Guida Mus. Nap. 22‑24; CIL X.1624).
Una statua in onore di Drusilla venne eretta dopo la sua morte (Cass. Dio, LIX.11.2‑3).
Il forum Iulium era rettangolare, lungo circa m. 115 e largo m. 30, circondato da un colonnato e da un muro. L'asse maggiore correva da nord-ovest a sud-est, corrispondente a quello della curia Iulia che venne aggiunta nell'angolo meridionale. Su quest'asse il tempio fu eretto, colla facciata verso il sud-est. Tutto quello che rimane del Foro è una parte del muro di cinta in peperino sul lato sud-ovest (V. delle Marmorelle 29), alto 12 metri e spesso m. 3.70, ed alcune piccole camere a volta o tabernae aperte sul corridoio del Foro attraverso una fila di archi in peperino con pile di tufo ed imposte di travertino (TF 46). Per quel che riguarda il Tempio di Venere, alcuni scavi del XVI secolo portarono alla luce porzioni delle fondamenta in peperino e travertino, e frammenti di colonne e fregi (cf. Strena Helbigiana 139‑142 and DAP 2.xv.366). In quest'epoca il Palladio (Quattro Libri dell'Architettura 1570, iv. ch. 31, 128 sqq.) e il Labacco (Libro appartenente all'Architettura, 1552, 25‑28; 1559, 33‑36) disegnarono una pianta ed una ricostruzione secondo ciò che era allora visibile, raffigurante una struttura peripterale ottostila con intercolonne molto strette. Un pezzo dell'architrave ancora esiste e si trova all'interno di Villa Medici. (Per il foro ed il tempio, vedi anche Jord. I.2.436‑441; Théd. 178‑180, 371‑372; Gilb. iii.224‑227; LR 302‑304; ZA 34‑36; Mem. L. 5.xvii.153; ASA 54.)
1 Vedi Weickert in Festschr. f. P. Arndt, 54‑61, per quanto riguarda il tipo raffigurato su uno rilievo nella Villa Borghese (Reinach, Rép. III.171.1), che ascrive al periodo prima del 46 a.C.; e cf. AJA 1927, 141‑152.
La tabella delle abbreviazioni bibliografiche si trova
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Ho il piacer di ringraziar
Dott. Guido Marchionni
per l'uso qui della sua traduzione, © Guido Marchionni 2000
(Gli eventuali errori sono i miei, cambiandone il testo per le esigenze del sito.) |
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Pagina aggiornata: 16 mar 18