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Questa pagina Web riproduce una parte di
Descrizione delle Pitture, Sculture
e Architetture esposte in Roma

di Filippo Titi
stampato da Marco Pagliarini
a Roma
MDCCLXIII

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.

seguente:

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 p58 

TITLE


  Di S. Bartolomeo all'Isola

Nell'Isola del Tevere vi è questa chiesa parrocchiale, che fu rifatta da Gelasio II, e poi abbellita, ed ornata dal Card. s. Severina, che fece raffettar la tribuna e il ciborio dell'altar maggiore, composto con quattro colonne di porfido bellissime da Martino Longhi, e vi fece collocare una antica singolare urna di porfido in cui si conserva il corpo dell'Apostolo s. Bartolomeo; e sotto vi colorì a olio quattro tele di Santi, il Cav. d'Arpino. Il Card. Tonti abbellì alcune cappelle, e vi fece fare la facciata con quattro colonne di granitello, architettura del medesimo Longhi. Il soffitto, e portico fu fatto per una lascita dal capitan Zannelli, e per una copiosa elemosina del Card. Trescio l'anno 1624.

Quì abitano i PP. Minori Osservanti, che hanno sempre accresciuto comodità al loro convento.​1

Nella prima cappella a mano destra dedicata a s. Francesca Romana, essendo le pitture rovinate affatto, Niccolò Ricciolini, sta attualmente rifacendo tanto il quadro dell'altare, rappresentante il transito della Santa, questo  p59 i laterali, che rappresentano alcuni miracoli della medesima.

Nella seconda cappella a mano destra entrando in chiesa, vi è dipinto a olio s. Carlo, e da una delle bande è dipinta a fresco l'istoria di quando il Santo comunicò gli appestati. L'altro quadro parimente dipinto a fresco, come anche tutto il rimanente della cappella, cioè il Santo, che libera un energumeno, che distribuisce elemosina a' poveri, e che guidato da un Angelo ora avanti un sepolcro; il Salvatore in mezzo della volta ed alcune figure di santi Vescovi, e i paesi che sono ne' pilastri, sono tutte pitture di Antonio Caracci nipote, ed allievo di Annibale. Queste pitture, ed in specie quelle a fresco avevano molto patito per esser crepate, ed essersi staccate le intonicature delle mura, ma furono fisarcite coll'assistenza di Niccolò Ricciolini, il quale rifece ciò, che in qualche parte mancava alle dette pitture, ove erano cadute e scrostate.

La cappella contigua rinnovata, e dedicata a s. Francesco d'Assisi, ha il quadro dell'altare dipinto dal P Carlini da Siena Religioso del medesimo Ordine; e l'altra del Sm̃o vicino all'altar maggiore fu colorita tutta a fresco con varie istorie di Maria Verg. da Gio: Battista Mercati dal Borgo s. Sepolcro.

Le altre tre cappelle dalla parte dell'Evangelio erano state parimente dipinte dal suddetto Antonio Caracci; e la prima è della passione, l'altra di Maria Vergine, e l'ultima di s. Antonio da Padova, dove, benchè giovane,  p60 fece pompa del suo maturo giudizio, particolarmente in quella della Vergine Maria. Ora non sono più quelle, che erano prima, per essere state indiscretamente tutte ridipinte da un debolissimo pittore, e quella di s. Antonio da Padova va affatto in rovina.

Di S. Giovanni Colabita

Nella medesima isola detta di s. Bartolomeo, sta situata questa chiesa con un buono, e ben servito ospedale, dove stanno i Religiosi detti Fate bene Fratelli. È stata nel 1741 nuovamente abbellita tutta da capo a piè con istucchi, dorature, e diversi marmi.

Nella prima cappella a mano destra vi è una divota imagine di Maria Vergine. La tavola di s. Gio: Colabita nella seconda cappella è pittura di Gio: Battista Lenardi.

Il quadro dell'altar maggiore è d'Andrea Generelli, ora accresciuto al di sopra con una gloria di Angioli da Corrado Giaquinto, il quale dipinse i due laterali, la tribuna, e tutta la volta della chiesa. La tavola di s. Antonio abate è parimente sua. La facciata di questa chiesa, e dell'ospedale, fu rimodernata con disegno di Romano Carapecchia allievo del Cav. Carlo Fontana. Di S. Niccolò in Carcere, S. Galla, S. Aniano, S. Maria Egiziaca, S. Stefano delle carrozze, e S. Maria in Cosmedin

S. Niccolò. In questo luogo, secondo il Nardini, fu l'antico carcere di Claudio decemviro. Vi si edificò poi una chiesa dedicata  p61 a s. Niccolò vescovo di Mira, che fu nel 1599 ristorata dal Card. Pietro Aldobrandini titolare. Nell'altare del Sagramento la Cena di Cristo cogli Apostoli, ed altre istorie, sono opere di Gio: Baglioni; e le pitture di sopra, indicanti l'istoria di s. Niccolò a fresco, sono di Marco Tullio Montagna Romano, e quella della tribuna di Orazio Gentileschi da Pisa. Questa chiesa è divisa in tre navate sostenuta da colonne, e pilastri; e la facciata è architettura di Giacomo della Porta. Sotto l'altar maggiore vi è una antica singolare urna di porfido nero con due teste di donne Egizie di rilievo.

S. Galla. In questo luogo dicono gli antiquarj, che fosse il portico di Ottavia Augusta: vi ebbe poi s. Galla matrona Romana la casa paterna, ed indi fu mutata in pubblica chiesa detta s. Maria in Portico, e trasportata in tempo di Alessandro VII l'imagine della B. Verg. alla nuova chiesa detta in Campitelli, fu ultimamente ristorata da D. Livio Odescalchi con architettura di Mattia de' Rossi Romano, e du chiamata s. Galla. Li due Angioli di stucco grandi più del naturale, che adorano il Sm̃o Sagramento, furono fatti dal Cav. Bernini, per modello di quelli di metallo, che sono a s. Pietro in Vaticano nella cappella del Sm̃o Sacramento. Vi è l'ospedale per dar ricetto a' poveri vagabondi.

S. Aniano. Passato s. Galla a sinistra si trova la piccola chiesa di s. Aniano ristorata nell'anno 1614, e conceduta a' garzoni de' calzolari.

S. Maria Egiziaca. Questo secondo il parere di alcuni antiquarj, era il tempio della Fortuna virile, ridotto poi al culto Divino, e dedicato a s. Maria Egiziaca, e conceduto alla nazione Armena. Vi è il modello della cappella del s. Sepolcro di Gerusalemme.

S. Stefano. Poco lungi dalla detta chiesa, si vede un tempietto rotondo antichissimo verso la riva del Tevere, che credesi fosse dedicato alla Dea Vesta, il quale ha un portico intorno di 20 colonne scannellate d'ordine Corintio, ed interiormente un muro circolare di marmo bianco greco, benissimo commesso. Fu questi dedicato al Proto­martire s. Stefano, ed essendovi stata trasportata una miracolosa imagine della Bm̃a Vergine, perciò fu anche denominato s. Maria del Sole. Il suddetto portico è rinchiuso da una muraglia fattavi ne' tempi bassi, che nasconde quasi la metà delle colonne, ed il muro interiore, essendo stato imbiancato molte volte non si riconosce più che sia di marmo, restando coperto dalla calce.

S. Maria in Cosmedin. Dirimpetto è situata questa antichissima chiesa, detta anche scuola Greca. Si crede essere stata eretta sulle rovine del tempo della Pudicizia Patrizia da s. Dionigi papa, e che sia stata la seconda chiesa dedicata in Roma alla Bm̃a Vergine. Fu rifabbricata magnificamente, secondo l'uso di quei tempi, da s. Adriano I, e di poi ristorata da diversi sommi Pontefici; come più diffusamente si può vedere nella storia della medesima chiesa scritta da Gio: Mario Crescimbeni.

 p63  Clemente XI fece rimettere nel suo antico piano la detta chiesa, e fecevi la facciata col portico con architettura di Giuseppe Sardi; facendo abbassare la gran piazza, acciò corrispondesse a livello del piano della medesima chiesa, ed ornolla con una nobile fontana eretto nel mezzo della piazza.

All'altar maggiore vi sono quattro colonne di particolar granito rossigno, le quali sostengono il tabernacolo gotico.

L'antichissima imagine della B. Vergine col Bambin Gesù di maniera greca, esposta nella tribuna maggiore, è ferma tradizione, che fosse quà trasportata da' Greci nella persecuzione delle imagini sotto Leone Isaurico.

Il coro d'inverno per i canonici è architettura di Tommaso Mattei, e le storie dipinte a guazzo sulle pareti laterali della cappella del coro suddetto, rappresentati s. Gio: Battista che battezza Gesù Cristo, e l'altra l'istesso Santo che predica nel deserto, sono opere di Giuseppe Chiari, col disegno del Cav. Carlo Maratta.

Nel muro a piè della chiesa da i lati della porta maggiore si vedono murate due grosse colonne scannellate di marmo greco d'ordine Corintio, ed altre tre simili situate alla sinistra, con altre tre a destra verso la sagrestia, ciascuna delle quali ha palmi dieci in circa di circonferenza, e sono avanzi del suddetto antico tempio della Pudicizia Patrizia, o del di lui portico.

Sotto il portico di questa chiesa è una gran pietra circolare di marmo rosso, dov'è scolpita una gran testa di bassissimo rilievo, che ha gli occhi, e la bocca traforata, di cui si racconta dal volgo una favola, cioè,º che nella bocca metteva la mano chi giurava; e chi giurava il falso, non la poteva estrarre, e per ciò questa chiesa s'appella volgarmente la Bocca della verità. È verisimile, che questo marmo fosse in mezzo a un cortile, postovi per chiusa d'una fogna, o chiavica, che dava sfogo all'acqua.

 p64 

Di S. Sabina, S. Alessio, e Priorato

Nel Monte Aventino si trova l'antica chiesa di s. Sabina, ristorata da molti Pontefici, e da Onorio III donata a i Padri Domenicani. Quivi fondò il Convento, ed abitò s. Domenico. Fu poi rifatta nel 1441 dal Cardinal Giuliani Cesarini; e Sisto V nel 1587 la fece di nuovo adornare.

Avanti la porta della chiesa vi sono due antiche colonne di granitello, e la navata è sostenuta da 22 colonne scannellate antiche di marmo bianco. Nella prima cappella a mano destra vi è dipinto un transito di s. Giuseppe. La seconda del Card. Berniero da Coreggio Domenicano, fu colorita tutta da Federico Zuccheri. Il quadro dell'altare fra due colonne di alabastro è opera di Lavinia Fontana Bolognese, e questo ha molto patito per l'umidità. Nella terza cappella, vi è un s. Domenico in estasi; e nella cappella, che siegue, vi è la tavola dolla B. Vergine del Rosari, s. Domenico, e s. Caterina, piccolo quadro a olio dipinto con amore, e finitezza dal Sassoferrato, benissimo conservato, ed essendo di figura quadrata vi è stato aggiunto sopra un semicircolo con due testine di altra mano.

La tribuna dell'altar maggiore è opera di Taddeo Zuccheri, e la cappella nobile, fatta fare da Monsig. d'Elci, è architettura di Gio: Battista Contini. Il quadro del suo stato è opera del Morandi, e le pitture della cupola di Gio: Odazzi.  p65 

S. Alessio, che è contiguo alla sopraddetta chiesa è stato ristorato, e rifatto quasi da' fondamenti del Sig. Card. Quirini, ed a sue spese viene presentemente abbellito, e nobilitato. La cappella, ove è il deposito del Card. del Bagno, è stata ora rifatta di nuovo con architettura di Carlo Murena, ed il quadro è di Niccolò Ricciolini. Chi brama avere maggiori notizie di questa chiesa legga la storia eruditissima di essa, fatta dal P. Abate Nerini presente Generale de' Girolamini.​2

Priorato di Malta. Poco più avanti proseguendo il camino, è la chiesa del Priorato di Malta. Nel quadro dell'altare vi è Maria Vergine col Bambino, e s. Giovanni Gerosolimitano.

  Di S. Paolo

La basilica di s. Paolo di smisurata grandezza, che è fuori di Roma più d'un miglio via Ostiense, ebbe la sua prima fondazione da Costantino il Magno. Fu poi abbellita da diversi Pontefici, e data a i Padri Benedettini, che servono di Penitenzieri, e fu dichiarata Parocchia con Fonte battesimale da Clemente XI. Le porte sono di bronzo, intagliate con diverse figure, fatte in tempo di Alessandro II; e l'Arme di Clemente IV nella facciata verso il Tevere, fatta di mosaico, è bel lavoro per quei tempi, di Pietro Cavallini Romano. Il portico due volte rovinato nel 1725, fu rifatto con disegno di Antonio Canevari.

 p66  Dentro la chiesa da' lati della porta principale vi erano collocati due altari di marmo con ornamenti, e frammenti di bassorilievo, opere antiche moderne,º che anche vi sono, quantunque ne siano stati tolti via gli altari suddetti; e nelle muraglie vecchie della medesima sono molte pitture antiche del Testamento vecchio, fatte dal detto Cavallini. Vi è anche la cronologia de' Papi coi loro ritratti fino al presente Papa Benedetto XIV. Ma i soli primi 42 sono pregiabilissimi, per essere la serie più certa, e più antica che abbiamo, perchè fatta a' tempi di s. Leone I.

Sopra il grande arco di mezzo sostenuto da due colonne di marmo saligno di smisurata grandezza, si vede l'antico mosaico col nome di Placidia madre di Valentiniano ultimamente restaurato.

A man destra dell'altar maggiore vi è la cappella del miracoloso Crocifisso, che si dice, aver parlato a s. Brigida, fatto dal medesimo Cavallini.​3 La statua della Santa, che sta dirimpetto in atto di fare orazione, è scultura di Carlo Maderno. Contiguo è l'altare colla tavola, che rappresenta la conversione di s. Paolo, che essendo rovinata dall'umidità fu ristaurata da Giuseppe Ghezzi; e il s. Benedetto, che va in estasi, che è nella cappella vicina, fu dipinto da Gio: de' Vecchi dal Borgo.

Il quadro dell'altar maggiore, che rappresenta quando fu sepolto s. Paolo, è opera di  p67 Lodovico Civoli Fiorentino; ma non del tutto finita, essendo morto prima di perfezionarla. Ne' quattro ovati del vano della nicchia sono rappresentati altri gesti di s. Paolo, dipinti tutti da Avanzino Nucci da Città di Castello. Il disegno di questo altare è di Onorio Longhi. Rimane poi innanzi ad esso l'altare della Confessione retto da quattro bel colonne di porfido, e sotto il quale riposa il corpo di s. Paolo con altri corpi santi, e varie reliquie.

Fuori della cappella maggiore, su due piedistalli da i lavti dovevano collocarsi le statue de' SS. Pietro, e Paolo, lavorate in marmo da Francesco Mochi Fiorentino nella sua vecchiaja, che oggi sono fuori della porta del Popolo.

dall'altra parte dell'altar maggiore vi è la cappella del Sm̃o Sagramento, architettata da Carlo Maderno, la cui volta è colorita a fresco. Sta in mezzo il Re David, quando prese dal sommo Sacerdote il pane benedetto, dipinto con tutto il resto da Anastagio Fontebuoni Fiorentino. Dalla cornice in giù vi sono le copie di diversi quadri del Cav. Lanfranco fatte da Giuseppe Ghezzi, e gli originali bellissimi si conservano nel refettorio del monastero, e rappresentano Elia quando riceve dent la spelonca il pane dal corvo, quando parla colla vedova, che raccoglie le legna, e quando questa gli porta il pane insieme col figlio: Il profeta Abacuc, che dà da mangiare a Daniele nel lago de' leoni: Cristo quando moltiplicia il pane alle turbe; e la sua ultima cena con gli  p68 Apostoli. Vi è restato solo il quadretto dell'altare con gli Angioli, ed anche la pioggia della manna, e delle coturnici, e l'istoria de' serpenti del medesimo Lanfranco, che per esser colorite a fresco, si vanno consumando. Il quadro rappresentante lo Spirito Santo, posto sopra l'altare di detta cappella è del medesimo Giuseppe Ghezzi.

Nel primo altare presso alla sagrestia vi è un quadro con l'assunzione di Maria Vergine, e gli Apostoli, dipinto da Girolamo Muziani; e l'altro, che siegue, con la lapidazione di s. Stefano è di Lavinia Fontana.

La maggior ricchezza di questa S. Basilica consiste in 28 antiche colonne di porfido su gli altari, e novanta grosse, che sostengono le navate; ma le 40 scannellate d'ordine Corintio della navata di mezzo sono veramente preziose, sì per essere di forma perfettissima, e sì per la nobiltà de' marmi; e ora, che sono ripulite, fanno stupire, chi le considera. Contiguo alla chiesa vi è un grande e comodo monastero, in cui si vede una coppiosa raccolta di antiche iscrizioni.

De'  SS. Vincenzo, ed Anastasio, di S. Maria Scala Coeli, e S. Paolo alle tre Fontane

Seguitando il camino per la Via Ostiense, si trova la chiesa suddetta antica, e fatta alla Gotica. Fu edificata da Onorio I, e da Innocenzo II fu concessa ai monaci Cisterciensi.

Ne' pilastri tra gli archi di essa sono a fresco  p69 dipinti i dodici Apostoli, che vengono da alcune stampe di Raffaello d'Urbino, ritoccati, e guasti affatto.

S. Maria Scala Coeli. Vicino alla sopraddetta vi è questa chiesa, rifatta dal Card. Alessandro Farnese da' fondamenti nel 1582, e poi dal Card. Pietro Aldobrandini ridotta a perfezione con architettura di Gio: Battista della Porta.

Nell'altare a mano manca vi è la Bm̃a Vergine con Gesù in braccio in una nuvola, e sopra di essa due puttini, che l'incoronano, di mosaico assai ben lavorato. A man destra vi è s. Bernardo Abate, e s. Anastasio martire, e Papa Clemente VIII inginocchioni, e a mano sinistra li Ss. Zenone tribuno, e Vincenzo martiri, ed il Card. Pietro Aldobrandini pure inginocchioni, opera di fra Zucca Fiorentino, con disegno di Gio: de' Vecchi dal Borgo

S. Paolo alle tre Fontane. Dal Card. Pietro Aldobrandini è stata da' fondamenti fabbricata la presente chiesa, non lungi dalla sopraddetta, con bellissima architettura di Giacomo della Porta suddetto.

Nell'altare a mano destra dentro alla nicchia vi è la decollazione di s. Paolo, con il miracolo delle tre fonti pittura a olio sopra la tela di Bartolommeo Passarotto Bolognese, ora andata male dall'umidità, e dal fulmine; e nella nicchia dalla parte sinistra sopra l'altare vi è colorita in tela a olio la crocifissione di s. Pietro Apostolo, opera eccellentissima di Guido Reni, che va a pericolo di perire ben  p70 presto per l'aria umida di quel luogo. Singolarissime sono le quattro colonne di porfido; due delle quei dinanzi all'altare di s. Paolo sono di color nero, di cui in tutta l'antichità non si trovano pari. Le due statue, che sono sulla facciata della chiesa delle tre fontane, e che rappresentano i ss. Pietro, e Paolo, sono di Niccolò Cordieri.

Di S. Sebastiano

Nella via Appia, fuori di Roma un buon miglio, vi è la chiesa di s. Sebastiano, ed è parrocchiale per indulto di Clemente XI, edificata già da Costantino, la quale essendo dopo molti antichi risarcimenti mal ridotta, il Card. Scipione Borghese nipote di Paolo V la rinnovò tutta con bella facciata sostenuta da sei antiche colonne, quattro di granito, e due di granitello, incominciata con disegno di Flaminio Ponzio, e terminata da Gio: Vansanzio Fiammingo. Lo stesso Cardinale la diede a' Monaci di s. Bernardo, pei quali fece anche fabbricare il monastero. A lato alla porta della chiesa si vede un antico singolare sarcofago cristiano.

Entrando in chiesa nel primo altare a mano destra vi sono le SS. Reliquie, e nel terzo altare vi è un s. Girolamo a fresco d'Archita Perugino. La cappella di s. Fabiano, che siegue, spettante alla casa Albani, fu fatta con disegno di Carlo Maratta, eseguito dal Cav. Carlo Fontana, da Alessandro Specchi, e dal Barigioni. Il quadro a mano destra è di Giuseppe Passeri, e l'altro incontro è del Cavalier Pietro Leone Ghezzi. La statua di s. Clemente papa, e martire è scultura di Pietro Papaleo Palermitano.

 p71  Nell'altar maggiore ornato di quattro colonne di verde laconico, vi è il Crocifisso con la Madonna, e s. Giovanni dipinto a fresco da Innocenzo Tacconi Bolognese, allievo d'Annibale Caracci.

A mano manca dall'altare vi è una porta, che va alla confessione, ed in faccia al corridore vi è dipinta Maria Verg. col Figlio in braccio in mezzo a molti pellegrini, il tutto fatto dall'Albini, col disegno dell'Albano; altri però hanno opinione, che sia lavoro di Antonio, e Sisto Badalocchi, allievi di Annibale Caracci, e del Tacconi.

Calando alla confessione suddetta, si vedono sopra un altare le teste de' SS. Pietro, e Paolo, scultura in marmo di Niccolò Cordieri: e ritornando di sopra per l'altra scala vi è una balaustrata di marmo, e in faccia vi sono li SS. Pietro, e Paolo per terra morti dipinti a fresco dal Cav. Lanfranco. Il Bellori per altro nel suo libro delle vite de' pittori dice, che siano lavoro del Badalocchi, ma in oggi sono periti affatto dall'umidità.

Nell'altare, che siegue, vi è s. Bernardo, e nell'altro s. Carlo dipinto ambidue a fresco da Archita suddetto. Viene poi l'ultima cappella di s. Sebastiano, che fu rinnovata dal Card. Francesco Barberini seniore, con disegno di Ciro Ferri, e la statua del Santo fu scolpita da Antonio Giorgietti sul modello del Bernino. Sopra le tre porte, che sono in questa chiesa, una delle quali conduce alle catacombe, vi sono diversi Santi dipinti a fresco da Antonio Caracci.

 p72  De'  SS. Nereo, ed Achilleo, ed altre Chiese

Nel ritorno in Roma per la porta, ora detta Latina, si trovano molte chiese, e fra l'altre dentro la città la cappelletta di S. Giovanni ante portam Latinam, che si dice architettura del Borromino ed è tutta dipinta da Lazzaro Baldi. Si dice, che la tavola dall'altar maggiore sia di Federigo Zuccheri, e quella dell'altare di s. Antonio di Filippo Evangelisti, e quella della sagrestia di Gio: Battista Brughi. Nella detta chiesa di s. Giovanni il soffitto fu dipinto da Paolo Peruzzini per ordine del Card. Rasponi, che fece ristorare tutta la chiesa.​4

Entrando poi da porta s. Sebastiano si trova S. Cesareo de' Somaschi antichissima chiesa restaurata sotto Clemente VIII. Vi sono nell'altare di mezzo quattro colonne di broccatello, e negli altri due, quattro bellissime di bianco e nero. Si passa poscia a s. Sisto, ove è un convento de' PP. Domenicani, il cui modello, ed architettura è di Baccio Pintelli, restaurata, e rinovata sotto il pontificato di Papa Benedetto XIII, con disegno del Cav. Rausino. Le pitture del claustro sono di Andrea Casal.

La chiesa de' SS. Nereo ed Achilleo sera antica, e mal ridotta; ma il Card. Baronio avutala in titolo la ristaurò tutta, e poi la rifece da' fondamenti, e la diede in cura a' PP. della sua congregazione dell'Oratorio di s. Filippo Neri.  p73 La facciata fu dipinta a fresco da Girolamo Massei, ed il quadro de' ss. Nereo, ed Achilleo, con s. Flavia Domitilla posto sopra un altare a mano manca, è del cav. Roncalli dalle Pomarance: le figure a fresco nelle mura della chiesa sono di Niccolò Circiniano.

  Di S. Balbina, S. Prisca, e S. Sabba

Sta situata nel monte Aventino s. Balbina; chiesa ristorata da molti antichi Pontefici, come da Gregorio II, III, ed altri, e poi dal card. Pompeo Arigoni, che l'aveva in titolo. Stette finalmente sotto la cura de' PP. Eremitani di s. Agostino, e Pio IV l'unì al Capitolo di s. Pietro, che la concedette a' Pii Operarj.

La tribuna è dipinta a fresco con diversi Santi da Anastagio Fontebuoni Fiorentino. Prima di giungere a s. Prisca si trova un'altra chiesa, dedicata a s. Saba, che da Gregorio XIII fu conceduta per fondazione del Collegio Germanico, e dentro di essa è un sepolcro antico di marmo scolpito di bassorilievo.

La chiesa di s. Prisca è in cura de' PP. Eremitani di s. Agostino. Il card. Benedetto Giustiniani fece rifabbricare la facciata, e l'inalzò a miglior forma; fece anche rinnovare dentro la Confessione, e molti altri miglioramenti, e del tutto ne fu architetto Carlo Lambardo d'Arezzo. Fece anche fare da Anastagio Fontebuoni le figure dipinte sopra i mura de i lati della chiesa, e nell'altar maggiore è un quadro istoriato col battesimo di s. Prisca del cavalier Passignano.

 p74  Di S. Gregorio, ed altre Chiese unite

In questo sito, che è sul monte Celio, ebbe la casa paterna s. Gregorio Magno, che la consagrò a s. Andrea Apostolo, benchè ora sia detta di s. Gregorio. Il card. Scipione Borghese vi fece fare la facciata, e un nobilissimo portico tutto di travertini con l'architettura di Gio. Battista Soria. Quivi stanno li monaci Camaldolesi.

Nel Claudio avanti la chiesa sono sei belle colonne di ordine Jonico di marmo paonazetto. Si vede a mano dritta un deposito del Riparoli, dove è un bassorilievo di metallo, che rappresenta l'entrata di Cristo in Gerusalemme di Lorenzetto scultore con belli puttini, e termini. Quì sono stati trasportati alcuni altri depositi, che erano nella chiesa vecchia, e quello de' Signori Crescenzj è architettura di Onorio Lunghi. Nell'anno 1734 fu terminata la nuova fabbrica di questa chiesa incominciata sotto Clemente XI con architettura di Francesco Ferrari. La volta fu dipinta da Placido Costanzi; la tavola del primo altare a mano destra è di Giovanni Parcher Inglese, ove è rappresentata s. Silvia; la tavola del secondo è di Francescoº Mancini, ove è s. Pier Damiani: nel terzo il s. Romualdo è di Francesco Fernandi detto d'Imperiali. Nella cappella di s. Greg. è la tavola rappresentante il Santo a sedere, e si crede opera di Sisto Badalocchi. La tavola dell'altar maggiore è di Antonio Balestra  p75 Veronese, e questo altare colla tribuna fu nel 1734 ornato a spese del Card. Quirini, che nel 1745 fece fare anche il pavimento. Entrando nella navata sinistra, la Concezione al primo altare è del detto Mancini: la Madonna, con la B. Castora, B. Pietro, B. Ridolfo, e B. Forti Camaldolesi è di Pompeo Battoni, e il s. Michele nell'ultima è di Gio: Batista Ponfreni allievo del sig. cavalier Benefial.

Dalla parte dell'Evangelio dell'altar maggiore è una porta, che conduce ad una cappella dedicata a s. Gregorio, fatta fare dal Cardinal Antonio Maria Salviati con architettura di Francesco da Volterra, il quale per esser morto non avendo terminato il disegno, Carlo Maderno da Como la perfezionò. Nel quadro dell'altare è dipinto a olio s. Gregorio orante alla B. Vergine, con Angioli, e puttini, con gran maniera condotto da Annibale Caracci, ed è una delle insigni tavole di Roma.​5 Tutta la cappella, e la volta sono dipinte a fresco da Gio: Battista Ricci a Novara.

Poco distante si trovano tre chiesine unite, rinnovate dal Card. Baronio: e la prima è dedicata a s. Silvia, madre del medesimo s. Gregorio: nell'altare è la statua della Santa scolpita in marmo da Niccolò Cordieri, in mezzo a due colonne di porfido; nel 1608 il Card. Borghese vi fece fare il soffitto, e ornare la tribuna con il Padre eterno, ed un coro di Angioli opera bellissima di Guido Reni.

La seconda è di s. Andrea, ristorata medesimamente  p76 al Card. Borghese, ed il quadro del suo altare è di mano del Cav. Roncalli delle Pomarance, ove sta effigiata Maria Vergine, s. Andrea, e s. Gregorio, fatti a olio sullo stucco: questo quadro è tra due colonne di bianco e verde sbiadato. Dalla parte dell'Evangelio, l'istoria di s. Andrea, che condotto al martirio adora la croce, dipinta nel muro, fu colorita con gran maestria da Guido Reni; e l'altra incontro, dove si rappresenta, quando s. Andrea fu flagellato, anche questa con gran numero di figure, è opera bellissima a fresco del Domenichino,​6 e gli ornati a chiaroscuro sono sua invenzione. I ss. Pietro e Paolo, di quà, e di là dall'altare, sono di Guido Reni.

L'altra chiesina, o oratorio, è detta di s. Barbara, e ad essa fece mettere in fondo il Card. Baronio la statua di s. Gregorio, che sta sedendo, scultura in candido marmo abbozzata da Michelangelo Bonarroti, e terminata da Niccolò Cordieri suddetto; e le pitture a fresco nelle muraglie con diverse scompartiture, e varj fatti del s. Pontefice Gregorio, sono opere di Antonio Viviano d'Urbino.

De'  SS. Giovanni, e Paolo

Questa chiesa col monastero, che è nel medesimo monte Celio, fu edificata anticamente da s. Pamachio monaco nella casa dove abitarono li suddetti Santi. Fu ristaurata da molti Cardinali, e fra gli altri il Card. Niccolò  p77 Pelve vescovo di Sens, fece fare il coro con due altari isolati.

Il Card. Fabrizio Paolucci Tiene rifece tutta la chiesa, e le cappelle; e li PP. della Missione di monte Citorio al presente la posseggono per li santi Esercizj. L'architettura è d'Antonio Canavari: i quadri delle tre prime cappelle a man dritta sono di Aureliano Milani, e quello della quarta cappella è del Cav. Marco Benefiali. L'altar maggiore isolato è disegno di Francesco Ferrari, e nel fondo della tribuna sono tre quadri a fresco: Quello di mezzo è di Giacomo Triga, quello a man manca del Piastrini, e quello a destra di Pietro Barbieri. I due Angioli sopra, fatti di stucco sono di Pietro Bracci. Nella volta della Tribuna il Cristo grande a sedere che dà la benedizione, con quantità d'Angeli, è opera a buon fresco lavorata da Niccolò Circiniano dalle Pomarance. Etrando nella navata sinistra il quadro con s. Vincenzo de' Paoli è di Simone Lekowitz Polacco, e l'Assunta nel secondo è del Torelli, e il s. Paolo, e il s. Giuseppe negli altri due sono del detto Milani. I due busti nel ricetto della sagrestia uno d'Innocenzio XII, e l'altro del Card. Paolucci sono del detto Bracci. Le trenta colonne di differenti marmi pellegrini sono da considerarsi; e fra queste signolari si reputano le due di marmo nericcio, che sostengono l'organo sopra la porta interna della chiesa.

 

Arco di Costantino

Fu eretto questo arco al gran Costantino dopo la vittoria riportata su Massenzio. È ricco di bei marmi, bassirilievi, e otto statue poste sul cornicione, alle quali sono state troncate le teste; e le favole volgari dicono, che furono troncate, e portate a Firenze da Lorenzo il Magnifico padre di Leone X il che si prova faso, perchè quelle teste non si trovano in Firenze, dove è stato conservato, e tuttavia si conserva accuratamente ogni antico rottame. Inoltre in quei tempi ci era tanto grande abbondanza di antiche eccellenti sculture, ch'erano trascurate; onde chie se ne voleva provvedere, poteva senza alcuna fatica, e con non molta spesa farne una raccolta eguale a quella di Campidoglio; e così e il Magnifico, a cui non mancava danaro, senza commettere un furto cotanto barbaro, e pericoloso, per acquistare oto teste incognite. È composto quest'arco di bassirilievi parte rozzi, e goffi, e parte eccellentissimi, ma i primi sono scolpiti al tempo di Costantino, e gli altri furono levati dal foro di Traiano. Essendo quest'arco ridotto in pessimo stato, la gloriosa memoria di Clemente XII lo fece restaurare da Pietro Bracci, che fece una statua intera, e rifece le teste all'altre.  p78 

Di S. Anastasia

Fra molte chiese, che s'incontrano, proseguendo questo camino alle falde del monte Palatino, una è s. Anastasìa, fabbricata come si dice, nel 300 con gran magnificenza da Appollonia matrona Romana per darvi onorifica sepoltura alla medesima Santa. Fu poi molto ristorata, e fra gli altri sotto Urbano VIII fu fatta la facciata con architettura di Luigi Arrigucci Fiorentino. Poi il Card. Ulderico di Carpegna vi fece fare molti ornamenti, essendone titolare; e Monsig. Arcivescovo Francesco Maria Febei ornò la chiesa con una cappella, e un altare, ed abbellì splendidamente la tribuna; ed il Card. Nonio da Cugna titolare di detta chiesa la rinovò tutta con architettura di un suo Gentiluomo dilettante nominato Carlo Gimmachi Maltese, ed il quadro del martirio della Santa nel soffitto fu dipinto da Michel'Angelo Cerruti.

Nella prima cappelletta è un quadro rappresentante s. Gio: Battista, rovinato dal tempo. A mano destra in fondo alla navata è una cappella; e in essa i quadri laterali con istorie di s. Carlo, e s. Filippo Neri sono di Lazzaro Baldi.

Il quadro del santo vescovo Torribio nell'altare della crociata è del Trevisani; e lis speci delli due Monsig. Febei con li loro busti di bronzo nella tribuna furono fatti con disegno, ed architettura di D. Tommaso Ripoli, frate di s. Spirito.

 p79  Il quadro dell'altar maggiore architettura di Onorio Lunghi, dove si rappresenta la nascita del Bambin Gesù con quantità di figure, è del suddetto Lazzaro Baldi. La Santa figurata a fresco nella volta della tribuna con Angioli, e puttini, che la sostengono, è pure del medesimo; e la statua di marmo, posta nella confessione sotto l'altare, è scultura di Francesco Aprile Milanese, per la sua morte non in tutto finita, e terminata poi da Ercole Ferrata.

Nell'altare, che segue dall'altra parte è, dipinta Maria Verg. del Rosario con Gesù, altri Santi, e figure, di mano del sopraddetto Baldi.

Rientrando nella navata maggiore, vi è un altro altare, dove nel quadro è figurato s. Giorgio a cavallo, che uccide il drago, di Gio: Domenico Ponti Genovese. E nella cappella di s. Girolamo è tra le pitture laterali un quadro a olio rappresentante Apollonia matrona Romana, che fa sepellire s. Anastasia di Fabrizio Chiari. Sono in questa chiesa venti bellissime antiche colonne, otto delle quali di pavonazzo scannellate, e due, che sostengono l'arco della tribuna, di Porta santa rarissime.

  Di S. Giorgio, e S. GIO: Battista decollato

Nell'antica chiesa di s. Giorgio, sono da osservarsi 20 antiche colonne; 12 di granito, 4 di marmo pario scannellate, e 4 intorno l'altare di granito nero.

 p80  Quì vicina è la chiesa di S. Gio: Decollato prima detta s. Maria della fossa, che fu conceduta da Papa Innocenzio VIII nel 1490 alla Compagnia della Misericordia, della nazione Fiorentina, che ha per istituto il dare ogni ajuto spirituale a' poveri da giustiziarsi. La detta nazione la rifece da' fondamenti, e l'ornò di belle pitture.

Sopra la porta del fianco, entrando in chiesa, in una lunetta grande è dipinto il battesimo di Cristo S. N. da Monanno Monanni Fiorentino; ed il quadro del primo altare, seguendo a mano destra, con la nascita di Gio: Battista, è di Giacomo Zucca.

Nel secondo altare vi è figurato a fresco s. Tommaso, che pone il dito nel costato di Cristo, con gli Apostoli, da un allievo del Vasari: ed in quello, che segue, la visitazione di Maria Vergine, dipinta a olio, e per di sopra le figure a fresco, sono del Cavalier Roncalli.

Sei Santi dipinti intorno all'arco della cappella maggiore a fresco, sono di Giovanni Cosci; e la tavola dell'altar maggiore con dentro espressa la decollazione di s. Gio: Battista, è opera di Giorgio Vasari, di cui è disegno l'ornato. Le pitture, che si osservono sotto l'arco dell'altare medesimo, sono di scuola Fiorentina.

dall'altra parte, passato l'altare del Crocifisso, vi è l'altro, dove sta dipinto s. Giovanni posto nella caldaja d'olio bollente, copioso di figure attorno, fatto da Battista Naldini Fiorentino, che fece anche altri Santi  p81 di sopra. Le figure dalle bande dell'ultimo altare, dedicato a Maria Vergine, con la gloria de' Santi di sopra, sono di Jacopino del Conte.

Il s. Gio: Battista, che predica, colorito sopra l'altra porta che va nel claustro, è del Cosci, che unitamente col sudetto Naldini, e Cav. Roncalli, fecero gli Apostoli, ed altre figure per di sopra vicino al soffitto.

Nelle cantonate del claustro sono due altari, in uno è la decollazoine di s. Gio: Battista di Girolamo Muziano, e nell'altro la resurrezione di Lazzaro con molte figure, fatta dal medesimo Cosci.

Oratorio di S. Giovanni Decollato

Unito alla chiesa è l'oratorio della Compagnia, dove sono pitture bellissime: nell'altare vi è la deposizione di Cristo dalla croce a olio fatta da Jacopino del Conte, e quest'opera delle sue è la migliore; e ili s. Andrea con s. Bartolomeo, che stanno da i lati, sono di Francesco Salviati Fiorentino.

Il suddetto Jacopino da giovane fece in quest'oratorio l'istoria dell'Angiolo, che annunzia a Zaccaria la concezione di s. Gio: Battista, con gran diligenza espressa: l'altra ancora di s. Giovanni medesimo, che predca; e quella, che rappresenta, quando il gran Persecutore battezzò il Figliuolo di Dio nel Giordano, con buon disegno, forza, e colorito condotta.

La prigionìa di s. Gio: Battista fu dipinta da  p82 Battista Franco Veneziano; e la cena d'Erode col ballo d'erodiade, e la decollazione di s. Giovanni sono lavoro a fresco di prospettive adorno, di Pirro Ligorio nobile Napolitano. La visitazione di Maria Vergine è graziosa, e ben'intesa pittura di Francesco Salviati, che fu intagliata in rame a spese di Agostino Lacchetti. L'opera vicina della natività di s. Gio: Battista è del medesimo. Nel sofittoº vi sono buone pitture di scuola Fiorentina.

Di S. Eligio de' Ferrari

Li Ferrari si unirono del 1500 con quelli che danno cavalli a vettura, ed avendo fatto una Compagnia, gli fu concessa questa chiesa, prima dedicata alli ss. Giacomo, e Martino, che del 1563 la rifecero da' fondamenti, e la dedicarono a s. Eligio.

Nel secondo altare a mano destra vi è dipinta Maria Vergine col Bambino, ed altri Santi, da Gio: Vannini: ed in quello, che segue, è colorito s. Francesco, in atto di spirare, da Terenzio da Urbino.

Nella tavola dell'altar maggiore vi è Maria Vergine, s. Giacomo Apostolo, s. Eligio, e s. Martino vescovo, il tutto a olio, di Girolamo Siciolante da Sermoneta, del quale sono anche l'istoriette, e figure dipinte nella volta di quella cappella.

Nell'altare, che segue dall'altra parte, è effigiato Cristo crocifisso con Maria Vergine, e s. Giovanni, da Scipione Gaetano: e  p83 nel contiguo il quadro con s. Orsola è del suddetto Vannini dipinto in età di 12 anni, che a' piedi vi ha fatto anche il suo ritratto.

Palazzo Savelli, oggi Orsini

Sul piano dell'altezza del teatro di Marcello è fondato questo palazzo, che occupa tutta l'area del teatro, e la circonferenza della fabbrica nell'ordine superiore. Fu fatto in questo luogo forse per fortificarvi nelle guerre civili. Sopra la porta della sala è affisso un bassorilievo dell'arco di Marco Aurelio; ed in un lato del cortile sono colonne di granito servite di materiale al muro moderno. In alto è un bassorilievo, che rappresenta quattro gladiatori con elmi, una de' quali è giacente e morto, e gli altri tre si difendono colle loro armi contro una tigre, un orso, ed un leone di bonissima maniera. In anticamera è la famosa statua di C. Pompilio &c.

 

Di S. Maria in Portico in Campitelli, Palazzi Capizucchi, Paluzzi, e Serlupi

Si denomina così quest'antica chiesa dal suo Rione, nome diminutivo di Campidoglio, mutato dal popolo, ed è incontro a due belli palazzi de' signori Paluzzi, e Capizzucchi, famiglie nobili antichissime. Il cardinal Pietro Damiano la chiama Basilica, annoverandola fra quelle chiese, che appresso i Romani erano in gran divozione.

L'immagine di Maria santissima, che  p84 quì si venera, stava prima nella chiesa di s. Galla, ma dopo la peste Alessandro VII fabbricò di pianta questa chiesa, e vi trasferì la detta immagine, con disegno di Carlo Rainaldi, di cui è anche la facciata. La prima cappella è de' Curiali di Collegio, trasportata quì da s. Eustachio, consagrata all'Arcangelo san Michele, e la tavola è del signor cav. Sebastian Conca. La cappella grande della crociata ha una tavola di Luca Giordano, dove è s. Anna; e li stucchi sono di Monsù Michele, e del Cavallini, e i due putti son di Lorenzo Ottone. Il disegno dell'altar maggiore è di Melchior Cafà Maltese.

La cappella di s. Gio: Batista del card. Altieri Camarlengo è risucita bellissima; e per di sopra vi si vede in un occhio del tamburo della cupola una colonna trasparente, trasportata dalla chiesa antica.

Dov'è oggi quest'altare, era prima un tabernacolo di marmo di fattura Gotica, nella forma di quelli due, ch'erano in isola pochi anni fa in s. Maria Maggiore, disfatti nella rinnovazione della chiesa. Fu fatto fare da' signori Capizzucchi nel 1290 con 4 armi loro di mosaico col campo azzurro, e sbarra d'oro a traverso, opera di Adeodato, figliuolo di Cosimo Cosmati, artefice famoso, che fece la cappella del Sancta Sanctorum nel Laterano.

In una cappella più avanti è un quadro con s. Giuseppe, creduto del famoso Mignardi Francese. dall'altro lato della chiesa è  p85 la cappella de' detti signori Capizzucchi fatta dal Cardinale della famiglia. Il quadro è di Lodovico Gimignani, dove si rappresenta la caduta di s. Paolo, e la volta fu dipinta da Michelagnolo Ricciolini; e l'architetto è stato Mattia de' Rossi.

Di S. Caterina de' Funari

Del 1564, fu fabbricata questa chiesa con bellissima facciata, e campanile dal card. Federico Cesi, e ne fu architetto Giacomo della Porta. È unita ad un monastero di monache di s. Agostino, che hanno cura di zitelle.

Entrando per la porta maggiore nella prima cappella a mano destra è in tela dipinto una s. Margherita, opera bellissima d'Annibale Caracci,​7 mandata di Bologna da Lucio massari suo allievo, che la copiò dall'originale del medesimo, che sta nel duomo di Reggio in una gran tavola con molte figure, e da quella di s. Caterina ricavò questa di s. Margherita; ed avendola poi Annibale ritoccata tutta, vi cancellò la ruota, e la corona, e vi fece la testa del drago sotto il piede, e nel mezzo del frontespizio dell'ornamento, fatto con suo disegno, espresse la coronazione della Madonna. Questa pittura in Roma gli recò credito singolare, e nome di gran maestro.

La cappella contigua fatta fare dall'abate Ruis con architettura del Barozzi da Vignola ha sopra l'altare un Cristo morto con altre  p86 figure, ed intorno, e sopra a volta diversi miracoli del Figliuolo di Dio, opere tutte del Muziani; li pilastri però son coloriti a olio da Federico Zuccheri.

La tavola con l'Assunta, e gli Apostoli nell'altro altare, è di Scipione Pulzone da Gaeta, e l'istorie a fresco nella volta sono di Gio: Zanna detto il Pizzica.

Nell'altar maggiore è dipinto il martirio della Santa, dalle bande li santi Pie, e Paolo, e nella parte di sopra l'Annunziata, figure tutte a olio di Livio Agresti da Forlì; e l'istorie della Santa, che sono dai lati con altri Santi, e puttini, sono di Federico Zuccheri fatti a fresco; ed alcuni puttini, e figure sotto alle medesime sono di Raffaellino da Reggio.

Sopra l'altare della cappella dall'altra parte è dipinto s. Gio: Batista in atto di predicare, ed intorno alla cappella, e nella volta sono altre istorie del Santo, fatte a olio da Marcello Venusti Mantovano.

Tutte le pitture, che sono nella volta dell'ultima cappella, passata la porta di fianco, dove nel quadro dell'altare è l'Annunziata, sono di Girolamo Nanni Romano.

Isola de' Mattei, Palazzo Costaguti, e Boccapaduli, e Piazza Mattei

In questa piazza si ammira la bella fontana detta volgarmente delle Tartarughe, disegno di Giacomo della Porta, colle quattro statue di bronzo, che sostengono la tazza, fatte su i  p87 modelli di Taddeo Landini. Nel 1750 fu fatta ripulire dal Popolo Romano, onde si videro le differenti qualità de' marmi antichi che la compongono, e l'esatezza delle statue di metallo; ma dall'acqua sono nuovamente di maniera intartarite, che non si distingue niente.

Tutta l'isola detta de' Mattei è un composto di diversi gran palazzi fabbricati da' Signori di quella Famiglia. Il più magnifico è quello dirimpetto alla chiesa di s. Caterina. Ne fu architetto Carlo Maderno, e fu edificato d'ordine di Asdrubale Mattei. Le pareti degli antroni del cortile, e delle scale sono tutte ripiene di bassirilievi, busti, statue, ed antiche iscrizioni, de' quali accenneremo li più singolari.​8 Queste sono un bassorilievo, che rappresenta un sacrificio col bue coronato, altro co' soldati pretoriani amutinati, una pompa Isiaca &c. Le statue di Giulio Cesare, di Claudio, di Nerone, di Caracalla, ed altre incognite. Per la scala singolari sono le quattro sedie ritrovate nella Curia Ostilia, una col cuscino di basalte, le altre tre di marmo Pario, l'ultima delle quali ha il cuscino trapuntato come in oggi si costuma: Il bassorilievo della caccia di Commodo, le statue di Pallade, della Dea Copia, di Giove &c. Nel portico avanti la sala dell'appartamento nobile vi sono altri bassirilievi; tra quali la tavola Eliaca spiegata dall'Aleandro, le statue di Apollo, di una Musa, il busto bellissimo  p88 di Alessandro Magno sopra la porta, e otto antiche colonne, quattro delle quali con bizzarri capitelli rappresentanti canestre. Da questo piano si vedono le altre antichità disposte nelle pareti del cortile, e fra le altre il bassorilievo di Meleagro, il ratto di Proserpina, le tre Grazie, l'adulterio di Marte, il sacrifizio di Esculapio, un Baccanale &c. I busti più grandi del naturale di Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, L. Vero, Commodo, Severo, Ercole; e singolare fra le altre antichità che sono nella loggia è un busto di un Filosofo incognito di greco scarpello.

Entrando nella sala, il Mosè, che rende grazie a Dio dopo il passaggio del mar rosso, dipinto a fresco nella volta è opera di Gasparo Celio: E proseguendo a mano sinistra nella prima anticamera vi è una volta tutta ornata di stucchi dorati, e le pitture a fresco rappresentanti la storia di Giuseppe ebreo, sono del Cav. Cristoforo Roncalli dalle Pomarance; il pezzo però dove è Giuseppe venduto a' mercanti è di Giacomo Triga. Li quadri più singolari di questa stanza sono un Cristo che caccia i profanatori dal tempio di Carlo Saraceni bellissimo; il trionfo di Cristo in Gerusalemme del Muziano, e la presa del medesimo all'orto del Caravaggio. Nella seconda anticamera la volta che rappresenta Giuseppe che si scuopre a' fratelli è del Grappelli; e fra i quadri, stupendissimi sono un s. Pietro, ed un s. Girolamo di Guido Reni: vi è una Samaritana del Guercino, e un s. Francesco di Muziano.  p89 Passata la terza camera che ha nella volta dipinta una prospettiva; nella quarta il Lanfranco ha espresso a fresco Giuseppe che fugge dalla moglie di Putifar; e nella quinta il medesimo Lanfranco ha dipinto quando spiega i sogni a Faraone. Viene in fine la galleria colla volta piena di ornati di Pietropaolo Gobbo Cortonese, ed i quadri iu singolari che vi si osservano sono un Cristo che libera l'Adultera opera bellissima di Pietro da Cortona, ed un presepe del medesimo: La cena di Cristo con gli Apostoli di Monsù Valentino, due del Caravaggio &c. In fondo di questa galleria vi è la testa antica di Cicerone con il nome scolpitovi anticamente che è reputata singolare.​9 Nelle piccole stanze contigue, la volta della prima è del Cavalier Roncalli; nella seconda Giuseppe che spiega i sogni a Faraone è del Domenichino, e nella terza l'Elia è del Lanfranco. Ritornando nella sala, e proseguendo per l'appartamento a mano destra; nella prima stanza, Isacco che benedice Giacobbe con tre donne, e puttini fu eccellentemente nella volta dipinto dal Domenichino. Nella seconda vi è la visione di Giacobbe a fresco condotta dall'Albano; e finalmente la terza camera è tutta di bellissimi ornati a chiaroscuro con lumi d'oro dipinta dal medesimo Domenichino, che vi ha espresso nel mezzo della volta Giacobbe e Rachele cogli armenti, e veduta di paese stupenda, ed i fogliami, figurine, urne,  p90 vasi antichi, ed altri ornati che vi sono, rendono questa camera in tutte le sue parti pregiabilissima.

Il palazzo contiguo sulla piazza dirimpetto alla fontana fu architettato da Nanni Bigio d'ordine di Jacopo Mattei, e nella facciata si vedono le vestigie delle pitture a chiaroscuro rappresentanti li fatti di Furio Camillo operate da Taddeo Zuccheri, che vi dipinse anche due camere.

Quello dirimpetto alla chiesa di s. Valentino fu fatto col disegno del Vignola, e l'altro verso l'olmo con architettura di Bartolomeo Breccioli. Il palazzo unito che resta dirimpetto a s. Lucia, fu fatto edificare da Lodovico Mattei con disegno dell'Ammannato nel 1564; altri dicono sia architettura di Claudio Lippi da Caravaggio. Lo acquistarono i Signori Negroni, e ultimamente fu comprato dal Marchese Durazzo. Nelle camere vi sono alcune pitture a fresco di Francesco Castelli.

Palazzo Costaguti. In un angolo la piazza Mattei è il palazzo Costaguti, prima Patrizi, architettato da Carlo Lambardi Aretino. Quivi nell'appartamento primo sono sette stanze con belle pitture nelle volte, e degne d'essere con ispecilità osservate. In una è Ercole che saetta il Centauro rapitore di Dejanira dell'Albano: in un altro il carro del Sole con molti putti, e la Verità che scappa dalle mani del tempo, pittura oltre ogni credere ammirabile del Domenichino. Nella terza una marina con Polifemo, pittura del Lanfranco. I fregi di queste camere sono di Bernardino fratello colonna cavalier d'Arpino. Nella quarta è Rinaldo addormentato sopra un bel carro tirato  p91 da due draghi con Armida che lo contempla, opera della prima maniera del Guercino, di un colorito, e di una forza stupenda. Appresso questa è una galleria dove in un grande ovato della volta è Venere con Amore, ed altre Deità del Cav. d'Arpino della sua buona maniera. Nella stanza che siegue tutta la volta è dipinta con molti bei putti, e nel colmo la Giustizia e la Pace si dice fattura del Lanfranco, ma forse di Giacinto Brandi, quando era fresco dello stile del suo maestro. L'ultima ha un Arione sul delfino con una nave carica di marinari, pittura molto vaga del Romanelli.

Palazzo Boccapaduli. Per decorare, e rendere illustre questo palazzo basta dire, che quì si conservano i famosissimi Sagramenti del Pussino espressi in otto quadri, essendovi un Sagramento replicato. Sono alquanto, benchè non molto diversi da quelli, che del medesimo autore si trovonoº in Parigi, intagliati più volte in rame.

De'  SS. Sebastiano, Valentino, e Sant'Anna

La chiesa di s. Sebastiano fu ristorata ultimamente con architettura di Francesco Felice Pozzoli: la pittura per di fuori sopra alla porta è d'un allievo del Brandi; ed il quadro del primo altare a mano destra, dove s. Giuseppe è avvisato dall'Angiolo, fu colorito da un tal Felice allievo del medesimo.

Il quadro dell'altar maggiore, dove è figurato  p92 s. Sebastiano, è del Cavalier d'Arpino; ed il s. Valentino nell'altro altare, che segue, è di Gio: Battista, scolaro del suddetto. Le pitture del soffitto sono di D. Placido Romoli Messinese.

Nella chiesa di S. Anna, stanno monache sotto la regola di s. Benedetto. Nel primo altare a man destra si vede colorito s. Giuseppe, e s. Benedetto, ed Angioli dal Savonanzj allievo di Guido Reni; e ne' pilastri le figure a olio de' ss. Pietro e Paolo sono di Giuseppe Passeri. Nell'altare incontro vi è dipinta Maria Vergine col Figlio, e s. Anna, da Bartolomeo Cavarozzi, detto il Crescenzj.

La cappella maggiore è stata rinovata con disegno, ed architettura del Cavalier Rainaldi; e le pitture, che vi si vedono, tanto nella cupoletta, quanto negli angoli, come anche ne i lati, e da per tutto, sono di Girolamo Troppa. Li quattro Angiolette, che sostengono l'immagine della Madonna, furono scolpiti da Paolo Nardini; li due sopra l'ornamento dell'altare, dal Cavallino, e quelli di sotto dall'Ottone. Al presente si vede tutta rimodernata la volta della chiesa, e dipinta tutta dal Passeri.

  Di S. Ambrogio della Massima

S. Celestino I del 342 fondò questa chiesa, e la dedicò a Maria Vergine: quì ebbe la casa s. Ambrogio che però fu detta s. Maria d'Ambrogio, ed ora della Massima, dalla cloaca massima, che è qui vicina. La rifecero  p93 poi da' fondamenti con bella architettura D. Beatrice Torres, ed il Cardinal suo fratello del 1606 nella forma che è al presente, e vi sono monache Benedettine. Nel primo altare a mano destra è la statua di s. Benedetto, fatta sul modello di Francesco di Quesnoy Fiammingo da Orfeo Buselli; e nell'altro, che segue, è un bel quadro rappresentante la deposizione dalla croce con sopra una mezza figura dell'Eterno Padre, di Gio: Francesco Romanelli. Il quadro dell'altar maggiore con s. Ambrogio che libera un'inferma, è di Ciro Ferri, eº il ciborio di metallo di pietre dure è opera di Domenico Ferrerio scultore. I quattro angoli della cupola, sono dipinti da Francesco Cozza. L'operette nell'altare di Maria Verg. sono del Cavalier d'Arpino; e il quadro nell'ultima cappella con s. Stefano è di Pietro da Cortona.​10

Di S. Angelo in Pescheria

Le antichità, che si vedono intorno a questa chiesa, sono vestigie del portico di Ottavia; Ed essendovi anticamente apparito s. Michele Arcangelo, meritò, che al nome di lui il Pontefice Bonifazio II consagrasse una chiesa, che è stata poi da diversi Pontefici, e dal Card. Andrea Peretti risarcita nel 1610.

Li due quadri delle cappellette a lato della porta della chiesa, e l'altro a mano dritta con soz sono di Gio: Battista Brughi, e le pitture de' scompartimenti degli ornati rappresentanti  p94 diversi fatti di s. Andrea Apostolo a cui è dedicata la cappella contigua sono di Innocenzo Tacconi allievo di Caracci. La tavola dell'altare rappresentante s. Andrea si crede del Vasari. Nel contiguo oratorio de' pescivendoli il quadro dell'altare è di Giuseppe Ghezzi, e tre altri quadri vi sono di Lazzaro Baldi, e due d'un Fiammingo.

  Di S. Maria del Pianto

Fu questa chiesa per un miracolo ivi succeduto dell'immagine, che sta nell'altar maggiore, e per il gran concorso, ingrandita, e rinnovata da' fondamenti nel 1612 con disegno del Sebregundi. Benedetto XIV soppresse la confraternità, che era quivi, e la parrocchia, e la diede all'Archiconfraternita della Dottrina Cristiana.

Nell'altare dalla parte dell'Evangelio del maggiore vi è un Cristo crocifisso di rilievo, e nell'altare incontro vi è s. Francesco con l'Angiolo, si dice di mano di Lazzaro Baldi. Sotto i due cortti laterali all'altar maggiore sono due quadri; in uno è Gesù Cristo, che disputa co' dottori, e nell'altro s. Martino catecumeno, a cui appare lo stesso Gesù Cristo, ambedue di buona mano, questo ultimo si crede di mano d'Agostino Ciampelli Fiorentino, allievo di Santi di Tito. La Fontana nella piazza giudea è invenzione di Giacomo della Porta.

 p95  Di S. Tommaso de' Cenci

Contigua al palazzo de' Signori Cenci, verso il fiume, è questa piccola chiesa, che fu rifatta del 1575, e dotata da Francesco Cenci. Quivi si vede una cappelletta dalla parte dell'epistola dell'altar maggiore, tutta dipinta con diversi fatti di Maria Verg. da Girolamo da Sermoneta. È chiesa parocchiale.

  Di S. Maria in Publicolis

È questa chiesa secolare, parocchia, e Juspatronato di casa Santacroce.

Monsig. Santacroce, che fu poi Cardinale in tempo d'Urbano VIII, la fece rifar da' fondamenti con la sua facciata, con architettura di Gio: Antonio de' Rossi, e l'adornò di pitture.

Il quadro del primo altare a man destra è del Cavalier Raffaelle Vanni, ed è anche suo quello dell'altar maggiore, dove si rappresenta la nascita di Maria Verg. Il disegno de' sepolcri, e li belli ritratti sono di Gio: Francesco Grimaldi Bolognese; ed il s. Francesco nell'altro altare è copia di Gio: Francesco suddetto, da uno del Caracci.

Vi sono due maestosi depositi del Marchese Santacroce seniore, e del Principe D. Scipione, e il medaglione co' tutti di questo sono di Gio: Battista Maini.

 p96  Di S. Carlo a' Catinari

L'Anno 1612 fu cominciata la fabbrica di questa chiesa con l'abitazione de' Chierici Reg. di s. Paolo, detti Barnabiti, e dopo il Card. Leni lasciò grandi facoltà, e denari per poter ridurre a perfezione questa bella impresa. Ell'è parrocchia. L'architettura della chiesa è di Rosato Rosati; e la facciata fu fatta con disegno di Gio: Battista Soria.

La prima cappella è ricca di marmi disposti con architettura di Simon Costanzi, e appartiene alla casa Costaguti, essendo stata eretta dal Cardinal Gio. Battista. Il quadro della Nunziata è una delle belle opere del Lanfranco. Il quadro col martirio di s. biago nell'altare della cappella grande, che segue, è di Giacinto Brandi, l'architettura però è del Cavalier Rainaldi.

Nella cappella seguente il quadro è d'Antonio Gherardi, che fece anche il disegno di questa cappella dedicata a s. Cecilia. E nell'altra cappelletta della B. Vergine il quadretto è copia fatta da Pietro Valentini dall'originale di Scipione Pulzone da Gaeta che sta nel coro superiore.

Nel quadro dell'altar maggiore, disegno di Martino Longhi, si vede dipinto s. Carlo, che porta il santo Chiodo sotto al baldacchino, con molte figure, opera bellissima del Cavalier Pietro da Cortona.​11

La volta della tribuna fu dipinta dal Lanfranco  p97 già vecchio, ed il ciborio di pietre preziose e matalli dorati, fu fatto con disegno di Simone Costanzi.

Il lanternino della cupola ha dentro dipinto un Dio Padre con puttini da Gio: Giacomo Semenza Bolognese, allievo di Guido Reni; e le quattro virtù, che sono nelli peducci di essa cupola, dipinte con belle, e peregrine invenzioni, sono eccellenti opere del Domenichino.​12

Vicino alla porta della sagrestia, seguitando il giro è un'altare con li ss. Mario, Marta, Abacuc, ed Audiface, opera del Romanelli; e nella cappella grande che siegue è dipinto il transito di s. Anna, da Andrea Sacchi, quadro eccellentissimo ed in grandissimo conto tenuto.​13

L'ultima cappella è stata rifatta, ed ornata di marmi coll'architettura di Mauro Fontana, dalla casa Cavallerini, e dedicata a s. Paolo; il quadro dell'altare che rappresenta la caduta del medesimo è di Giuseppe Ranucci allievo del Cav. Conca, e li due ovati laterali, e la volta sono di Filippo Mondelli: le pitture a fresco a piedi della chiesa sopra le porte, dove è s. Carlo che fa elemosina, una è di Mattia Preti detto il Cavalier Calabrese, e l'altra è di Gregorio suo fratello.

Nella sagrestia vi è un quadro, che stava prima nell'altar maggiore, con s. Carlo in atto di orare, ed un Angiolo in aria, che rimette la  p98 spada, di mano d'Andrea Comodi Fiorentino, e un altro che rappresenta il transito di s. Benedetto di maniera antica, che stava sul'altare di una piccola chiesa detta s. Benedetto in clausura situata sulla piazza, e fatta demolire da Alessandro VII. Dietro all'altar maggiore è un s. Carlo mezza figura bellissima a fresco di Guido Reni, che stava nella facciata della chiesa.

Palazzo Santacroce

Questo palazzo dell'antica Famiglia Romana Santacroce, fu architettato da Francesco Peparelli. Nel fregio che è nel cortile vi sono de' bassirilievi antichi bellissimi rappresentanti il trionfo di Bacco e Sileno, ed alcuni sono di stucco. Per le scale sono statue, e busti antichi. La galleria ricca di eccellenti quadri è dipinta da Gio: Battista Ruggieri Bolognese allievo del Gessi, e vi sono altre pitture a fresco di Agostino Ciampelli.

Quì vicina è la chiesa di s. Salvatore in Campo edificata nel 1639 con disegno del suddetto Peparelli.

Oratorio della SS. TRINITÀ DE'  Pellegrini. Chiese di S. Bartolomeo de' Vaccinari, S. Maria in Monticelli, e S. Paolo alla Regola

In quest'Oratorio per esser vicino alla piazza Giudea si predica ogni sabbato a gli Ebrei.

Nell'altare è un quadro grande, e vi è rappresentata parte della chiesa di s. Pietro, e  p99 tutta la corte di Roma con diversi ritratti di Cardinali di quei tempi, fra i quali è il ritratto del Card. Ferdinando Medici, allora giovane, che è avanti gli altri, opera di Giacomo Zucchi Fiorentino.

Per la strada de' Vaccinari nel Rione della Regola si vede a mano destra questa chiesa di s. Bartolomeo, già detta di s. Stefano in Silice data alla Compagnia de' Vaccinari da s. Pio V nel 1570, e rifatta di nuovo nel 1723. Il quadro del primo altare a mano destra è di Giacomo Zoboli, quello dell'altar maggiore è di Gio: de Vecchi; i laterali, e gli altri tre altari sono di Michelangelo Cerruti.

S. Maria in Monticelli antichissima chiesa parochiale detta prima s. Maria in arenula fu fatta ristorare da Clemente XI con architettura di Giuseppe Sardi, e conceduta a' PP. Dottrinarj Avignonesi. Il quadro del primo altare a mano destra è di Odoardo Vicinelli; il secondo della Flagellazione di Cristo alla colonna è di Gio: Battista Vanloo; il terzo è di Gio: Battista Puccetti. Quello dell'altar maggiore, cogli Angeli a fresco, intorno all'antichissimo Salvatore di mosaico è opera di Stefano Parosel. Il quadro del primo altare dall'altra parte è del medesimo Puccetti. Nella cappella che siegue è un divoto Crocifisso; e la tavola dell'ultimo altare è della scuola di Giulio Romano. L'ovato sulla porta al di dentro della chiesa è di Andrea Procaccini.

S. Paolo detto S. Paolino alla Regola. Vi risiedono i PP. del terzo Ordine di s. Francesco  p100 Siciliani, che edificarono questa chiesa con architettura di Fr. Gio: Battista Borgonzone, e la facciata è di Giacomoº Ciolli, e Giuseppe Sardi. La s. Rosalia nel primo altare a mano destra è di Cristoforoº Creo; il s. Francesco nel seguente è di Gio: Battista Lenardi. Nella tribuna dell'altar maggiore dipinse a fresco i fatti di s. Paolo Luigi Garzi. Il quadro della cappella che siegue dedicata a s. Anna è di Giacinto Calandrucci, e la volta a fresco è di Salvator Monofilio allievo del Conca. Il s. Antonio di Padova nell'ultima cappella è del medesimo Calandrucci. L'ovato vicino è di Giacomo Diol, e gli altri tre nelle testate delle navate sono di Biagio Puccini. La pittura della volta nella sagrestia è d'Ignazio Stern.

Del Monte di PIETÀ, E SUA Cappella

Il palazzo del monte di Pietà, che apparteneva alla casa Santacroce fu da principio architettata da Ottavio Mascherino; è stato ingrandito ne' questi dopo con disegno di Carlo Maderno, del Breccioli, e ultimamente è stato accresciuto coll'aggiunta di un nuovo braccio, che corrisponde sulla piazza della Trinità fatto con architettura di Niccola Salvi. A mano destra della porta principale è una bellissima cappella, tutta incrostata di pietre mischie di valore, fatta con l'architettura, e disegno di Mattia de' Rossi, terminata da Carlo Francesco Bizzaccheri, e nell'altare si vede un bassorilievo di marmo,  p101 con la Pietà, e quantità di figure, opera di Domenico Guidi.​14 I bassirilievi laterali nella crociata sono di Gio: Teodone, e di Monsù le Gros, celebri scultori Francesi: il primo espresse i figli di Giacobbe trovati rei dinanzi a Giuseppe per la coppa d'oro; e l'altro, l'istoria di Tobia quando presta il denaro, e ne riporta la poliza; e nelle nicchie vi sono scolpite le statue delle quattro Virtù: La Fede è di Francesco Moderati, la Speranza di Agostino Cornacchini, l'Elemosina di Bernardino Cametti, e la Carità di Francesco Mazzuoli.

 

Di S. Barbara de' Librari

Per la strada de' Giubbonari, seguitando il camino sulla mano destra, è s. Barbara, che anche si chiamò ultimamente s. Tommaso d'Aquino, e s. Gio: di Dio per essere avvocati della confraternita de i Librari. Questa chiesa fu consagrata nel 1306. Clemente VIII la diede alli PP. Gesuati, che poi la rinunziarono alli sudetti del 1610; ed ultimamente Zannobi Massotti Libraro l'ha ristorata con l'architettura di Giuseppe Passeri, ed abbellita di pitture.

In una nicchia della facciata della chiesa è scolpita nel travertino s. Barbara da Ambrogio Parisij.

Entrando in chiesa nella prima cappelletta è una immagine antichissima di Maria Vergine; e nell'altare, che segue, vicino alla sagrestia, dove è il Crocifisso, le figure laterali a fresco sono di Luigi Garzi.

 p102  Il quadro dell'altar maggiore, dove è figurata s. Barbara, è opera del medesimo Garzi, e sono anche sue tutte le pitture a fresco, che si vedono e nelle volte, e da i lati della chiesa, dove vi ha espresso s. Francesco, s. Antonio di Padova, s. Filippo Neri, e s. Teresa.

Nell'altare, che segue, vi è dipinta Maria Verg. col Bambino, s. Tommaso d'Aquino, e s. Sabba, creduto di Francesco Ragusa, e s. Gio: di Dio, coloritovi di nuovo, dove era s. Barbera, fu fatto da un giovane, e ritoccato dal suddetto Garzi; e nella cappelletta ultima de' Signori Specchi, vi è dipinto s. Sabba, opera di Gio: Battista, allievo di Baciccio.

Di S. Teresa, S. Giovanni della Croce, e suo Ospizio

Quest'Ospizio, che resta nella piazza del Monte di Pietà, è parte del palazzo Barberini, in cui abitòº da Cardinale Urbano VIII. Ne fecero compra li PP. Carmelitani Scalzi, che vi hanno stabilita la loro Curia, ed apertovi anche questa chiesa nel Pontificato di Clemente XII sotto l'invocazione de' Santi suddetti. Il quadro nell'altar maggiore è pittura dell'Abbate Gasparo Serenarj Messinese. Quello in uno degli altari laterali, in cui è effigiata Maria Verg. con s. Elia, e s. Simone Stoch è di Giuseppe Peroni Parmegiano; e l'altro incontro del Transito di s. Giuseppe è copia da una tavola di Carlo Maratta.

 p103  Chiesa della SS. TRINITÀ, E Ospizio de' Pellegrini, e Convalescenti

In questo luogo era anticamente una piccola chiesa detta s. Benedetto in arenula che nel 1558 fu concessa da Paolo IV alla Compagnia eretta da alcuni Sacerdoti, e Secolari insieme con s. Filippo Neri per alloggiare i poveri Pellegrini e Convalescenti. Le diedero il titolo della Sm̃a Trinità, e la rifecero in maggiore, e bella forma, e fu terminata del 1614 con l'architettura di Paolo Maggi: la facciata fu fatta a spese di Gio: Battista de' Rossi mercante, coll'architettura di Francesco de Santis, e li quattro Evangelisti di travertino sono di Bernardino Ludovisi.

Le figure nella prima cappella a mano destra, dov'è il Crocifisso, sono della scuola di Gio: de Vecchi; e nell'altare che siegue un divoto Sacerdote dipinse il quadro che rappresenta s. Filippo Neri.

L'Annunziata a olio dipinta nella terza cappella colle altre pitture a fresco, sono opere di Gio: Battista da Novara; il s. Matteo Apostolo di marmo, che sta nell'altare della crociata, fu scolpito da Cope Fiamingo; e l'Angelo pure di marmo, che porge al detto Santo il calamaro, è opera di Pompeo Ferrucci Fiorentino. La pittura dell'altar maggiore con la SSm̃a Trinità è fatica i di Guido Reni.​15 Li due belli Torcieri di metallo sono opera di Orazio Censore. Li quattro Profeti  p104 negli angoli della cupola sono di Gio. Battista Ricci da Novara, come anche intorno alla Madonna, che è nell'altare dall'altra parte, il s. Giuseppe, e s. Benedetto a olio, sono del medesimo Novara.

Segue l'altra cappella, che nel quadro dell'altare ha effigiato il Pontefice s. Gregorio con altre figure, e le anime del purgatorio, tutta dipinta da Baldassar Croce. Nel quadro della contigua vi è colorita a olio Maria Vergine a sedere con Gesù, s. Agostino, e s. Francesco, dal Cav. d'Arpino; ed il resto da cappella è di mano del suddetto Baldassarre.

L'ultima cappella, ha il suo quadro con s. Carlo, s. Filippo, ed altri Santi, opera di Gulielmo Cortesi detto il Borgognone, e le istorie a fresco de' medesimi Santi, sono di Gio: Battista Ferreri allievo del Maratta.

Unito alla chiesa è il grande Ospizio in cui si ricevono in ogni tempo dell'anno i pellegrini e convalescenti di ogni nazione, allogiandoli, ed alimentandoli per tre giorni. Vi sono nel refettorio molte memorie di Pontefici, e Cardinali che hanno beneficatoº questo luogo pio, fra i quali il busto di metallo di Urbano VIII è modello del Cav. Bernino gettato dal Laurenziano, ed i putti che tengono il Triregno sono di Domenico Ferrero. Quello di Innocenzo X è dell'Algardi; ed il Ritratto del regnante Pontefice Benedetto XIV è di Pietro Bracci.

Nel dormentorio è un'Assunta di Maria Vergine dipinta da Giuseppe Pugliaº del Bastaro.

 p105  Ospizio de' Sacerdoti, e Fontanone al Ponte Sisto

Fu edificato questo Ospizio d'ordine di Sisto V con architettura di Domenico Fontana per i mendicanti, ed invalidi, che sotto il Pontificato di Clemente XI furono trasportata a s. Michele a Ripa, e fu assegnato per convitto di Sacerdoti sotto la direzione de'  Padri delle scuole pie; ed accresciuta la fabbrica dalla parte posteriore vi sono state sepolte le Zitelle mendianti dette le Zoccolette. Vi è la chiesa dedicata a s. Francesco d'Assisi col quadro che rappresenta il Santo, opera di Gasparo Celio.

Il nobile Fontanone, che è sotto questo Ospizio, e che fa prospetto alla strada Giulia fu edificato con vago disegno di Gio: Fontana, che condusse l'acqua Paola per ordine di Paolo V.

  Di S. Giovanni Evangelista, e S. Petronio de' Bolognesi

Gregorio XIII nell'anno santo del 1575 concedè questa chiesa alla compagnia de' Bolognesi, che l'arrichirono di belle pitture. Nel quadro dell'altare a mano destra è istoriato il transito di s. Giuseppe con molte figure da Francesco Gessi allievo di Guido, quello di s. Caterina da Bologna è opera di Gio: Giuseppe del Sole.

L'altar maggiore ha il quadro con Maria Vergine, Gesù, s. Gio: Evangelista, e s. Petronio,  p106 con Angioli, e Puttini, bell'opera del Domenichino, il quale nella immagine della B. Vergine col Puttino ha espresso eccellentemente il decoro e la maestà, che le si conviene; e nell'altare dall'altra parte è dipinto Cristo morto con altre figure, dal Savonanzi, altro allievo di Guido Reni.

Palazzo Spada, prima Capodiferro

Fu edificato questo Palazzo dal Card. Girolamo Capodiferro un Pontificato di Paolo III con architettura di Giulio Mazzoni da Piacenza allievo di Danielle da Volterra, che ornò di stucchi, bassirilievi la facciata del palazzo, tutto il cortile, e diverse camere dell'appartamento nobile, avendovi dipinto in più luoghi a olio, e particolarmente la prima anticamera, ed una piccola galleria; tutte cariche di figure, ed ornati di stucco. Passò poi nella famiglia Mignanelli, e da questa in tempo di Urbano VIII al Card. Bernardino Spada, che lo fece rimodernare, e arricchire di varj ornamenti dal Borromino, che nel pian terreno in un giardinetto interno fece un bellissimo portico di colonne, che va in prospettiva. Per una ampia e comoda scala si entra nella sala del primo piano tutta dipinta a prospettive, dove è la famosa statua di Pompeo Magno, che fu nella sua basilica, e che sotto il Pontificato di Giulio III fu ritrovata nel vicolo de' Leutari vicino alla Cancellieria. Nella seconda anticamera vi è quantità di eccellentei quadri, e singolari fra gli altri sono una  p107 Giuditta, e una Lucrezia figure più grandi del naturale di Guido Reni.​16 Un David colla testa di Colia di Niccolò Pussino, ed altro del Guercino. Vien dopo un altra camera ripiena di buoni quadri, di dove si passa alla galleria; in cui si ammirano lo stupendissimo ritratto di un Cardinale Spada di Guido Reni, ed il ratto di Elena istoriato al naturale del medesimo;​17 la Didone moribonda del Guercino; diversi bellissimi antichi ritratti, fra i quali il ritratto di Paolo III del Vasari, e quello di una donna di Giorgione, e una visitazione di s. Elisabetta di Andrea del Sarto. Nella camera chiamata vi è un fregio dipinto in tela da Perinº del Vaga non terminato per la sua morte, ricco di figure, e ornati pregiabilissimi.

Nell'altro braccio dell'appartamento nobile i fregi, e soffitti delle camere sono dipinti a olio da autori incerti, ma fra questi alcuni si riconoscono del medesimo Mazzoni; e Girolamo Sicciolante da Sermoneta​18 vi dipose in una sala i fatti de' Romani, col fregio dipinto da Luzio Romano, ma queste pitture sono ritoccate, e guaste: ed in fine vi è un'altra galleria piena di buoni quadri fra' quali uno dell'Albani, e alcuni disegni del Guercino.

Nell'appartamento a pian terreno sono de' busti antichi, statue, e otto bassirilievi eccellenti; e nell'ultima stanza vi è la bella antica statua di Antistene sedente, e diversi busti de' Signori della Famiglia Spada. Vi sono ancora,  p108 un quadro del Guercino rappresentante Assuero, ed Ester mezza figura al naturale; e Cristo nell'orto di Monsù Gherardo delle notti. Vi è nell'appartamento superiore un bel museo, il cui maggior pezzo è l'Iliade d'Omero di antico lavoro.

Chiesa della Madonna della Quercia

La compagnia de' Macellari avendo ottenuta questa chiesa nel 1532 la rifecero di nuovo nel Pontificato di Benedetto XIII con architettura di Filippo Rauzzini. Il quadro del battesimo di Cristo nel primo altare è di Filippo Barberi, ed il Crocifisso incontro è di Filippo Evangelista.

Palazzo Pio in Campo di Fiore, e Palazzo Pichini

Dal Card. Francesco Condolmero Vicecancelliere in tempo di Eugenio IV fu fabbricato questo palazzo sopra le ruine del Teatro di Pompeo: passò poi nelle mani della Famiglia Orsina, detta di Campo di fiore, e questa estinta, ne' Principi Pio di Carpi di Ferrara, che vi alzarono con bel disegno di Camillo Arcucci la parte verso tramontana.

Il Palazzo Pichini ha la bella veduta sulla piazza di Campo di Fiore e Farnese, fu rifabbricato ultimamente con architettura di Alessandro Specchi. Vi sono molte antiche statue, e fra le altre il famosissimo Meleagro in piedi colla testa del Cignale Calidonio, e col cane scolpito in marmo pario da greco scarpello;  p109 ritrovato vicino la chiesa di s. Eusebio; una Faustina in figura di Venere &c.


Note dell'Autore:

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