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Descrizione delle Pitture, Sculture
e Architetture esposte in Roma

di Filippo Titi
stampato da Marco Pagliarini
a Roma
MDCCLXIII

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.

seguente:

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 p385 

TITLE


Di S. Maria di Monte Santo, e de' Miracoli

Di queste due chiese nella piazza del Popolo, cominciate d'ordine di Alessandro VII, ne fu architetto il cavalier Rainaldi, e il disegno di esse va in stampa. Furon poi ride a perfezione mediante  p386 la generosità del cardinal Gastaldi, e col pensiere del Bernino, ed assistenza del cavalier Fontana, seguitando il disegno del Rainaldi, e rendono l'ingresso in Roma tanto maestoso. Le statue di travertino sopra la facciata sono di diversi, come del Morelli, Rondone, Silano, Antonio Fontana, ed altri.

Nella prima cappella de' signori de' Rossi sull'altare è il santissimo Crocifisso, e due quadri laterali di Salvator Rosa, ed altre pitture nelle lunette, e nella volta. L'architettura della medesima è d'Alessandro Cessani; e li stucchi di Francesco Papaleo Siciliano.

Nella terza cappella, che segue, ha dipinto egregiamente il quadro, le lunette,​1 e la volta Niccolò Berrettoni, considerato il megliore scolare di Carlo Maratta. Li stucchi sono di Paolo Naldini, come anche li puttini di marmo; e l'architettura è di Carlo Bizzaccheri Romano.

Nell'ultima cappella il quadro di s. Alberto è d'Onofrio d'Avellino scolare di Solimena.

L'altar maggiore, dove si conserva l'immagine di Maria Vergine, ha per di sopra due Angioli fatti dal Carcani detto Filippone. Li busti di bronzo di quattro Pontefici dai lati sono del cavalier Lucenti; e li putini, che sostengono l'arme del cardinal Gastaldi, sono dell'istesso.

Dall'altro lato la cappella ornata col disegno  p387 di Tommaso Mattei, ha il quadro di s. Francesco avanti alla Madonna fatto dal Maratta, ed è stato inciso in rame. I laterali sono uno del Garzi, e l'altro di M. Daniele: la volta è del Chiari. Di esso è il quadro della Pietà nella sagrestia di questa cappella, e i freschi eccellenti son di Bacicci.

La cappella seguente è de' signori Aquilanti, e le pitture, alludenti alla vita di s. Maria Maddalena de' Pazzi, sono di Lodovico Gimignani: l'architettura è del cav. Rainaldi: li stucchi del Carcani, e del Morelli: e gli Angioli nell'arco per di fuori, pure del Carcani.

Le quattro statue nelle nicchie della cupola sono del Carcani suddetto. La sagrestia della chiesa ha il quadro dell'altare dipinto da Biagioº Puccini.

In questa chiesa stanno li PP. Carmelitani.

In quella di s. Maria de' Miracoli, finita, come dissi, con l'architettura del detto Rainaldi, e poi con l'assistenza del cavalier Fontana, che mutò la cupola, il cupolino, l'altar maggiore, e i sepolcri laterali, che furono fatti con suo disegno, stanno li Padri Riformati del Terz'Ordine di s. Francesco della Congregazione di Francia, a' quali fu data nel 1628 ad istanza del cardinal Barberini. Dentro i due quadri di s. Francesco sulla sinistra son dipinti da fra Modesto da Lione del terzo Ordine di nazione Francese. A man drittaº nella cappella di s. Antonio il quadro è di Monsù Garscard.º Il vaso  p388 della chiesa è galante. Nell'altar maggiore son quattro Angioli, che reggono l'immagine miracolosa di Maria vergine, scolpiti dal Raggi; e per di sopra li altri tre, e i puttini sono del medesimo. Dai lati sono due sepolcri, uno del cardinal Gastaldi col suo busto di bronzo, e due Virtù scolpite in marmo, con due puttini per di sopra, del cavalier Lucenti; l'altro incontro è del marchese Benedetto suo fratello col suo busto pur di bronzo, che è del medesimo artefice. Dalle bande due Virtù di marmo, e due putti per di sopra con l'arme sono del Raggi. Fuori della cappella nell'arcone si vedono due Angioli pur con l'arme Gastalda, del suddetto Raggi; e li due nelle porte laterali, che medesimamente sostengono le dette armi, sono lavori del Carcani; e per di fuori le otto statue di travertino sopra la facciata sono del Morelli, del Carcani, e di diversi.

I Frati, che abitano quì, si dicono i Picpusi dal luogo, ove furono originati, detto Picquepusi.​a

  Di S. Maria del POPOLO, E S. Andrea fuori della porta

Gli Osservanti di s. Agostino della Congregazioneº di Lombardi possiedono questa chiesa, edificata da Pasquale II, vicino alla porta del Popolo. Al 1410,º Sisto IV la rifece col disegno di Baccio Pintelli. Giulio  p389 II l'arricchì di pitture, ed ornamenti; ed ultimamente fu ristabilita da Alessandro VII con architettura del Bernino.

Fu la prima cappella a mano destra, di Casa della Rovere, architettata da Baccio suddetto, dove sono due sepolcri, in uno de' quali sono sculture antiche assai buone, e l'altare dedicato al santo Presepe, e a s. Girolamo, la pittura del quale, come di tutta la cappella, è di Bernardino Pinturicchio.

La seconda cappella è della nobilissima fa Cybo, dove è una bella tavola del Maratta sul muro a olio.​2 È tutta incrostata di marmi col disegno del cavalier Fontana. La cupola è dipinta dal Garzi. I due busti de' cardinali Cibo sono sculture del Cavallini. De' due quadri laterali uno è di Gio. Maria Morandi, e uno di M. Daniello.

La terza cappella, con l'immagine di Maria Vergine, e s. Agostino, era dipinta del detto Pinturicchio; ed in quella, che segue, non v'è cosa notabile, fuori che le lunette del medesimo, e le sculture dell'altare, e i sepolcri rispettabili per l'antichità.

Nella Croce della chiesa è un quadro, che rappresenta la Visitazione di s. Elisabetta, dipinto dal detto Morandi; e de' due Angioli di marmo dai lati, quello dalla parte dell'Epistola è di Gio: Antonio Mari, e l'altro è d'Ercole Ferrata.

La cappella contigua all'altar maggiore, passata quella di santa Lucia, in cui il quadro è  p390 di Luigi Garzi, ha il quadro con s. Tommaso di Villanova, che dispensa elemosine, colorito da Fabbrizio Chiari. La cupola della chiesa è pittura del cavalier Vanni, come anche li quattro angoli.

L'immagine di Maria Vergine nell'altar maggiore si dice di mano di s. Luca, postavi da Gregorio IX. Dentro al coro sono due superbissimi sepolcri con statue, di cui la più stimata è la Temperanza con l'orivolo in mano, opere di Andrea Contucci dal Monte a Sansovino: per di sopra all'altare sono Angioli di stucco, e dai lati due statue de' Santi della Religione.

Segue poi la cappella de' signori Cesari, che ha il quadro dell'Assunta​3 dipinto dal grand'Anibale Caracci, con le pitture dalle bande di Michelangelo da Caravaggio. La tavola, e i due quadri son molto deteriorati nell'aver preteso di pulirli. L'istorie dipinte a fresco nella volta son d'Innocenzo Tacconi; ed il rimanente di Giovanni Batista da Novara. La Nunziata sull'ingresso di questa cappella è di Giacomo Triga. Le statue e pitture in quella contigua de' signori Teodoli sono di Giulio Mazzoni.

Nel quadro d'altare, posto nell'altro braccio di croce della chiesa, sono dipinti Angioli con gl'istrumenti della Passione, e Gesù fanciullo con Maria, e s. Giuseppe, opera di Bernardino Mei Senese; e degli Angioli di stucco da' lati, quello della parte dell' p391 Epistola è di Gio. Antonio Mari, l'altro del Raggi; il tutto fatto con disegno del Bernino.

Le istorie della croce dai lati nella cappella, che segue, son d'un Fiammingo, altri dicono di Luigi Gentile. Nell'altra de' sigg. Millini il quadro dell'altare con Maria Vergine, e s. Nicola da Tolentino, è d'Agostino Massucci scolar del Maratta, e le pitture a fresco sono di Giovanni da s. Giovanni; e il deposito del cardinale Garzia, e quello d'Urbano Millini sono fatti col disegno dell'Algardi, e il ritratto del cardinal Savo è di Stefano Monnot.

Della cappella, che segue, de' signori Chigi, dedicata alla B. Vergine di Loreto, Raffaello da Urbino fece il disegno, e fu cominciata a dipingere da fr. Sebastiano del Piombo co' cartoni dello stesso Raffaello, che fece anche quelli de' mosaici (i quali vanno in stampa in più pezzi)​4 come anche delle pitture del fregio sotto la cupola, e di quelle de' quattro tondi, e parte della tavola, che poi dipinse Francesco detto il Salviati. I tondi sotto la cornice si dicono cominciati da Raffaello, proseguiti da fr. Bastiano, e terminati dal detto Salviati. Le altre pitture nelle lunette furono condotte ultimamente dal cavalier Vanni. Nelle cantonate sono quattro statue di marmo: l'Elia, e il Giona​5 sono sculture di Lorenzetto con disegno di Raffaello, le due moderne con i sepolcri, e altri ornamenti furono fatte dal cavalier Bernino; e il paliotto di metallo con bassorilievo è lavoro del suddetto Lorenzetto.

 p392  Nell'ultima cappella è il quadro, che rappresenta il Battesimo di Cristo, opera condotta da Pasqualino de' Rossi. Nella terza colonna della chiesa dalla parte dell'Epistola, è una testa dipinta in rame da Francesco Ragusa. Il sepolcro del Gisleni architetto fu fatto col pensiero del sig. Orazio Quaranta, col ritratto fatto da Ferdinando, di gran nome in genere di ritratti; e li due dipinti a olio, in un sepolcro vicino ad una delle porte della chiesa verso Roma, sono di mano di Francesco Rosa: il sepolcro di monsignor Rondanini è scultura, e disegno di Domenico Guidi, ed è vicino alla cappella de' Chigi. Sparsi per la chiesa sono altri depositi. Quello del cardinal Albani nell'ultimo pilastro nella navata destra è scultura di Gio. Antonio Paracca. Quello del vescovo tesoriere di Paolo III nel braccio sinistro della crociata, è di Giacomo della Porta. Quello del marchese di Saluzzo è opera di Giovanni Batista Dosio.

Nella navata maggiore della chiesa sono diverse Sante di stucco sopra gli archi, lavorate perfettamente da diversi col disegno del Bernino. Le prime due a mano destra, entrando in chiesa, sono di Francesco Rossi; delle seconde la prima è del Morelli, la seconda del Naldini, le altre di Gio. Antonio Mari, e le ultime da questa parte di Francesco de' Rossi.

Nell'arcone, che corrisponde alla cupola, sono due Angioli, che reggono l'arme  p393 d'Alessandro VII, del Raggi; ed entrando nella nave traversa si vedono due organi in forma bizzarra, e per di sotto ad ogni uno è un Angiolo, ed un putto, che reggono le armi del medesimo Pontefice, lavori del detto Antonio Raggi.

Rientrando nella navata, e seguitando il giro, le altre prime due statue di stucco sopra gli archi sono d'Antonio suddetto; quelle, che seguono, del Perone; le altre contigue, del medesimo Raggi; e le ultime, d'Ercole Ferrata; e li due Angioli dalle bande dell'occhio della chiesa sono di detto Ferrata. Le pitture dentro al coro sono del Pinturicchio.

La contigua porta Flaminia, ora detta del Popolo, si crede architettura del Bonarroti, ma i più la credono del Vignola. Vi sono due statue de' santi Pietro, e Paolo scolpite dal Mochi. Alessandro VII in occasione, che venne la Maestà della Regina di Svezia in Roma, ornò la detta porta ancora dalla parte di dentro col disegno del Bernino. La guglia fu alzata nella piazza per opera del cavalier Domenico Fontana.

Fuori di questa porta circa un miglio sulla destra è la chiesetta di s. Andrea Apostolo, bella chiesuola del Vignola.

Di S. Maria Porta Paradisi

Questa chiesa viene ad esser dietro allo spedale di san Giacomo degl'Incurabili, che fu ingrandito nel 1628, e nel  p394 fine di esso si fece questa nuova chiesina in ottangolo con l'architettura d'Angelo Torrone, che per un legato del medico Matteo Caccia da Orte fu abbellita di pitture, stucchi, e bassirilievi di marmo.

Quello nell'altare a mano destra è scultura del Padre di Gio: Francesco de' Rossi; e l'altro incontro, col sepolcro del medico, è opera di Cosimo Fancelli. L'altro di mezzo ha una scultura di Francesco Brunetti. Le pitture della cupola sono di Piero Paolo Baldini quelle di sotto son di Lorenzo Greuter, e tutte le altre, de' medesimi. Al presente si vede adornato l'altar maggiore, e le sculture sono di Francesco Bolognese.

Di S. Rocco

Subito scoperta la riva del Tevere, si vede incontro la chiesa suddetta, ch'ebbe la prima origine del 1500, e fu fondata dall'archiconfraternita di s. Rocco. Si cominciò la nuova fabbrica del 1657 con disegno, e parere di Gio: Antonio de' Rossi, ed assistenza d'alcuni della Compagnia, e particolarmente di monsignor Odoardo Vecchiarelli chierico di Camera, e primicerio.

Quivi nella prima cappella a destra è il s. Francesco di Paola dipinto da Antonio Amorosi. La seconda ha il quadro dipinto da Bacicci Gio. Batista Gauli, che rappresenta Maria Vergine, s. Rocco, e s. Antonio abate. La terza ha una tavola di Francesco da Castello, Fiammingo.

 p395  La cappella vicino all'altar maggiore, dove è l'immagine di Maria Vergine, scolpita li 26 Luglio 1665 fu ornata di pietre, e marmi col disegno di Niccolò Menghino; e le pitture nella cupola sono del figlio d'Antonio Carosi Genovese. L'altar maggiore, fatto fare dal card. Francesco Barberini Decano, ha il quadro, che rappresenta nostro Signore con s. Rocco, e quantità d'appestati per terra, opera di Giacinto Brandi.

Nell'altare dirimpetto, che segue, vicino alla sagrestia, è s. Martino a cavallo, che dà una parte del mantello ad un povero, lavoro condotto con buona maniera da Bernardo da Formello.

Contigua a questa è la cappella di s. Antonio di Padova col quadro dipinto da Mattia Preti detto il cav. Calabrese; e le pitture nella cupoletta, e nelle lunette sono di Francesco Rocsa.

La cappella del ss. Presepe è tutta rimodernata, ed il quadro di essa è d'un antico professore, si dice sorse di Baldassar Peruzzi, il quale per esser stato consunto dall'età, fu fatto ritoccare da un tal Giovanni, allievo del Baciccio, ma patì molto più; e quello di s. Vincenzo Ferrerio nell'ultima cappella è d'Antonio Crecolini.

Il bellissimo organo sopra della porta della chiesa, eretto per legato del Palma curiale, è molto stimato per il disegno, e per l'intaglio.

 p396  Palazzo Corea

Era prima posseduto da' sigg. Fioravanti, ora è passato nel march. Corea, ed è illustre per esser posto sulle fondamenta del mausoleo d'Augusto, di cui se ne veggono ancora i vestigj nell'interno di questo palazzo, i quali non tralasciano di osservare i forestieri eruditi.

di s. Girolamo degli Schiavoni

Alla nazione Dalmatina, o Illirica donò Niccolò V questa chiesa; e Sisto V del 1588 la rifabbricò in miglior forma col disegno di Martino Lunghi il vecchio, e di Giovanni Fontana.

Il quadro del primo altare a mano destra, dedicato a Maria Vergine, fu dipinto da Giuseppe del Bastaro. L'ornato della seconda cappella è disegno di Pietro Bracci. La tavola dell'altare nella terza cappella, dove sono effigiati i santi Metodio, e Cirillo, è di Benigno Vang.

Nel muro dell'altar maggiore è rappresentata la vita di s. Girolamo, opera d'Antonio Viviano, e d'Andrea d'Ancona: nella volta è s. Girolamo, creduto di Paris Nogari: il s. Matteo, in uno de' triangoli del catino, è di mano del cav. Guidotti; gli altri, di diversi, vi lavorò anche Avanzino Nucci.

Nell'altare della prima cappella contigua dall'altro lato il medesimo Giuseppe del Bastaro dipinse un s. Girolamo; e in quella, che  p397 segue, rappresentò nostro Signore morto, ed altre figure: le pitture nella volta sono d'Andrea d'Ancona.

Il quadro dell'ultima cappella è di Michelangelo Cerruti.

In faccia a questa chiesa, d'ordine della s. m. di Papa Clemente XI nell'anno 1704 fu fatto costruire per comodo universale su la ripa del fiume un agevole ricovero alle barche, che ivi giungono, facendovi formare diversi gradini, ed altro ad uso di cordonata, acciocchè si rendesse più facile il salire, e il discendere. Fu fatto il tutto con disegno d'Alessandro Specchi, allievo del cav. Carlo Fontana.

Palazzo Borghese

Poco distante dalla chiesa suddetta di san Girolamo è il grande, e magnifico palazzo Borghese, cominciato del card. Dezza nell'anno 1590, del quale ne fu architetto Martino Lunghi, il vecchio. Flaminio Ponzio seguitò quella parte più vicina a Ripetta. È magnifico il cortile ornato di cento colonne di granito massicce. Evvi una bella scala a lumaca ricavata da quella di Bramante nel Vaticano, che fu la prima. Il palazzo della famiglia, ch'è dirimpetto, fu architettato da Antonio de' Batisti.

Nel palazzo del Principe si vede quantità di statue, e pitture singolari, e fra l'altre a fresco molti fregi di stanze ricchi di figure, ornamenti, e bizzarrie del P. Cosimo Cappuccino, che  p398 dipinse a olio anche nelle mura della sala molti fatti di Marcantonio, e Cleopatra. Diversi paesi, e altri lavori a fresco sono di Giovanni Francesco Bolognese.

L'appartamento terreno, composta d'un gran numero di stanze, è pieno di quadri eccellenti, di cui il farne l'indice sarebbe cosa troppo lunga; e sono di Raffaello, Tiziano, de' Caracci, e della loro scuola, e della Veneziana. Celebre è quello del Barocci, che rappresenta Enea, che fugge dall'incendio di Troja, intagliato da Agostino Caracci: un grandissimo quadro del Domenichino, pure intagliato, in cui è il riposo di Diana cacciatrice, e delle sue ninfe: uno simile del Lanfranco con una tavola dell'Odissea: la sepoltura di Gesù Cristo di Raffaello, e molti altri parimente insigni. Negli appartamenti superiori sono molti paesi dipinti sulla muraglia da Gaspero Pussino, da Gio. Francesco Bolognese, dal Tempesta, da Filippo Lauri &c. La cappella è dipinta da Antonio Fontebuoni, che ha lavorato anche in varie camere.

di S. Antonio di Padova de' Portoghesi, s. Lucia della Tinta, ed altre

Prima d'arrivare a s. Antonio, che è alla Scrofa, si lasciano a man destra s. Gregorio, s. Ivone, dove si adunava il collegio de' signori Avvocati, e s. Lucia della Tinta, chiesa rimodernata ultimamente dal principe Borghese, e che ufiziano buon numero di canonici, di molti de' quali egli ha la nomina.

 p399  Nel primo altare a mano destra sono dipinti i santi Ignazi, e Francesco Saverio, opera moderna; e nell'altro è effigiata s. Lucia con buona diligenza. L'immagine di Maria Vergine nell'altar maggiore è antichissima, e divota: in quello, che segue, dall'altra parte sono coloriti due ss. Martiri e nell'ultimo, s. Antonio abate, lavoro antico, e toccato con franchezza.

Nel tempo d'Eugenio IV fu fabbricata dal card. Martinez de' Chiaves Portoghese la chiesa di s. Antonio, e poi rifatta, ed abbellita da' nazionali con una bella facciata, architettata da Martino Lunghi, il giovane.

A mano destra nel primo altare è dipinta s. Caterina con due altre Sante di buona mano; e nella cappella del Cimini, che segue, diversi fatti di s. Gio. Batista, Angioli, ed altre figure a fresco. Il quadro a olio, che rappresenta il battesimo di Cristo, è di Giacinto Calandrucci Palermitano: la pittura laterale, che figura s. Giovanni, che predica, è opera di Ciccio Graziani Napolitano, eccellente nelle battaglie; e la natività del Santo incontro è di monsù Niccolai Lorenese: il busto di marmo del detto Cimini è d'Andrea Carrarino; e l'architetto della cappella fu Cesare Corvara.

Nell'altare della crociata, vicino alla sagrestia, è dipinta s. Elisabetta dal cav. Gaspero Celio. Nell'altar maggiore è un quadro del medesimo Calandrucci.

Nell'altro braccio è la cappella della crociata,  p400 ornata per eredità del commendator Sampajo. La tavola è dello Zoboli, e le sculture laterali sono di Pietro Bracci.

Nella cappella seguente l'adorazione de' Magi è del Niccolai Lorenese; e nell'ultimo accanto s. Antonio abate con altri Santi sono d'uno scolare del Conca.

Questa chiesa fu ridotta in forma maggiore, ornata di pitture, e sculture a spese della nazione; e tutto con architettura dì Cristofano Scor, e sopraintendenza del sig. Paolo Falconieri cavalier dotato di molta erudizione, e peritissimo d'architettura.

di s. Agostino

La chiesa de' Padri di s. Agostino fu cominciata l'anno 1470, seguitata poi, e finita in più bella forma dal card. Estutevilla Protettore nel 1583, e ne fu architetto Baccio Pintelli.

La santa Caterina vergine, e martire inginocchioni con due Angiolini, che l'incoronano, che si vede nel primo altare della chiesa a mano destra, fu colorita da Marcello Venusti; ed anche il s. Stefano, e s. Lorenzo dalle bande.

La cappella, che segue, ha la volta dipinta a fresco con varie istoriette da Avanzino Nucci con i due profeti di sopra: il quadro nell'altare è copia del suddetto, cavata da un originale di Raffaello d'Urbino, che si dice essere da Volterra, ma uno simile se ne conserva in Monte Cassino nelle stanze di s. Benedetto.

 p401  La beata Rita inginocchioni, dipinta nell'altro altare, è opera di Giacinto Brandi.​6 Tutta la cappella è architettura da Gio. Batista Contini: li quadri da' lati sono di Pietro Lucattelli, allievo del Cortona, come anche la volta con istorie della Beata.

Le pitture della volta nella cappella contigua sono di Giuseppe Vasconio. Sopra l'altare è un gruppo di marmo di Gesù Cristo, che dà le chiavi a s. Pietro, opera di Gio. Batista Cotignola. Il s. Agostino nella crociata della chiesa è pittura del Guercino con li due laterali, opere eccellenti, ma guaste credendo di pulirle; e le istoriette nella volta sono dello Speranza.

Allato a questa cappella è un piccolo altare, dove sono pitture notabili per l'antichità, ed incontro è il sepolcro del card. Renato Imperiali, opera di Pietro Bracci.

La cappella di s. Niccola da Tolentino, vicino all'altar maggiore, ha la volta dipinta da Francesco Conti Romano. Il sant'Agostino, s. Girolamo, e sant'Ambrogio, Dottori Latini, furono dipinti nella medesima volta da Andrea d'Ancona: ed il quadro con l'effigie di s. Niccola, che tien sotto di se il Mondo, il Demonio, e la Carne, e per di sopra altri Santi, è di Tommaso Salini Romano.

L'immagine miracolosa di Maria Vergine posta nell'altar maggiore, di ricche pietre,  p402 e di belli scompartimenti ornato, architettura del cav. Bernino, è dono del suddetto cardinale. Fu portata a Roma da certi Greci, creduta pittura di s. Luca. Degli Angioli scolpiti sopra l'altare, uno fu cominciato da Pietro Bernino, e finiti tutti due da Gio:º Finelli con disegno del detto cav. Bernino; e li puttini dai lati sono sculture in marmo del Canini, fratelli di Gio: Angelo. I due putti sopra la porta del coro dalla parte del Vangelo sono del Bracci, e i compagni dalla parte dell'epistola son del Pincellotti.

Tutta la cappella, dove si conserva il corpo di s. Monaca dall'altro lato dell'altar maggiore, fu dipinta a fresco dal Novara, ma il quadro dell'altare è di Gio. Gottardi Faentino: l'altra vicina, dedicata a s. Agostino, e s. Guglielmo, fu colorita, con diverse istorie del Santo dal cavalier Lanfranco.​7

A questa contigua è la cappella de' signori Panfilj, ricca, e maestosa, dedicata al medesimo s. Tommaso, il quale si vede nell'altare, che dispensa danaro, scolpito in marmo chi dice da Gio: Maria Baratta, e chi da Melchior Cafà Maltese, e finito il tutto per causa di morte da Ercole Ferrata. I due bassirilievi di stucco laterali sono di Andrea Bergondi. Nella suddetta cappella lateralmente è il sepolcro del card. Lorenzo Imperiali, del quale fece il disegno, e le sculture, che rappresentano la Morte, il Tempo, la Fama, ed il ritratto del cardinale, Domenico Guidi.

 p403  Allato alla porticella di questa chiesa trovansi due ritratti di Gaspero Sibilla, e dirimpetto allato alla porta della sagrestia son i ritratti del Panvinio, e del cardinal Noris, e questo fu intagliato da Francesco Moratti Padovano.

Il quadro di san Giovanni da s. Facondo nell'altare contiguo è di Giacinto Brandi.

La santa Appollonia nel quadro dell'altra cappella fu dipinta dal Muziano: le pitture dai lati, e nella volta sono di Francesco Rosa. Ne viene un'altra cappella con la tavola del cav. Conca; e la penultima cappella con l'Assunta di Maria Vergine, dipinta a olio nel muro sopra all'altare con Angioli nella volta, e tutto il resto, fu colorita da Guid'Ubaldo Abatini da Città di Castello. Ma ultimamente in vece dell'Assunta v'è stato posto il gruppo d'Andrea Sansovino, che rappresenta Gesù, la Madonna, e s. Anna.

Nell'ultima cappella una Madonna di Loreto con due pellegrini colonna quadro dell'altare è opera di Michelangelo da Caravaggio; e le pitture dalle bande a fresco sono di Cristofano Casolani.

A piedi della chiesa è una statua di Maria Vergine, scolpita da Jacopo Sansovino.

Il profeta dipinto con due puttini in un pilastro a mano manca è uno de' più prodigiosi lavori di Raffaello d'Urbino, fatto a gara di quelli di Michelangelo Bonarroti.​8

Molte istoriette nel claustro, de' fatti del  p404 s. Dottore, erano d'Avanzino Nucci, ma atterrate nella gran fabbrica del nuovo convento; dove a mezzo la scala è la statua di marmo di Benedetto XIV gran protettore della celeste dottrina di s. Agostino. Questa statua è lavoro del Maini. In questo convento è una bella, e numerosa libreria, lasciata da monsig. Rocca da Camerino, che fu Sagrista di Palazzo, a benefizio, e comodo pubblico, e si apre la mattina. Ora poi è stata cresciuta dal presente Padre Generale Francesco Saverio Vazques, con aver comprato per trenta mila scudi la rarissima, e copiosissima libreria del fu cardinale Passionei, che con la sua vasta erudizione l'aveva raccolta particolarmente ne' suoi molti viaggi, e pel corso di sessanta anni.

Il medesimo Padre Generale ha abbellito tutta la chiesa, e rifatta la sagrestia in forma più nobile, e acconciato il nuovo gran vaso della libreria, e fattovi le scansie per disporvi i libri. Il convento è rifatto tutto col disegno di Luigi Vanvitelli.

Palazzo Baldassini

Melchiorre Baldassini da Jesi a tempo di Leon X fece fabbricare questo bel palazzetto col disegno d'Antonio da s. Gallo. Fece anche ornare di pilastri, nicchie, e altre architetture la sala, e tra esse Perino del Vaga dipinse alcuni filosofi, e puttini; e negli spazj più ampli, storie romane, e sopra un bel cammino la Pace, che brucia varie sorte d'armi. Rimane questo palazzetto dirimpetto alla Posta di Venezia nella strada, che dalla piazza di s. Agostino va verso le monache di Campo Marzo.

 p405  Di S. Maria dell'Appollinare

Adriano Primo dedicò questa chiesa a detto Santo, ed è unita al collegio Germanico, ed è una delle opere pie procurate da s. Ignazio Lojola, il quale Greg. XIII stabilì con l'entrata per cento giovani, assistiti da molti Padri della Compagnia di Gesù; e vi è cura d'anime.

L'altar maggiore con la sua tribuna a fresco colorita era di mano di Niccolò Pomarancio, ma queste pitture sono perite nel rifabbricareº ultimamente la chiesa sotto Benedetto XIV. Furono per altro intagliate in rame nel 1506 da Gio: Batista de' Cavalieri, e stampate in Roma da Bartolommeo Grassi, e contenevano la vita di esso s. Apollinare.

Nella prima cappella a man dritta la tavola dell'altare con s. Luigi Gonzaga è pittura del cav. Lodovico Mazzanti.

Nella seconda ha espresso nella tavola dell'altare una santa famiglia il signor Giacomo Zoboli.

La terza cappella ornata di marmi, e stucchi col disegno di Francesco Gudotti, ha sull'altare la statua bellissima di s. Francesco Saverio scolpita da M. Le Gros.

Il quadro della prima cappella a mano manca con s. Gio. Nepomuceno è di Placido Costanzi.

La statua di s. Ignazio nella terza cappella, ornata come quella a dirimpetto, è di Carlo Marchionne. La pittura a fresco nella volta  p406 della chiesa è di Stefano Pozzi. L'arme Pontificia, sopra l'arcone della cappella maggiore, è lavoro di stucco di Pietro Vanschefeld.

Il portico è stato ornato tutto di marmi, e postovi un'antica magistrato della Madonna, e sull'altare il ss. Sacramento. Gli Angioli sopra il frontespizio sono di Filippo de Castro Spagnuolo, e il quadro, che è a dirimpetto sopra il fonte battesimale, è di Gaetano Lapis da Cagli. Architetto della chiesa, e di tutta l'abitazione è stato il cav. Fuga.

La cappella maggiore tutta ornata di ricchi marmi fu costruita da Benedetto XIV, di sempre gloriosa memoria, col disegno del suddetto Fuga, e la tavola dell'altare è opera bella d'Ercole Gennari Bolognese, che rappresenta san Pietro, che consacra vescovo s. Apollinare, ed è stata espressa in rame.

Palazzo Altemps

Dirimpetto all'Apollinare è il palazzo della nobilissima casa del Duca Altemps oriunda di Germania. Ne fu architetto Martino Lunghi il questa chiesa, come dicono molti, ma si vede, che è più antico, ed egli non fece altro, che raggiustarlo. Il cortile poi sembra posteriore alla fabbrica, ma essendo d'una eccellenza maggiore, v'è chi lo crede di Baldassar Peruzzi; ed è uno de' più vaghi di Roma; e vi sono belle statue antiche, cm anche per la scale, e per le stanze. In sala è un gran pilo  p407 scolpito a bassorilievo, e molte colonne di marmi nobili, tra le quali due di porfido, sul cui dorso nel medesimo pezzo di marmo sono scolpite a mezzo due teste molte rilevate. In una camera il Romanelli ha lasciata una bella prova del suo valore, dipignendoviº Giove con Venere. Vi è una insigne cappella, dove è il corpo di s. Aniceto Papa, ornata di pitture dal cavalier Ottavio Leoni, e d'Antonio Pomarancio, e è ufiziata come pubblica, essendovi fin le campane.

Palazzo de' Lancellotti

Il disegno di questo palazzo, che fu cominciato sin dal tempo di Sisto V, è di Francesco da Volterra, e poi finito da Carlo Maderno. La porta, e ringhiera è disegno del Domenichino.

Dentro di questo palazzo sotto i portici, nel cortile, per le scale, e camere sono molte belle antiche statue, bassirilievi, e teste di marmo.

Nelle volte dell'appartamento terreno sono belle pitture a fresco.

Dirimpetto nella facciata d'una casa è la favola di Niobe, pittura famosa a chiaroscuro di Polidoro, intagliata eccellentemente da Gio. Batista Galestruzzi, e da altri.

  Di S. Salvatore in Lauro

La chiesa di s. Salvatore suddetta fu fondata dal card. Latino Orsino, la quale, essendo poi bruciata, rifabbricaronla li canonici  p408 di s. Giorgio in Alga di Venezia, col disegno d'Ottaviano Mascherini. Avendo poi Clem. IX soppressa la religione de' detti canonici, la diede alla nazione Marchigiana.

La pietà nella prima cappella a mano destra, e tutte l'altre pitture sono di Giuseppe Ghezzi. I due angioli di stucco son di Cammillo Rusconi, e l'architettura di questa cappella è del Bizzaccheri.

Il quadro della seconda cappella di s. Carlo Borromeo con altri Santi è d'Alessandro Turchi Veronese; e quello passata la porta del fianco fu colorito egregiamente da Pietro da Cortona,​9 con l'istoria del santissimo Presepe, che fu la prima opera, che lo facesse consocere per gran maestro. L'altar della crociata ha un quadro del cav. Ghezzi.

Nell'altar maggiore era un quadro, rappresentante la Trasfigurazione di nostro Signore, opera di Gio. Serodine, ed il rimanente di Perino del Vaga. Ora ve n'è un altro di Gio. Peruzzini, dove è figurata la santa Casa, portata dagli Angioli nella Marca. Gli Angioli di stucco son di Pietro Paolo Campi.

Nella cappella, che segue dall'altro lato, era un quadro col ebato Lorenzo Giustiniani, dipinto dall'Albano con tanta maestria, che da molti era stato creduto opera d'Agostino Caracci. Ora questo quadro è stato traportatoº altrove, e la cappella rimodernata, e nel quadro è figurato Cristo con s. Lutgarda da  p409 Angelo Massarotti Cremonese, e le pitture a fresco sono pur dell'istesso.

Nell'altra, alla detta vicina, è il quadro della santa Famiglia dello stesso cav. Ghezzi, ma le pitture a fresco dai lati, e nella volta, e le due figure per di fuori sopra all'arco sono del dettoº Cozza.

Nell'ultima cappella è s. Pietro, opera dell'Antiveduto Grammatica, e i laterali sono di Gio. Odazzi: e nel quadro della sagrestia si vede in scorcio un Cristo morto con la Vergine, condotto da Orazio Borgiani.

La pittura a fresco nella volta, e nella testata dell'oratorio che rappresenta le nozze di Cana Galilea, sono di Francesco Salviati.

Palazzo Sacripanti

Fu questo nobil palazzo della Casa Corsini, fabbricato col disegno di Bartolommeo Ammannati Fiorentino celebratissimo architetto, e scultore. Dirimpetto ad esso è situato il palazzo Olgiati, dove è una molto bella loggia, di cui fu architetto Onorio Lunghi.

Di S. Simeone, ed altre chiese

Nella chiesa di santa Maria dell'Orso è di notabile la Madonna miracolosa dell'altar maggiore, e di sopra una Nunziata con due puttini, creduta di Girolamo Nanni. Oggi poi è rimodernata tutta, e vi  p410 è un quadro nell'altare a mano destra posto ultimamente, che è opera di Francesco Pavese.

Nella strada dell'arco di Parma è la chiesa di s. Simeone Profeta, che fu fondata dal card. Lancellotti, ed abbellita nel 1610. Alla destra della medesima è appeso il quadro, che stava nell'altar maggiore con la Circoncisione di N. S., opera del cav. Salimbeni, ch'è nella casa del Curato: e nell'altare suddetto è una copia del medesimo quadro fatta da D. Pietro Sante Fanti curato della stessa chiesa, che poi fu maestro di Cirimonie di Palazzo. Il quadro con s. Anna nell'altare dall'altra parte è di Carlo Veneziano.

di s. Maria dell'Anima, s. Niccolò de' Lorenesi, ed altre Chiese

Nel ritornare verso piazza Navona per la strada de' Coronari, si lascia a mano destra ss. Simone, e Giuda, ed a mano maca san Salvatore in Primicerio, chiesa parrocchiale antica, e piccola, rifatta da' fondamenti.

Voltando a mano destra vicino a Torre Sanguigna, si trova la chiesina di s. Niccolò de' Lorenesi, dove a mano destra nell'altare è un quadro di Francesco Antonozzi.

Il quadro dell'altar maggiore, dov'è rappresentato il Santo con li tre fanciulli, è del Niccolai Lorenese, il quale nell'altro altare, che segue, dipinse s. Caterina un altre figure.  p411 Corrado Giaquinto dipinse la cupola, e la volta, e i due quadri laterali. Un bel paese in sagrestia con varie figure è di Claudio Lorenese. Gli stucchi della chiesa sono di Gio. Grossi Romano.

Quì vicino è la chiesa dell'Anima, incominciata del 1400 per una lascita fatta da un tal Gio. Pietro Fiammingo, ed ingrandita mediante la liberalità della nazione Teutonica, per la quale vi è anche lo spedale.

La facciata non ha di notabile se non le porte di ordine Corinto, e di buona architettura, forse del vecchio Sangallo. Quella di mezzo è ricca per due colonne, e altre parti di quel bel marmo detto Porta santa.

Nel quadro del primo altare a mano destra è il santo vescovo Benone col miracolo del pesce, opera di Carlo Saraceno; e nell'altare della cappella, che segue, è effigiata la Madonna col bambino, e s. Anna da Giacinto Gimignani; le pitture però di sopra sono di Gio. Francesco Grimaldi Bolognese. Il ritratto di marmo posto quì al sepolcro del celebre cardinale Slusio è di mano d'Ercole Ferrata.

La tavola, ch'era nella terza cappella con Maria Vergine, e altri Santi, fu dipinta da Giulio Romano, e volendola ritoccare Carlo Veneziano per essere stata offerta dall'inondazione del Tevere, piuttosto si guastò da vantaggio, e fu posta sull'altare di sagrestia. Oggi è sull'altar maggiore, con averle  p412 dato prima una vernice, che l'ha fatta annegrire, e sempre più deteriorare. Le istorie della beata Vergine fatte a fresco, sono del Sermoneta; e la Pietà di marmo, che sta nell'ultimo altare, che segue, copiata da quella di Michelangelo, è opera di Nanni di Baccio Bigio scultor Fiorentino.

Il deposito d'Adriano VI dentro la cappella maggiore fu scolpito da Michelangelo Senese, ajutato da Niccolò Tribolo Fiorentino sul disegno di Baldassar Peruzzi. Le sculture di marmo del deposito del cardinal Andrea d'Austria furono diligentemente condotte da Egidio della Riviera Fiammingo. In alto sono due quadri di Lodovico Stern.

Tutta questa gran cappella, dove fanno coro i preti di questo convitto, è stata ornata modernamente col disegno di Paolo Posteriori Senese.

Alla porta di fianco, che va alla Pace, era dipinto a fresco un s. Cristofano d'otto braccia, bonissima figura, ed in quest'opera era un romito dentro una grotta con una lanterna, che, come dice il Borghini nel Riposo, era di Francesco Penni detto il Fattore, scolare di Raffaello, ma ora è mandato a terra, e postavi sopra una memoria sepolcrale, e dall'altra parte di detta porta è la memoria sepolcrale di Luca Olstenio Custode della Vaticana.

Tutta la cappella dell'altra navata, dove è la tavola dell'altare con dentro rappresentato  p413 Cristo morto, e le Marie, fu colorita da Francesco Salviati. Le istorie di s. Barbara a fresco nella seguente cappella, dove nella tavola è il ritratto del card. Nincfort, sono di Michele Cockier Fiammingo.

I freschi dell'altra, dedicata a Maria Vergine, son del medesimo: la tavola dell'altare è di Girolamo Nanni; e la natività di Gesù, e la sua circoncisione ne' muri laterali son di Marcantonio Bassetti.

Il quadro, dove è rappresentato il martirio d'un santo vescovo nell'ultima cappella, è bell'opera di Carlo Veneziano: le pitture di sopra a fresco sono di Gio. Mielle. Quivi da prima aveva dipinto a fresco anche Pietro Testa. Li due depositi in due pilastri, uno del Vander Eynde d'Anversa, l'altro d'Adriano Urybuch con puttini bellissimi, sono del famoso Francesco Fiammingo.

Nel ricetto della sagrestia è murato nella parete un bassorilievo, che stava sopra il sepolcro del Duca di Cleves, dove si rappresenta Gregorio XIII che dà lo Stocco al Duca suddetto, che per esser molto diligentemente lavorato si crede piuttosto di Niccolò de Massimo, che d'Egidio della Riviera. Nella sagrestia, architettata da Paolo Marucelli, i due quadri posti nella muraglia dalla parte dell'Evangelio con istorie di Maria Vergine sono del Morandi; e de' due dall'altra parte uno è di Gio. Bonatti, e l'altro di Monsù Alè Liegese con altre storie di Maria Vergine.  p414 Le pitture a fresco nelle volte delle cappelle della medesima sagrestia sono del medesimo Alè; e l'Assunta di Maria Vergine, dipinta a fresco nella volta, è del Romanelli.

Di S. Maria della Pace

Questa chiesa di sì bella forma in sì poco sito fu col disegno di Baccio Pintelli Fiorentino fabbricata da Sisto IV, che ordinò, che si chiamasse santa Maria della Pace, e la diede l'anno 1487 ai canonici Regolari Lateranensi, che vivono sotto la Regola di s. Agostino; e del 1611 Gasparo Rivaldi nobile Romano fece fare la tribuna con belli lavori di marmo, di pitture, e stucchi dorati. Fu poi rimodernata la chiesa per di dentro, e di fuori, e ridotta nella presente bella forma nel Pontificato d'Alessandro VII col disegno di Pietro da Cortona, in che diede saggio del suo gran sapere.

Il quadro di bronzo nella prima cappella a destra è opera di Cosimo Fancelli; la statua di s. Caterina col sepolcro, dove sono due puttini diligentemente scolpiti, è pur sua fatica; l'altra statua, che rappresenta s. Vernardino col sepolcro, e puttini verso la porta, è d'Ercole Ferrata.

Le pitture sopra alla detta cappella dal cornicione della chiesa in giù sono del gran Raffaello d'Urbino, e benchè abbiano patito assai nel volerle ripulire, quel che si vede, è stimabile. Sopra al cornicione dipinse il Rosso Fiorentino.

 p415  L'Annunziata, ch'era sopra l'altare della cappella seguente, fatta fare dal car. Cesi, era opera di Marcello Venusti: il quadro però, che vi è oggi, dove è figurata Maria Vergine, Gesù, e s. Anna, fu fatto da Carlo Cesi. I quattro quadretti ne' ripartimenti della volta sono del Sermoneta; e le sepolture laterali con le statue son di Vincenzio de' Rossi da Fiesole, del quale si tiene, che sia anche il restante; ma per verità i grotteschi eccellentemente scolpiti sono di Simon Mosca, singolare in simili lavori.

Le pitture per di fuori sopra la medesima cappella sono di Timmoteo della Vite d'Urbino, ma in cattivissimo stato.

La cappella di monsignor Benigni, che segue sotto la cupola passata la porta di fianco, ha il quadro con s. Gio. Evangelista, e l'Angiolo, colorito dal cav. d'Arpino. Il quadro grande di sopra con la visitazione di s. Elisabetta, e quantità di figure, è di Carlo Maratti.

Nell'altra cappelletta contigua de' signori Olgiati è dipinto il battesimo di N. Signore da Orazio Gentileschi con tutto il rimanente. Dai lati sono due quadri di Bernardino Mei Senese, che il Baglioni attribuisce al medesimo Orazio. Per di sopra, l'istoria di Maria Vergine, quando va al tempio, con molte figure, e fra le altre un gentiluomo vestito all'antica, che scendendo da cavallo, porge l'elmosina ad un povero tutto ignudo, è opera assai stimata di Baldassar Peruzzi,  p416 ma ch'ha molto patito. Ne' pilastri della cappella maggiore è da una banda dipinta s. Cecilia, e s. Caterina da Siena; e dell'altra s. Agostino, e s. Chiara da Lavinia Fontana. Dalle bande dell'altare l'Annunziazione, e la natività della Vergine furono fipe a olio sopra lo stucco dal cav. Passignano; tutte le pitture per di sopra son di Francesco Albano; e le due statue della Pace, e Giustizia, poste sopra il frontespizio di detto altare, sono di Stefano Maderno.

Segue la cappella del Crocifisso. Da' lati sono due mezze figure, la s. Maria Maddalena si crede del Gentileschi; l'altra del cavalier Salimbeni, e le pitture a fresco del medesimo. Il quadro grande per di sopra, con la natività di Maria Vergine è del cavalier Raffaelle Vanni, il giovane. La pittura nella lanterna della cupola è di Francesco Cozza, il quale aveva dipinta anche tutta la cupola, avanti che si rimodernasse.

Nella tavola dell'altare della cappella contigua è la natività di N. Signore, opera stimabile del Sermoneta, con la ss. Trinità, ed alcuni altri Santi all'intorno. Il quadro grande sopra la cappella col transito di Maria Vergine, e gli Apostoli con altre figure è di Gio. Maria Morandi.​10

Rientrando nella navata la tavola dell'altare nella prima cappella de' signori Mignanelli con il san Girolamo è di mano del Venusti, ma si crede da alcuni, che il  p417 Bonarroti gli facesse il disegno. Le pitture di sopra con l'istoria d'Adama, ed Eva, figuroni maggiori del vivo, sono di Filippo Lauri; e la testa di marmo a man destra dell'altare, ritratto di monsignor Girolamo Giustini da Città di Castello, avvocato concistoriale, è di Vincenzio da Fiesole.

Il s. Ubaldo dipinto nell'ultimo altare con due altri santi canonici Lateranensi son di Lazzaro Baldi. Di sopra le storie del Testamento Vecchio, con alcune figure grandi, sono opere di Baldassarre Peruzzi da Siena.

Le quattro figure di stucco, due sopra l'arco della cupola, le altre sopra la porta della chiesa, sono del Fancelli, fatte col disegno di Pietro da Cortona; e le istorie diverse di Maria, che sono dipinte nel claustro architettato da Bramante, sono di Niccolò da Pesaro.

Vi si rimira anche il bel deposito del card. Flaminio del Taja Senese.

È ammirabile la facciata, e il portichetto di questa chiesa, e l'ornato tutto della piazza, fatto col disegno del Cortona, ove mostrò il suo grande ingegno in un sito sì piccolo, e obbligato da due strade, e dalleº porte, e dalle finestre delle varie contigue case, le quali sono state ride in uguaglianza, e in simetria.

 p418  Di s. Biagio della Fossa, e ss. Pietro, e Paolo del Gonfalone

La chiesa parrocchiale di s. Biagio non molto lungi da monte Giordano, palazzo già del card. Orsino, oggi de' sigg. Gabbrielli, fu rimodernata da Agostino Albertini Romano curato nel 1658. Nella sua facciata è la figura del medesimo s. Biagio del cav. Paolo Guidotti, ma poi ridipinta.

Il quadro dell'altare a mano destra con s. Niccolò e li tre putti, ed in aria Maria Vergine col Figlio, è del medesimo Guidotti: quello dell'altar maggiore con s. Biagio, e quantità di figure, fu fatto con suo disegno da un suo allievo; e la Pietà nell'altro altare è bella copia, che viene dal Caracci, secondo l'opinione di molti.

Di quì seguitando verso Banchi, e quindi entrando in strada Giulia, si trova l'oratorio de' ss. Pietro, e Paolo del Gonfalone vicino alle carceri, che è unito alla chiesa di santa Lucia. La chiesa di s. Lucia, che fu data all'Archiconfraternità del Gonfalone, e ad essa è annessa, è stata quest'anno 1763 rifabbricata da' fondamenti con una gran facciata dalla medesima ArchiconfraternitÀ, e ne ha dato il disegno il sig. Marco David, ma non è per anco totalmente terminata.

In essoº si vede la cena di nostro signore con gli Apostoli, e l'istoria di Cristo, che porta la croce, opere di Livio Agresti. La pittura di Gesù condotto a Caifas è la più bell'opera di Raffaello da Reggio.

La risurrezione del Salvatore, istoria grande, e copiosa, è di Marco da Siena; ed anche le due figure di sopra, che rappresentano due Virtù son del medesimo.

L'incoronazione di spine, e l'Ecce Homo, sono opere di Cesare Nebbia, e l'istoria  p419 della flagellazione, con le Virtù di sopra, fu a fresco espressa da Federigo Zuccheri.

S. STEFANO IN PISCINULA

Dirimpetto alla suddetta chiesa di s. Lucia detta volgarmente s. Lucia della chiavica, per esser vicinissima a una delle gran chiaviche di questa città, e per distinguerla dall'altre chiese consagrate alla stessa Santa, è posta la piccola chiesa di s. Stefano antica parrocchia, la quale pochi anni addietro minacciando un'imminente roina fu totalmente demolita, e colle carità de' pii Fedeli riedificata da' fondamenti, e ridotta nella forma, che si vede di presente. Nel primo altare a man destra è un Crocifisso di rilievo, e un quadro laterale della scuola del cav. Conca. La tavola dell'altar maggiore rappresentante la lapidazione di s. Stefano è di Pietro Labruzzi Romano.

 p487  Il quadro dell'altare a sinistra, nel quale è espressa la Concezione della santissima Maria Vergine, con due Santi dipinti lateralmente, son opere di Gaetano Sciortini. Nel fare lo scavo per gettare i nuovi fondamenti di questa chiesa, furono trovati parecchi pezzi di una, o più colonne di verde antico del più bel colore che si fosse mai visto, che furono comprati dal sommo Pontefice Benedetto XIV di gloriosa memoria, che gl'impiegò nelli ornamenti della cappella dell'altar maggiore della chiesa dell'Apollinare, e questa vendita molto giovò per la fabbrica di questa chiesa. Fu anche trovato ne' medesimi fondamenti come una specie di peschiera, spartita in molte divisioni, fatte di mattone, quasi fossero destinate a conservare varie sorte di pesci, e da questa antica peschiera prese questa chiesa peravventura il suo nome.

de' ss. Faustino, e Giovita, s. Maria del SUFFRAGIO, E S. Biagio della Pagnotta

Giulio II principiò un gran palazzo col disegno di Bramante, come dice il Vasari nella sua Vita, e non del Bonarroti, come altri haº scritto, per collocarvi i tribunali di Roma, e se ne vedono i vestiboli nelle case contigue alla detta chiesa de' ss. Faustino, e Giovita, e quella di s. Biagio. Parte d'esso fu preso dalla nazione Bresciana, e fabbricatavi questa chiesa col titolo di questi Santi. Della chiesa fatta ultimamente ne fu architetto il cavalier Carlo Fontana; e li due Santi in alto sono di Francesco Cozza.

Il quadro dell'altar maggiore, dove sono effigiati i due santi Protettori della Nazione, si crede dello stesso Cozza; e la s. Anna nel suo altare è della scuola del Baroccio.

L'anno 1592 fu istituita da pie persone la Compagnia del Suffragio, che fu poi approvata da Clemente VIII: e del 1616 fu fabbricata la chiesa, ch'è stata rifatta da' fondamenti con disegno del cav. Rainaldi.

A mano destra, entrando in chiesa, nella prima cappella è il quadro con l'adorazione de' Magi con due altre istorie di Maria Vergine da' lati, tutte opere di Gio. Batista Natali Cremonese, come anche le pitture nella volta.

 p420  Il quadro dell'altare della cappella, che segue, è di Giuseppe Ghezzi, dove effigiò s. Giuseppe, s. Domenico, e Maria Vergine col Bambino. Uno de' laterali, dove si rappresenta Abramo in atto di sagrificare, è opera di Girolamo Troppa; l'altro incontro con la visione di Giacobbe è del Calandrucci.

Nella cappella contigua è sull'altare un immagine di Maria Vergine, e da' lati due quadri, in uno si rappresenta la natività di Maria Vergine, nell'altro l'adorazione de' Magi, coloriti da Giuseppe Chiari: li stucchi, e ritratti di marmo, sono fatiche di Paol Naldini; e le pitture nella volta son di Niccolò Berrettoni. L'architettura di questa cappella è di Gio. Batista Contini.

Il quadro nell'altare della cappella maggiore architettata dal Rainaldi, dove è Maria Vergine in aria, e gli Angeli, che portano in Paradiso le Anime del Purgatoro, è fatica di Giuseppe Ghezzi: e i due laterali con la risurrezione di Lazzaro, e Daniele nel serraglio de' leoni, con tutto il restante, che si vede dipinto nella volta, sono opere del cavalier Benaschi Piemontese.

Dall'altra parte dell'altar maggiore nella cappella del ss. Crocifisso sono da' lati due quadri creduti del Lanfranco: e in quella, che segue, il quadro con s. Francesco, e s. Carlo, e altre figure è copia da uno di Guido Reni. Nell'ultima è il quadro di monsù Danielle Fiammingo, con s. Giacinto, s. Caterina, Maria Vergine con Gesù,  p421 Angeli, e altre figure; e i quadri laterali con le pitture nella volta sono di Gio. Batista Cimini Palermitano.

Sopra la porta principale della chiesa per di dentro è appeso un quadro, che figura le Anime del Purgatorio, lavoro di Gio. Batista Bracelli Fiorentino.

In detta chiesa si rimira la memoria sepolcrale del card. Alessandro Caprara Bolognese.

Nella chiesina di s. Biagio della pagnotta, che è pure in strada Giulia, sono dipinti due Angeli, ch'adorano il Santissimo, con altri puttini da Pietro da Cortona, allora giovanetto. La pittura, ch'è nella facciata, si crede o d'Andrea Sacchi, o dall'Albano.

La facciata è disegno di Gio. Antonio Perfetti.

Palazzo Sacchetti

Il disegno di questo grande, e comodo palazzo è di Antonio Sangallo, fatto per sua propria abitazione, il quale dopo la sua mentre passò in mano del card. Gio. Ricci di Montepulciano, che lo fece finire, ed accrescere mediante la direzione di Nanni Bigio architetto Fiorentino, ed ornare di pitture da Cecchino Salviati, che dipinse a fresco nel galleria alcune principali azioni di Davidde di maravigliosa bellezza e quanto al disegno, e quanto al colore per testimonio di Raffael Borghini, e di altri che parlano di lui. Il suddetto palazzo fu poi comprata dalla casa Cevoli, e poi dalla famiglia  p422 Acquaviva, e da questa é passato nella Casa Sacchetti, che di presente lo possiede. Vedevansi ivi oltre le suddette pitture, molti altri quadri coloriti a olio per mano de' più famosi pittori, come pure busti, e teste di marmo antiche e moderne, con tavole di pietre fine, ed altre cose rare, e preziose. Ma i quadri sono ora nella galleria di Campidoglio, e i busti passarono in mano del marchese Lucattelli.

Di S. Giovanni de' Fiorentini

Del 1488 la Compagnia della nazione Fiorentina principiò la fabbrica di questa chiesa, che è in capo di strada Giulia. Ne fece tre disegni Michelangelo Bonarroti, e ne fu scelto il più maraviglioso, e fattone il modello, che si conservò nel vicino loro oratorio fino al 1720 ma poi è perito, e non fu eseguito per la troppa spesa. Ne fece un altro chi dice il Sansovino, e chi Giacomo della Porta, che fu messo in esecuzione nel modo, che si vede.

La facciata vi fu fatta da Clemen. XII col disegno d'Alessandro Galilei. Le due statue, che sono coricate sul frontespizio della porta maggiore, sono belle sculture di Filippo Valle.

Nella prima cappella a man destra è il quadro con s. Vincenzio Ferrerio in atto di predicare, creduto del Passignani; e l'altro da un lato, dove è s. Giovanni Batista a sedere  p423 in aria, e di sotto la città di Firenze, è opera del Pieri.

Il quadro della seconda cappella con s. Filippo Benizi è fatto in Firenze. Nella terza cappella il s. Girolamo è di Santi Titi. De' due laterali quel, dove è il Santo, che scrive, è del Cigoli, l'altro è del Passignani. Le pitture a fresco son di Stefano Pieri. Nella quarta il quadro con la Madonna, Gesù, e s. Filippo Neri era opera di Carlo Maratta, ma fu trasportato a Firenze dal Principe Ferdinando di Toscana, e lasciatavene una buona copia.

Il quadro dell'altare nella cappella de' sigg. Nerli, che è nella crociata della chiesa, con due santi martiri condannati alle fiamme, è opera di Salvator Rosa.

Nella cappella vicino all'altar maggiore, e dedicata a Maria Vergine, le istorie laterali con la natività, ed il transito di essa, sono opere d'Anastasio Fontebuoni, ed il restante fu colorito da Agostino Ciampelli.

La cappella maggiore è un glorioso monumento, e splendido della casa Falconieri. Fu fabbricata con l'architettura di Pietro da Cortona, come dice il Baglioni nella vita di cmar; e poi per causa di morte del Cortona la proseguì Ciro Ferri. Le sculture nell'altare, dove si rappresenta il Battesimo di Cristo, sono opere d'Antonio Raggi: la statua da uno de' lati, che rappresenta la Fede, è d'Ercole Ferrata; e quella dall'altra parte, che è la Carità, fu scolpita  p424 da Domenico Guidi: li stucchi rappresentanti giovani con medaglioni, che si vedono da' lati, sono di Filippo Carcari, Pietro Senese, Francesco Aprile, e monsù Michele Anguier Piccardo: delle Virtù però sopra gli ornati dell'altare suddetto, una è del detto M. Michele, l'altra di Leonardo Reti. Nelle pareti di detta crociata sopra due porte son due memoria sepolcrali; quella di monsignor Corini è dell'Algardi, e l'altra di monsignor Acciajoli è d'Ercole Ferrata.

Del Crocifisso di metallo nella cappella de' signori Sacchetti, che è dall'altra parte dall'altar maggiore, nè formò il modello Prospero Bresciano per gettarlo; ma prevenuto dalla morte fu gettato da Paolo s. Quirico Parmigiano. Le pitture da' lati nella volta, e da per tutto con diversi fatti di Gesù Cristo, sono del Lanfranco. Nella cappella de' sigg. Capponi, che è nell'altro braccio di croce della chiesa, è il quadro con s. Maria Maddalena portata dagli Angeli, opera di Baccio Ciarpi, maestro di Pietro da Cortona, e allievo di Santi di Tito. Altri dicono, che sia d'Alfonso Petrazzi Senese scolare del Vanni.

Segue la cappella di s. Francesco, effigiato nel quadro dall'altare da Santi suddetto. L'antiche pitture, che quivi sono, furono fatte da Niccolò Pomarancio. Nell'ingresso di questa navata laterale sono due depositi di marmo, uno di monsignor Samminiato scolpito da Filippo Valle, e l'altro del marchese  p425 Alessandro Capponi lavoro di monsù Slotz, e disegno del cav. Fuga.

La cappella contigua di s. Antonio abate ha il quadro col Santo in terra morto, dipinto dal Ciampelli. Le pitture a fresco con l'istorie di s. Lorenzo nella volta sono d'Antonio Tempesta; e i due quadri grandi dai lati, con fatti di s. Pietro, e s. Paolo, sono di Gio. Angelo Canini.

Il quadro grande, dove si rappresenta la predica di s. Gio. Batista, appeso da un lato della porta di fianco, vien creduto opera del Naldini: e l'altro nel cappella, che segue, con santa Maria Maddalena de' Pazzi è del Corradi Fiorentino, del quale sono anche s. Giuseppe, e s. Anna da' lati. Le istorie di s. Egidio a fresco sono di Gio. Cosci con tutto il restante.

Il s. Sebastiano morto con altre figure, effigiato nell'ultima cappella, è opera di Gio. Batista Vanni Fiorentino.

Palazzo Alberini &c.

Prima di giungere alla chiesa di s. Celso, e poco distante da essa è il palazzo fabbricato da Gio. Alberini cavalier Romano col disegno di Giulio parimente Romano, ch'è stimato uno de' pl singolari per l'architettura. V'è una loggia dipinta da Gaspero Celi.

In faccia a questo palazzo è quello gai di Gio. Gaddi, poi di Roberto Strozzi, adesso posseduto de' signori marchesi Niccolini,  p426 Giugni. L'architettura di questo bel palazzo è di Jacopo Sansovino Fiorentino, ed è molto apprezzata. E ripieno di statue, e d'altri marmi antichi, particolarmente nel fondo del cortile è quel gruppo di Venere, e Marte, tanto lodato dal Vasari, scolpito dal Moschino figliuolo di Simon Mosca anche egli celebre scultore. Ma per essere questo gruppo poco modesto è stato fasciato da un tavolato in maniera, che non si possa vedere.

di s. Maria della Purificazione, s. Celso e Giuliano in Banchi

In Banchi si vede la prima chiesina suddetta, dove è di notabile, e di divozione una immagine antica della Madonna santissima nell'altare, e la Circoncisione del Signore figurata nel soffitto, ch'è assai bella, ed è creduta della scuola di Giulio Romano.

La collegiata parrocchiale di s. Celso fu fondata, quando furono trasferiti a Roma da Antiochia li corpi del suddetto Santo, e di s. Giuliano; e Clemente VIII diede licenza, che quà di trasportassero da sono Paolo fuori delle mura. Ella fu rinnovata da' fondamenti nel Pontificato di Clemente XII. Il quadro della prima cappelletta a man dritta, che rappresenta s. Cornelio Papa, è di Gaetano Lapis da Cagli. La Maddalena nella seconda è pittura d'Emmanuel Alfani. La tavola dell'altar maggiore è di Pompeo Battoni.  p427 S. Celso, che risuscita un morto fu espresso da Giacomo Triga in un quadro laterale,º e quello dall'altra parte è di Francesco Caccianiga. All'altare di s. Liborio dipinse questo Santo il Valeriani, e il quadro del fonte battesimale è di Giuseppe Ranucci.

Ponte sant'Angelo

Delle due prime statue nel ponte s. Angelo qui vicino; il s. Pietro è opera del Lorenzetto; il s. Paolo di Paolo Romano, fattevi porre da Clemente VII che fece allargare, e rifare la bocca del ponte, il quale da Clemente VIII nel 1598 fu ristorato; poi Urbano VIII riaprì gli ultimi archi, e ultimamente Clemente IX con disegno, e architettura del cavalier Bernino, oltre d'avergli rifatto le sponde, sopra ogni piedistallo fece drizzare statue d'Angioli di marmo bellissime, scolpite con diversi misterj della passione di nostro Signore. L'Angiolo, che sostiene la collocata fu scolpito con gran maestria da Antonio Raggi. L'altro, ch'ha in mano il Volto santo, è di Cosimo Fancelli. Quello, che tiene i chiodi, è di Girolamo Lucenti. La croce sostenuta da un altr'Angelo, è di Ercole Ferrata. Uno, che tiene la lancia, fu terminato da Domenico Guidi. L'altro con la frusta è di Lazzaro Morelli; e quello, che tiene i dadi, è di Paolo Naldini. L'Angiolo, ch'ha le spine, è del medesimo Naldini. L'altro, col titolo della Croce, è del cav. Bernino. E l'ultimo, che sostiene la spugna, è d'Antonio Giorgietti.

 p428  Di s. Angelo, s. Anna &c.

Passato il ponte, e il castello, ch'era sepolcro d'Adriano Imperatore, si volta a mano destra, dove sono molte chiese piccole, e fra le altre s. Egidio, s. Pellegrino, e la Madonna delle Gaze, che fu rifabbricata in buona forma dal card. Lanti del 1618 e nell'altare dalla parte dell'Evangelio del maggiore è un quadretto con l'Ascensione, fatto con buon gusto.

Vi si vede anche s. Angelo, chiesa fondata da s. Gregorio Magno, ed eretta in parrocchia l'an. 1564. Nell'altare a man destra si venera il ss. Crocifisso; e nel maggiore è dipinto s. Michele Arcangelo da Gio. de' Vecchi.

Nella cappella dall'altro lato, è un'immagine di Maria Vergine, colorita a fresco da Gio. Batista Montano della Marca. La pittura per di fuora pure a fresco sopra all'arco, dove si rappresenta la traslazione della medesima immagine, si crede dell'istesso; e gli Angioli intorno alla Vergine sono pitture moderne.

La chiesa di s. Anna de' Palafrenieri, che è vicina al palazzo Vaticano, fu eretta da' palafrenieri del Papa del 1575 il tutto con l'architettura di Gaitano Barozzi, che si servì del disegno di Giacomo suo padre: molti però dicono, che sia disegno del Bonarroti. V'hanno fatto ultimamente un bel soffitto dipinto. Nel primo altare a mano destra è figurato s. Carlo; nel maggiore s. Anna  p429 opera di buon gusto; e nell'altro è un quadro moderno con un santo Abate. e pitture a fresco sopra le porte son d'Ignazio Stern.

Di s. Maria Traspontina

D'Ordine di Pio IV fu fondata dal cardinal Alessandrino questa chiesa nel 1563. Nel Pontificato di Sisto V fu oranta con variato disegno, e riuscì vaga; il tutto dal Paparelli architetto, e da Ottaviano Mascherini. La facciata fu cominciata da Giovanni Salustio Peruzzi, figliuolo di Baldassarre da Siena.

Nella prima cappella a mano destra, dotata dalla compagnia de' bombardieri, è il quadro con s. Barbara dipinto dal cav. d'Arpino: e le pitture della volta, e l'istorie del martirio di detta Santa son di Cesare Rossetti Romano col disegno di detto cavaliere.

L'antica cappella ha il quadro con s. Canuto, di monsù Daniele; e la volta, e le lunette a fresco son d'Alessandro Francesi. In quella, che segue, è la Concezione di Maria Vergine del Muziani.

L'opera a fresco nella quarta con varj fatti della Passione, ed altre figure, è del cav. Bernardino Gagliardi, opera assai debole; e dai lati del Crocifisso, che è nell'altare, sono dipinti Maria Vergine, e s. Giovanni, figure assai buone.

Segue la dedicata a s. Alberto Carmelitano,  p430 dipinto nel quadro, opera d'Antonio Pomarancio con tutto il restante a fresco: ed il quadro nell'altare della crociata con Maria Vergine,º e Gesù, e s. Maria Maddalena de' Pazzi, è di Gio: Domenico Perugino, del quale sono anche cli angoli della cupola.

L'altar maggiore fu racconciato ultimamente col disegno del cav. Carlo Fontana, dove sono molti Angioli di stucco, che sostengono un'immagine di Maria Vergine, e sopra le porte del coro si vedono quattro Santi della Religione Carmelitana pure di stucco, opere di Leonardo Reti, come anche le statue di marmo.

Nell'altare dall'altra parte della crociata è dipinta Maria Vergine, ed un Santo della Religione. la cappella, che segue, il quadro di s. Angelo Carmelitano, con tutto il restante a fresco, è di Gio: Batista Ricci.

La volta dell'altare di s. Andrea Corsini fu dipinta da Biagio Puccini.

Il quadro della cappella contigua con s. Teresa è del medesimo Ricci, che dipinse anche l'altra vicina, dove nell'altare sono rappresentati i santi Pietro, e Paolo, con altre opere a fresco.

Sant'Antonio Abate nell'altare, che segue, si tiene per opera dell'Alberti: dai lati è un s. vescovo, ed un s. Sebastiano, figure assai buone, e ben colorite. Il s. Michele Arcangelo nell'ultima cappella era del Procaccino; ora v'è la copia.

 p431  Di s. Giacomo Scossacavalli

Poco lontano da questa è la chiesa di san Giacomo, detta Scossacavalli.

Nel quadro dell'altare a mano destra la Circoncisione è disegno del Novara, dipinta da un suo allievo; come anche il quadro dell'altar maggiore con la cena degli Apostoli; ed il tabernacolo di pietra Affricana fu fatto da Gio: Batista Ciolli.

Il quadro dell'ultima cappelletta con la nascita di Maria Vergine è bell'opera del Novara suddetto; e le pitture a fresco si dicono di Cristofano Ambrogini, come anche quelle nella facciata della chiesa.

L'oratorio contiguo fu eretto dall'archiconfraternita nel 1601, dove sopra l'altare, che è disegno di Gio: Batista Cerosa, sta un quadro con dentro effigiato s. sega dal cavalier PaoloPaolo Guidotti, detto il Borghese da Lucca sopra la volta è un Dio Padre, e nei lati i quattro Dottori Latini, opere di Vespasiano Strada Romano.

Palazzo Giraud

Questo palazzo fu nobilmente fabbricato con la facciata tutta incrostata di belli travertini dal cardinale Adriano di Corneto col disegno di Bramante, fuori che la porta, ch'è modernissima, e d'un gusto molto lontano da quello di Bramante. Fu poi posseduto da' Re d'Inghilterra, finchè non abbandonarono la Fede cattolica. Passato in mano  p432 della Camera Apostolica lo vendè per 14 mila scudi al Marchese Giraud.

Passato subito il palazzo suddetto sul canto della piazza di s. Giacomo, andando verso san Pietro, si vede il palazzo già del Costa, ora de' sigg. Colonna, architettato dal celebratissimo Baldassar Peruzzi.

Palazzo Accoramboni

Fu edificato questo palazzo, ch'è prossimo a' portici di s. Pietro, dal cardinal Girolamo Rusticucci col disegno di Carlo Maderno, e dipoi passò in potere de' sigg. Accoramboni; dove sono de' quadri riguardevoli.

Palazzo Vaticano Pontificio

Si tralascia la descrizione di questo vastissimo palazzo, ripieno di maraviglie stupende in ogni sua parte, talchè si può chiamare il tesoro delle belle arti, nel quale sembra, ch'elle abbiano fatto a gara per far mostra della loro eccellenza; perchè per pienamente e degnamente descriverlo sarebbe d'uopo l'impiegarvi molti volumi. E chi ne volesse dar qualche cenno in compendio, bisognerebbe aggiungere un altro tomo a parte; il che pure non si sarebbe tralasciato di fare, se come abbiam detto a principio a c. 23, non l'avessimo già dato alla luce fin dall'an. 1750 da' nostri trochi col titolo Descrizione del Palazzo Vaticano &c. In Roma 1750 in 12.

 p433  VILLE

Villa Medicea nel Monte Pincio, oggi detta alla Trinità de' Monti

Questo luogo fu cominciato ad ornare magnificamente dal cardinal Giovanni Ricca da Montepulciano verso il mezzo del sesto decimo secolo con disegno d'Annibale Lippi, e venuto poi nelle mani del cardinal Ferdinando de' Medici, fu mirabilmente accresciuto, com'ora si vede.

La facciata, che guarda il gradino, si crede architettata, e ornata con la direzione del Bonarroti. Vi son posti busti, e statua, e bassirilievi di marmo rappresentanti sacrificj, giuochi, cacce, ed altre antichità. Sonvi ancora le statue di quattro Re prigioneri, due delle quali sono di porfido. Sonvi due leoni di eccellente lavoro, uno de' quali è di Flaminio Vacca, non meno eccellente dell'altro di Greca scultura. Vi si veggono di bronzo le statue di Mercurio, e di marte, e nel portico alcune Sabine sacerdotesse di Romolo, un vaso antico mirabilmente intagliato a bassorilievo colonna sagrifizio d'Ifigenia; e sopra la porta una testa di Giove Capitolino, ed un'urna bellissima d'alabastro.

Nella sala, e nella galleria si osservano alcune colonne di marmo nobile di varie sorte, e le immagini di marmo d'Antonino Pio, e di altri Imperatori, oltre due teste  p434 di bronzo, e due Fauni, e una bella statua di Venere, un'altra di Ganimede, un'altra di Bacco, e una d'Ercole, e altre statue con molti busti di famosi guerrieri.

Il soffitto del secondo piano è dipinto da fra Sebastiano del Piombo, ed il fregio è colorito da varj professori eccellenti.

Nel suddetto appartamento si osservano bellissimi tavolini di pietre preziose, e rare, come pue quadri di Scipion Gaetano, del Bassano, e di Andrea del Sarto.

Nella piazzetta dinanzi a questo palazzo giacciono due grandi conche di granito orientale, forse le maggiori, che sieno in Roma, quì trasportate dalle terme di Tito, e poco quindi lontano un antico Egiziano obelisco.

In questo stesso giardino è un gruppo bellissimo di statue di marmo staccata l'una dall'altra, rappresentante la favola di Niobe.

Villa Strozzi sul Viminale

Non lungi dalla Villa Montalto è situata questa del signor Duca Strozzi Principe di Forano, dove 'è un bel casino, disegno di Giacomo del Duca, con giardino ornato di statue. Vi sono due urne di verde antico collocate nel vestibolo, due Veneri, e due gladiatori, e altri marmi antichi, e alcune statue moderne di Pietro Bernini padre del cavalier Lorenzo. Fu prima questo casino de' signori Frangipani, comprato poi da Leone Strozzi.

 p435  Villa Giustiniani sul monte Celio

Sul canto dello stradone di s. Gio: Laterano, che conduce a S. Maria Maggiore, a mano destra è posta questa Villa, che ha un portone di magnifica architettura di Carlo Lombardo. Il casino è architettata del Borromino, e dentro ad esso, e per la villa sono sparsi molti marmi antichi tanto di statue, e busti, quanto di bassirilievi, tra i quali uno ro il più bello, e il più conservato, che ci sia rimasto dall'antichità, è un bassorilievo scolpito intorno ad un gran vaso, collocato in cima ad un viale, e che si trova intagliato nel libro de' bassirilievi antichi, che si vende nella Calcografia Camerale a Monte Citorio.

Villa Pia al Colosseo

Il casino di questa villa è parimente disegno di Giacomo del Duca, edificato per ordine del cardinale Lanfranco Margotti, passato poi nel cardinal Pio. In esso sono da vedersi alcuni belli paesi dipinto da Giovanni Batista Viola scolare di Annibale Caracci.

Ville Altieri sull'Esquilino, e sul Pincio

Nella strada, che da s. Maria Maggiore va a s. Croce in Gerusalemme, sulla  p436 destra è la villa del Principe Alteriº con un grande, e bel casino, nel quale si rimirano molti marmi antichi, e perciò degna d'esser veduta da' forestieri eruditi, e vaghi delle belle arti. Vi è un molto curioso laverinto fatto di mortelle.

Un'altra Villa ha lo stesso Principe Altieri sul monte Pincio vicina alla porta Salara. Gli antiquarj credono, che sia porzione degli orti Salustiani. In essa sono statue antiche, e busti, e frammenti di bassirilievi, e quivi pure furono trovate le due statue Egizie di granito, che rappresentano Iside, e Serapide, che furono al tempo di Clemente XI trasportate in Campidoglio, e collocate nel portico del palazzo de' signori Conservatori.

Villa di Belrespiro

Uscendo dalla porta Aurelia, detta di s. Pancrazio, trovasi dopo breve spazio a mano sinistra la Villa del Principe Panfili, ora del signor Principe Doria, detta, dall'amenità del luogo, Belrespiro, disegnata e intagliata in rame da Gio: Batista Falda. È mirabile non solo per la grandezza del suo recinto, che per l'artifizio dell'elegante suo palazzetto, e delle belle, e numerose fontane, e scherzi d'acque, il tutto disposto mediante il disegno dell'Algardi in tempo del Pontefice Innocenzio X.

La figura di questo edifizio è tirata in quadro,  p437 ed in ogni lato delle sue mura sono incastrate tavole antiche di marmo con bassirilievi dimostranti cacce, sacrificj, battaglie, ed altre tali azioni del Gentilesimo. Restano queste tramezzate da antiche statue, e busti similmente di marmo. L'ingresso suo principale è fornito di un nobil portico.

Nelle quattro stanze del primo appartamento sono collocate le statue di Cibele sopra un leone, d'un Ermafrodito, di Augusto, di Settimio Severo, di Macrino, e 'altri personaggi illustri dell'antichità. Anche gli altri appartamenti ne sono adorni, e tra tutte passano un mezzo centinajo. Nell'appartamento da basso sono maravigliosi li stucchi delle volte, fatti per man dell'Algardi suddetto in minutissimi bassirilievi, che diconsi propriamente schiacciati, a imitazione di quegli della villa Adriana in Tivoli. Contengono fogliami, e grottesche, e varie deità, e diversi fatti degli antichi Romani, consistenti in eserciti, in pugne, in vittorie, in trionfi, in sacrifizj, in archi, in mausolei, ed altre pubbliche moli.

V'è da ammirare un buon numero di ritratti della famiglia Panfili scolpiti dal medesimo Algardi, e tra questi quello in bronzo d'Innocenzio X ed anche alcune statue del medesimo artefice. Non fo menzione di molti eccellenti quadri, di cui sono coperte le muraglie, perchè talora sono stati portati nel palazzo di Roma, e portatine quì altri in cambio, avendone tanta abbondanza.

 p438  Bellissime sono le fontane, e alcune sono adorne di marmi intagliati egregiamente da scultori antichi, e moderni. Il circuito di questa Villa, tutto cinto di muraglia, è circa alle cinque miglia.

Villa Madama

Fu della porta Angelica mezzo miglio, alle pendici di Monte Mario è situata questa Villa, e autore di essa fu il cardin. Giulio de' Medici, che fu poi Papa. Il disegno del casino è di Raffaelle d'Urbino, e v'ebbe mano anche Giulio Romano. La facciata fu cominciata, ma non è stata mai finita. Oggi non vi resta da ammirare se non una magnifica, e proporzionatissima loggia, dipinta di bellissimi grotteschi dal detto Giulio, e da Gio: da Udine. Passò questa Villa in potere di Madama Margherita figliuola di Carlo V maritata in ultime nozze col Duca di Parma, e da essa prese la denominazione. V'era tra l'altre cose singolari una scala lumaca di forma triangolare ingegnosamente architettata. Si vegga il Vasari nella Vita di Giulio Romano.

Palazzo, o vigna di Papa Giulio

Lontano da Roma quasi un miglio, escendo dalla porta Flaminia, ora detta del Popolo, si vede il bel portone della vigna Sannesi, architettura di Mario Arconio, e voltando  p439 a dritta s'arriva a questo gran, e bel palazzo, fabbricato per ordine di Giulio III che bene spesso v'andava a diporto. Fecero a gara i più bravi architetti, e pittori di quella stagione, ch'era abbondante di bravissimi, a mostrare gli ultimi sforzi delle loro arti. Questi furono il Vignola, il Vasari, l'Ammannato, e Taddeo Zuccheri, Prospero Fontana, e altri. Adesso ancora si veggono i vestigi di tante loro fatiche.

Villa Pinciana

Questa Villa era de' Duchi Altems, ora è de' Principi Borghesi, che l'accrebbero a dismisura col disegno di Giovanni Vansanzio Fiammingo, il quale dispose nelle muraglie externe di essa quel gran quantità di bassirilievi, e altre anticaglie, che adornano tutte le sue facciate, essendo tutte pregievoli oltre modo o per l'eccellenza del lavoro, o per la molta erudizione, che in se racchiudono. Il voler far quì menzione di tutti i suddetti bassirilievi, e inoltre di tutti i busti, e delle statue, che si contengono in copia per tutte le stanze tanto terrene, che superiori, richiedebbero un libro a parte, onde me ne dispenserò, tanto più che è stato già stampato da Jacopo Manilli nella Descrizione di questa Villa. Accenrò solamente qualcuna delle più famose statue, come lo stupendo gladiatore d'Agafia Efesino, ritrovato a Porto d'Anzio  p440 col nome del suo autore scolpito in Greco: il Sileno, che tiene in collo Bacco fanciullo, che si vede copiato in bronzo eccellentemente nella Villa Medici, di cui i professori attestano non aver vedute, tra l'opere Greche, gambe più perfettamente disegnate di queste: il Centauro, che porta in groppa un Amorino: l'Ermafrodito giacente sopra una materassa scolpita dal cavalier Bernino: un Seneca svenato, e tante altre. È stimabilissimo un gran vaso con stupende figure sul dorso fatte di bassorilievo: il celebre Curzio, che si precipita col cavallo nella voragine, scolpito d'alto rilievo. Nominerò piuttosto quelle poche moderne, che stanno a fronte dell'antiche, e sono tre gruppi del detto Bernino, cioè la Dafne, l'Enea, e il David; e due ritratti del cardinale Scipione Borghese ammirabili; e un bassorilievo di putti in pietra nera del Fiammingo. Inoltre v'è una loggia dipinta dal Lanfranco col concilio degli Dei, che fu intagliata in rame da Pietro Aquila, con adornamenti di bellissimi, e bizzarriº chiariscuri: e la volta della grotta, dove Archita Lucchese ha dipinto le Muse, e altre deità, e varie grottesche. Gio: Fontana vi portò l'acqua, e inventò le tante fontane sparse per questa immensa Villa, nella quale da per tutto si trovano scolpiti molti Termini, lavori in gran parte di Pietro Bernini. La porta di questa Villa, presso quella del Popolo, è disegno d'Onorio Lunghi.

 p441  Villa Albani di Sua E. il signor Cardinale Alessandro

La Villa dell'Eminentiss. Alessandro Albani fuori della porta Salara umbro vantarsi d'esser corredata d'alcuni pregi suoi particolari, pe' quali gareggia con tutte le ville, e delizie di Roma nella eleganza della fabbrica, in cui può dirsi d'avere id fondatore d'essa uguagliata la magnificenza degli antichi Romani, quanto nella scelta e copi de' monumenti antichi, e nelle cose preziose contenutevi, e nella loro disposizione.

Il palazzo ha un amplissimo portico sostenuto da colonne di granito Egizio, e ornato di statue di Cesari, collocate in gran nicchioni sopra piedestalli, ne' quali sono incastrati bellissimi bassirilievi, tra le quali la statua di Domiziano è unica.

Dal portico si entra in due gran stanzoni laterali, nel cui mezzo stanno su basi scannellate di granito, due vasche d'alabastro fiorito, di dieci palmi di diametro. Dal mezzo del portico per un atrio ovato, pieno di statue, bassirilievi, e iscrizioni, si va a ma destra nella cappella, ove tutto risplende d'oro, e di marmi preziosi. A man sinistra si trova la scala principale, che conduce per una sala ovata, ove son due gran colonne massicce di giallo in oro, alla galleria, che supera ogn'idea.

In essa si vedono due statue di deità donnesche più grandi del naturale collocate in gran nicchioni con specchi nel fondo, l'una delle  p442 quali è la più bella Pallade che si sia conservata. Le statue sono fiancheggiate da' iu rari bassirilievi di figure quasi di grandezza naturale. Tutti i pilastri sono alternativamente di mosaico finissimo antico, e di commesso, i cui capitelli e basi sono dorati, e dorato è tutto il cornicione. Le porte sono fiancheggiate da colonne di porfido alzate su basi di metallo dorato; i soprapporti sono due bassirilievi compagni, dove sono scolpite antiche armature d'un lavoro inarrivabile. La volta è dipinta dal celebre pittore Sassone, il cav. Ant. Raffaelle Mengs, ove ha superato se stesso.

Gli appartamenti dall'una e dall'altra parte della galleria, sono anch'essi a volta, e spaziosissimi, ornati questi tutto ciò che l'arte degli antichi e de' moderni ha potuto fornire. Quello a mano sinistra termina in un gabinetto ricchissimo d'ogni sorta d'antichità, di statue e di figure di bronzo, di busti d'alabastro, di bassirilievi, e di gran vasi di porfido rosso, e verde, e d'alabastro; fino il pavimento è di mosaico antico. L'appartamento a mano destra termina in un altro gabinetto ornato di tavole d'antica vernice Cinese, con pilastri di specchi, e con dorature ricchissime.

Il palazzo è fiancheggiato da due altri portici, sostenuti parimente da colonne di granito, pieni di bellissime statue nelle loro nicchie, e fra le colonne sono collocati, nell'uno, busti di capitani celebri dell'antichità, nell'altro portico di filosofi, poeti, e retori antichi.

 p443  Al portico a mano destra è contiguo un boschetto delizioso. Il portico a mano sinistra termina in una stanza a cupola sostenuta da due gran colonne, delle quali l'una è d'alabastro fiorito tutta d'un pezzo. Questa stanza è ornata di bassirilievi, e di Termini d'alabastro, e conduce in un'altra stanza d'antichità erudite, e ricca di figure, bassirilievi, e iscrizioni. A questa stanza è appoggiato un tempietto Jonico, che fa la prospettiva del gran portico del palazzo. La deità di questo tempio è una Diana Efesia al naturale, alzata sopra una bellissima base di figure in rilievo.

Al palazzo corrisponde incontro, dall'altra parte del giardino, un grandissimo portico semicircolare, sostenuto da colonne di granito, e di altri marmi, e nel mezzo s'ammira una stanza, ove sono colonne sei statue Egizie di basalte e di bigio morato, e nel mezzo sta una statua Egizia d'alabastro Tebaico altrettanto grande del naturale.

Nel mezzo del detto giardino, fra questo portico e il palazzo, è una larga peschiera con zampilli d'acqua, nel mezzo della quale stanno sopra un basamento, con maschere che butano acqua, quattro Atlanti antichi, che reggono colle mani una gran tazza di granito d'Egitto. Nel tornare al palazzo si vedono sotto la platea lastricata, e spalleggiata d'una balaustra di ferro, tre stanze, e le due laterali sostenute da colonne, entro le quali stanno statue di fiumi giacenti con gran vasconi di bigio morato avanti, che ricevono l'acqua  p444 che vi scorre da chiavi antiche d bronzo. Nella stanza di mezzo, tra due branche di scala fatta a cordoni, sta il fiume Nilo col suo vascone; e il soffitto è sostenuto da due Cariatidi bellissime. Immediatamente sopra, in mezzo alla balaustrata di ferro, e al piano della platea, è un'altra fontana formata di tre cigni di bronzo, che buttano acqua in una conca.

Il giardino superiore, che corrisponde alla destra del portico, è ornato di tre peschiere; quella di mezzo ha una gran vasca di granito d'Egitto.

Li giardini sono a palchetti, e ornati di statue e di colonne con busti antichi nella loro cima, e le scale hanno per ornato Sfingi Le colonne d'ogni sorta di pietre, che sono sparse per la Villa sono 200. Io tralascio d'accennare la disposizione, e le delizie degli altri siti della Villa con i loro monumenti antichi.

Insomma questa Villa non è descrivibile in sì breve spazio; ma richiederebbe una più magnifica descrizione con riportare intagliate tutte le suddette eccellentissime antichità, corredata di note erudite, che formerebbe più grossi volumi in foglio, i quali arricchirebbero il Mondo letterario, e metterebbero in splendida vista il genio incomparabile, e il bene gusto di Sua Eminenza, che le ha raccolte, e con tanta maestria, e artifizio da per se stesso ordinatane la disposizione, e architettato il tutto di suo pensiero. Certa cosa, che a considerare posatamente e a parteº  p445 la quantità de' marmi preziosi, e delle sculture raccolte in questa Villa, a un forestiero non parrà possibile, che si possano essere dissotterrate nel breve corso del vita d'un uomo; anzi non gli parrà probabile, che vi si possano essere scolpite in più secoli; tanto più le considererà la copia dell'eccellenti statue, e busti, e mosaici &c. che adornano il suo palazzo di Roma: e che anche tutto il gran tesoro di simili antichità, con cui l'eterna memoria di Clemente XII si compiacque d'adornare il Campidoglio, provengono dalla collezione, che con gran diligenza, e zelo per la patria ne aveva fatta questo Eminentissimo; di che Roma glie ne doverebbe conservare gratitudine, e obbligo eterno.

Villa Sciarra

Nella strada bellissima, che dal palazzo pontificio va a porta Pia, e in fine di essa dal cantone della via, che conduce a porta Salara, fino alla detta porta Pia, è compresa questa vaghissima Villa, che prima era una vigna ordinaria de' Cicciaporci gentiluomini Fiorentini, e fu comprata dal sig. card. Silvio Valenti, che ridusse la maggior parte di essa a giardino sul gusto Franzese, e nel mezzo vi eresse un gentilissimo casino col disegno del cav. Pannini, e l'adornò delle maggiori rarità, che l'Indie Orientali, e Occidentali tramandino a noi, e le dispose  p446 con la più fina simetria, che aveva appresa nelle Corti d'Europa. Questa Val dopo la morte di questo cardinale passò in potere dall'Eminentiss. sig. card. Prospero Colonna di Sciarra, non meno munifico, erudito, e d'ottimo gusto del card. Valenti, che l'ha maggiormente ornata, e arricchita in ogni sua parte, e tuttavia l'arricchisce, onde attrae l'ammirazione de' forestieri, e accresce decoro a questa metropoli del Mondo.


Note dell'Autore:

il quadro, le lunette: Il tutto intagliato in rame dal Frezza.

una bella tavola del Maratta sul muro: Intagliata in rame da Dorigny.

il quadro dell'Assunta: Intagliato in rame da G. Chateau.

I mosaici vanno in stampa in più pezzi: I mosaici della cupola furono intagliati in rame da Dorigny.

[ALT dell'immagine: missing ALT]: La statua del Giona è intagliata nella Raccolta di statue del cav. Maffei, che si vende nella Calcografia Camerale.

La beata Rita inginocchioni, opera di Giacinto Brandi: Intagliata dal Frey.

il quadro dedicato a s. Agostino, e s. Guglielmo: Le pitture del Lanfranco, che sono in questa cappella furon intagliate ad acqua forte da Carlo Cesi.

Il profeta dipinto con due puttini: Intagliato in rame da Cesare Fantetto.

Il quadro passata la porta, da Pietro da Cortona: Intagliato da R. V. A. Ganden.

Il quadro grande sopra la cappella col transito di Maria Vergine, e gli Apostoli con altre figure: Intagliato da Pietro Aquila.


Nota di Thayer:

I Picpusi: Ufficialmente, la Congregazione dei Sacri Cuori de Gesù e Maria e dell'Adorazione Perpetua del Santissimo Sacramento dell'Altare, fondata nel 1800, 5 anni prima del loro stabilimento in una casa nella rue de Picpus in un quartiere povero di Parigi (si veda l'articolo nel Catholic Encyclopedia). Ai nostri tempi, la chiesa è ufficiata dall'ordine dei Preti del Sacro Cuore, che è diverso, pure essendo anch'esso francese: fondato a Bétharram nei Pirenei verso 1830.

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