URL breve per questa pagina:
bit.ly/HUECHI2App1


[ALT dell'immagine: Una gran parte del mio sito è inutile se tenete escluse le immagini!]
mail: William Thayer [Link to an English help page]
English

[ALT dell'immagine: Link ad un'altra pagina di questo sito]
Aiuto
[Collegamento al livello immediatamente superiore]
A monte

[ALT dell'immagine: Link alla pagina principale del sito]
Home
precedente:

[ALT dell'immagine: (link alla precedente sezione)]
indietro
Questa pagina Web riproduce una parte di
Le Chiese di Roma nel Medio Evo

di Christian Hülsen

pubblicato da Leo S. Olschki
Firenze
MCMXXVII

Il testo è nel pubblico dominio.

seguente:

[ALT dell'immagine: (link alla seguente sezione)]
avanti

APPENDICE I.
Le Chiese apocrife.

 p503 

1.* S. Abacuc

Una tarda recensione dei Mirabilia, contenuta in un codice della biblioteca dell'Università di Praga e pubblicata dall'Hoeffler (presso Papencordt Geschichte der Stadt Rom im Mittelalter, Paderborn 1857, p. 35‑52) contiene, nella descrizione del Quirinale, l'indicazione: in tophila prope sanctum Abacuch est templum Bacchi (cf. Jordan Topogr. II p. 634); le redazioni più antiche hanno semplicemente in tofula (tosula, tolusa var.) templum Bacchi. Sarebbe agevole di pensare alla chiesa di S. Abbaciro ad elefantum (sopra p. 162 n. 4), che stava appunto nella contrada chiamata tufella (v. sopra 369 sg.), se il passo sullodato non si trovasse fra altre notizie relative al Clivus argentarius ed ai fori di Augusto e Nerva. L'autore quindi con S. Abacuc avrà accennato piuttosto a S. Abbacyri de militiis (sopra p. 159 n. 1), sebbene io non trovi, oltre ai surriferiti passi mirabiliani, l'accenno ad una località chiamata tofila (o similmente) situata sul Quirinale.

2.* S. Agathae in Esquilino

L'Anonimo einsidlense, nell'itinerario sesto (sopra p. 4 n. 2) pone, fra la forma Claudiae e S. Bibiana e S. Eusebio una chiesa di S. Agata, d'altronde perfettamente sconosciuta. Come ho esposto nelle Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II tom. 9, 1907, p. 403, quel nome è stato messo erroneamente per S. Isidoro (sopra p. 278 n. 33).

3.* S. Albini

Una chiesa di questo nome "prope turrim quam vocant Militiarum" è registrata dallo Zaccagni, che cita il Gamucci (Antichità di Roma f. 124 ed. 1588). Ma, come già osservò il Martinelli p. 335. 336, si tratta di un semplice sbaglio del Gamucci che nel passo citato ha copiato il Fauno (l. III c. 8 f. 117 ed. 1548), il quale parla della chiesa di S. Albicyro, vale a dire S. Abbaciro delle Milizie (sopra p. 159 n. 1).

 p504  4.* SS. Amantii et Zotici in Palladio

Il Martinelli p. 336 registra, senza indicare la sua fonte, una chiesa di tal nome, aggiungendo: "nunc Sanctus Sebastianus in Pallara supra Montem Palatinum". Mentre S. Zotico insieme con S. Sebastiano occorre fra i santi venerati nella che palatina, non trovo mai associato ad essi il nome di S. Amanzio, le cui reliquie, è vero, insieme con quelle di S. Zotico, Irene e Giacinto, furono trasportate da Pasquale I dalla Via Labicana alla basilica di S. Prassede. Cf. Fedele Arch. soc. romana XXVI, 1903, p. 352 sg. 365.

5.* S. Andreae de custo carcere
6.* S. Andreae de Imperio carcere
7.* S. Andreae in Notomia regione Arenulae

Tre nomi inventati dal cosidetto Castallo Metallino (delle schiatte del rione Regola, schiatta V., cod. Ottobon. 2570 f. 3 v.; schiatta XI, ivi f. 12), ripetuti dal Martinelli p. 337. 338. È inutile di voler identificare qualcheduno di essi con S. Andrea dell'Onda (Armellini 1 127 2 411).

8.* S. Andreae de Pallara

Narra Flavio Biondo (Roma instaurata l. 1 § 76 f. 10 ed. 1510):º fuit in ea parte Pallatii quam septemtriones versus in triumphalem Flavii Constantinii imperatoris arcum vergentem videmus locus Palladii, cuius insignes extant ruinae, binas habentes pene integras ex marmore portas facile superantes aedificii pulchritudine ceteras omnes quas vetusti alla chiesa novi operis Roma nunc habet. Eoque in murorum ambitu quam novi vulgo Pallaram corrupto vocabulo pro Palladium appellant, ecclesia includitur Sancti Andreae de Pallara in qua quidem parva sed ornata sepulchrum est Ioannis papae eius nominis octavi. Ceteras Palladii partes alto circumdatas muro vinea implet, praedium summi viri Dominici Caparanicensis. . . . cardinalis. Dal Biondo dipendono Andrea Fulvio liv. III f. 48 ed. 1527, il quale delle porte dice visebantur, Bartolomeo Marliani Topographia ed. 1534 lib. III c. IV f. 47 ed altri. In questo caso il nome di S. Andrea viene, per arbitrio o per errore, attribuito alla chiesa di S. Maria in Pallara, che nei sec. XV e XVI era ruinosa ed abbandonata; v. sopra p. 354. Altri autori del sec. XVI mettono il nome di s. Andrea in relazione con gli avanzi di  p505 una chiesa esistita dentro il recinto del cosiddetto Stadio e che in verità fu probabilmente quella di S. Cesario (sopra p. 233). Il Ligorio (cod. Taurin. 20, cf. Römische Mitteilungen 1895 tav. VIII. IX) nota, nel bel mezzo dello Stadio: "quivi fu la chiesa di S. Andrea": nel catalogo del 1555 (sopra p. 80 n. 19) si legge: S. Andreae in Pallara prope Palatium maius versus Circum Maximum regione Montium. Alle rovine di questa chiesa il Biondo attribuisce il nome, pure errato, di S. Nicola, v. più sotto n. 60. Finalmente Girolamo Ferruccio nelle aggiunte al Fulvio (Venezia 1588 f. 109 v.) asserisce: "questa sepoltura (di Giovanni VIII) molti anni sono, essendo stata profanata questa chiesa, fu condotta a S. Saba, detto S. Savo insieme con alcune reliquie che vi erano (si tratta del gran sarcofago Matz-Duhn 3099, il quale già prima del 1375 stava a S. Saba e fu creduto sepolcro di Tito e Vespasiano: cod. Vat. 4265 presso Parthey, Mirabilia Romae p. 60: Urlichs Codex topographicus p. 137). Et questa chiesa non è più in essere da più di 40 anni in qua, ma è in una vigna rincontro quella dell'Illustr. Cardinal Farnese, et quella del S. Paolo Matthei gentilhuomo Romano". Cf. anche Fedele Arch. soc. romana XXVI, 1903 p. 367 sg. not.5.

9.* S. Andreae in statera

Il Fabricio p. 239 ed. 1587 (da cui Schrader f. 121 v.; Scottoº p. 23 ed. 1625) registra questa chiesa e la dice sita "in radicibus Capitolii". Sembra un'altra denominazione arbitraria per S. Andreae de funariis (sopra p. 185 n. 38).

10.* S. Andreae in Tabernola

Il Fabricio p. 238 ed. 1587 (da cui lo Schrader f. 121 v.; Schottoº p. 23 ed. 1625; Martinelli 341) ricorda una chiesa S. Andreae inter Esquilinum et Caelium, ubi olim Tabernola dicebatur. Quest'ultimo cognome pseudoantico deve la sua origine ad uno strano malinteso di due passi di Varrone relativi alla processione degli Argei (de lingua Latina V c. 47): circa Minervium, qua in Caelio monte itur, in tabernola est; e c. 50: Oppius mons terticeps, cis lucum Esquilinum, dexterior via in tabernola est. Sulla spiegazione v. Jordan Topogr. II p. 256: Huelsen-Jordan I, 3 p. 227. Il Marliani (f. 113 v. ed. 1534, cf. p. 82 ed. 1544) dice: Tota ea Esquiliarum pars, quae est plana, Esquilias inter et Coelium montem basilicamque Lateranensem vergit, hodie dicitur Merulana. . . . apud veteres regio Tabernolae dicebatur. Il Bufalini invece segna, sul foglio NO, una Via Tabernole  p506 presso SS. Quattro Coronati, un'altra presso S. Pietro e Marcellino, la Regio Tabernole fra quest'ultima chiesa e quella di S. Matteo, la Vallis Tabernole fra S. Clemente ed il Laterano. Nel passo presso Fabricio stesso (p. 30 ed. 155): Esquilino monti. . . adiacent meridiem versus Carinae, occasum versus vallis subiecta et regio Tabernulae sembra essere accaduta una confusione: doveva leggersi occasum versus Carinae, meridiem versus ecc. (cf. la pianta del Marliani p. 12. 13 ed. 1546). Non è facile dire quale sia la chiesa che il Fabricio abbia voluto indicare: quella di S. Andrea in Portogallo accennata dall'Armellini 1 127 2 142 sta troppo lungi dalle località suddette, ed è ricordata nel catalogo del Fabricio p. 239 ed. 1587. Si potrebbe pensare a S. Andreae (et Bartholomaei) prope Lateranum (sopra p. 195 n. 56).

11.* S. Angeli Feruntesta

Giuseppe Bianchini nel suo Catalogos ecclesiarum sacellorumque antiquitus unitorum basilicae Liberianae (cod. Vallicell. T 82, già F. IX) annovera, a f. 207 n. 3 una "ecclesia S. Angeli Feruntesta, ex bulla Coelestini III data Laterani anno dni. 1191, II nonas Ianuarii, Bullar pag. 2. 91. 131:— et ex bulla Innocentii IV data Laterani anno dni. 1244, XIV kal. april. pont. ann. I; vid. Bullar. pag. 89 et 159". Nel testo della prima bolla pubblicata dal Ferri, Arch. soc. romana XXVII, 1904, p. 451 n. 22, ho cercato invano il nome della chiesa; della seconda il Ferri XXVIII, 1905 p. 34 n. 45 dà soltanto un regesto. Probabilmente si tratta di una chiesuola suburbana. È infondata l'ipotesi dell'Armellini 2 197 che fosse identica con S. Euphemiae et Archangeli in vico patricio (sopra p. 249 n. 2).

12.* S. Athanasii in regione Trivii

Il Martinelli p. 363 asserisce che una chiesa di questo nome "erat pro medietate supposita basilicae duodecim Apostolorum, ex monumentis d. basilicae". La fonte del Martinelli è il Volumen antiquarum rerum basilicae SS. XII Apostolorum, compositum per G. Volaterranum a. 1454 (v. sopra p. 129 sg.). Da esso si rileva lo sbaglio del Martinelli: in realtà occorre ivi la chiesa di S. Anastasio in Trevi (sopra p. 175 n. 26).

13.* S. Aureliae in regione Harenulae

Nome registrato dal Fabricio p. 243 ed. 1587. Il Martinelli p. 346 lo cita dall'"auctor a. 1587" ed aggiunge con ragione: "forsan idem cum sancta Aurea". V. sopra p. 202º n. 72.

 p507  14.* S. Bartholomaei Capocani

Finzione del cosiddetto Castallo Metallino (cod. Ottobon. 2570 f. 8 v.: schiatta VIII dei Lupi), a cui dipende il Martinelli 346. Il cognome forse è storpiato da quello di (Ioannis) Gagetani, che esisteva nel rione Regola. V. sopra p. 205 n. 6. Dal Metallino dipende anche il Lonigo Barb. f. f. 9, Vallicell. f. 13. Cfr. Armellini 1 149 2 620.º

15.* S. Bernardi in Campo Martio
16.* S. Bernardi in Orfea

Nomi ripetuti dal Martinelli p. 438 dall'Itinerario dello Scotto (p. 1625 ed. 367)º il quale ha confusa la lista data dal Fabricio p. 244, 245 ed. 1587, ove a S. Bernardi prope columnam Traiani fanno seguito S. Blasii in Campo Martio e S. Blasii in Orphea.

17.* S. Blasii in Orphea

Il Fabricio p. 245 ed. 1587 registrando questa chiesa aggiunge: "nomen inveni, locum nescio". Da lui dipendono lo Schrader f. 127 ed il Martinelli p. 348. Potrebbe trattarsi di una denominazione arbitraria per S. Blasii de ascesa presso S. Pietro in Vincoli (sopra p. 213 n. 20). L'Armellini 1 166 2 218 asserisce, senza fondamento, che la chiesa "stava presso quella di S. Lucia", ed aggiunge: "si chiamò anche iuxta palatium Traiani, perchè così nel medio evo si denominavano gli avanzi della antiche terme di Tito e Traiano", asserzione non meno erronea, perchè il nome S. Blasii iuxta palatium Traiani nel catalogo delle abbazie di Giovanni Diacono (sopra p. 128) è un semplice sbaglio per S. Basilii iuxta palatium Traiani.

18.* S. Blasii de Valle Cupa regione Areolae

Nome inventato del cosiddetto Castallo Metallino (cod. Ottobon. 2570). È inutile dimandare, come fa l'Armellini 1 189 2 445, se sia la stessa con S. Biagio dell'anello (sopra p. 220 n. 29).

19.* S. Boemio nel rione di Ponte

Nome registrato nella Tassa di Pio IV (sopra p. 89 n. 49; cf. Martinelli p. 349 dalla Tassa di Leone X). Si ha da intendere l'ops  p508 della nazione dei Boemi, ricordato p. es. dal Del Sodo Vallicell. f. 117 (sopra p. 119 n. 153) fra S. Lucia della chiavica e S. Stefano in piscinula. Cf. Piazza Opere Pie di Roma p. 84; Armellini 1 170 2 361.

20.* S. Caeciliae in regione Amphitheatri

Nome registrato dal Fabricio p. 245 ed. 1587, con l'aggiunta: "prope Montem Jordanum, a Paschali extructa". L'anfiteatro quindi sarebbe quello di Statilio Tauro, che molti eruditi del sec. XVI credevano seppellito sotto il Monte Giordano, e la chiesa accennata non diversa da S. Caeciliae in Campo (sopra p. 224 n. 1). Dal Fabricio dipendono lo Schrader p. 127 e lo Schott p. 369 ed. 1625; da quest'ultimo Martinelli 349 s.v. S. Caeciliae de Pantaleis.

21.* S. Callisti in Caelio

Nome ricordato soltanto da Fabricio p. 246 ed. 1587 con l'aggiunta: "Carthusianorum, humile ed exiguum" (dal Fabricio Schrader p. 127; Martinelli 351). Siccome nessun catalogo medievale, o dei secoli XV e XVI, conosce un tale santuario, credo che si tratti di un errore del Fabricio. L'Armellini 1 174 2 517 ne accetta senza critica l'esistenza e aggiunge: "dovea stare non lungi dalla Piscina publica, e ricordava forse il luogo in cui Callisto subì oltraggio dagli Ebrei, come narra il libro dei Filosofumeni".

22.* S. Caesarii de Caesarinis de Montanariis

Nome registrato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 166 fra le chiese denominatae a familiis, ma sconosciuto a tutti i cataloghi e documenti del medio evo.

22a.* S. Caterinae de cryptis agonis

Nota di Thayer: questa chiesa non è stata inserita da Hülsen fra le chiese apocrife; forse avrà dimenticato di farlo. Invece, ne dà la seguente notizia sotto S. Nicola de Agonis; non faccio più che riprenderla:

L'asserzione dell'Adinolfi (Torre Sanguigna p. 12), ripetuta dall'Armellini, che vi fosse in antico una chiesuola sacra a S. Caterina detta de cryptis agonis pare sia senza fondamento.

23.* S. Catharinae trans Tiberim

Il Fabricio p. 246 ed. 1587 registra una chiesa di tal nome come "obscura et ruinosa" (da lui dipendono lo Schrader p. 127 ed il Martinelli p. 342, da quest'ultimo l'Armellini 1 177 2 693). Siccome al monastero delle Cavallerotte (sopra p. 235 n. 14), ancor fiorente nel sec. XVI, non si può pensare, anche qui si tratterà di un semplice errore.

 p509  24.* S. Christianae

Nome sconosciuto a tutti i cataloghi e documenti del medio evo, occorrente soltanto in due Libri Indulgentiarum, lo Stuttgartense del sec. XIV ed il Riccardiano del 1381‑82; v. sopra p. 147 n. 30.

25.* S. Crescentii in via Mamertina

Il Fabricio p. 248 ed. 1587 registra una chiesa di tal nome, aggiungendo "reg. secunda, in Anastasio I, Platina" (da lui Schrader p. 127; Schott p. 370 ed. 1625; Martinelli 353). Si tratta del ben noto passo della biografia di quel pontefice (LP. XLI c. 1) riferibile al titulus Crescentianae = S. Sisto vecchio (Kirsch, Die römischen Titelkirchen p. 24).

26.* S. Dionysii in Foro Romano

Il cosiddetto Anonimo Magliabecchiano (Jordan Topogr. II p. 634 sg.; Urlichs Codex topogr. 166), dopo aver menzionato il Marforio ed il creduto tempio di Marte sotto S. Martina, aggiunge: iuxta ipsum fuit templum fatale publicum, scilicet ubi S. Dionysius (anche il codice Urbinate 410 [ora 964] f. 223 v. citato dallo Zaccagni, da cui l'Armellini 1 223 2 157, non è altro che un secondo esemplare dell'Anonimo). Una chiesa di tal nome è sconosciuta a tutti i cataloghi e documenti del medio evo, ed è poco probabile l'ipotesi del Lanciani (Bull. arch. comun. 1899 p. 197) che i resti di una chiesuola nella Basilica Emilia, che paiono anteriori al Mille, appartengano al presunto santuario menzionato da quell'Anonimo del sec. XV. Assai più probabile è la congettura del Valeri (Carletta; Rivista d'Italia 1900 p. 715 sg.) che l'Anonimo abbia voluto accennare alla chiesa dei SS. Sergio e Bacco.

27.* S. Dionysii in Vaticano

"L'unica notizia — dice l'Armellini 1 223 2 744 — che abbiamo di questa chiesa, si legge nel Catalogus Magnus dello Zaccagni, il quale riferisce: S. Dionysii basilicae Vaticanae propinqua". Ma lo stesso Zaccagni (p. 401) cita "(Anastasius bibliothecarius ed. Moguntinae) p. 307", vale a dire il ben noto passo della biografia di Benedetto III (Duchesne II p. 105), che si riferisce a S. Dionisio presso S. Silvestro in Capite (sopra p. 466).

 p510  28.* S. Erasmi de Crescentiis

Nome registrato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese denominatae a familiis, ma sconosciuto a tutti i cataloghi e documenti genuini.

29.* S. Eristo

L'Armellini 1 230 2 827 dice di aver trovata menzione di una chiesa di tal nome nel Bullarium Casinense II, 112 (la citazione è presa dallo Zaccagni p. 404). Si tratta della nota bolla di Gregorio VII per S. Paolo fuori (Coppi Disert. Accad. Pontif. XV, 1864 p. 211; Kehr IP. I p. 168 n. 16; cf. sopra p. 135), nella quale si ricordano certi poderi sulla Via Ostiense quae vocatur Fossa Latronis (Cf. Tomassettiº Arch. soc. romana XVII, 1894, p. 99), e fra i confinanti sono le possessiones monasterii S. Egisti. Probabilmente è da intendersi il santuario che dava il nome alla domuscula S. Edisti sul sedicesimo miglio della Via Ardeatina (LP. Hadrian. I c. 12; Tomassetti Campagna romana I p. 440).

30.* S. Euprepiae

Secondo l'Armellini 1 232 2 589 "una chiesa di questo nome, col suo monastero, sorgeva all'epoca di S. Gregorio il Grande sul colle Aventino, e fu antichissimo titolo urano". Ma la lettera di S. Gregorio (Reg. lib. II ep. 10, dell'ottobre 591) parla soltanto di un monasterium Euprepiae, in quo ancillarum Dei congregatio esse cognoscitur, al quale il subdiacono Sabino deve consegnare in proprietà hortum Feliciani quondam presbyteri positum regione prima ante gradus S. Sabinae (cf. Kehr IP. I p. 114 n. 1). La lettera del pontefice S. Pio I, nella quale si parlerebbe di una S. Euprepia contemporanea di quel pontefice (Severano Sette Chiese p. 300), è riconosciuta apocrifa come dice lo stesso Armellini.

31.* S. Felicis in valle Martia

Il Fabricio p. 251 ed. 1587 registra, accanto a S. Felicis in Pincis: "S. Felicis, olim Augusti palatium, in valle Martia" (da lui Schrader p. 124; Martinelli 358). Una chiesa di tal nome nelle vicinanze del Mausoleo di Augusto (che questo sia da intendersi sotto il Palatium vide già il Martinelli) è sconosciuta a tutte le fonti genuine.

 p511  32.* S. Firminae

"S. Firminae meminit Gruterus epitaph. 6 pagina 1013" nota il Martinelli p. 359 (da cui l'Armellini 1 240 2 827). La detta iscrizione però non appartiene a Roma, ma ad Ameria, ove tuttora esiste la cattedrale dedicata a quella santa. Cf. CIL XI.4347.

33.* S. Flamu

Nome occorrente nella Tassa di Pio IV (sopra p. 89 n. 69; cf. Martinelli p. 359 "ex taxa Leonis X"): "S. Flamu hospitale nel rion di Ponte". L'Armellini 1 240 2 361 osserva: "non so qual personaggio si nasconda sotto questo nome, evidentemente guasto dalla pronuncia popolare, che il volgo dava ad un ospedale ed una chiesolina annessa". In verità si tratta dell'ospedale dei Fiamminghi presso S. Giuliano ai Cesarini (Nolli 772): l'indicazione del rione (Ponte invece di S. Eustachio) è sbagliata, come spesso nella Tassa suddetta.

34.* S. Francere

La Tassa di Pio IVº (sopra p. 89 n. 70) registra "S. Francere nel rione di S. Eustachio" (cf. Martinelli: S. Franceri in regione S. Eustachii meminit Taxa Leonis X). Come nell'articolo precedente, il compilatore della Tassa ha commesso una confusione: si volevano indicare gli stabilimenti francesi presso S. Luigi. L'Armellini 1 241 2 441 parla di un "santo dell'inaudito nome S. Francesio (o Francezio)".

35.* S. Gabinii

Negli atti di S. Susanna (AA. SS. Febr. 18 tom. III p61)º viene ricordata la casa del beato Gabinio, padre della martire, ma nessun documento del medio evo parla di una chiesa a lui consecrata. Il primo che ne fa menzione, ma come di cosa esistita, è Pomponio Leto (de Romanae nobis vetustate f. b ed. 1510): Post templum (Mamuri) ubi fuit ecclesia sancti Gabini (così il codice Marciano presso De Rossi, Studi e distrutti III p. 60, Sabini ed.), ibi fuit Sallusti forum. Da Pomponio dipende Francesco Albertini De mirabilibus f. Giiii v. ed. 1510 nel capitolo de foris et curiis: Forum Salusti erat in Quirinali post templum ubi fuit ecclesia S. Sabinii (sic) apud ecclesiam S. Susannae. Fra i cataloghi del sec. XVI soltanto quello dell' p512 Anonimo Spagnuolo (sopra p. 124 n. 278) registra: S. Gabinio e n. 284: S. Savino, ruinato, è la hosteria dirimpetto a S. Susanna; ma questo non prova l'esistenza di una chiesa di tal nome. Gli atti di S. Gaio (AA. SS. April. 22 tom. V p16) citati del Martinelli p. 359 non contengono nulla sopra la chiesa. Per pura confusione l'Armellini 1 638 2 269 asserisce: "nel concilio di Simmaco dell'anno 497 si trovano sottoscritti un Asello ed un Agatone preti del titolo di S. Gabinio e Susanna", mentre in realtà questi due preti sottoscrissero per il titulus Vizantis *Cassiodorus ed. Mommsen p. 413 n. 32. 33).

36.* S. Georgii in Specie

Il Fabricio p. 251 ed. 1587 registra una chiesa di tal nome "ubi olim Iuturnae lacus, nunc dirutum et vastum" (da lui Schrader 130; Martinelli 359). Il Lacus Iuturnae secondo il medesimo autore era presso il tempio di Castore ch'egli identifica con S. Lorenzo in Miranda: a quel chiesuola rovinata in quei dintorni egli abbia voluto appiccicare quel nome, è inutile a ricercare. L'Armellini asserisce che la chiesa "viene ricordata ai tempi di Innocenzo IV in una delle epistole di questo pontefice (an. IV ep. 882)": la citazione è tolta dallo Zaccagni p. 406 s.v. S. Georgii de Subura; la vera lezione è S. Sergi de Subura (Reg. Innoc. IV vol. I p. 233 n. 1532 ed. Berger, del 20. sett. 1245, v. sopra p. 463 n. 53).

37.* S. Gregorii de massa Comitum

Nome posto dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese urbane denominatae a familiis, ma sconosciuto a tutti i cataloghi e documenti medievali.

38.* S. Gregorii Nicolai Cencii

Nome inventato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165v. su quello della chiesa S. Nicolai (de domo) Cincii Gregorii (sopra p. 392 n. 8), che il falsario conosceva dal catalogo di Cencio.

39.* S. Gregorii palatii Caruli

Nome registrato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 fra le chiese denominatae a familiis. Il falsario ha variato i due nomi S. Gregorii de  p513 palatio (sopra p. 259 n. 12) e S. Sergii palatii Caruli (p. 463 n. 52) che conobbe dal catalogo di Cencio.

40.* S. Hermo

Pirro Ligorio nei suoi manoscritti dell'Antichità di Roma parla più volte di una chiesa di questo nome situata "presso la ripa del Tevere, sotto l'Aventino, nell'orto di Mgr. Gonzaga", aggiungendo ch'estessa era "abbandonata. . . et ridotta senza tetto e senza custodia" (cod. Paris. f. 384, ove pure pretende che fosse "spianata ff", morte in un altro luogo, cod. Taur. 15, la dice "ridotta in privato uso là dove è il casamento dell'Orto di Gonzaga"; cf. anche Taur. 23 e CIL. VI, 1872). Non c'è dubbio che in quelle vicinanze siano stati visibili, nella seconda metà del sec. XVI, le rovine di parecchie chiesuole medievali della regio Horrea (v. sopra p. 266 n. 6 s. v. S. Iacobi, p. 272 n. 20 s. v. S. Iohannis, p. 416 n. 13 s. v. S. Petri in horrea); ma il nome di S. Hermo attribuito ad una di esse dal Ligorio, è senza autorità, e non può essere nemmeno confermato, come volle l'Armellini 2608 e 609, dalle notizie relative ad un santuario di S. Foca (sopra p. 253 n. 3). Cf. Lanciani Storia degli scavi III p. 174.

41.* S. Indolae

I libretti per i pellegrini, stampati nella fine del sec. XV (falsamente detti Mirabilia), fanno menzione di una chiesa di questo nome inaudito. Già il più antico di tutti, il libro silografico tedesco, stampato ai tempi di Sisto IV (1471‑1484), racconta (f. 78): Sand Indole dy leit hinder Scta. Potentiana zwischen Scta. Susanna und Campodolio, istituto ayn frawen closter. Simili passi si trovano in molte edizioni latine, p. es. quella stampata da Antonio Baldo il 21. novembre 1516 f. 50: Ad sanctam Indolam est claustrum mulierum quod raro intrant peregrini et alii homines. Da fonti simileº ripete il Fabricio p. 256 ed. 1587: S. Ioannis Indola in qua mulieres perpetuo clauduntur, unde nec ipsis licet exire, neque viris neque mulieribus intrare. Talis cave etiam apud S. Petrum in Vaticano. Con quest'ultimo l'autore allude alle Incarcerate presso S. Pietro, sulle quali si trovano alcune notizie presso Cancellieri, de secretariis p. 719‑725 e presso Adinolfi, Portica di S. Pietro p. 125 sg.: il Fabricio pare aver inteso dola per doliumcustodia, clausura (dal Fabricio dipende lo Schrader p. 139, il quale aggiunge una nuova confusione chiamandola S. Io. in  p514 dola in Caelio, perchè nel catalogo del Fabricio precede S. Io. in Laterano). Il Martinelli p. 362 dai precedenti compone l'articolo seguente: S. Indolae cum claustro monialium est apud omnes autores Mirabilium praeteriti seculi. Erat inter sanctam Pudentianam et sanctum Vitalem. Verum arbitramur mendum in nomine cum alicubi (vale a dire presso il Fabricio) legatur, sanctus Ioannes in Dola. L'asserzione del Terribilini (codice. Casanat. 2180) che sorgesse presso le Terme Diocleziane non lungi dall'ingresso attuale della chiesa di S. Maria degli Angeli, è senza valore, e pure arbitraria è la congettura dell'Armellini che il nome derivasse da qualche labrumdolium, vasca o sarcofago fittile esistente nell'atrio e nelle adiacenze della chiesa. Certo è che una Santa Indola non ha mai esistita, e neppure una chiesa urbana di S. Giovanni col cognome in dola. Forse il nome strano è nato soltanto da uno sbaglio di copista, per S. Vitale, tanto più che il testo tedesco conchiude: do ist auch vil wirdiges heyltum und vil ablass, statio Titel Cardinals gesess. Nel testo latino, all'articolo sopra S. Indola ne segue uno brevissimo sopra S. Vitale, che conchiude: est statio et titulus cardinalis. Che a S. Vitale nei sec. XIV e XV era annesso un monastero di monache, è conosciuto (Adinolfi II p. 261).

42.* S. Iohannis dei Bertoni

Nome che occorre soltanto nella Tassa di Pio IV (sopra p. 90 n. 85: S. Ioanni di Bertoni; Martinelli 362, della "axa Leonis X": S. Iohannis Bertonorum). Mi sembra probabile che il copista abbia storpiato il nome S. Ivo dei Bretoni, che altrimenti mancherebbe nella lista. L'Armellini 1 274 2 559 cerca la pretesa chiesuola nei pressi della Piazza Campitelli, ove una volta sorgevano le case degli Albertoni e vuole identificarla con una "chiesa antichissima ricordata dal Mabillon (Analecta IV p. 502) in foro piscario". Questo però è una pura confusione: la pagina citata contiene alcuni paragrafi dell'Itinerario Einsidlense, ma nè ivi nè in tutto l'Itinerario si parla del forum piscarium.

43.* S. Iohannis palatii Nervae

Il Martinelli 362 registra questo nome, aggiungendo come fonte "apud Gruterum epitaph. 9 pag. 895". Si tratta di un semplice errore dello Smezio (Inscriptiones p. 112 n. 7), il quale all'epigrafe sepolcrale di Umbricia Pia (CIL. VI, 36584) nota: in S. Iohannis palatii Nervae. La lapide fu veduta dal Ligorio nella chiesa di S. Basilio.

 p515  44.* S. Iulianae

Simeone Metafraste nella vita di S. Giuliana, secondo la tradizione latina del Lipomano (Vitae sanctorum Patrum tom. V p. 316 ed. 1556, al 21. dicembre; il testo greco presso Migne PG. CXIV p. 1449 per il contenuto non differisce essenzialmente) sulla fine racconta: mulier autem quaedam nomine Sophia forte fortuna tunc transiens Nicomediam et ad magnam urbem proficiscens Romam, illas sacras secum accipit reliquias usque domum portans, excitat martyri templum dignum eius certaminibus. Dal Lipomano dipende Martinelli p. 363, da cui Armellini 1 284 2 828. Si tratterà di una del tante notizie raccolte in buona fede dal Metafraste, ma prive di ogni valore storico. Certo una chiesa di S. Giuliana è sconosciuta a tutte le fonti genuine, e non trovo nemmeno, p. es. presso il Panciroli, menzione di reliquie della martire di Nicomedia conservate a Roma.

45.* S. Ivonis in Vaticano

L'Armellini 1 294 2 766 dice di aver trovato notizie di tale chiesa sconosciuta a tutti gli altri scrittori "in un istrumento dell'archivio della basilica vaticana (Petronii Instrum. pag. CXIII ad anno 1341 ad a. 1347), ove si dice che questa chiesa era presso S. Salvatore dell'Ossa, in loco qui dicitur larmeri". Il detto istrumento, ch'io ho potuto riscontrare mediante la gentilezza di Mgr. G. Cascioli, è la copia di un contratto di locazione stipulato il 23. ottobre 1446 (contenuto nel tomo del notaio Petroni dal 1441‑1447), nel quale si ricordano, fra altri beni situati nei pressi di S. Pietro, tria casarena simul iuncta et conexa dictae basilicae sita in burgo praefatae basilicae in loco qui dicitur Larmeri, quibus ab uno latere est ecclesia sancti Salvatoris dell'ossa, ab alio ecclesia sancti Ivonis, ante est via publica et retro sunt moenia dicti Burgi. Il nome S. Iovnis sta infatti nel documento: non dubito però che sia uno sbaglio del copista invece di S. Zenonis. Questa chiesa (v. sopra p. 502 n. 1) stava infatti presso S. Pietro, vicino a S. Salvatore de ossibus e l'isola degli Armeni (= locus qui dicitur [h]arme[n]i), mentre di una chiesa del santo brettone in queste vicinanze non si sa nulla.

46.* S. Iustini q. Cesarini de Montanariis

Nome registrato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese denominatae a familiis: il falsario ha dato il medesimo cognome anche ad una chiesa apocrifa di S. Cesario (sopra n. 22*).

 p516  47.* S. Laurentii in Minerva

Nome riferito dallo Zaccagni p. 417 "ex vetere urbis descriptione apud Mabillon analect. tom. IV p. 511", vale a dire dall'Anonimo Einsidlense, ove però occorre il semplice nome S. Laurentii ed è da intendersi S. Laurenti in Paracera (v. sopra p. 5 n. 34). A torto l'Adinolfi vuol attribuire il nome a S. Lorenzo de Ascesa, e non meno erroneamente l'Armellini 1 305 2 529 a S. Lorenzo di Nicola Naso.

48.* S. Leonardi in Carinis

Nome registrato unicamente dal Fabricio p. 261 ed. 1587 (dal quale dipendono Schrader f. 142; Schottus II p. 26 ed. 1654; Martinelli 366). Non so quale confusione si nasconda sotto quel nome; certo è che nessuna chiesa di S. Leonardo esistette mai sulle Esquilie. L'Armellini 1 297 2 142 ripete l'indicazione del Martinelli.

49.* S. Leonardi ultra Peregrini viam
50.* S. Leonardi in Orphea

Nomi riferiti dal Fabricio p. 261 ed. 1587 (al primo si aggiunge "qua itur ad Aelium pontem") sotto quel titolare, mentre realmente appartengono a S. Lucia (sopra p. 301 n. 41 e p. 306 n. 48). Dal Fabricio dipende il Martinelli p. 366. L'Armellini poi (1 298 2 386) interpretando male l'abbreviazione presso il Martinelli: S. LEON. erat ultra Peregrini viam, sogna di un "oratorio di S. Leone VI" (sic)º, del quale naturalmente non si trovano notizie in altri documenti. Lo Schrader p. 142 aumenta la confusione, aggiunge i tre nomi.

51.* S. Leonardi in Septa Solia,
52.* S. Leonardi in Silice, in Esquilino,
53.* S. Leonardi veteris, in apothecis obscuris,

i quali seguono presso il Fabricio l.c., ma col nome corretto di S. Lucia. Dal Fabricio dipende il Martinelli p. 366, dallo Schrader lo Scotto p. 373 ed. 1625.

 p517  54.* S. Marciliani

Il Fabricio registra p. 262 ed. 1587 questo nome, aggiungendo "prope sanctam Mariam Montis Caeli extabat": è noto che nella chiesa di S. Maria in Monticelli furono conservate le reliquie di S. Mamiliano vescovo (Fonseca de basilica S. Laurentii in Damaso 400 sg.; Armellini 2 404º sg.), ma non trovo, nell'elenco delle case di S. Maria in Monticelli (presso Armellini l.c.), una dedicata a quel santo. Dal Fabricio dipendono lo Schrader f. 143 ("S. Mancilianus") e lo Scotto p. 373 ed. 1625; da ambedue Martinelli 368, dal Martinelli Armellini 1 330 2 407.

55.* S. Mariae in Anastasio

Il Lonigo (Vallicell. f. 49v. Barb. f. 34), cita una chiesa di tal nome dal catalogo del Camerario, nel quale, secondo i codici migliori, non esiste, ed è inutile cercare da quale confusione provenga. Dal Lonigo dipende Armellini 2 830.

56.* S. Mariae in Fontana

I Mirabilia (c. 27 presso Jordan II, 640; cf. Urlichs Codex topogr. p. 122) riferiscono: "S. Maria in Fontana fuit templum Fauni, ubi simulacrum locutum est Iuliano et decepit eum" (dai Mirabilia dipendono Martinelli p. 372 e Zaccagni p. 423). Siccome la notizia sta fra altre relative a S. Pietro in Vincoli e le Terme Diocleziane, probabilmente l'autore ha voluto accennare a S. Laurentii in Fontana (sopra p. 286 n. 15). La basilica di S. Maria in Fonticana, citata dallo Jordan p. 524, che fu restaurata da Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 5), era suburbana, situata a sud della foce del Tevere (Duchesne al LP. II p. 34 not. 11): sbaglia l'Armellini 2 278. il quale, seguendo una congettura infelice di Alessandro Donati (Roma antiqua et recens lib. III c. 16 p. 275 ed. 1639) la chiama S. M. in Fornicata, volendola identificare con S. Maria in Sindochno (sopra p. 366 n. 86).

57.* S. Mariae in Suriano

Nome citato dallo Zaccagni p. 430 "dall'Anonimo in cod. Urbin. n. 410 fol. 225 terg.", vale a dire l'esemplare dell'Anonimo Magliabecchiano contenuto nel codice Urbinate ora 984. Ivi è notato (p. 24 ed. Mercklin; Urlichs Codex topogr. p. 167; Jordan II p. 640): ubi est titulus  p518 sanctae Mariae in Suriano, fuit templum Herculis. La redazione più antica (Urlichs p. 111; Jordan l.c.) dei Mirabilia ha invece: in palatio Susuriano fuit templum Herculis. Si tratta quindi del palatium Sessorianum presso S. Croce in Gerusalemme; se l'Anonimo abbia voluto accennare ad una delle parecchie chiesuole della Vergine situate in quelle vicinanze (p. es. S. Maria de Spazolaria), non voglio decidere. L'Armellini 2 829 ripete la citazione dello Zaccagni, ma corrompe il cognome in Suriario e propone d'identificare la chiesa con una S. Maria in Sottarcho, della quale ha ritrovato l'unica notizia "in un frammento d'un censuale della basilica di S. Pietro, nell'archivio segreto della S. Sede. . ., dell'anno 1454". In questo documento, che si trova inserito nel codice Miscell. arm. VI vol. 30 f. 76, è menzionata una domus in parochia S. Marie in botarcho; precedono case nella parrocchia di S. Maria in Trastevere, seguono altre nelle parrocchie di S. Giovanni in cutibus (sopra p. 272 n. 19) e di S. Crisogono. Non saprei dire quale sia la chiesa indicata: in ogni caso il cognome non può essere messo in relazione con quello occorrente nel Magliabecchiano.

 p519  58.* S. Mariae in turri de Mutiis

Nome registrato dal Ceccarelli, cod. Vat. 4911 f. 165, fra quelle denominate "da famiglie". Se il falsario abbia voluto additare la chiesa transtiberina (sopra p. 372 n. 92) di S. Maria in Turri opposto quella vaticana (p. 372 n. 93) non posso decidere.

59.* S. Mariae Vidae

L'Armellini 2 830 ponendo questo nome fra le chiese di ubicazione incerta, ripete un errore ridicolo del Lonigo (Barb. f. 36, Vallicell. f. 52 v.), il quale trovando nel catalogo del Cencio (n. 173. 174) i due nomi

Salvatori cacabari VI den.
S. Mariae inde VI den.

lesse male la particella indeibidem e la prese per un cognome di chiesa.

60.* S. Nicolai in Palatio

Flavio Biondo (Roma Instaurata lib. I § 76, f. 10 ed. 1510) comincia la sua descrizione del Palatino con le parole: multo autem pauciora habet integra Palatinus mons quam Capitolinus aut Aventinus: nam praeter sancti Nicolai ecclesiam a Calixto papa aedificatam, quae etiam male integra u519, nullum is celeberrimus mons habet aedificium (l'Anonymus de antiquitate Urbis in cod. Vat. 6311 f. 73 citato dallo Zaccagni p. 436 non è altro che una copia della Roma Instaurata e senza valore). Dai paragrafi seguenti del Biondo appare chiaro ch'egli distingue il Palatium dal locus Pallara, nel quale, secondo lui, sarebbe stata inchiusa la chiesa di S. Andrea (v. sopra 504 n. 8*). Ora l'unica chiesa esistente al tempo del Biondo fra le rovine del Palatium maius era quella di S. Cesario (sopra p. 232 n. 10): io non dubito quindi che l'autore abbia dato ad essa il nome falso di S. Nicola. Egli poi ha frainteso il passo della biografia di Callisto II (1119‑1124; LP. CLXIII; II p. 323 ed. Duchesne), che parla del celebre oratorio di S. Nicola nel palazzo lateranense (sopra p. 391 n. 6). Dal Biondo dipendono Lucio Fauno lib. II c. 21 f. 65 v. ed. 1548 ed altri astigrafi citati dallo Zaccagni p. 435. Nè da altra fonte ha attinto l'Anonimo Spagnuolo (sopra p. 114 n. 286): S. Nicola arruinato in monte palatino. L'Armellini 2 527 (cf. 1 491) vuol trovare una prova per l'esistenza della chiesa "in un passo della biografia di Leone III: et in oratorio sancti Nicolai similiter fecit vestem cum aquila una"; ma questo passo in realtà si trova nella biografia di Leone IV (847‑855; LP. CV c. 44) e si riferisce ad un oratorio appartenente alla basilica dei SS. Quattro Coronati. Non è possibile di mettere in relazione il nome inventato dal Biondo con S. Nicolai in patio S. Anastasiae, conosciuto dal solo catalogo parigino (sopra p. 405 n. 22).

61.* S. Nicolai in statera

Giovanni Poggi de varietate fortunae (p. 135 ed. Basil. 1531; p. 13 ed. Giorgi 1723; p. 238 presso Urlichs Codex topogr.) racconta: cernitur in radicibus Tarpeiae arcis, Aventinum versus, aedes vetustissima unica testudine ex lapide Tiburtino, quam nostri S. Nicolai (così il codice Ottoboniano adibito dal Giorgi, S. Michaelis ed Basil.) in statera appellant, quod nonnullos monet ut existiment id Iovis Statoris templum fuisse, motos verbi similitudine quod procul a vero abest. Nam in radicibus Palatini montis id templum votum atque aedificatum Livius refert. L'errore biasimato del Poggio viene però ripetuto dall'Albertini (lib. II de templis f. Nii ed. 1510): erat et templum Iovis Statoris a Romulo constructum. . . . ubi nunc est ecclesia S. Nicolai in statera. Il nome fittizio è passato in parecchi astigrafi del sec. XVI ed anche nel catalogo dello Schrader f. 163 v. La chiesa indicata dal Poggio probabilmente è S. Salvatore de statera (S. Omobuono; sopra p. 453 n. 39), la quale, secondo un disegno del codice Escorialense  p520 (f. 56 v.; cf. la mia nota nel testo p. 140) era coperta, prima dei restauri secenteschi, da una cupoletta bassa (a S. Nicola dei funari l'indicazione Aventinum versus sarebbe inconveniente). Cf. Armellini 1 466 2 534; Jordan Topogr. II p. 487.

62.* S. Ozannae in monte Coelio

Nome registrato dal Fabricio p. 283 ed. 1587, con l'aggiunta: "a Gregorio II aedificatum". La notizia è tolta dalla biografia di Gregorio II (715‑731; LP. XCI c. 9), ove le antiche edizioni leggono: Oratorium Osanne in patriarchio in nomine beati Petri aph. . . . fecit, mentre il Duchesne (cf p. 412 n. 20) ha corretto: oratorium sane in p. Dal Fabricio dipendono lo Schrader f. 164 v. ed il Martinelli 383 (il quale per isbaglio, invece di Gregorio secondo, nomina Callisto secondo); dal Martinelli Armellini 1 495 2 504.

63.* S. Pegae

"A questa santa sorella di S. Guntlace (dice l'Armellini 1 501 2 744) fu edificata una chiesa nel Vaticano, nella quale si venerava il suo sepolcro; essa viene in Roma nel secolo VIII a visitare le tombe dei santi Apostoli; morta durante il suo soggiorno nell'eterna città, ebbe una cappella vicina al sepolcro di S. Pietro". L'Armellini ha tirato le sue notizie dal Terribilini codice. Casanat. 2185 (IX) f. 88 v.: ambedue gli autori citano gli AA. SS. Ianuar. tom. I p533.º Ivi è riferito un passo di Ordericus Vitalis lib. IV: (Pega) Romam adiit, sanctorum apostolorum limina primo se suisque requisivit, ibique VI idus Ianuarii gloriose vitam finivit. In ecclesia quae ibidem in honore eius a fidelibus condita est, tumulata quiescit, multisque virtutibus his qui fideliter eam deposcunt, pie succurrens veneranda nitescit. Il Bollando con sana critica aggiunge: ecclesiam illam S. Pegae arbitror aut vetustate aut quo alio casu collapsam, nella chiesa omnino memoriam Romae extare: alioquin esset eius nomen in Romani martyrologii tabulas relatum. Io credo che i compatrioti della santa, per magnificarne la memoria, abbiano, come vediamo essersi fatto in altri casi, divulgata la fiaba di una chiesa esistente a Roma (v. sopra n. 44* s.v. S. Iulianae). Un altro cronista inglese (Ingulphus in historia Croylandensi: AA. SS. l.c.), narrando la vita di S. Pega, ricordo bensì il pellegrinaggio e la morte in Roma, senza però menzionare la chiesa erettale. Affatto arbitraria è l'asserzione dell'Armellini che quel supposto santuario sorgesse nelle vicinanze di S. Pietro.

 p521  64.* S. Peregrini Corraduce de Alteriis

Nome registrato dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese denominatae a familiis; l'unica chiesa urbana di S. Peregrino (sopra p. 416 n. 12) non porta mai quel cognome nei cataloghi e documenti medievali.

65.* S. Portogallo

La Tassa di Pio IV (sopra p. 93 n. 187) registra questo nome, aggiungendo "hospitale nel rione di Colonna"; il nome è ricordato anche dal Martinelli 386 "ex taxa Leonis X". Si tratta dell'ospedale dei Portoghesi presso la chiesa di S. Antonio ( Armellini 2 333, cf. più sotto p. 528 n. 4).

66.* S. Radegundis

Il solo codice Riccardiano dei Libri Indulgentiarum (scritto ad Avignone nel 1380‑1381) registra (sopra p. 154 n. 89) fra le chiese urbane, una della santa consorte di rè Clotario. Essa è sconosciuta a tutte le fonti genuine.

67.* S. Salvatoris in Aquiro

"È una chiesa antichissima — dice l'Armellini 2 315, cf. 1 605 — nominata nel catalogo del Camerario. . . ma un è perito ogni vestigio". Tale nome non si trova punto nel catalogo di Cencio, e l'asserzione dell'Armellini si basa su un malinteso delle parole del Martinelli p. 387: "S. Sal. in Aquiro ante sanctam Mariam, Cencius Camerarius et ex eo Donatus lib. 3 c. 16". Quest'ultima citazione dimostra non trattarsi del catalogo delle chiese, ma del testo mirabiliano inserito nel Liber Censuum, e del ben noto passo c. 22 (Jordan II p. 630): in palatio Antonini templum divi Antonini iuxta S. Salvatore; ante S. Mariam in Aquiro templum divi Adriani et arcus Pietatis (l'Anonimo Magliabecchiano ha" ad S. S. in Aquiro fuit templum Aelii et Adriani pulcherrimum). La chiesa del Salvatore qui ricordata è senza dubbio quella delle coppelle. Cf. Jordan II p. 437 sg.

68.* S. Salvatoris de Archionibus

La sola Tassa di Pio IV (sopra p. 94 n. 205; non ne è diversa la "taxa Leonis X" presso Martinelli 388) registra una chiesa con questo nome: io lo ritengo un semplice errore per S. Silvestri de Arcionibus,  p522 che altrimenti mancherebbe nella detta lista. L'Adinolfi II p. 324 ha voluto mettere in relazione con la pretesa chiesuola un musaico rappresentante Cristo Redentore, murato sulla porta della casa n. 83 in Via del Tritone, presso la Piazza Barberini ma tale luogo resta assai distante dalla contrada degli Arcioni.

69.* S. Salvatoris de pinea

Dice il pan2 613 parlando di S. Maria in Cappella in Trastevere: "La più antica memoria che s'abbi di questa chiesa è che fu consecrata nel 1090 ex inscript. ad alt. maius, et haveva il titolo del Salvatore alla Pigna; poi di S. Maria n'havrà preso il nome, quando S. Francesco havendoci unita la sua casa, vi fece un gran spedale, ex ms. Turris Specul". Però nell'iscrizione tuttora esistente del 1090 (Forcella XI p. 537 n. 766, cf. sopra p. 322 n. 27) la chiesa porta il nome S. Maria quae appellatur ad Pineam, e nessuno degli autori che ripetono l'asserzione del Panciroli (Lonigo Barb. f. 51 v., Vallic. p. 76; Torrigio S. Teodoro p. 251; Martinelli 391; Armellini 1 604 2 673) dà alcuna prova dell'intitolazione al Salvatore.

70.* S. Salvatoris de Subcubo

Nome inventato dal cosiddetto Castallo Metallino (cod. Ottobon. 2570 f. 8), che aggiunge "in regione Areolae prope domum de Boveschis". Da lui Martinelli 392.

71.* S. Salvatoris in Tellumine (in Tellude)

Il Poggio de varietate fortunae (p. 135 ed. Basileae 1531; p. 12 ed. Giorgi 1723; p. 238 presso Urlichs Codex topogr.), dopo aver menzionato il tempio di Saturno con l'iscrizione S.P.Q.R. incendio consumptum restituit (egli lo chiama aedes Concordiae), continua: ex adverso aedes erat Telluris, cuius nulla extant vestigia, Salvatorem in Tellumeº hodie vocant, pro Tellure Tellumen corrupto verbo dicentes. L'Albertini (fol. Miiv. ed. 1510; da lui dipende Martinelli 392), dopo la menzione del Palazzo dei Conservatori, dice: non longe a quo erat templum Telluris, ubi nunc est ecclesia sancti Salvatoris in tellude. Una chiesa di tal nome dei pressi del Campidoglio non viene ricordata in nessun documento genuino; la chiesa di S. Salvatore de ludo presso S. Anastasia (sopra p. 444 n. 23)  p523 ne dista considerevolmente. La falsa ubicazione del nome in Tellure nelle vicinanze del Campidoglio rimonta alla redazione prima dei Mirabilia, ove nel capitolo 10, de locis qui inveniuntur in passionibus sanctorum, viene detto: in Tellure id est in Cannapara ubi fuit domus Telluris (Jordan II p. 617, cf. p. 381. 491) e nel c. 24: in cannapara templum Cereris et Telluris (Jordan II p. 635). Gli astigrafi dei sec. XVI e XVII, ai quali era nota la situazione dell'aedes Telluris sulle Carine (Marliani lib. III c. 12 f. 55 ed. 1534; Torrigio Storia di S. Teodoro p. 248 ed altri) hanno applicato il cognome in Tellure a S. Salvatore de tribus imaginibus (e regione divi Petri in vinculis). V. Armellini 1 603 2 171; Huelsen Röm. Mitteilungen 1893 p. 301 sg., Topogr. I, 3 p. 324 not. 6.

72.* S. Salvatoris in Thermis in Esquiliis

Il Fabricio p. 291 ed. 1587, dopo la ben nota chiesa di S. Salvatore in thermis presso piazza Navona (sopra p. 455 n. 42), registra un'altra omonima con l'aggiunta "olim Telluris, in initio Suburae ante vallem Esquilinam". Il Martinelli p. 392, che ripete la notizia dall'"auctor an. 1587", aggiunge: forsan est idem nuncupatum in Subura (sopra p. 454 n. 40). Io crederei piuttosto che si tratti di S. Salvatore de tribus imaginibus (p. 441 n. 17), che, secondo l'ordine alfabetico della lista del Fabricio, doveva seguire a S. S. in thermis: quest'ultimo cognome, per un semplice errore di stampa, è stato ripetuto.

73.* S. Saturnini sub Capitolio

Onofrio Panvinio (Urbs Roma p. 181 ed. 1558) asserisce che aerarium populi Romani . . . .erat ubi nunc est aedicula S. Salvatoris in statera, et olim fuit S. Saturnini, ut ex hoc epigrammata ibidem effosso constat (segue il cippo posto da due praetoris aerarii CIL. VI, 1265, tuttora murato nella facciata della chiesuola di S. Omobuono; cf. Lanciani Storia degli scavi I p. 265 sg.). Il nome di S. Saturnino è invenzione arbitraria per stabilire in quel posto l'aerarium Saturni.

74.* S. Servuli prope S. Clementem

Il Martinelli p. 451 cita questa chiesa "ex Panvin. ms. biblioth. Vatic.", vale a dire dal catalogo del 1555 (sopra p. 87 n. 219). La storia del pio accattone Servulo, che stava in ea porticu quae euntibus ad ecclesiam beati Clementis pervia est, senza dubbio era nota al compilatore  p524 del catalogo dall'omelia XV in evangelia di S. Gregorio Magno (Migne PL. LXXVI p. 1133), ma nessun documento del medio evo attesta l'esistenza di una chiesa a lui eretta in quelle vicinanze.

75.* S. Silvestri in Foro Nervae

L'Armellini 2 171 asserisce che una chiesuoletta di quel nome "sorgeva non lungi dall'Arco dei Pantani. . . . è ricordata nella maggior parte degli antichi cataloghi, ma non ne trovo vestigio alcuno". In verità nessun catalogo fa menzione di una tale chiesa; lo stesso Armellini aveva riferito più correttamente nella prima edizione p. 614: "è ricorda cotesta chiesa nel Magnus Catalogus dello Zaccagni, ed ivi sono citati il Fauno, il Mauro, il Gamucci ed altri autori che ne discorrono". Anche questa indicazione però non è esatta: lo Zaccagni cita soltanto Faunus lib. 2 c. 24; Maurus c. 4; Gamucci p. 56, dei quali gli ultimi due non fanno altro che copiare il primo. Il Fauno poi asserisce: "nelle rovine grandi di questo Foro (di Augusto, chiamato da lui Foro di Traiano) Papa Simmaco I edificò la chiesa di S. Basilio, è asserzione gratuita). Non c'è da maravigliarsi che non si trovino vestigia di una chiesa non mai esistita se non nella fantasia di antiquarî sprovvisti di critica.

76.* S. Silvestri in lacu

Questo nome lo trovo per la prima volta presso Andrea Fulvio (f. 40. 40 v. ed. 1527): "aedis autem Vestae posita erat subpalatio, et nunc ex parte inferiore proxima est ecclesia Sancti Silvestri in lacu, sive Sanctae Mariae Liberatricis". Lo Zaccagni p. 458 cita pure il codice Vaticano 4265 f. 214, ma in esso (Mirabilia Romae ed. Parthey p. 58. 59) è detto soltanto: Sanctus Silvester ligavit draconem in fine palatii maioris, qui infinitos Romanos interfecerat, ubi nunc est ecclesia sancte Mariae de inferno (sull'interpunzione v. Jordan II p. 494). Dal Fulvio dipendono il Fauno l. II c. 9 f. 44 v. ed. 1548 e molti altri astigrafi del sec. XVI citati dallo Zaccagni. Il nome, sconosciuto ai cataloghi e documenti genuini, è senza autorità. Cf. Martinelli 222; Jtop II, 500; Armellini 1 358 2 528.

 p525  77.* S. Trinitatis prope columnam Antonini

Lo Zaccagni p. 465 cita per una chiesa di tal nome il cod. Vatic. 4265 f. 210; ivi però si legge (Mirabilia Romae ed. Parthey p. 13):

in eck sancti nycolay est columna adriani
iuxta sanctum laurencium in lucina est columna antonini imperatoris
ad sanctam trinitatem est arcus stillans

Lo Zaccagni ha erroneamente congiunto il nome della SS. Trinità con le parole che precedono anzichè con quelle che seguono. Cf. sopra p. 492 n. 11.

78.* S. Trinitatis in Palatio

Lo Zaccagni p. 465 cita per questo nome: Margarini Bullar. Casinense t. 2 const. 112, vale a dire la nota bolla di Gregorio VII per S. Paolo fuori (Kehr IP. I p. 168 n. 16; sopra p. 135). Ivi però si legge (Coppi Diss. dell'Accad. Pontif. XV, 1864, p. 210): et Albano cellam S. Nicolai et cellam S. Mariae quae vocatur minor sita in Palatio. . . . . . et in Palatio ecclesiam S. Trinitatis, cum toto eodem Palatio. Si tratta dunque di chiese costruite sulle rovine dell'Albanum Domitiani (cf. Tomassetti Campagna Romana II, 1910, 195). L'Armellini 1 650 2 524 ripete l'errore dello Zaccagni. Cf. anche sopra p. 493 n. 11.

79.* S. Trinitatis ad vicum lateritium

Nome desunto dallo Zaccagni p. 465 da due codici vaticani, 2035 f. 45 e 4265 f. 210. Il primo, del sec. XVI, contiene una redazione abbreviata ed interpolata dei Mirabilia (cf. Urlichs Codex topogr. p. 1334), nel secondo si legge (Mirabilia ed. Parthey p. 13):

vicus lateritius ad sanctam trinitatem
vicus patricii ad sanctam trinitatem
vicus patricii ad sanctam potentianam.

I testi migliori dei Mirabilia hanno invece (Jordan II p. 617):

vicus patricii ad s. Pudentianam
vicus latericii ad s. Praxedem.

Cf. Jordan II p. 591. Armellini 1 650 2 832.

 p526  80.* S. Vincentii de Mattheis de papa

Nome posto dal Ceccarelli Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese denominatae a familiis; dal medesimo fonte impuro dipende il Martinelli p. 405: "S. Vincentii de Papa sive de Papareschis trans Tiberim, P. de Capharelis". Il libro col titolo de familiis Romanis, contenuto nel codice Vaticano 6311 f. 11 v. (v. Zaccagni 466), pare si debba pure annoverare fra le falsificazioni del Ceccarelli. Dal Martinelli dipende l'Armellini 1 656 2 693.

81.* S. Ypocratis

Nome ovvio soltanto nel codice Riccardiano dei Libri Indulgentiarum scritto ad Avignone nel 1381‑82 (cf. sopra p. 156 n. 105): può essere un errore invece di S. Hippolyti (Ypoliti), v. sopra p. 262 n. 5.

82.* S. Zenonis de Bubalis de Cancelleriis

Nome riferito dal Ceccarelli cod. Vat. 4911 f. 165 v. fra le chiese denominatae a familiis, ma sconosciuto a tutti i cataloghi e documenti genuini.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 9 mag 20