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Le Chiese di Roma nel Medio Evo

di Christian Hülsen

pubblicato da Leo S. Olschki
Firenze
MCMXXVII

Il testo è nel pubblico dominio.

seguente:

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avanti

 p248  I Mu

D1. S. DANIELIS DE FORMA

Cenc. 221: den. VI — Paris. 355 (senza cognome) — Taur. 296 (senza cognome): est destructa, non habet servitorem.

Nella descrizione dei confini della parrocchia lateranense nelle bolle (apocrife) di Pasquale II e di Callisto II (del 1105 e 1121), nonchè in quella di Onorio III del 7. novembre 1216 (cf. sopra p. 131) si trova il passo: et revolvente supra ecclesiam Scm. Marcellini et Petri usque ad ecclesiam Sci. Bartolomaei de capite Merulanae, et deinde ad Scm. Danielem, et exinde descendente ad portam urbis. Ne segue che la chiesuola di S. Daniele si deve cercare in una linea che dall'estremità meridionale della Via Merulana, va costeggiando per un pezzo la linea degli arcus Neronianae aquae Claudiae, e poi si volge verso la Porta Asinaria. Da ciò si fissa approssimativamente il suo sito al nord dell'attuale Piazza di S. Giovanni presso gli acquedotti e la cappella di Sancta Sanctorum, il cui nome segue nel catalogo torinese. È ricordata anche fra le chiese soggette a S. Giovanni in Laterano nelle bolle dei secoli XII e XIII riferite sopra p. 131. Scomparve dopo il sec. XIV.

Lonigo Barb. f. f. 18, Vallicell. f. 26 v.; Armellini 1 219 2 246.

— S. DIONYSII IN VIA LATA v. S. Silvestri in capite.

MAPPA

D2. S. DONATI IN AVENTINO

Monastero ricordato unicamente dal biografo di Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 80, cf. sopra p. 9 n. 107): simili modo fecit et in monasterio Sancti Donati, qui ponitur iuxta titulum Sanctae Priscae, canistrum ex argento pensantem libras II et uncias VI. Il sito non si può precisare.

Lonigo Barb. f. 18 v., Vallicell. f. 27 v. (dal LP.); Martinelli 356; Armellini 1 224 2 588.

MAPPA

D3. S. DONATI ANTE S. BLASIUM IN MONASTERIO

Chiesuola ricordata unicamente nella bolla di Urbano III del 1186 fra le filiali di S. Lorenzo in Damaso (v. sopra p. 132 n. 13). Il monasterium S. Blasii è S. Blasii in captu secuta (sopra p. 214 n. 22): da ciò si rileva la situazione approssimativa. L'Armellini, seguendo il Fonseca, asserisce che "fu distrutta allorquando Giulio II ampliò e rettificò quella grande strada che da lui porta il nome"; ma probabilmente è sparita già prima, perchè ne tacciono tutti i cataloghi dei secoli XIII‑XV.

Lonigo Vallicell. f. 27 v. (dalla bolla di Urbano III); Ciampini de Vicecancellario 171; Fonseca S. Laurentii in Damaso 301; Armellini 1 224 2 357.

 p249  I Oqr

E1. S. ERASMI

Cenc. 299: den. VI, sine clericis — Paris. 353: S. Arasinus — Taur. 288 (monasterium S. Herasmi): habet moniales XVI — Sign. 260, rel. 31.

Chiesa e monastero antichissimo, esistente forse già nel secolo sesto, menzionato nella biografia del papa Adeodato (672‑676; Lib. Pont. LXXX). Nei secoli X‑XII era soggetto al monastero di Subiaco, e perciò viene spesso ricordato nel Regestum Sublacense (v. l'Indice all'edizione Allodi-Levi p. 273). Nei sec. XII e XIV fu abitato da monache benedettine; nel sec. XV era già in decadenza. Il catalogo del 1492 (sopra p. 70 n. 34) lo registra sotto il nome di hospitale et aedes S. Thomas alias Sancti Erasmi. È incerto il tempo della distruzione finale: il nome comparisce ancora nel catalogo del 1555 (sopra p. 82 n. 66), ma non in quello di Pio V. Era situato a ponente della basilica di S. Stefano: il Del Sodo asserisce che "della chiesa non resta altro che la porta sotto l'acquedotto".

Del Sodo Vallicell. f. 170 v., Vatic. 320; Lonigo Barb. f. 19 v., Vallicell. f. 29v.; Severano Sette Chiese 485; Martinelli 356; Bruti vol. 4 (to. III) f. 236 (s.v. S. Stephani Rotundi, lib. III c. XVII); Adinolfi I, 343; G. B. de Rossi Studj e Documenti VII (1886) p. 231 sg.; Armellini 1 228 2 122; Camobreco Arch. della soc. romana XXVIII (1905) 265‑300; Kehr IP. I p. 43; Huelsen Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II vol. IX p. 410 sg.; Calvi Bibliografia 64.

MAPPA

E2. S. EUPHEMIAE

Cenc. 167 (S. E. Sebure): den. VI — Paris. 371 Taur. 159 (monasterium S. E.): habet IV moniales — Sign. 229, rel. 15.

Chiesa antichissima restaurata già da papa Sergio I (687‑701), come narra il suo biografo (LP. LXXVI c. 13): hic basilicam Sanctae Euphemiae, quae per multa tempora fuerat disiecta, cooperuit ac renovavit. L'Anonimo di Einsiedeln (sopra p. 5 n. 18) la ricorda sotto il nome di S. E. in vico Patricio. Leone III l'arredò di doni (LP. XCVIII c. 79, cf. sopra p. 9 n. 101); in quell'occasione viene chiamata S. Euphemiae et Archangeli, qui ponitur iuxta titulum Pudentis. Una bolla di Gregorio VI per il monastero di S. Pietro presso Perugia, del 1045 (falsamente attribuita a Gregorio IV ed all'anno 835), ricorda il monasterium S. Sergii situm Romae regione quarta in Suburra cum ecclesia S. Euphemiae iuxta se posita (Margarini Bullar. Casin. I p. 5 n. 5; Bullar. Roman. ed. Coquelines tom. I p. 176 n. 5; Kehr IP. IV p. 68 n. 13). È ricordata ancora nei Libri Anniversariorum (sopra p. 53 n. 19, p. 60 n. 7: S. Fomia; p. 63 n. 17, p. 68 n. 33) e nel catalogo del 1492 (sopra p. 69 n. 14). Nel sec. XVI il monastero viene ricordato ancora nel catalogo di S. Pio V (sopra p. 96 n. 28) ed in quello dell'Anonimo Spagnuolo (p. 107 n. 37) nonchè presso il Del Sodo; ma circa il 1580 fu dismesso. Gli edifizj furono demoliti, allorquando Sisto V. rettifficò la strada principale dei Monti (chiamata poi Via Urbana). Nondimeno rimasero vestigia sino dopo il 1650. Il sito è segnato sulla pianta del Bufalini foglio NO e sulla grande prospettiva del Dupérac.

Del Sodo Vallicell. f. 102, Vatic. p. 85 (l'articolo è cancellato e sul margine notato: "butata a terra"); Panciroli 1 307 2 196; Lonigo Barb. f. 20, Vallicell. f. 30; Martinelli 357; Adinolfi II, 244; Armellini 1 142 2 196; Lanciani bull. comun. 1891, 307 sg., Storia degli scavi IV, 130 sg.

I Sl

E3. S. EUPLI

Paris. 333 Taur. 270 (hospitale S. E.): habet II servitores — Sign. 342.

Oratorio fondato da papa Teodoro I (642‑649), v. LP. LXXV c. 5: fecit et oratorium b. Euplo foris porta beati Pauli, restaurato da Adriano I (772‑795), cf. LP. XCVII c. 74: porticum qui ducit ad S. Paulum apostolum a porta una cum ecclesia b. Eupli restauravit. In un documento dell'archivio di S. Alessio del 12. dic. 1145 (Nerini de templo S. Alexii 396; Monaci Arch. soc. romana XXVII, 1904, p. 384 n. 13) viene descritto un terreno fuori della porta di S. Paolo: a primo latere est murus civitatis et meta, a secundo latere est via publica et ecclesia Sancti Eupli, a tertio et a quarto latere est terra vestri monasterii (S. Alexii). L'asserzione dell'Armellini: "l'ospedale di S. Euplo forse fu il maggiore di Roma, e gli infermi vi erano assistiti da dieciannove persone" si basa sopra una falsa lezione del catalogo di Torino. Chiesa e monastero sembrano scomparsi dopo il 1400; ne tace il catalogo del 1492, nonchè gli altri del sec. XVI, e già il Martinelli erroneamente la voleva identificare con S. Salvatore de Porta. Nè sulle piante della città, dal Bufalini sino al Nolli, se ne trova traccia. Quindi l'asserzione dell'Armellini: "aveva annessa un'abitazione per un eremita deputato a custodia di quella divota chiesuolina: fu demolita l'una e l'altra nel 1848 nella fazione militare di quell'anno combattuta fra i militi francesi e quelli della repubblica romana" sembra infondata.

Lonigo Barb. f. 20v., Vallicell. f. 30v.; Martinelli 101. 301; Armellini 1 741 2 925; Duchesne al LP. I p. 520 not. 94.

 p251  I Ht

E4. S. EUSEBII

Cenc. 12: sol. II — Paris. 330 Taur. 153: titulus presbyteri cardinalis, habet fratres ordinis S. Petri de Morrone XXV — Sign. 215, rel. 7.

La più antica memoria di questo titolo è l'epitafio di un suo clerico ritrovato nel cimitero dei SS. Pietro e Marcellino che porta la data del 474 (Wilpert Römische Quartalschrift XXII, 1908, p. 80). Al medesimo tempo incirca appartiene il graffito di un Olympius lector de d(ominico) Eusebi (De Rossi Bull. crist. 1882 p. 112). I suoi presbyteri appariscono fra i sottoscrittori dei sinodi romani del 499 e del 595 (sopra p. 124. 125). Il monaco Benedetto di S. Andrea del Monte Soratte nella sua cronaca all'a. 921 (Mon. Germ. Script. III p. 715) la chiama aecclesia Sancti Eusebii iuxta macellum parvum: denominazione del Macellum Liviae (per distinguerlo dal Macellum Magnum sul Celio) della quale non mi ricordo di aver trovato altri esempi. In un documento del 1323 nell'archivio di Stato a Roma (fondo S. Silvestro) viene chiamato S. Eusebii de montibus (Arch. stor. italiana 1899, 336). Una iscrizione tuttora esistente (Forcella p. 405 n. 640) attesta che la chiesa fu consecrata di nuovo da papa Gregorio IX nel giovedì santo del 1238 in honorem beatorum Eusebii et Vincentii. Dopo parecchi altri restauri, la chiesa esiste sul posto antico.

Ugonio stazioni 258; Del Sodo Vallicell. f. 108, Vatic. p. 84; Panciroli 1 307 2 166; Lonigo Barb. f. 20v., Vallicell. f. 30v.; Martinelli 102; Bruti vol. 18 (to. XVII) f. 304‑310 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 227‑230 (lat.), vol. 7 (to. VI) f. 209‑217 (= l. IX c. 5); Lubin 335; Nibby 214; Forcella X p. 401‑410; Adinolfi I, 290; Armellini 1 232 2 807; Marucchi 342; Duchesne Mélanges de l'École franç. VII, 1887, 223; Angeli 132 sg.; Kehr IP. I p. 38; Calvi Bibliografia 65; Kirsch, Die römischen Titelkirchen p. 58 sg. • Titi 227‑228.

II Gi

E5. S. EUSTACHII

Cenc. 48: den. XVIII — Paris. 357 Taur. 135: diaconi cardinalis, habet VIII clericos — Sign. 94, rel. 66.

Questa diaconia antichissima, in documenti del X e dell'XI secolo porta il cognome in platana (Reg. Farfense III p. 137 n. 426 del 998; IV p. 13 n. 616 del 1011; III p. 213 n. 504 e p. 216 n. 506 del 1017) ovvero iuxta templum Agrippae (sottoscrizione di bolle di Eugenio II del 1144, presso Kehr Göttinger Nachrichten 1900 p. 172, e di Alessandro III del 1168, ivi p. 177 cf. 178. 179. 180). Ricordata nei Libri Anniversariorum e nei cataloghi dei sec. XV e XVI esiste tuttora sul posto antico.

 p252  Del Sodo Vallicell. f. 156, Vatic. p. 83; Panciroli 1 310 2 789; Lonigo Barb. f. 20v., Vallicell. f. 31; Martinelli 103; Nibby 215; Forcella II p. 381‑428. 539; Armellini 1 234 2 429; Angeli 130 sg.; Kehr IP. I p. 96; Calvi Bibliografia 65. • Titi 151‑152.

— S. EUSTERII DE CAMPO SENESI v. S. Austerii.

I Dm

F1. S. FELICIS IN PINCIS

Cenc. 281 (in Pinci): den. VI — Paris. 335 (in Pinti) — Taur. 32: non habet servitorem — Sign. 156.

La più antica menzione sicura di questa chiesa (perchè l'omelia XIII di S. Gregorio, Migne PL. LXXVI p. 1223, habita in basilica beati Felicis confessoris in die natalis eius sarà stata proferita piuttosto nella celebre basilica cimiteriale sulla Via Portuense) si trova nella biografia di Adriano I (772‑795; LP. XCVII) c. 50: basilicam beati Felicis positam in Pincis, quae in ruinis erat . . . renovavit. Viene ricordata pure della biografia di Benedetto II (855‑858; LP. CVI). Un documento dell'11. novembre 1218 nell'archivio di S. Silvestro in Capite (Federici Arch. soc. romana XXII, 1899, p. 532 n. 74) descrive una vigna posita in monte Pincio.... a I latere tenet ecclesia S. Felicis, a II et III ecclesia S. Marcelli, a IIII est via publica. La chiesa viene registrata ancora nel catalogo del 1492 (sopra p. 73 n. 114), ma sembra che sia stata abbandonata non molto più tardi. Ne fanno menzione ancora gli antiquarî del principio del Cinquecento, come Andrea Fulvio, il quale (f. XXIIIIv ed. 1527) dopo aver descritto la Trinità dei Monti, racconta: est locus iuxta aedem Sancti Felicis in colle hortulorum, ubi sepultus fuit Nero princeps etc. Il sito viene indicato dal Bufalini sul foglio LM. L'Armellini cita "una vecchia scrittura dell'archivio di S. Pietro in Vincoli", dalla quale si rileva che la chiesa manteneva nell'anno 1547 il suo nome primitivo. Manca nel catalogo del 1555, nella Tassa di Pio IV, nel catalogo di S. Pio V ed in quelli seguenti. Forse alcuni muri oggi incorporati negli edifizj della Villa Malta appartengono al campanile della chiesa.

Lonigo Barb. f. 21 v., Vallicell. f. 32; Martinelli 301; Armellini 1 237 2 342.

II Lp

F2. S. FELICITATIS IN THERMIS TRAIANI

Oratorio scoperto nel 1812 nelle sostruzioni della grande esedra meridionale delle Terme di Traiano gli affreschi rappresentanti la santa titolare con i suoi sette figli vengono attribuiti al sec. VI.

 p253  Marulli Lettera sopra un'antica cappella cristiana scoperta . . . . nelle Terme di Tito, Napoli 1813; Piale presso Guattani, Memorie enciclopediche per il 1816 (R. 1817) p. 153‑164; De Romanis Camere Esquiline p. 20 sg.; De Rossi Bull. arch. cristiano 1884‑85 p. 157 sg.; Armellini 1 238 2 136; Lanciani Ruins and excavations 364.

MAPPA

F3. S. FOCAE

Nella bolla di Gregorio VII (1073‑1085) che conferma al monastero di S. Paolo fuori le mura i suoi beni (Margarini Bullarium Casinense II p. 107 n. 112; Migne PL. CXLVIII p. 722 n. 78; Coppi Dissertaz. dell'Accad. Pontificia XV, 1864, p. 212; Kehr IP. I p. 168 n. 18), viene annoverata fra le chiese intramurane anche la ecclesia Sancti Focae martyris, quae iuris Sancti Anastasii olim fuit. Siccome precede la chiesa di S. Prisca, è stata emessa la congettura, che la chiesuola del santo orientale sorgesse sotto l'Aventino, presso la Marmorata.

Nardoni Bull. arch. crist. 1878 p. 62; De Rossi ivi p. 133; Armellini 1 240 2 608.

I NOh

F4. S. FRANCISCI

Taur. 238: habet fratres minores XV — Sign. 313.

Questo insigne santuario fu costruito sotto il pontificato di Gregorio IX nel 1229. La fondatrice fu Giacomina de Settesolio: perciò non si può credere identica con la ecclesia Mathei Rubei registrata in ultimo luogo nel catalogo parigino (sopra p. 25 n. 379). Esiste tuttora sul posto antico.

Del Sodo Vallicell. f. 65, Vatic. p. 91; Panciroli 1 315 2 573; Lonigo Barb. f. 27, Vallicell. f. 33; Martinelli 105; Alveri II 348‑362; Nibby 219; Forcella IV p. 377‑444. XIII p. 411‑420. 525‑530; Armellini 1 165 2 667.

G1. S. GEMINIANI

Cenc. 128: den. VI — Paris. 340 Taur. 260: non habet servitorem.

Chiesa mentovata già in una bolla di Giovanni X del 18. gennaio 926 nel Regestum Sublacense n. 18 p. 18: oratorium S. Gimiliani . . . posita infra hanc civitate Romam in regione prima in ripa Graeca iuxta marmorata supra fluvium Tiberis. Nell'elenco delle chiese urbane soggette alla Badia di Subiaco (Reg. Sulac. n. 183 p. 224) del sec. XII è detta: ecclesia posita i marmorata supra ripam fluminis qui dicitur Sanctum Gisilium. Secondo l'ordine topografico, dovrebbe cercarsi nella parte meridionale  p254 della regio Marmoratae, verso la regio horrea, vale a dire incirca sotto il bastione aventino di Paolo III. Ma non rimane nessun vestigio del piccolo santuario, sparito già nel sec. XV.

Lonigo Barb. f. 22 v., Vallicell. f. 33 (dal Cencio); Armellini 1 243 2 610.

G2. S. GEORGII A SANCTO (H)ADRIANO

Paris. 292

Il nome i questa chiesa non comparisce in nessun altro documento. È probabile che il compilatore del catalogo abbia voluto accennare a S. Giorgio al Velabro, che altrimenti mancherebbe (si trova soltanto nell'appendice fra le diaconie); egli forse, nell'originale, ha trovato

s. georgius & seuastiañ

ed ha copiato malamente

s. georgius & scoadrian.

Giraldo Cambrense nell'originale da lui epitomato non trovò più di due chiese di S. Giorgio (v. sopra p. 18). Il Fabre Mél. p. 451 aggiunge: je crois qu'il s'agit ici de St. Georges in formis sur l'Esquilin; ma una chiesa di quel nome non ha mai esistito, ed il S. Georgii de formis, nell'edizione del catalogo torinese presso Papencordt p. 58, è soltanto un errore di letture invece di S. Sergii de formis (v. sopra p. 37 n. 293).

G3. S. GEORGII DE AUGUSTA

Paris. 293 (de Augusto) — Taur. 59: destructa, non habet sacerdotem.

Il cognome di questa chiesuola dimostra che era situata non lungi dal Mausoleo di Augusto: secondo l'ordine del catalogo torinese essa si dov cercare dalla parte del fiuma. Una chiesa S. Georgii in Martio, citata dall'Armellini sull'autorità dell'Ugonio (stazioni f. 18) non ha mai esisto. V. più sotto S. Gregorii in Martio.

Armellini 1 253 2 325.

II Le

G4. S. GEORGII IN MONTE AUREO

Taur. 113: habet I sacerdotem.

Dall'ordine topografico del catalogo si rileva che questa chiesuola era situata a mezzogiorno della basilica Vaticana; il nome di Mons aureus si estendeva anche a quei dintorni, come attesta il biografo di Cornelio (251‑253; LP. XXII c. 4) dove scrive che quel papa riportò il corpo dell'apostolo iuxta locum ubi crucifixus est, inter corpora sanctorum episcoporum, in templum Apollonis, in monte Aureum, in Baticanum palatii Neroniani (cf. Duchesne Mélanges de l'École française XII, 1902, p. 20).  p255 Viene registrata nel privilegio di Leone X per il monastero di S. Martino del 21 marzo 1053 (Bullarium Vaticanum I p. 25; Migne PL. CXLIII p. 704 n. 79; Schiaparelli Arch. soc. romana XXIV, 1901, p. 467 n. 16; Kehr IP. I p. 146 n. 4), confermato poi da Innocenzo III nel 1205 (Bullar. Vat. I p. 84), Gregorio IX nel 1228 (Bullar. Vat. I p. 113), Innocenzo IV cr. 1360 (Bullar. Vat. I p. 364). Pietro Mallio nella descrizione della Basilica Vaticana (De Rossi IChr. II, 1 p. 193) la dice ecclesia s. Georgii martyris post S. Petrum posita; da altre testimonie contenute nei censuali e nei martirologi della basilica di S. Pietro si ricava che era sotto la Porta Pertusa (Ehrle p. 14 sg.). È annoverata fra le filiali di S. Pietro nei Libri censuali della basilica del sec. XIV (v. sopra p. 136 n. 11). Il Torrigio racconta ch'egli "giovanotto fu più volte nella chiesa di S. Giorgio nel luogo su la piazza detta hora degli Scalpellini, dove è l'arco che guida sopra i bastioni". Il Grimaldi presso Martinelli nota: "S. Georgii in Vaticano erat templum ad radices clivi Portae Pertusii"; delli editori del Bullarium (I p. 26) citano, dall'opuscolo manoscritto del Grimaldi de Veronica (p. 33), che se ne vedevano la vestigia in domibus vicinis palatio Armellinorum in platea lapicidarum fabricae S. Petri, vale a dire dietro la chiesa moderna di S. Marta.

Torrigio Historia di S. Teodoro 225; Martinelli 359; Armellini 1255 2742; Ehrle Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II, vol. 10, 1910 p. 13‑18.

II Lm

G5. S. GEORGII AD VELUM AUREUM

Cenc. 40: den. XVIII — Taur. 212: diaconi cardinalis, habet IIIIor canonicos — Sign. 90, rel. 17.

La biografia di Leone II (682‑683; LP. LXXX CHECK, ELSEWHERE "682‑684; LP. LXXXII" c. 7) racconta (in un passo aggiunto più tardi): huius.... iussi ecclesia iuxta velum aureum in honore beati Sebastiani edificata est, nec non in honore martiris Georgii: ed è questa la più antica menzione sicura di questa insigne basilica, perchè l'epitafio di un lector de Belabru del 482 (De Rossi IChr. I n. 878) potrebbe riferirsi anche al domicilio del defunto. È ricorda poi nella biografia di Zacharia (LP. XCIII c. 24) col nome di diaconia sancti Georgii sita regione secunda ad velum aureum. Il nome classico del Velabrum (Velavrum) nei secoli bassi fu trasformato in Velum Aureum (oppure avreum: testimonianza interessante per la pronunzia). Dopo parecchi altri restauri, esiste tuttora sul posto antico. Nel sec. XVI viene detta anche, dalla grande fontana vicina, S. Giorgio alla Fonte (catal. di S. Pio V sopra p. 103 n. 243). Cf. anche sopra p. 254 n. 2. La ecclesia S. Georgii posita  p256 in loco qui ad sedem dicitur menzionata da S. Gregorio (Reg. IX, 7) non appartiene a Roma sì bene a Palermo.

Del Sodo Vallicell. f. 128, Vatic. p. 133; Panciroli 1 336 2 712; Lonigo Barb. f. 22 v., Vallicell. f. 33; Martinelli 106; Bruti vol. 17 (to. XVI) f. 33‑45 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 28‑36 (lat.); Nibby 234; Forcella XI p. 383‑391; Armellini 1 253 2 630; Marucchi 266; Angeli 157; Calvi Bibliografia 67 sg. • Titi 79.

— SS. GERVASII ET PROTASII v. S. Vitalis.

G6. S. GREGORII (H)ARMENORUM

Nei libri censuali della Basilica Vaticana della fine del sec. XV si trova più volte registrata una chiesa di S. Gregorio, diversa tanto da S. Gregorio in Cortina quanto da S. Gregorio in Palatio ed ufficiata da preti armeni. Essa si trovò senza dubbio nell'isola di case appartenente a quella nazione (v. più sotto p. 264 n. 3) presso l'estremità occidentale del portico sud dell'odierna Piazza di S. Pietro. Forse era succeduta all'antico oratorio di S. Giacomo: pare che sia stataº distrutta nella seconda metà del sec. XVI.

Martinelli 360. 376; Armellini 1- 2 774;​a Ehrle Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II, vol. 10, 1910, p. 31 sg.

I No

G7. S. GREGORII IN CLIVO SCAURI

Cenc. lit. 16 (monasterium clivus Cauri): sol. III — Paris. 216 (de Dionscanti) — Taur. 282 (monasterium S. G. in clavos Tauri): habet abbatem et IV monachos residentes — Sign. 267, rel. 40.

Chiesa e monastero antichissimo, fondato da S. Gregorio Magno in onore dell'apostolo Andrea nella sua propria casa circa il 580. Il nome originario di S. Andrea ricorre p. es. nelle biografie di Leone III (795‑816; LP. XCVIIIº c. 76, v. sopra p. 8 n. 67) e di Gregorio IV (827‑844; LP. CIII c. 28), come pure in un documento del Regestum Sublacense del 984 (p. 125 n. 81: monasterium S. Andrea qui appellatur clibum Sauri). In un altro del medesimo Regesto, del 10. gennaio 976, (p. 116 n. 73) è chiamato monasterium S. Andreae apostoli et Gregorii qui ponitur in clibum Scauri; e dopo il mille il nome del santo pontefice si sostituisce a quello dell'apostolo. Non di rado pure viene appellato semplicemente monasterium Clibuscauri o similmente (LP. XCVI, Stefano II, 768‑772, c. 12. 32; Reg. Sublac. p. 109 n. 66 del 974; p. 153 n. 109 del 1024): il cognome ricorda la via d'accesso principale che dalla valle fra il Palatino ed il Celio saliva su quest'ultimo monte (Huelsen-Jordan  p257 Topogr. I, 3 p. 231). Nel Liber Anniversariorum S. Mariae in Porticu (sopra p. 59 n. 68) è chiamata Sancto Gregorio a Sete Solia. Esiste tuttora sul posto antico.

Del Sodo Vallicell. f. 167, Vatic. p. 133; Panciroli 1 393 2 686; Lonigo Barb. f. 5, Vallicell. f. 7v. (S. Andrea), Barb. f. 27, Vallicell. f. 39v. (S. Gregorio); Martinelli 107; Bruti vol. 4 (to. III) f. 177‑179 (= lib. III c. XI; S. Andrea), vol. 17 (to. XVI) f. 154‑179 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 121‑134 (lat.); Lubin 329; Nibby 279; Forcella II p. 95‑144. 539, XII p. 494; Armellini 1 290 2 513; Marucchi 212; Angeli 203 sg.; Kehr IP. I p. 103; Calvi Bibliografia 74. • Titi 74‑75.

II Lf

G8. S. GREGORII DE CORTINA

Cenc. 71 (de curtina): den. VI — Paris. 220 Taur. 118: habet I sacerdotem — Signor. 18 (S. Gr. de Pontica).

Chiesuola in Borgo sulla Piazza di S. Pietro, soggetta al capitolo Vaticano, come si ricava dalle bolle d'Innocenzo III del 13. ottobre 1205 (Bullar. Vatic. I p. 84) e di Gregorio IX del 1228 (ivi p. 113). È registrata pure, fra le filiali di S. Pietro, nei censuali della basilica Vaticana della fine del sec. XIV (sopra p. 136 n. 11). Un documento del 13. ottobre 1521, citato dal Lanciani (Memorie dell'Accademia Pontificia I parte I, 1924, p. 234; dagli atti del notaio Bizoni, arch. stor. Capit. prot. 131 c. 3) ricorda una domus posita in platea sancti Petri versus scalam, cui ante est dicta platea, retro est domus Dominici de Palonibus et via publica nuncupata Carreria sancta, a sinistro latere quedam parva ecclesia nuncupata sanctus Gregorius. L'isola di S. Gregorio si vede disegnata, ma senza indicazione della chiesuola, sulla pianta del Bufalini foglio A; ed ancora sulla pianta dell'Alfarano (presso Cancellieri de secretariis II p. 630; cf. IV p. 1829) è segnata (lettera mm) la "ecclesia S. Gr. in Platea primo habitatione cantorum". Il sito corrisponde ad un punto di mezzo fra l'obelisco e l'estremità occidentale del portico sud della piazza odierna. Generalmente si ammette, sull'autorità del Severano (Sette Chiese I p. 49) e del Torrigio (Grotte vaticane p. 189) che fosse atterrata da Pio IV nel 1565 per l'aggrandimento della piazza; ma questo mal si concilia colla testimonianza dell'Alfarano. Non si deve confondere, come spesso fu fatto, con S. Gregorio degli Armeni o S. Gregorio de Palatio, e nemmeno con S. Maria Virgariorum.

Lonigo Barb. f. 26v., Vallicell. f. 39v. (dal Cencio); Martinelli 360; Armellini 1 285 2 762; Ehrle Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II, vol. 10, 1910, p. 32.

 p258 

G9. S. GREGORII DE GRADELLIS

Cenc. 122: den. VI — Paris. 218 Taur. 245: ha — Sign. 322.

Il cognome de gradellis, dato pure alla vicina chiesa di S. Maria (v. sotto M n. 49) erroneamente fu messo in relazione con i gradini del Circo Massimo: invece non c'è dubbio che essa indica una contrada sulla sponda del fiume, presso S. Maria Egiziaca. La chiesuola è scomparsa dopo il 1400.

Lonigo Barb. f. 26v., Vallicell. f. 39 (dal Cencio); Armellini 1 290 2 598.

. S. GREGORII DE GRECIS

Cenc. 129 (Grecorum): den. VI — Paris. 221 (S. Gr. Grecis) — Taur. 252: habet sacerdotem et clericum — Sign. 325 (de Gretio).

Secondo l'ordine topografico dei cataloghi, questa chiesa si deve cercare fra S. Maria in Cosmedin e S. Stefano Rotondo (= delle Carozze): essa viene chiamata ecclesia S. Gregorii de Gretis de Urbe, quae est cappella ecclesiae S. Mariae in Cosmedin in un documento del 1342 citato dall'Armellini (Reg. di Clemente VII an. I tom. 2 f. 164), il quale del resto la confonde con S. Gregorio de Gradellis.

Lonigo Barb. f. 26v., Vallicell. f. 39v.; Armellini 1 290 2 398.

I Nt

G11. S. GREGORII IN MARTIO

Cenc. 315 (de Massa): den. VI, est sine clericis.

Chiesa annoverata fra le filiali della basilica lateranense nelle bolle di Anastasio IV, del 19. maggio 1134 e di Onorio IV, del 18. aprile 1155 (sopra p. 131 n. 8). Nell'ordine di Benedetto Canonico del 1143 (Jordan Topogr. II p. 665; Liber Censuum ed. Fabre-Duchesne II p. 154) il principio della processione che andava dal Laterano al Vaticano viene descritto così: intrat per campum iuxta S. Gregorium in Martio, descendit in viam maiorem sub arcu forem et dextra manu ante S. Clementem cet. In un altro ordine (Mabillon Museum Italicum II.142) è detto che nella festa dell'Assunta i cubicularii stavano in culmine S. Gregorii. L'Adinolfi poi cita un istromento del 1395 (atti del notaio Lello Luzii Pocchi nell'Archivio del Salvatore) relativo alla vendita di una casa nel sito chiamato Locus Martis, dietro il cortile dello spedale di S. Angelo. Da ciò si rileva il sito ad ovest del Battistero lateranense, sul principio della Via della Ferratella. Ivi infatti il Panvinio vide, nella vigna di Mario Frangipani, le vestigia di un oratorio semidiruto, che potrebbe credersi quello  p259 di s. Gregorio. L'identificazione proposta dal Martinelli e ripetuta spesso (anche recentemente dal Lanciani Monumenti dei Lincei I p. 536 ed il Duchesne al Liber Censuum II p. 163 n. 50) di S. Gregorio in Martio con la cappelletta di S. Maria Imperatrice nella Via dei Santi Quattro è impossibile, come giustamente ha esposto l'Adinolfi; perchè questa si trova al di là delle arcuazioni dell'Acqua Claudia (arcus formae). L'identità con quella di S. Gregorio in Massa, abbandonata già al tempo di Cencio, è probabile, ma non certa. Il cognome in Martio potrebbe ricordare il classico Campus Martialis in Caelio Monte (Huelsen-Jordan Topogr. I, 3 p. 225).

Lonigo Barb. f. 26 v., Vallicell. f. 39 (in Martio, da Benedetto canonico), Barb. foro 26 v., Vallicell. f. 39 v. (de Massa, dal Cencio); Martinelli 360; Adinolfi Laterano 42 sg., Roma I, 219 cf p. 270; Armellini 1 287 2 117.

II Lf

G12. S. GREGORII DE PALATIO

Paris. 219 Taur. 117: habet I sacerdotem — Sign. 199.

Chiesa annoverata fra le filiali di S. Pietro nelle bolle d'Innocenzo III del 1205 e di Gregorio IX del 1228 (cf. sopra p. 257 n. 8), ricordata pure nella descrizione della basilica vaticana di Pietro Mallio (AA. SS. Junii t. VII p. 43 n. 106). L'ordine topografico dei cataloghi dimostra che si deve cercare sul lato sud della basilica; il Duchesne la crede identica con la vecchia sagrestia situata all'angolo meridionale della facciata (dd sulla pianta dell'Alfarano); dinanzi a questa sagrestia si trovava la sepoltura originaria di S. Gregorio Magno. Il cognome della chiesa ricorda il Palatium Neronianum dei Mirabilia, del quale viene fatto menzione anche parlando delle chiese di S. Andrea e di S. Petronilla. Il Cancellieri, il de Rossi (IChr. II p. 217 n. 85) ed il Lanciani (FUR f. 13) hanno creduto che un altro oratorio sull'angolo opposto della facciata (cc sulla pianta dell'Alfarano) fosse chiamato S. Gregorio de Palatio a cagione della vicinanza della residenza pontificia: ma il Duchesne giustamente vi ha opposto la testimonianza del Mallio che rimonta ad una epoca in cui il palazzo apostolico non esisteva ancora. Parecchi nomi di rectores ecclesiae S. G. de Palatio vengono citati da necrologî della basilica Vaticana, presso Cancellieri. La chiesa pare sia stata distrutta nel principio del sec. XVII per l'erezione della nuova facciata della basilica.

Martinelli 360; Cancellieri de secretariis II p. 725 sg.; Armellini 1 286 2 770. Duchesne Mélanges de l'École française XXII (1902) p. 399‑404; de Waal Römische Quartalschrift 1904 p. 35‑39.

 p260  II Lk

G13. S. GREGORII DE PONTE IUDEORUM

Cenc. 124 (de ponte): den. VI — Paris. 217 Taur. 229: habet I sacerdotem — Sign. 307.

Chiesa tuttora esistente presso il Ponte dei quattro Capi, dal quale suol essere denominata già nel sec. XV e fino ad oggi (v. i Libri Anniversariorum sopra p. 59 n. 61, p. 62 n. 95, p. 66 n. 124: de quattro Capora, ed il catalogo del 1492 p. 77 n. 231: ad quatuor capita). Noto che la lunga descrizione della chiesa che l'Armellini pubblica "da una relazione delle visite fatte nel sec. XV alle Chiese della città" si legge nel codice dell'Archivio vaticano miscell. arm. VI vol. 29 f. 194‑197, ma porta la data del 18 marzo 1660.

Del Sodo Vallicell. f. 124 v., Vatic. p. 135; Panciroli 1 398 superiore 628; Martinelli 109; Lonigo Barb. f. 27, Vallicell. f. 39 v.; Crescimbeni storia di S. Anastasi 104; Nibby 283; Forcella X p. 123‑134; Armellini 1 287 2 615; Calvi Bibliografia 75.

G14. S. GREGORII (NAZIANZENI) IN CAMPO MARTIO

Paris. 222 (S. Gr. Nazarenus). — Sign. 212 (senza cognome).

Oratorio ricordato già nella biografia di Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 81, cf. sopra p. 10 n. 113): in oratorio S. Gregorii, qui ponitur in campo Martis, fecit canistrum ex argento. Fu inchiuso più tardi nel monastero di S. Maria di Campo Marzo: probabilmente è questo il santuario dedicato a S. Gregorio, che il catalogo signoriliano registra in fine della Regio XII apostolorum, poco dopo S. Mariae in Campo Martio.

Lonigo Barb. f. 27, Vallicell. f. 39 v.; Martinelli 339; Armellini 1 290 2 335.

II Km

H1. S. HADRIANI (IN TRIBUS FATIS)

Cenc. 37: den. XVIII — Paris. 277 (S. Andrianus) — Taur. 206: diaconi cardinalis, habet V clericos — Sign. 284.

Questo antichissimo santuario, fondato da Onorio I (625‑628; LP. LXXII c. 6) nell'aula del Senato romano, fu eretto in diaconia da Adriano I (772‑795; LP. XCVII c. 81, cf. 51. 73). Nella biografia di Onorio come pure in quella di Gregorio IV (827‑844; LP. CIII c. 17), è chiamata in tribus fatis, da quel gruppo delle tre Parche che si vedeva ivi, presso l'antichissimo sacrario di Giano (Jordan Topogr. II, 159 sg. 349; Huelsen Forum Romanum 2 24. 26). A questo nome veramente antico fu sostituito più tardi l'altro di S. Hadriani in tribus foris. Il medesimo biografo di  p261 Gregorio IV in altro luogo la chiama (c. 15) basilica beati Addriani martyris posita in via sacra. Invece pare senza autorità il nome di S. Hadriani iuxta asylum citato dallo Zaccagni p. 407 da una bolla di Anacleto II. La chiesa, dopo molteplici restauri, esiste ancora sul posto originario.

Del Sodo Vallicell. f. 163v., Vatic. p. 30; Panciroli 1 170 2 83; Lonigo Barb. f. 1 v., Vallicell. f. 2; Martinelli 109; Bruti vol. 17 (to. XVI) f. 267‑278 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 201 v.-211 (lat.), vol. 3 (to. II) f. 489‑525 (= lib. III c. 38‑39); Nibby 27; Forcella II p. 47‑62, XII p. 495; Armellini 1 99 2 157; Marucchi 229; Angeli 3; Kehr IP. I p. 69; Calvi Bibliografia 43 sg. • Titi 201‑202.

II Eo

H2. S. HADRIANI S. MARIAE MAIORIS

Cenc. 211 (Sancto Adriano): den. VI — Paris. 276 (S. Adrianus ad S. Mariam Maiorem) — Taur. 151 (S. Adrianelli): habetº I sacerdotem.

Monastero menzionato già nella biografia di Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 77, cf. sopra p. 8 n. 83) col nome di monasterium S. Ariani qui ponitur iuxta praesepem. Si crede identico con S. Laurentii et Hadriani e con S. Laurentii ad gradatas, ambedue situati nelle vicinanze di S. Maria Maggiore; ma v. più sotto p. 287 n. 16 e p. 298 n. 34. Il cognome ad duo furna, citato dall'Adinolfi e dall'Armellini da un documento del 998 nell'archivio di S. Prassede, si riferisce in realtà soltanto a S. Agnese che precede (v. sopra p. 169). La bolla di Celestino III del 4. gennaio 1192, che registra le chiese filiali di S. Maria Maggiore (sopra p. 135) la chiama semplicemente S. Adriani. Il nome di S. Adrianello, datogli per la piccolezza, si ritrova anche in un documento dell'archivio di S. Maria Maggiore del 1364 (Ferri Arch. soc. romana XXX, 1907, p. 148 n. 126) relativo alla vendita di una casa sita in regione Montium in contrada Sci. Hadrianelli. Era situato sul lato sud della basilica Liberiana e fu distrutto, secondo il Grimaldi (presso Martinelli), quando Nicola V costruì il suo palazzo accanto la basilica.

Lonigo Barb. f. 1 v., Vallicell. f. 1 v.; Martinelli 361; Lubin 327; Armellini 1 100 2 235; Adinolfi II, 146. 218; lipi p. 58; Duchesne Mélanges de l'École franç. XXVII, 1907, p. 484 sg.

H3. S. HELENAE EXTRA URBEM

Paris. 379 Sign. 349.

Il mausoleo di Elena madre di Costantino il grande sulla via Labicana viene ricordato nelle biografie di Adriano I (772‑795; LP. XCVII c. 50) e di Stefano IV (816‑817, LP. XCIXº c. 4) sotto il nome di  p262 basilica beatae Helenae. Oggi vi si trova la chiesa dei SS. Marcellino e Pietro attaccatta alla rotonda detta Torre Pignattara.

Lonigo Barb. f. 19, Vallicell. f. 28 v. (dal LP.); Martinelli 361; Armellini 1 697 2 882; Tomassetti Campagna romana III (1913) p. 392 sg. Rivoira Architettura romana 277 sg.

H4. S. HERMETIS EXTRA MUROS

Taur. 34: non habet servitorem.

Antichissima basilica cimiteriale, della quale notevoli avanzi esistono tuttora sulla Via Salaria vecchia, non lontano dal bivio delle Tre Madonne nella vigna del Collegio Germanico. Alla costruzione probabilmente si riferisce il passo della biografia di Pelagio (579‑590; LP. LXV) c. 2: hic fecit cymeterium beati Hermetis martyris (cf. Duchesne I p. 510 n. 4). È ricorda nei cataloghi delle basiliche cimiteriali (sopra p. 4 n. 38) e nella biografia di Adriano I (772‑795; LP. XCVII c. 79, cf. Duchesne I p. 521 n. 107). Di vineae ad S. Ermetem si fa più volte menzione in documenti dell'Archivio di S. Silvestro in Capite (Federici Archivio della soc. romana XXII, 1899, p. 503 n. 31 del 1169; p. 504 n. 32 del 1172; p. 516 n. 52 del 1198). Pare sia stata abbandonata nel 1200 incirca.

Lonigo Barb. f. 20, Vallicell. f. 29 (dal LP.); Marchi Monumenti delle arti cristiane primitive p. 191. 199; Armellini 1 666 2 851.

II Fm

H5. S. HIPPOLYTI (nel rione di Trevi)

Cenc. 202 (S. Ypolito): den. VI — Paris. 327 (S. Ypolitus) — Taur. 27 (Ypoliti): habet sacerdotem et clericum. — Sign. 138 (Yppoliti).

Chiesa menzionata già nella bolla di Giovanni XII del 8. marzo 962 per S. Silvestro in Capite (Federici Arch. della soc. romana XXII, 1899, p. 269; Kehr IP. I p. 83 n. 7): ecclesia S. Hippolyti cum sua pertinentia, quae est foris supra scripta forma (le arcuazioni dell'acqua Vergine sotto il Quirinale). Secondo l'ordine topografico dei cataloghi di Torino e del Signorili si deve cercare nelle vicinanze di S. Anastasio in Trivio e di S. Giovanni della Ficoccia. È ricordata nei Libri Anniversariorum (sopra p. 54 n. 34; p. 60 n. 21 [s. Appollito]; p. 63 n. 35), nel Catalogo del 1555 (sopra p. 82 n. 73: S. Hyppoliti regione Trivii non longe a S. Apostolis), e nella tassa di Pio IV (sopo p. 90 n. 77: SS. Ippolito e Cassiano nel rione di Treio), ma manca in quello di S. Pio V, dell'Anonimo Spagnuolo e presso il Del Sodo. Nel sec. XV era soggetta a S. Marcello (v. sopra p. 134 n. 15). Il Fabricio nell'edizione del 1587 p. 253 la chiama  p263 parva et deserta ecclesia ascendendo ad Scm. Saturninum, prope Maronitarum collegium. Il Lonigo (Barb.) ne scrive: "V'era una chiesa nel rione di Trevi dedicata al nome di questo santo (Ippolito) e a San Cassiano martire, era una delle antiche parocchie di Roma sottoposta alla chiesa di S. Marcello, la quale sendo stata molti anni sono profanata e distrutta, vi fu in quel luogo fabbricata una casa, ed è posseduta da Padri di S. Marcello, et ad honor di questi santi fu fabbricato un altare nella chiesa vicina di SS. Vincenzo ed Anastasio" (cf. Panciroli 2 374, nella descrizione di S. Vincenzo ed Anastasio: "l'altare de' SS. Hippolito e Cassiano fu qui drizzato in memoria d'una chiesa qui vicina a loro dedicata, che era sotto la giurisdizione di S. Marcello"). Pare che sia stata profanata fra il 1560 e il 1570.

Lonigo Barb. f. 28, Vallicell. f. 41v.; Martinelli 351. 361; Bruti vol. 19 (to. XVIII) f. 841 s.v. S. Marcello (ital.), vol. 13 (to. XII) f. 235 (lat.); Armellini 1 292 2 262.

II Hp

H6. S. HIPPOLYTI (in vico Patricio)

Taur. 165: est destructa, non habet servitorem.

Una iscrizione scoperta nel 1850 sull'Esquilino nella villa Caserta ed ora conservata nel Museo cristiano del Laterano attesta: OMNIA QUAE VIDENTUR A MEMORIA SANCTI MARTYRIS YPPOLITI USQUE HUC SURGERE TECTA ILICIUS PRESB SUMITU (sic) PROPIO (sic) FECIT (De Rossi Bull. arch. crist. 1867 p. 57, Museo epigrafico Pio-Lateranense, Roma 1877, tav. I). Il prete Ilicio è note per parecchie altre opere eseguite presso S. Pudenziana sotto il pontificato di Siricio (384‑398); quindi la mem S. Hippolyti deve avere esistito già verso la fine del sec. IV. Ancora nel sec. XIII il santuario diede il nome alla contrada circostante: una bolla d'Innocenzo IV del 19. marzo 1244 (Ferri Arch. soc. romana XXVIII, 1905, p. 34 n. 45) parla di un mons S. Ippoliti. Con questo mons si sarà additato il pendio sud del Viminale, fra S. Lorenzo in Panisperna e S. Pudenziana, ove secondo l'ordine topografico del catalogo torinese doveva sorgere il piccolo santuario. È impossibile d'identificarlo con S. Lorenzo in Fontana, come vollero l'Adinolfi e recentemente il Lanciani.

Adinolfi II, 248; Armellini 1 293 2 224; Lanciani Ruins and excavations 393, FUR f. 23.


Nota di Thayer:

Sbaglia lo Hülsen, alla pagina 774 niente su questa chiesa. Invece l'Armellini menziona l'identificazione dal Grimaldi di S. Gregorio Armenorum con quella di S. Gregorio di Cortina (2 762) e lui l'identifica con S. Gregorio de Palatio (2 770).


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