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Le Chiese di Roma nel Medio Evo

di Christian Hülsen

pubblicato da Leo S. Olschki
Firenze
MCMXXVII

Il testo è nel pubblico dominio.

seguente:

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avanti
 p263 

I1. S. IACOBI

Paris. 315

Quale delle numerose chiese di S. Giacomo abbia voluto indicare il compilatore del catalogo, non riesce chiaro; eg oltre a quanta, registra soltanto S. Iacobi in horrea.

 p264  II Ll

I2. S. IACOBI DE ALTOPASSU

Taur. 215 (hospitale S. J. Altipassus): habet fratrem I — Sign. 292. rectoria

Chiesetta dipendente dal celebre ospedale di Altopasso, ovvero Altopascio, nella diocesi di Lucca (ora di Pescia). La più antica menzione si trova in una bolla di Bonifazio VIII del 29. marzo 1302 (vol. III p. 398 n. 4501 ed. Digeard), per la quale la rectoria hospitalis S. Iacobi, siti in contrata que dicitur Cortina parva de Ubre, ad hospitale sancti Iacobi de Altipassu Lucanae diocesis pertinentis, viene concessa ad un tale Giono de Alonis de Prato. Nella tassa di Pio IV (sopra p. 90 n. 82) è ancora registrata sotto il nome di S. Iacobo d'alto passo con S. Anigro nel rion di Ripa; ma nel 1550 (Piazza Opere Pie II p. 82) la ebbero i ferrari, che la dedicarono al loro protettore S. Eligio, e perciò già nel catalogo di S. Pio V (sopra p. 104 n. 258) essa è detta S. Alò della compagnia dei ferrari. La compagnia fece poi abbattere a vecchia chiesa e costruire al suo posto quella tuttora esistente di S. Eligio, chiamata volgarmente S. Alò. L'iscrizione presso Forcella XI p. 318 n. 450 ricorda che nel 1562 fu restaurato hoc divis Iacobo et Martino dedicatum vetustate fere collapsum et dirutum Dei templum.

Del Sodo Vallicell. f. 126, Vatic. p. 40 (S. Alò); Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34 v. (S. Giacomo e Martino); Torrigio S. Teodoro p. 251; Panciroli 12 720 (S. Eligio); Martinelli 361; Armellini 1 246 2 634.

I3. S. IACOBI DE ARMENIS

Taur. 122 (oratorium S. Iacobi de Harmenis): habet XII fratres.

Secondo l'ordine topografico del catalogo, questo santuario doveva sorgere a sud della basilica di s. Pietro, presso S. Salvatore in Terrione e S. Zeno. Ivi, come ha dimostrato l'Em. Ehrle, esisteva la contrada degli Armeni, corrispondente a quell'isola di case ad oriente del Palazzo dell'Inquisizione, la quale fu distrutta soltanto nel principio di questo secolo per dare un accesso più largo alla porta Cavalleggieri. Nel codice di Torino è scritto in margine: nota q(uod) isti Harmeni habent uxores et filios [secund]um ritum suum; lo stabilimento dunque deve aver avuto qualche estensione. La più antica memoria sarebbe l'epigrafe sepolcrale di un superiore del monastero chiamato Stefano Lazzaro Vanense, defunto nel 1246: la lapide, scoperta, secondo il Suarez (circa il 1660) in S. Petri porticu e poenitentiaria vetere, ora si conserva nel Museo Lateranense. Può essere che il nome dal santuario sia stato cambiato più tardi  p265 in S. Gregorii Armenorum (v. sopra p. 256 n. 6); in ogni caso, è diverso tanto da S. Mariae de Armenis ultra pontem ovvero de Porticu (v. più sotto M n. 15), quanto dal monastero dei monaci del Monte Libano stabilito nell'antico Palazzo Cesi non prima del 1762.

Armellini 1 248 2 768; Ehrle Dissertazioni dell'Accademia Pontificia Ser. II vol. 10, 1907, p. 33 sg.

I4. S. IACOBI DE AUGUSTA

Sign. 133 (de laugusta).

Secondo una iscrizione ancora in parte esistente nell'ospedale di S. Giacomo degli Incurabili (Galletti Inscr. Rom. I p. 197 n. 14; Forcella IX p. 127 n. 144) nel 1339 (non 1338) hoc hospitale ad laudem Dei et sub vocabulo Beati Iacobi pro aniam R.mi p(at)ris. et Dni. Dni. Petri de Columna Sci. Angeli quondam dyaconi cardinalis fundatum fuit. A questo ospedale fu unita una chiesa di S. Giacomo che, secondo il Panciroli, stava dalla parte di Ripetta (laddove ora è la cappella di s. Maria Porta Paradisi). A questa, che si vede disegnata anche sulla pianta del Bufalini foglio FG e sulla prospettiva del Dupérac, ben converrebbe il nome di S. Iacobi de Augusta perchè poco distante dal Mausoleo. La chiesa odierna di S. Giacomo degli Incurabili fu costruita nel 1584 dal cardinale Salviati in luogo di un'altra cappella di S. Giacomo situata sul Corso.

Del Sodo Vallicell. f. 87, Vatic. f. 142 (due chiese di S. Giacomo); Panciroli 1 321 2 445; Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34 v.; Martinelli 114; Alveri II p. 58‑64; Nibby 231; Forcella IX p. 123‑148; Armellini 1 252 2 324.

I5. S. IACOBI DE COLISEO

Sign. 269 (de Colisei).

Chiesuola situata ad est dell'Anfiteatro Flavio, sul bivio delle vie di S. Giovanni e dei SS. Quattro Coronati. L'ospedale esisteva alla fine del sec. XIV: l'Adinolfi (Laterano p. 117) cita 'una pergamena dell'Archivio del Salvatore arm. IV mazzo 8 n. 23' dell'anno 1383 ove è ricordato l'hospitale S. Iacobi. Al sec. XIV ("stile Giottesco") vennero pure attribuite le pitture scoperte in occasione della demolizione della chiesa nel 1815 (Guattani Memorie enciclopediche tom. II, 1819, tav. XXI, p. 130 sg.). All'ospedale furono unite nel 1433 le chiese S. Quadraginta de Coliseo e s. Maria de Ferrariis (v. Adinolfi Laterano p. 154 doc.  p266 XI): nel 1472 esso venne ampliato dai guardiani Bernardo de' Ricci e Paluzzo di Giovanni Mattei (v. Adinolfi l.c. p. 156 doc. XI). La chiesa, con l'ospedale attiguo, viene mentovata nei Libri Anniversariorum (sopra p. 53 n. 15), nei cataloghi del 1492 (sopra p. 70 n. 43), di S. Pio V (sopra p. 97 n. 53) e dell'Anonimo Spagnuolo (p. 114 n. 272). Siccome dipendeva dell'ospedale lateranense, parecchie volte è ricordato nel catasto del Salvatore (Adinolfi sotto l'anno 1435 e 1462; Mellini S. Lorenzo p. 143). Fu profanata sulla fine del sec. XVI ("quasi ai giorni nostri" Mellini ms.). L'edifizio però rimase (il luogo è segnato sulla pianta del Nolli f. 14) e fu abbattuto soltanto nel 1815.

Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34; Martinelli 361; Marangoni Memorie dell'Anfiteatro Flavio p. 56; Adinolfi Laterano e Via Maggiore 114 sg., Roma I p. 320 sg.; Benedetto Mellini Arch. Vat. arm. VI vol. 38, Dell'oratorio di S. Lorenzo nel Laterano hoggi detto Sancta Sanctorum (Roma, 1664); Armellini 1 250 2 140.

I6. S. IACOBI IN HORREA

Paris. 316 (in Cerea) — Taur. 262 (in Orreu): non habet servitorem.

La regio Horrea nel medio evo comprendeva la pianura sotto l'Aventino sino alla ripa del Tevere ed il Monte Testaccio: il nome deriva dagli horrea publica populi Romani, le cui vestigia si vedevano accanto alla sponda del fiume. Un istrumento del 1297 nell'archivio di S. Alessio (Nerini de templo S. Alexii p. 480, da cui Mittarelli Ann. Camaldul. I p. 95; Monaci Arch. della soc. romana XXVIII, 1905, p. 99 n. 75) descrive alcune vigne situate in Testacia, in parte ad ripam fluminis, notando: quae vineae adiacent et contiguae sunt seu vicinae ecclesiae Sancti Iacobi in Oreis, cappellae dicti monasterii S. Gregorii (in clivo Scauri). Come dipendente dal monastero di S. Gregorio è ricordata già in una bolla di Onorio III del 1220 (an. V ep. 385). Secondo l'Armellini, in una bolla di Giovanni XXII del 1327 (an. XI p. I tom. XXV fol. 238) sarebbe chiamata S. Iacobi in hortis. Il Lanciani Storia degli scavi III p. 175 cita 'da documenti archivistici del Cinquecento' una 'vinea de Marcellini in loco qui dicitur Sanctus Iacobus in Orreis'. I Libri Anniversariorum, i cataloghi del 1492 e del 1550 e la tassa di Pio IV non fanno più menzione della chiesuola; nè si può riferire ad essa il nome ovvio nel catalogo di S. Pio V (sopra p. 104 n. 264) S. Iacobo al Monte Aventino.

 p267 

I7. S. IACOBI DE LACU

Taur. 304: non habet servitorem.

Il sito di questa chiesa, fuori della porta S. Giovanni sul bivio delle vie Appia nuova e Tuscolana, è segnato sulla pianta del Bufalini foglio OP. Il lacus, cioè un abbeveratoio (lacus ad equorum usu adiectus) con le mole vicine è menzionato nei privilegî accordati alla basilica lateranense da Anastasio II nel 1154, da Adriano IV nel 1155, e da Alessandro III nel 1179 (Kehr IP. I p. 28. 29 n. 20. 22. 24), e nel Liber Censuum I 8 ed. Fabre-Duchesne.

Tomassetti Arch. soc. romana VIII (1895) p. 35; Armellini 1 700 2 885.

I8. S. IACOBI DE MORATTIS

Sign. 168 (senza cognome).

Chiesa e convento già esistenti non lungi dalla Fontana di Trevi, nella via che tuttora porta il nome delle Muratte. Il sito è indicato sulla pianta del Bufalini foglio GH. Verso la fine del sec. XIV, Lorenzo di Paolo Musciani, detto amoratta, aveva costruito nella sua casa nel rione Colonna un ospedale sotto il nome dei SS. Giacomo e Lorenzo: a questo la sorella del fondatore Margherita donò nel 1404 parecchi fondi e vigne (v. il documento presso Adinolfi Via sacra p. 99‑104). La chiesuola pare eretta nel medesimo tempo; però fra i cataloghi dei sec. XV e XVI, soltanto l'Anonimo Spagnuolo (sopra p. 107 n. 19) la menzione sotto il nome di S. Iacobo in treve, de Mortattis, monach. Franciscan. Essa, con l'annesso monastero di monache durò sino ai tempi di Clemente IX (1667‑1669), il quale unì il monastero con quello di S. Apollonia in Trastevere.

Del Sodo Vallicell. f. 83, Vat. f. 147; Panciroli 1 321 2 409; Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34 v.; Martinelli 115; Bruti vol. 10 f. 90 v.-92 (= tom. III lib. I c. 12); Adinolfi Via Sacra 35 sg., Roma II 307; Armellini 1 248 2 288.

I9. S. IACOBI DE PORTICU

Taur. 95: habet unum sacerdotem; id. 98 (hospitale S. Iac. de p.): habet IIII servitores — Sign. 184 (senza cognome).

Chiesa tuttora esistente sotto il nome di S. Giacomo a Scossacavalli, sulla piazza omonima in Borgo. In origine fu chiamata S. Salvatore Coxae caballi (v. più sotto s. v.), ma il nome cambiò già verso la meta del sec. XII. Il Torrigio p. 8 (cf. Adinolfi p. 90) cita dall'"Inventario fatto d'ordine del cardinal Gio. Gaetano, che poi fu papa Niccolo III di casa  p268 Orsina, qual fu nel 1277 rescritto e rinovato da Pace Pico decano de' Benefitiati di detta basilica" la nota: Ecclesia S. Salvatoris de Scossa Caballo, quae modo ecclesia S. Iacobi nuncupatur; e, pure (p. 9) "da un antico libro (censuale) del tempo d'Innocentio V, 1275": Ecclesia parochialis S. Iacobi Scossa Caballi, de Portica. Col nome odierno viene registrata già nel Liber Anniversariorum S. Salvatoris (sopra 55 n. 56), mentre il catalogo del 1492 la chiama S. Iacobi in Burgo (73 n. 130) e quella del 1555 (42 n. 87) S. I. in civitate Leonina sive burgo Sancti Petri.

Del Sodo Vallicell. f. 74 v.-76, Vatic. p. 143; Panciroli 1 323 2 507; Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34 v.; Torrigio Historica narrazione della chiesa. . . . di S. Giacomo in Borgo (Roma 1649); Martinelli 116; Adinolfi Portica di S. Pietro 87 sg.; Nibby 233; Forcella VI p. 279‑294; Armellini 1 247 2 776.

I10. S. IACOBI (IN SEPTIMIANO)

Taur. 408: habet fratres Silvestrinos n. XX. — Sign. rel. 55 (S. J. subtus Ianum).

Chiesa tuttora esistente in Via della Lungara. Una iscrizione ora perduta (Forcella VI 232 n. 1060) attestava che il cardinale Cincio dei Papareschi (morto sotto Lucio III circa il 1185) vi dedicò un pulpito di marmo. La chiesa fu dichiarata filiale di S. Pietro in Vaticano da Innocenzo III con bolla del 13. marzo 1198 (Bullarium Vaticanum I p. 77: S. I. in Septiniano), che poi fu confermata da Gregorio IX il 22 giugno del 1228 (Bull. Vatic. I p. 113). Gli editori del Bull. Vatic. asseriscono che la chiesa ebbe anche i soprannomi de pede montis, Subiacensis [pro Subianiculensis], de mica aurea, senza però addurre prove documentarie. Una bolla di Onorio IV del 5. febbraio 1286 (230 n. 300 ed. Prou) è indirizzata priori et conventui S. Iacobi de Septiniani de urbe. Quale autorità abbia l'asserzione del Panciroli che "da una iscrizione di questa chiesa pare che la fondasse Leone IV, volendo abbellire la sua città Leonina", non saprei dire: il testo della pretesa iscrizione pare non sia conservato secolo altrove.

Del Sodo Vallicell. f. 70, Vat. f. 148; Panciroli 1 324 2 564; Lonigo Barb. f. 23, Vatic. f. 34 v.; Torrigio S. Giacomo nel Borgo p. 156 sg.; Martinelli 116; Nibby 232; Forcella VI p. 319‑326; Armellini 1 251 2 653.

I11. S. IACOBI DE THERMIS

Taur. 78 (hospitale S. I. de Th.): habet V servitores.

Ospedale situato fra le rovine delle Terme Neroniane. Il Fanucci (Opere pie di Roma, 1601, lib. IV c. 8) ed il Lonigo lo chiamano S. Iacobi  p269 (in thermis) Lombardorum, nome che ricorda la vicina Platea Lombarda (Piazza Madama), e dicono che fu unita alla vicina chiesa di S. Salvatore in Thermis.

Panciroli 1-2 806; Lonigo Barb. f. 23, Vallicell. f. 34; Martinelli 361; Armellini 1- 2 438.

I12. S. IGNATII

Sign. 211.

Chiesuola ricordataº dal Signorili in fine della partita duodecim Apostolorum, fuori dell'ordine topografico, sconosciuta a tutti gli altri cataloghi e documenti. Potrebbe darsi che si tratti di una cappelletta nel monastero di Campo Marzo: v. sopo p. 260 n. 14.

I13. S. INNOCENTII

Paris. 318 (S. Innocencius).

Nessuna memoria si ha in altre fonti di una chiesa dedicata a questo santo in Roma. Potrebbe darsi che l'amanuense abbia copiato male il nome S. Vincentius: altrimenti il nome di quel ben noto santuario vaticano mancherebbe nel catalogo parigino.

I14. S. IOHANNIS (Evangelistae) IN AGINA 1

Cenc. 277 (in A.): den. VI — Paris. 187 (de Magina) — Taur. 330 (in A.): habet I sacerdotem — Sign. 10 (de A.).

Chiesa registrata fra le filiali di S. Lorenzo in Damaso nella bolla di Urbano III del 1186 (sopra p. 132 n. 17: in Ayno). L'Armellini cita, da libri censuali della Basilica Vaticana, due passi del 1380 e del 1395, ove è menzionata la parochia sancti Iohannis in Agina. Viene registrata anche nei Libri Anniversariorum (sopra p. 55 n. 80: in Agina, p. 61 n. 65 e p. 65 n. 80: naina), nel catalogo del 1492 (sopra p. 74 n. 166: S. Ioannis de harena in confinio regionis Pontis secundum flumen), nella Tassa di Pio IV (p. 90 n. 86: in ani), come pure nei cataloghi di S. Pio V (p. 102 n. 187:º in Aina) e dell'Anonimo Spagnuolo (p. 106 n. 9: in ayno). Da tutte queste testimonianze risulta con certezza che la forma corretta del nome è in agina e non de agina; perciò diventa poco probabile  p270 che l'ayno sia una corruttela del vocabolo agnus, tanto più che il titolare della chiesa non è il Battista, si bene l'Evangelista. Ma anche l'opinione emessa dal Panciroli e seguita dal Nibby, che il cognome ricordi una pia fondazione, non si può provare. L'edifizio della chiesa esiste ancora, ma profanato nel principio di questo secolo, nella Via di Monserrato.

Del Sodo Vallicell. f. 117 v., Vatic. p. 129; Panciroli 2 761; Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 36; Martinelli 126, 362; Ciampini de Vicecancellario 171; Fonseca de basilica S. Laurentii in Damaso 311; Nibby 236; Forcella IX p. 489‑500; Armellini 1 255 2 419; Calvi Bibliografia 68.

I15. S. IOHANNIS IN AVENTINO

Nella biografia di Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 80) è ricordato un monasterium S. Iohannis qui ponitur in Apentino. Secondo il Grimaldi presso Martinelli sarebbe il medesimo chiamato più tardi S. Mariae in Aventino, ma egli non adduce prove.

Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 36 (dal LP.); Martinelli 186. 362; Armelliniº 1 2 587; Duchesne al LP. II p. 45 not. 102.

I16. S. IOHANNIS IN CAMPO (TURRICLANO)

Cenc. 106 (de Campo Turriclano): den. VI — Paris. 186 (de Campo Terreclavo) — Taur. 197 (in Campo): habet I sacerdotem — Sign. 276 (in Campo).

Chiesa posta nella contrada a nord del Foro Romano chiamata Campo Torrechiano, che si trovava fra il tempio di Faustina, la chiesa di S. Martina ed i ruderi del Foro di Nerva (v. Lanciani Bull. arch. comun. 1901 p. 20‑30; Huelsen presso Egger, Codex Escurialensis p. 112 al foglio 40 v.), senza che si possa precisarne il sito. L'errore dell'Armellini, che la volle identificare con S. Basilio, fu già rilevato dal Lanciani l.c.

Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37 (dal Cencio); Armellini 1 202 2 146.

I17. S. IOHANNIS DE CAPITE

Paris. 188 Taur. 37 (infra ambitum monasterii S. Silvestri): non habet servitorem.

L'edifizio di questa chiesa esiste tutt'ora, ma trasformato in una sala della Posta Centrale, sull'angolo delle Vie della Mercede e del Moretto (v. Lanciani FUR. f. 8). Pare che sia stata abbandonata e profanata nella  p271 prima metà del sec. XVII. È un grave errore dell'Adinolfi e dell'Armellini di volerla identificare con S. Ioannis in clivo plumbeo.

Del Sodo Vallicell. -, Vatic. p. 228 (S. Maria in S. Giovannino); Panciroli 1-2 389 (la Madonna di S. Giovannino); Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 35 v.; Martinelli 449; Bruti vol. 19 (to. XVIII) f. 720‑723 (ital.), vol. 13 (to. XII) f. 171‑173 (lat.), vol. 10 f. 25 v.-30 (= tom. III lib. 1 c. 4); Adinolfi II 353; Armellini 1 257 2 294.

I18. S. IOHANNIS IN CARAPULLO ovvero IN CLIVO PLUMBEO

Cenc. 189 (Crib. plumbi): den. VI — Paris. 193 (in Crapulo) — Taur. 158 (in Crapulo): habet I sacerdotem — Sign. 226.

Chiesuola già situata nel rione Monti sul versante nord del monte Oppio sotto S. Pietro in Vincoli. Un'epitafio del 1331, tuttora esistente nel pavimento della chiesa di S. Prassede (Forcella II, 497, 1500; cf. 2 296) ricorda una domus cum orto posita in oppositum Salvatoris Sci. Ioannis in clivo plu(m)beo. Questa forma del cognome, leggermente corrotta presso Cencio, ricorda il nome classico del Clivus Pullius (cf. Huelsen-Jordan Topogr. I, 3 p. 257). Già nel sec. XIII, come mostra il catalogo parigino, accanto alla detta forma si trova l'altra in Carapullo, che diventa usuale nei sec. XV e XVI. È registrata nel Liber Anniversariorum del Gonfalone (sopra p. 63 n. 11: Carapullo) ed in quella di s. Maria in Araceli (p. 68 n. 31: Carapullo). Il catalogo del 1492 (sopra p. 70 n. 39) la chiama S. Io. carapulla, la Tassa di Pio IV S. Ioanni de Carapallo (sopra p. 90 n. 79), il catalogo di S. Pio V (sopra p. 96 n. 19) S. Giovanni in Carapullo. Sono senza autorità le forme S. Io. in claro polo, che si trova presso alcuni raccoglitori d'epigrafi del sec. XV-XVI (Petrus Sabinus a CIL. VI, 510), e S. Io. di Sarapollis (Martinelli p. 449; Adinolfi 146 dal codice vatic. 5234 del Manuzio f. 169). Nella seconda metà del sec. XVI era fatiscente; in un documento del 157, citato dall'Armellini è detto: "la chiesa di S. Giovanni in Carapullo sta abbandonata senza rettore, confina con la chiesa di S. Salvatore". Allora fu fondato nelle vicinanze un altro oratorio: l'Anonimo Spagnuolo (sopra p. 110 n. 133. 134) registra: S. Iuan de carapullo vecchi(o), S. Iuan carapullo novo, utrumque in Suburra in regione montium. Gregorio XIII con bolla del 1. giugno 1582 la unì (secondo il Martinelli) con S. Sergio e Bacco.

Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37 (dal Cencio; in crinibus plumbi); Adinolfi II p. 145. 353; Martinelli 362; Armellini 1 259 2 204.

 p272 

I19. S. IOHANNIS DE CURTE

Paris. 194.

Un frammento di catasto censuale della basilica Vaticana del 1454 (Arch. Vat. misc. arm. VI vol. 30 f. 77) menziona delle case situate in parochia S. Iohannis in curtibus: precedono le parrocchie di S. Maria Transtiberim e S. Maria Sottarcho (?), segue quella di S. Crisogono. È pertanto probabile che si tratti di una chiesuola del Trastevere; forse è identica con S. Iohannis in mica aurea.

Armellini 1 260 2 680.

I20. S. IOHANNIS DE HORREA

Cenc. 146 (de Orrea): den. VI — Paris. 185 Taur. 61 (in Orreu): habet I sarrabaitum — Sign. 334 (de Orrea).

Cha situata, come quella di S. Giacomo (sopra p. 266 n. 6), nella pianura sotto l'Aventino fra il Tevere ed il Monte Testacio; ma non se ne può precisare il sito.

Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37 (dal Cencio); Armellini 1 779 2 610.

I21. S. IOHANNIS IN LATERANO

Cenc. 3 sol. IV, id. lit. 2: sol. V — Paris. 182 Taur. 301: est patriarchalis, quae habuit priorem et canonicos regulares; nunc archipresbiterum et canonicos XVIII et suffraganeos idestº benefitiatos XVI et acolitos II — Sign. 1, id. rel. 1.

Questa insigne basilica, "cunctarum mater caput ecclesiarum", fondata da Costantino imperatore, fu dedicata originariamente al Salvatore, al quale però già prima del Mille si sostituì S. Giovanni Battista (e l'Evangelista). E col nome di S. Giovanni appare nei cataloghi sopra citati ed in tutti gli altri dei sec. XV e XVI.

Panvinius de praecipuis Urbis basilicis 106 sg.; Del Sodo Vallicell. f. 32 v.-49 v., Vatic. p. 93‑121; Ugonio stazioni f. 37 sg.; Panciroli 1 343 2 143; Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 35 v.; Severano Sette Chiese 487; Martinelli 119; Bruti vol. 5 (to. IV) f. 1‑39 (lib. V c. 1‑24); Terribilini cod. Casanat. 2181 f. 1‑390; Nibby 241; Adinolfi Laterano e Via Maggiore (Ro. 1857), Roma I 184 sg.; Forcella VIII p. 1‑106, 513‑517; Armellini 1 262 2 91; Marucchi 81; Angeli 168‑187; Kehr IP. I p. 22‑30; Calvi Bibliografia 69‑71.

 p273 

I22. S. IOHANNIS (Baptistae) DE MERCATO

Taur. 380: habet I sacerdotem — Sign. 60.

Chiesa tuttora esistente sotto il nome di S. Venanzo dei Camerinesi nei pressi della Piazza d'Araceli, ove sino al 1477 si faceva il mercato. Col nome di S. Giovanni del mercato o simile viene registrata nei Libri Anniversariorum (sopra p. 57 n. 115, p. 66 n. 113, p. 68 n. 44), nel catalogo del 1492 (sopra p. 76 n. 218), nella Tassa di Pio IV (sopra p. 90 n. 89), nei cataloghi del 1555 (sopra p. 82 n. 79) e di S. Pio V (sopra p. 103 n. 230). Sotto Clemente X (nel 1665 secondo il Forcella) la chiesa venne in possesso della Confraternità dei Camerinesi, la quale la restaurò, dedicandola ai suoi santi protettori Venanzio ed Ansuino.

Del Sodo Vallicell. f. 147, Vatic. p. 125 (S. Gio. Batt. del Mercatello); Panciroli 1 354 2 56; Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 36; Martinelli 124; Bruti vol. 23 (to. XXII) f. 167 v.-171, vol. 3 (to. II) f. 312‑326 (= l. III c. XXVII); Nibby 754; Forcella VII p. 107‑126; Armellini 1 260 2 548; Angeli 598.

I23. S. IOHANNIS IN MICA AUREA

Taur. 396 (micaurea): habet I sacerdotem.

Il nome della contrada mica aurea risale all'alto medio evo, se non all'epoca antica: nell'Itinerario di Einsiedeln viene ricordata fra le molinae presso Porta S. Pancrazio e S. Maria in Trastevere (v. Gatti Bull. comun. 1889, 392‑399; Huelsen-Jordan Topogr. I, 3 p. 650). L di San Cosimato (sopra p. 240 n. 23) ha conservato col cognome anche il ricordo della località. Che la chiesa di San Giovanni fosse nelle medesime vicinanze appare evidente dall'ordine topografico del catalogo di Torino. L'identificazione con S. Giovanni della Malva, sebbene generalmente accettata (l'opinione corretta fu espressa per la prima volta dal Duchesne), è quindi inammissibile: vei più sotto p. 275 n. 27. La chiesa di S. Giovanni in mica aurea è annoverata fra le filiali di S. Maria in Trastevere nella bolla di Celestino II del 1123 (v. sopra p. 135 n. 9). Una bolla di Bonifazio IX del 1399 (an. X n. 316 f. 119) presso Marini, Papiri diplomatici 371, contiene la nomina di un tale Antonius Peretii come rector ecclesiae S. Iohannis de mica aurea. Pare che ricorra ancora nel catalogo del 1492 (sopra p. 79 n. 287) col nome corrotto S. Ioannis omilil; forse non era diversa da S. Iohannis de curte, (sopra p. 272 n. 19).

Duchesne Rendiconti dei Lincei 1909, 151.

 p274 

I24. S. IOHANNIS (Evangelistae) IN OLEO

Cappelletta presso la Porta Latina, eretta nel luogo ove, secondo la tradizione, S. Giovanni Evangelista fu messo in una caldaia d'olio bollente (cf. i Libri Indulgentiarum sopra p148 n. 49). Viene ricordata già nell'inventario dei beni di S. Giovanni a Porta Latina compilato sotto Bonifazio VIII (1294‑1303) da Nicolò Frangipani (Crescimbeni, S. Gio. avanti Porta Latina p. 213): item infra portam Latinam iuxta cappellam S. Iohannis in oleo habet proprietatem cet. Restaurata nel 1509 e nel 1658 esiste tuttora.

Martinelli 127; Crescimbeni S. Giovanni avanti Porta Latina 63‑67; Nibby 270; Armellini 1 272 2 521; Angeli 190.

I25. S. IOHANNIS (Baptistae) DE PINEA

Cenc. 216: den. VI — Paris. 191 Taur. 140: habet I sacerdotem — Sign. 175.

Chiesa annoverata fra le filiali di S. Silvestro in Capite nella bolla di Giovanni XII del 962 (v. sopra p. 137 n. 10), menzionata nei Libri Anniversariorum (sopra p. 56 n. 100, p. 66 n. 104) ed in altri cataloghi dei sec. XV-XVI (sopra p. 76 n. 205, p. 90 n. 88, p. 103 n. 217). Esiste tuttora sulla piazza della Pigna presso S. Maria sopra Minerva.

Del Sodo Vallicell. f. 149, Vatic. p. 126; Panciroli 1 355 2 816; Lonigo Barb. f. 24, Vallicell. f. 36; Martinelli 353; Bruti vol. 22 (to. XXI) f. 23‑28 (= p. IV lib. I c. 7); Nibby 268; Forcella IX p. 479488; Armellini 1 258 2 468; Angeli 197.

I26. S. IOHANNIS (Evangelistae) ANTE PORTAM LATINAM

Cenc. 168 (porte Latine):den. XII, lit. 25 (monasterium S. Io. portae Latinae): sol. II — Paris. 183 Taur. 275: habet fratres paupertatis XV — Sign. 344.

Chiesa antichissima, restaurata già da Adriano I (772‑795; LP. XCVII c. 76: ecclesiam B. Ioannis Baptistae ditam iuxta portam Latinam ruinis praeventam. . . . noviter restauravit). Da una iscrizione esistente nella basilica (Forcella XI p. 161 n. 297) risulta che fu dedicata nuovamente da Celestino II il 10 maggio del 1191.

Del Sodo Vallicell. f. 155, Vatic. p. 128 Ugonio stazioni 293; Panciroli 1 360 2 667; Lonigo Barb. f. 24 v., Vallicell. f. 36 v.; Martinelli 127; Bruti vol. 17 (to. XVI) f. 132‑136 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 103‑105 (lat.); Nibby 269; Crescimbeni L'Istoria della chiesa di S. Giovanni avanti porta Latina (Roma 1716); Forcella XI p. 157‑165; Armellini 1 272 2 520; Marucchi 170; Angeli 188; Kehr IP. I p. 108; Calvi Bibliografia 72.

 p275 

I27. S. IOHANNIS (Evangelistae) DE PORTA (SEPTIMIANA)

Cenc. 179 (de porta): den. VI — Paris. 184 (porta Septuan.) — Taur. 405 (de porta): habet I sacerdotem.

Chiesa annoverata fra le filiali di S. Maria in Trastevere nella bolla di Callisto II del 1123 (sopra p. 135 n. 3). Da questa bolla, come anche dal catalogo del 1492 risulta che era diversa da S. Iohannis in mica aurea (v. sopra p. 273 n. 23). Vi si riferisce pure il passo della Graphia aureae Urbis Romae (Urlichs Codex topographicus p. 113): Ianus trans Tiberim palatium construxit, quod Ianiculum appellavit, in eo scilicet loco ubi nunc ecclesia sancti Iohannis ad Ianiculum sita est. Non mi pare dubbio che sia identica con S. Giovanni della Malva, nome occorrente già nei Libri Anniversariorum (sopra p. 62 n. 100, p. 67 n. 136), nel catalogo del 1492 (p. 79 n. 291), nella Tassa di Pio IV (p. 90 n. 90), nei cataloghi del 1555 (p. 82 n. 81), di S. Pio V (p. 105 n. 289), dell'Anonimo Spagnuolo (p. 112 n. 203), nonchè presso gli astigrafi dal sec. XVI in poi. Il cognome della Malva lo porta anche la vicina chiesa di S. Silvestro, oggi S. Dorotea (v. più sotto S n. 60). La chiesa di S. Giovanni esiste tuttora nella piazza omonima in Trastevere, a pochi passi dalla Porta Settignana.

Del Sodo Vallicell. f. 69, Vatic. p. 126 (S. Gio. della Malva); Panciroli 1 360 2 598 (S. Gio. della Malva); Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37 (de porta, dal Cencio), Barb. 24, Vallicell. f. 36 (della Mava); Alveri Roma in ogni stato I p. 328; Forcella IX 343‑356; Armellini 1 273 2 652 (de porta), 1‑2691 (della Malva).

I28. S. IOHANNIS (CALYBITAE) DE INSULA

Cenc. 133: den. XVIII, id. lit. 31 (monasterium S. Io. de insula): sol. II — Paris. 192 Taur. 388: habet V clericos, tamen totaliter est destructa — Sign. 69, rel. 22.

A questa chiesa si è voluta attribuire una grandissima antichità a cagione di un'epigrafe copiata nel sec. XVII dal Suaresio (Praeneste antiqua, Romae 1655 p. 283; Fabretti Inscript. dom. p. 737):

Vandalica rabies hanc iussit martyris aulam
Quam Petrus antistes cultu meliore novavit.

Questo testo però è senza dubbio medievale e non prova punto che la chiesa sia stata arsa dei soldati di Genserico e rifatta nel 464. La più antica menzione autentica si trova in una bolla di Benedetto VIII del 1018 per  p276 il vescovato di Porto (v. più sotto. Un istromento del 1129 presso Hartmann, Tabularium S. Mariae in Via Lata p. 67 n. 54 parla di un molendinum positum in fluvium Tyberis in insula quae vocatur Licaonia iuxta ecclesia S. Iohannis. Un archipresbiter S. Iohannis in Insula è ricordato in una bolla di Onorio II del 1127 (Liverani opp. IV p. 258; Kehr IP. I p. 13 n. 22, p. 72 n. 3), un altro in una bolla di Urbano III del 12. marzo 1186‑1187 (Montfaucon Diar. Ital. 243; Jaffé 9899; Kehr IP. I p. 88 n. 5). Nei secoli XI-XIII era residenza dei vescovi di Porto, come viene attestato dalla bolla di Gregorio IX (del 24. settembre 1236, Ughelli, Italia sacra I p. 131), la quale conferma le precedenti di Benedetto VIII del 1. agosto 1018 e di Giovanni XIX del . . . . maggio 1025 (Ughelli l.c. p. 97; Kehr IP. II p. 20 n. 10, 11); in questi documenti viene chiamata S. Iohannis inter duos pontes in insula Lycaonia. L'asserzione dell'Armellini: "la chiesa viene detta dal Lonigo in iuncho" (sic) pare una pura svista. La chiesa attuale fu costruita nel 1640 in sostituzione dell'antica caduta in rovina. Viene ricordata nei Libri Anniversariorum (sopra p. 57 n. 132, p. 66 n. 125) ed in altri cataloghi dei secoli XV e XVI. Il Galletti (cod. Vat. 7871 Necrol. B I p. 56) riporta (secondo l'Armellini) un documento del 1461 d'una domina Ioanna de Malpileis abbatissa monasterii S. Iohannis Cantofiume sepulta in dicta ecclesia.

Del Sodo Vallicell. f. 61, Vatic. p. 137; Panciroli 1 365 2 622; Lonigo Barb. f. 25 v., Vallicell. f. 37v.; Severano Sette chiese 325; Martinelli 125. 347. 362. 372; Cancellieri Notizie istoriche delle chiese di S. Maria in Giulia, di S. Giovanni Calibita ecc. (Roma 1823); Nibby 236 (S. Gio. di Dio); Forcella X p. 213‑222; Armellini 1 274 2 618.

I29. S. IOHANNIS DE FICOTIA

Cenc. 263: den. VI — Paris. 190 (de Ficutia) — Taur. 28: habet I sacerdotem — Sign. 144.

Il titolare di questa chiesa fu un abate del monastero di S. Lorenzo fuori le mura, membro della nobile famiglia romana Ficoccia, ovvero de Ficocciis (sul quale si trovano notizie nel Repertorio dello Jacovacci cod. Ottobon. 2550 p. 169‑172). Un documento del 23. settembre 1199 nell'archivio di S. Silvestro in Capite (Federici Arch. soc. romana XXII, 1899, p. 517 n. 53) menziona una domus cum orticello suo post se, posita in regione Trivii prope ecclesiam S. Ioannis de Ficoccia. La chiesa era soggetta alla basilica di S. Marcello (v. sopra p. 134); viene registrata nel Liber Anniversariorum del Gonfalone (sopra p. 63 n. 37) ed in altri cataloghi  p277 dei sec. XV e XVI (p. 71 n. 78, p. 90 n. 84, p. 99 n. 100, p. 112 n. 228). Gregorio XIII nel 1584 (con bolla data V kal. Iulias, secondo il Bruti) la concedette ai Maroniti del Monte Libano, che la tennero sino al principio del sec. XIX. La chiesa esiste tuttora nella Via dei Maroniti.

Del Sodo Vallicell. f. 83, Vatic. p. 81; Panciroli 1 417 2 376; Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37; Severano Sette chiese 660; Martinelli 128. 362; Bruti vol. 9 (to. VIII) f. 252v.-258 (= l. XIV c. 1); Adinolfi II p. 320; Armellini 1 256 2 272.

I30. SS. IOHANNIS ET PAULI (IN CAELIO)

Cenc. 18: sol. II — Paris. 189 Taur. 284: titulus presbyteri cardinalis, habet VIII canonicos — Sign. 264.

Basilica antichissima, fondata verso la fine del sec. quarto dai nobili Bizante e Pammachio, e perciò in documenti dei sec. V e seguenti (v. la sottoscrizione al sinodo romano del 499 sopra p. 124 n. 4) ricordata col nome di titulus Pammachii ovvero titulus Bizantis. Più volte ricordata nel Liber Pontificalis, esiste tuttora sul posto antico, sopra le rovine della casa creduta dei sue santi, esplorate recentemente.

Del Sodo Vallicell. f. 118, Vatic. p. 129; Panciroli 1 370 2 697; Lonigo Barb. f. 25v., Vallicell. f. 37v.; Martinelli 128; Bruti vol. 17 (to. XVI) f. 182‑192v. (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 136‑142 (lat.), vol. 4 (to. III) f. 180v.-198 (= lib. III c. 14); Rondinini de SS. martyribus Iohanne et Paulo eorumque basilica in urbe Roma (Roma 1707); Nibby 266; Forcella X p. 1‑32; Armellini 1 276 2 506; Duchesne Mélanges de l'École française VII, 221; P. Germano di S. Stanislao La casa dei SS. Martiri Giovanni e Paolo (Roma 1894); Marucchi 203; Angeli 191 sg.; Kehr IP. I p. 107; Calvi Bibliografia 71 sg.; Wilpert Mosaiken und Malereien II, 631‑652; Kirsch, Die römischen Titelkirchen p. 26‑33. • Titi 76‑77; Lanciani, Pagan and Christian Rome 158‑160.

I31. SS. IOHANNIS ET PAULI (in Ianiculo)

Questa chiesa si trova menzionata soltanto nel codice di Einsiedeln, tanto nell'Itinerario (7, 3, cf. sopra p. 5 n. 29), quanto nella silloge epigrafica, ove (n. 47) all'iscrizione CIL. VI, 1711 (editto del prefetto Claudius Iulius Ecclesius Dynamius de fraudibus molendinariorum) è prefissa l'indicazione in Ianiculo ante ecclesiam SS. Iohannis et Pauli. Siccome la situazione delle molinae presso lo sbocco dell'acqua Traiana sull'altura del Gianicolo è fuori di dubbio (v. Huelsen-Jordan Topographie I, 3 p. 648), ne segue che anche la chiesa, scomparsa già prima del Mille, deve essere stata nelle vicinanze della Porta San Pancrazio. Il Lanciani ravvisa  p278 gli avanzi del chiostro della chiesa in alcuni muri esistenti nella Villa Savorelli-Heyland a destra della Via Aurelia.

Armellini 1 282 2 662; Lanciani Monumenti dei Lincei I p. 481 = Itinerario di Einsiedeln 49.

I32. SS. IOHANNIS ET PAULI prope S. Petrum

Taur. 115: habet I sacerdotem — Sign. 200.

Chiesa e monastero situato al nord-ovest della vecchia basilica di S. Pietro: il luogo è segnato sulla pianta dall'Alfarano. Fu fondato da Leone I (440‑461; LP. XLVII 7), ed è ricordato più volte nel Liber Pontificalis, come pure in altri documenti dall'ottavo all'undecimo secolo citati presso il Kehr p. 144. In un document del 1030 presso Hartmann, Tabularium S. Mariae in Via Lata p. 68 n. 55 si trova un archipresbiter . . . . monasterii SS. Iohannis et Pauli quod nuncupatur maior ad S. Petrum seu Martinum. Che esistesse ancora al principio del sec. XV, si rileva dalla testimonianza del Signorili; pare che sia stato profanato e ricoperto di terreno allorquando Nicolò V cominciò la costruzione dell'abside nuova di S. Pietro. Racconta l'Alfarano (presso Severano; cf. Cancellieri p. 1488) che "si trovarono i vestigii l'anno 1570, mentre si rifondavano i fondamenti del nuovo tempio verso Belvedere incontro alla sacrestia di Palazzo" (il luogo corrisponde a quell'angolo della basilica nuova ove ora sorge il monumento sepolcrale di Clemente XIII; cf. Cancellieri l.c.) "dove si vidde una volta di nicchio ornata con figure di Santi". Pare infondata la notizia raccolta dal Cancellieri l.c., che fosse distrutto sotto Paolo V.

Lonigo Barb. f. 25, Vallicell. f. 37v. (dal Liber Pont.); Severano Sette chiese p. 77; Martinelli 373; Lubin 336; Cancellieri de secretariis III p. 1485‑1488; Armellini 1 281 2 743; Duchesne al LP. II p. 44 n. 81; Kehr IP. I p. 144.

I33. S. ISIDORI

L'Anonimo di Einsiedeln (5, 2; cf. sopra p. 5 n. 30) registra, fra la porta Tiburtina e S. Eusebio, una chiesa di S. Isidoro. Alla medesima si riferisce un passo della biografia di Leone III (795‑816; LP. XCVIII c. 79): in monasterio S. Isidori fecit canistrum ex argento pensantem libras II. Un documento del 20. febbraio 965 nel Regestum Sublacense (n. 130 p. 181) ricorda una vigna territorio Albanese in fundum qui vocatur Cesarano confinante, fra altri, con una vinea de monasterio sanctae Mariae quae ponitur in Capitolio  p279 e con una vinea de sanctum Ysidoru. Siccome di una chiesa di S. Isidoro ad Albano non si ha memoria, sarà da intendersi la chiesa urbana, la quale sembra sparita poco dopo il Mille.

Armellini 1 294 2 828; Duchesne al Lib. Pont. II p. 45 not. 96; Lanciani Memorie dei Lincei I, 477; Huelsen Atti dell'Accad. Pontif. Ser. II vol. 9, 1907, p. 402.

I34. S. IULIANI

Paris. 368 (S. Iuliana) — Taur. 312: habet fratres Carmelitas IIII — Signor. 223.

Chiesuola già esistita presso i cosiddetti Trofei di Mario, nell'area dell'odierna Piazza Vittorio Emanuele (Nolli n. 36), distrutta nel 1874.

Del Sodo Vallicell. f. 107v., Vatic. p. 138; Panciroli 1 391 2 169; Lonigo Barb. f. 26, Vallicell. f. 38; Martinelli 132; Bruti vol. 18 (to. XVII) f. 301v.-304 (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 224v.-226 (lat.), vol. 7 (to. VI f. 205‑209 (= lib. IX c. 4); Nibby 275; Adinolfi I, 292; Armellini 1 283 2 810.

I35. S. IUSTINI

Cenc. 68: den. VI — Paris. 321 Taur. 105: habet I sacerdotem — Sign. 190.

Chiesa annessa alla scuola dei Longobardi, fondata circa il 770 da Ansa, moglie del re Desiderio. Il luogo della chiesa fu stabilito per la prima volta dall'Em.molto Ehrle coll'aiuto di numerosi documenti dell'Arvo della Basilica di S. Pietro, specialmente i martirologî dei sec. XIII e XIV. Essa stava presso la Ruga francigena, che conduceva dalla cortina da Spiet alla Porta Viridaria, nè lungi dal palazzo costruito da Nicolò III a settentrione della basilica di S. Pietro, quindi in un posto che corrisponde incirca all'odierno cortile di S. Damaso. Un presbiter Apolinaris rector ecclesiae Sancti Iustini de civitate Leoniana, un istromento del 27. giugno 1279 riceve una vigna fuori Porta Pertusa in cambio di un quoddam vacuum casalinum prope ipsam ecclesiam et sub adiacentiis dicti palatii (di papa Nicola III) constitutum, ad concludendum illud pro prata et circumstantia dicti palatii adcrescendo(o) (Tomassetti Arch. soc. romana IV, 1880, 372 = Campagna romana I, 209; Fabre-Duchesne Liber Censuum II p. 55 n. 24). Pietro Mallio (cod. Vat. 3267 f. 26v.) la chiama S. Iustini in Monte Saccorum. La chiesa scompare dopo il 1400.

Lonigo Barb. f. 26, Vallicell. f. 38v. (dal Cencio); Severano Sette chiese p. 98; Martinelli 363; Adinolfi Portica di S. Pietro 20; Armellini 1 285 2 769; Ehrle Diss. dell'Accademia Pontificia Ser. II vol. 10 (1910) p. 18 sg.


Nota di Hülsen:

1 Le chiese dei SS. Giovanni Evangelista e Battista si registrano in una medesima serie, secondo i cognomi della chiesa.


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