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Banditi
e ladri

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

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e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Le congregazioni
delle arti

 p89  Gli Ebrei a Trevi

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 22 del 16 Ottobre 1898 ]

Non prima del 1457 si hanno memorie di famiglie ebree, che dimorassero in Trevi, giacchè soltanto in quell'anno fece la sua comparsa fra i Termini un tal Isacco con tutta la sua famiglia. Ma il più strano si è che esso non venne spontaneamente, ma fu pregato dai Signori del Municipio di venirsi stabilire nella nostra Città, per esercitarvi il non bellissimo mestiere dell'usuraio. È da credere che di quei tempi si facesse profondamente sentire la mancanza della moneta. E difatti il 18 aprile 1457 il Consiglio solennemente deliberava le speciali condizioni con le quali il Sig. Isacco poteva stabilirsi in Trevi.

E i patti erano questi:

1o) che dominus Isahac e la sua famiglia fossero trattati tutto e per tutto come i Trevani,  p90 e godessero degli stessi diritti, e ubbidissero alle stesse leggi;

2o) che nessuno potesse costringere gli Ebrei a vendere, a comprare, a dar denari in prestito nè a fare alcun lavoro in giorno di sabato o di Julia festa giudaica;

3o) che il detto Isacco e la sua famiglia dovessero prestare al Comune una volta all'anno, ove a questi occorresse, la somma di 30 Fiorini, da restituirglisi fra due mesi, senza frutti, nè pegno di sorta; passati i due mesi il Comune doveva pagare l'usura di due soldi al mese per ogni Fiorino;

4o) che per il denaro prestato ai Trevani gli Ebrei potessero pretendere gli interessi in ragione di 19 Bolognini a Fiorino e per ogni mese, coll'obbligo agli Ebrei di custodire sotto le responsabilità i pegni a loro consegnati;

5o) che il detto Isacco dovesse andarsene da Trevi, se non accettava questi patti.

Ed esso non se lo fece dire due volte, ed il 15 maggio dello stesso anno fece ampia dichiarazione di accettare le condizioni propostegli; le quali, a dir la verità, erano per lui enormemente vantaggiose. Basti dire che l'interesse di 19 Bolognini a Fiorino e al mese che esso aveva diritto di esigere, corrisponde poco meno che al 50 per cento, giacchè sappiamo che il Fiorino  p91 era di 40 Bolognini, lo che equivarrebbe al 600 per cento all'anno!

Sembra con tuttociò che i nostri antichi non si avessero a lagnare del servizio di cassa di questi israeliti, tanto è vero che il 1460 li esonerarono dal pagare la gabella personale, o testatico.

Fu soltanto nella quaresima del 1469 che coll'intervento del predicatore, un tal Padre Agostino da Perugia, dell'Ordine dei Minori, si modificarono i patti che il Comune aveva stipulati con gli Ebrei. Propose quindi, e il Consiglio l'approvò, che si vendessero immediatamente tutti i pegni che erano in mano all'Ebreo; e si vendessero sulla pubblica piazza, come si usava anche per quelli del Monte di Pietà. Alla vendita dovevano assistere due stimatori. Se l'Ebreo — giacchè pare che fosse uno solo — si fosse in qualche modo opposto, doveva pagare una multa di 20 Ducati. Si tolsero poi di mano a lui i pegni successivi, che furono consegnati a due custodi che percepivano mezzo Bolognino per ogni Fiorino di valore ad essi affidato. Si proibì all'Ebreo, pena 1 Ducato, di far mutui nei giorni festivi per i Cristiani. Nè poteva pretendere gl'interessi composti — "uxura de uxuris", pena 2 Ducati. E finalmente l'Ebreo doveva portare un distintivo  p92 pena 10 Ducati. E questo distintivo dovevano portare anche gli Ebrei che fossero di passaggio a Trevi e vi si trattenessero più di tre giorni.

Pochi anni dopo, il Cardinale Giuliano della Rovere, Legato di Spoleto, scriveva da questa città ai Priori di Trevi, il 6 settembre 1474, dando facoltà ad essi di portare a Trevi (conducere) uno o due Ebrei per il solito mestiere, cioè "mutuare pecunias super pignoribus". E così il 18 dello stesso mese ed anno il Consiglio deliberava di incaricare i Priori, con quattro uomini per terziero, affinchè cercassero questi Ebrei, che venissero a stabilirsi a Trevi coi soliti patti, e per la durata di 20 anni. Anche in questa Riformanza si fa obbligo agli Ebrei di portare il distintivo che era a quanto pare un disco giallo della grandioso di un arancio, che essi dovevano portare sul petto. Coll'andare del tempo si videro nuovamente tutti gli inconvenienti che derivavano da questi melanconici professionisti, e il 1476 fu per salute delle anime, come dicono le Riformanze, decretata l'abrogazione dei Capitoli per gli Ebrei; i quali però non si allontanarono da Trevi. Infatti una Riformanza inserita nello Statuto antichissimo di Trevi, dispone che nessun Ebreo si azzardi comparire in pubblico dalla mattina del giovedì  p93 Santo a quella della domenica di Pasqua. (4 aprile 1483).

È perciò che gli antichi Capitoli tornarono nuovamente in vigore, facile nel 1510 vennero definitivamente annullati, affinchè il Comune non incorresse nella scomunica.

Le case abitate dagli Ebrei erano presso la Porta del Cieco, ora di proprietà Natalucci.

Il 1509 si dette facoltà agli Ebrei di costruire a loro spese una cloaca, a patto che non danneggiasse l'acquedotto che era lì presso, e che imboccasse in quella della Porta del Cieco.

Gli Ebrei di Trevi dipendevano dalla Sinagoga di Spoleto, alla quale morendo lasciavano dei legati, come risulta da alcuni testamenti del nostro Archivio Notarile.

Dovevano poi essi pagare una certa somma il giorno della Circoncisione, e per la Corsa del Palio, come altra volta ho detto.

Essi furono definitivamente espulsi da Trevi e dall'Umbria nel 1566 per ordine del Papa Pio V per ragioni di ordine pubblico, e si stabilirono, secondo la tradizione, in Ancona. Le loro case in Trevi furono confiscate e vendute all'asta ad un tal Capitano Valentino da San Lorenzo per 700 Fiorini; la qual somma fu destinata dalla Reverenda Camera Apostolica all'Istituto dei Catecumeni di Roma.

 p94  Dopo che gli Ebrei, sotto gli antichi regimi, non presero più dimora in Trevi. Soltanto il 1730 si dette loro facoltà di recarvisi in occasione delle fiere.


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Pagina aggiornata: 27 mar 16