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La dote e il corredo
delle spose

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Tre chiese
devastate

 p65  La torre di Matigge

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 10 del 1o Maggio 1898 ]

A circa metà strada tra Foligno e Trevi, sulla via Flaminia e ad est di essa sorge questo interessante monumento, che richiama l'attenzione dei passanti, e che per noi e per altri conserva una leggenda di fatti paurosi, di tremende aggressioni e di assassini avvenuti lì presso.

Di essa molte e interessanti memorie troviamo nel nostro Archivio delle Tre Chiavi. Il 28 settembre 1392 un tal Angelo Del Medico proponeva al Consiglio che per difendersi dai malfattori, che giorno e notte si aggiravano in quei pressi, facendo ogni sorta di danni si facesse alle falde del monte di Matigge una vasta fossa con una Torre bene bastita, incaricando di tale affare tres bonos et legales homines, con pieni poteri. E infatti il 29 decembre dello stesso anno si nominavano a tale fine Manente di Petruccio,  p66 Ser Angelo del Medico e Ser Andrea di Ser Nuccino.

Non si mise però subito mano alla fabbrica, e perciò il Consiglio insisteva perchè si sollecitasse. Per facilitare l'opera si dette facoltà il 1o novembre 1393 al Del Medico di fare una specie di prestito forzoso con gli abitanti di Matigge (imponere prestantiam) col patto di scontare il debito nei pagamenti dei dazi (in successivis dativis).

Si cominciò allora a preparare il materiale necessario, ma il lavoro non era ancora cominciato alla fine del 1394. Infatti il 18 decembre di quell'anno il Consiglio sollicitiva nuovamente la Commissione, affinchè pensasse sul serio a fabbricar la Torre.

Finalmente, il 10 gennaio 1395 si stipulava il contratto con il muratore Gregorio da Cerreto, che aveva fabbricata anche la Torre di Fabbri, imponendo a lui diversi patti e condizioni, con la multa di cento libre di denaro in caso d'inadempianza. I lavori procedevano però alla stracca e forse non bene, perchè il 13 settembre 1395 il Consiglio raccomandava di nuovo si sollecitasse la fabbrica e che l'opera fosse prelibata e bella e delle dimensioni stabilite.

Poco dopo la Torre era finita e vi si mise un custode. Per comodo forse di questo eravi  p67 nella Torre stessa una cisterna, il forno ed un molino — forse a vento — e sulla cima di essa una campana di 300 libbre la quale doveva servire per chiamare aiuto in caso di bisogno. E doveva accorrere un uomo per foco sotto pena di un Fiorino per volta.

La Torre aveva l'ingresso segreto sotto alla strada, e nell'interno della Torre stessa eravi un deposito di armi e munizioni. La sommità era cinta di merli, alti tre piedi, e fabbricati nel 1427 da Giovanni Paluzzi. Si ascendeva alla cima per mezzo di una scala di legno, più volte rifatta.

Ai piedi della Torre era una vasta fossa di difesa, che si varcava per mezzo di ponti, e che era stata scavata imponendo a quei di Matigge l'obbligo di mandare un operaio per foco per quel lavoro.

Ma tutte queste precauzioni non valsero a rendere inespugnabile le Torre. Infatti una volta fra le altre, e precisamente il 3 di luglio 1488 essa fu assalita da Franceschino Cybo con le sue genti, il quale andava mettendo a sacco e a ruba il nostro territorio.

Ecco come racconta il fatto il Mugnoni: "1488 et addì 3 luglio venne messer Franceschino figliolo de Papa Innocenzo VIII​1  p68 con molte squadre de jente d'arme; per due volte vennero in quello de Trevi ad saccomanno, uno alla Torre de Matiggia et li portarono [via?] d'orgio et spelta".

Dal che però non risulta chiaramente se l'orzo e la spelta fossero da quei tali portati via dalla Torre, dove forse erano immagazzinati per maggior sicurezza, o se, invece, i saccheggiatori depositassero quivi il loro bottino di cereali.

Fu in seguito a questo fatto che il Comune deliberò fortificare maggiormente la Torre, facendo proseguire e compire il rivellino che vi era stato fatto da tre lati fino dal 1486, per un circuito di dieci pertiche65 piedi con una spesa di 28 Fiorini, 8 Bolognini e 27 denari. Il compimento del rivellino ordinato nel 1489 costò 60 Fiorini.

Nel 1539 si stabilì costruire presso alla Torre una capanna coperta di coppi, per riparo degli uomini che erano a guardia della Torre stessa.  p69 Però questa nuova costruzione fu demolita nel 1601, per utilizzarne i coppi nella copertura della Torre, danneggiata dalle intemperie.

Nel nostre "Riformanze" troviamo numerosi provvedimenti presi per la manutenzione e il restauro di questo piccolo fortilizio; segno evidente che, a quei tempi, esso era di utilità incontestabile. Mi dispenso però dal riferire o citare i molti documenti, che gli studiosi di cose patrie troveranno facilmente nell'Archivio delle Tre Chiavi. Lo stato attuale della Torre è tuttora discreto. Non credo però vi si possa accedere internamente, senza l'aiuto di una scala, essendo rimasto sepolto l'antico passaggio che vi era sotto la strada.

Sul lato ovest della Torre, quello cioè prospiciente la via Flaminia si vedono alcuni stemmi fra cui quelli di Trevi, di Perugia e dei Cybo abbastanza ben conservati.


Nota dell'autore:

1 Innocenzo VIII chiamato prima Giov. Battista Cybo, aveva da giovane vissuto qualche anno a Napoli alla Corte di Alfonso I d'Aragona. "Ma havendo havuto da una gentildonna duoi figliuoli chiamati Francesco e Teodorina, quali si disse esser nati legittimi, morendo assai presto la madre, fu per tale causa costretto a partire da quella città . . .". — Così il Platina nell'Historia delle vite dei Sommi Pontefici.


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