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Il Palazzo
del Municipio

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Le porte
di Trevi

 p19  Le Mura

[ da La Torre di Trevi,
Anno I N. 16 del 24 Luglio, N. 17 del 7 Agosto, e N. 18 del 21 Agosto 1898 ]

In una Cronaca manoscritta esistente una volta nel Convento di S. Francesco di Gualdo,​a si narrava che all'epoca dei Carolingi e cioè l'anno 840, o 881 secondo altri, gli abitanti della Città Lucana — ossia dell'antica Trevi che sorgeva nel piano sottostante al colle che ora noi abitiamo, e precisamente nella località detta Pietra Rossa — per timore dell'invasione dei Barbari, che avevano già devastato le città vicine, si ridussero in un piccolo Castello o fortezza chiamato poi Trevi.

Entro, dunque, l'angusta cinta di questo Castello si annidavano paurosi i nostri antichi, che però si tenevano abbastanza protetti dalle robuste mura che serravano la fortezza. Erano queste costruite a tre ordini di scarpata, senza feritoie e senza torri. Il loro circuito era assai ristretto. Cominciavano, infatti, dalla Chiesa  p20 di Santa Reparata e proseguendo verso la distrutta Porta del Fiscale, al principio della via omonima, si dirigevano verso il Monastero di S. Bartolomeo, detto anche "delle Sacca", ove oggi è l'Asilo Infantile. Di là volgevano verso nord‑est e facevano capo al Portico del Mostaccio.

Questo Portico che tuttora esiste ed anche in buono stato, non era altro che uno degli ingressi dell'antico Castello. Tutti noi Trevani abbiamo infatti più volte osservato che ai lati dell'arco verso la casa Ubaldi esistono anche ora i cardini dell'antiche porte.

Da questo punto le mura del Castello di Trevi proseguivano nella stessa direzione, nello spazio dove ora sorgono le case Catasti e Bartolini.

Poco più avanti, e precisamente di fronte alla casa Gelsomini — già degli Approvati — possiamo osservare qualche avanzo di queste antiche mura castellane, le quali, continuando verso le case Buffetti-Antonini e Marignoli — già Valenti e Cristallini — si ricongiungevano presso la Chiesa di Santa Reparata, ricalando lungo le case Renzi e Luzi di fianco alla Chiesa di S. Francesco.

Da questa sommaria descrizione si vede che ben piccola era la cerchia entro cui si trincevano timorosi gli antichi trevani. Infatti non  p21 erano comprese entro quelle mura nè l'attuale Piazza Vittorio Emanuele, nello spazio occupato poi dalla Chiesa e dal Convento di San Francesco, nè tutta l'altra parte della Città che sta verso la Piazza del Mercato.

Avvenne perciò che distrutta dai barbari completamente l'antica Lucania, gli abitanti di essa che non potevano tutti annidarsi nel Castello, ampliarono la cerchia delle mura. Questa nuova cinta però non fu, come la precedente, solidamente costruita, e anche i profani possono facilmente constatare la diversità grande che passa fra l'opera muraria della primitiva costruzione e quella successiva.

Lungo la Strada Nuova sotto le case Arredi e Francesconi abbiamo un bell'avanzo delle mura più antiche. La cinta ampliata cominciava anch'essa presso la Chiesa di Santa Reparata e comprendeva la Chiesa e il Convento di S. Francesco, e il resto della attuale Città verso la Porta del Lago e quella del Cieco. Questo nuovo giro di mura si ricongiungeva con l'antico, presso il Monastero di S. Bartolomeo, nelle stanze sotterranee del quale si possono trovare le vestigia di questa nuova costruzione, la quale come l'altra più antica fu quasi tutta disfatta il 1213 dagli Spoletini che saccheggiarono la nostra Città, per conto e ordine del duca Teopoldo.

 p22  Nel 1240 Trevi, come Foligno ed altre Città e Castelli vicini, dovette sottomettersi all'Imperatore Federico II, che muoveva contro Roma. Ma questa sottomissione non fu senza danno per Trevi, e le sue mura, come gli storici narrano, ebbero molto a soffrire per opera degli assalitori. Quando però Spoleto, che nel 1241 aveva dovuto cedere alla forza e darsi a Federico, fu dal Cardinale Rainerio, legato Pontificio ricondotta sotto il dominio papale, anche Trevi tornò alla dipendenza della Chiesa.

Ciò accadeva nel 1247; e fu allora che i Trevani misero mano a restaurare le danneggiate mura della loro Città.

Quest'opera fu da essi condotta con grande cura e con grandi loro sacrificî. Molti dei cittadini concorsero con le loro sostanze e a tutti fu imposta una nuova tassa sull'aes et libra per raccogliere i fondi per la ricostruzione delle mura.

Se non che nel medesimo tempo accadeva che la popolazione del Castello aumentava grandemente, perchè molti che prima abitavano il contado, non credendosi quivi abbastanza sicuri in quei tempi di continue scorrerie, si erano decisi a rifugiarsi sull'altura. Sorse quindi spontaneo il bisogno di ampliare ancora una volta la cinta delle mura per comprendere dentro di esse anche la Piaggia. E così l'antica cerchia  p23 già esistente venne ampliata, cominciando dall'Arco della Piaggia, che fu costruito presso la Porta del Cicco e continuando verso la parte inferiore dell'attuale Città, cioè verso l'Arco della Salvia. Di lì le mura tornavano in su, verso l'antico Monastero di S. Bartolomeo, ora Asilo Infantile, e si ricongiungevano con le altre già esistenti.

Ma l'emigrazione dalla campagna alla Città continuava, e nel 1264 si ampliò nuovamente il giro delle mura, prolungandole presso il Monastero di Santa Lucia e quello di Santa Chiara, fino a proseguirle dietro il Monastero di Santa Croce, per riunirle alle antiche presso alla Porta del Fiscale ora distrutta, come dissi. Per questa nuova costruzione i Trevani ottennero anche l'aiuto del Papa d'allora, che era Urbano IV.

Successivamente più volte ebbero le autorità che governavano Trevi, ad occuparsi di importanti restauri e modificazioni da farsi alle mura castellane. Troviamo infatti nelle Riformanze del 1355 un'interessante istanza degli abitanti della Piaggia che supplicavano il Consiglio dei dieciotto a voler far restaurare le mura cadenti, perchè dicevano, non potevano senza timore di essere depredati dai ladri che venivano dal di fuori, abbandonare le loro case e le loro masserizie, quando dovevano recarsi alle ville donde erano venuti, e che non avevano  p24 ancora completamente dimenticate. La istanza fu discussa in Consiglio il 14 settembre 1355 e nella seduta del 13 marzo dell'anno seguente fu dato incarico a un tal Giovanni di Giovanni affinchè provvedesse al restauro delle mura della Piaggia.

I Papi più volte si dettero premura di contribuire all'ampliamento delle mura e alla fortificazione della nostra Città, specialmente nel secolo XIII per opera di Urbano IV e d'Innocenzo IV il quale il 1º novembre 1246 diede con un suo Breve le istruzioni per la escavazione d'un fosso intorno alla Rocca di Trevi, per il quale fu necessaria la demolizione di alcune case. Per maggior sicurezza della Città il medesimo Urbano IV fece costruire la Torre che era presso l'antica Porta del Lago; scomparse ora ambedue, la porta e la torre, sul posto della quale, sorge l'attuale casa Fontana.

Dalla stessa parte vennero nel secolo XIV costruite le retromura, che, riconosciute di poca utilità, furono demolite il 1608 come attestava un'iscrizione esistente sopra la porta del Lago. Lungo le mura si vedevano scolpite anche alcuni armi, ciò quella della Chiesa, del Comune, dei Signori Varano e dei Monaci Olivetani, che avevano il Monastero di San Pietro di Bovara.

 p25  Lungo il percorso della cinta delle mura sorgevano numerosi Torrioni, a maggior sicurezza della Città e i governanti di Trevi custodivano con somma cura queste opere di difesa, e troviamo negli Statuti e nelle Riformanze frequenti disposizioni che riguardano appunto la conservazione e i restauri delle mura e delle Torri di Trevi. E tutte queste deliberazioni contengono notizie interessanti e preziose per la storia di Trevi.

Torrioni costruiti in diverse epoche per maggior fortezza delle Mura e più sicura difesa della Città, erano numerosi e assai prossimi uno all'altro. Da quanto ho potuto trovare in parecchie memorie antiche, essi erano non meno di quindici.

Il più forte e maestoso di tutti era quello che esisteva avanti la Porta del Lago. Fu per utilità pubblica deliberata la sua costruzione nell'adunanza consiliare del 12 settembre 1498 d'ordine di Ottaviano Bentivoglio Arcivescovo di Salerno, Governatore di Spoleto. Si dette incarico a un tal Benedetto di Gregorio di presiedere alla fabbrica, pagandolo: cosa che non sempre si faceva. La costruzione fu cominciata il 1501 "die 28 decembris furono disignati li fossi et lo ristritto del rivellino fore della Porta del Lago, quanno io Francesco ero delli Priori" scrive il Mugnoni. Fu compiuto  p26 nel 1515. Ma di questa importante costruzione non restano tracce.

Proseguendo verso nord‑ovest veniva poi un altro Torrione di forma quadrangolare, chiamato anticamente del Bordello1 oppure il torrione quadrato.

 p27  Di questa fabbrica rimaneva fino a pochi anni fa un notevole avanzo presso la Porta Pia. La costruzione di era stato è probabilmente contemporanea a quella delle mura.

Viene poi il Torrione semi-circolare che sta presso la porta dell'antico Convento di S. Francesco, ora Collegio Lucarini, costruito forse contemporaneamente all'altro. Però il 18 agosto 1358 il Consiglio deliberava si aggiungessero le bertesche tanto in questo che negli altri Torrioni esistenti a quell'epoca. Un avanzo di questo si può vedere ora ridotto poco più alto del livello della Strada Nuova.

Il Torrione della Neve, chiamato così perchè serviva in antico per depositarvela e conservarla per uso dei malati, è quello di forma triangolare, di cui rimane una piccola parte al disotto delle mura che cingono la Strada Nuova presso le cisterne di S. Francesco. Questo, come il seguente, e quello presso il Monastero di Santa Lucia furono costruiti il 1477 d'ordine di Francesco Maria, Vescovo di Viterbo e Governatore di Trevi e Foligno. Alla fabbrica d'ogni Torre furono addetti due Commissari, gratuitamente.

Quelli di Santa Lucia e di S. Francesco furono dati a cottimo a un tal Maestro Baldassarre di Giorgio, da Crema, e quello di Santa Reparata a Maestro Gaspare da Bellinzona, a 5 Fiorini la pertica, come riferirono al Consiglio  p28 i Commissari incaricati, nella seduta del 18 decembre 1477.

Dove ora sorge l'edicola dedicata a Santa Reparata eravi in antico, un altro Torrione, eretto presso l'aia di Carlo di Pietro-Paolo, che così prima chiamavasi quel sito. In seguito fu ridotto ad uso di Chiesa, la quale fu demolita quando fu fatta la Strada Nuova, e l'attuale edicola non è che un avanzo.​b

Al principio della via chiamata ora "del Fiscale" eravi un altro Torrione (che il Comune concesse a Benedetto Valenti nel 1537) del quale non rimangono che poche vestigia, visibili soltanto nella parte inferiore delle mura castellane, e sotto la volta che sorregge la Via del Fiscale.

Parimenti nel 1521 fu concesso al medesimo Benedetto Valenti il Torrione che stava presso la sua abitazione. Era stato fabbricato nel 1496 a 40 Bolognini la pertica, e il Valenti l'ebbe dal Comune a condizione di restaurarlo e di tenerlo a disposizione del Comune in tempo di guerra. Esiste in ottimo stato.

Gli altri Torrioni presso i Monasteri di Santa Croce e di Santa Chiara costruiti insieme alle mura, furono nel secolo XVI ceduti alle Monache, che se ne servivano specialmente per Colombai.

Parimenti furono dati alle Monache di Santa  p29 Lucia i due Torrioni che erano presso il loro monastero, con diverse condizioni e riserve, che, cioè, non vi potessero fabbricare sopra ecc.

Nel 1522 si costruì presso l'attuale Porta Nuova, un altro Torrione per maggior difesa delle mura. Di questo però non restano che pochi avanzi.

Come non abbiamo nessun resto di un altro simile edificio, che sorgeva presso la Fonte di mal tempo, che è quella alla Porta del Cieco. Avanti a questa si vedeva in antico un antiporta di forma circolare, con ponte levatoio. E nel 1529, in seguito ai danni patiti per opera degli Spoletini, vi si aggiunse una porta di ferro.

Fra la Porta del Cieco e quella del Lago sorgevano altri due Torrioni. Uno era detto di Manciano — nè saprei darne la ragione — e il 1528 venne dal Comune ceduto ad Agostinangelo Natalucci in ricompensa di alcune case che gli avevano demolite gli Spoletini, nel saccheggio che avevano fatto della nostra Città poco prima di quell'epoca, cioè nel 1513.

Fino a pochi anni fa si aveva ancora un residuo dell'ultimo Torrione presso la Porta del Lago, che apparteneva anche allora al Comune. Ora il Torrione è scomparso ed al suo posto sorge la casa Fontana-Giovannini.

Si vede dunque che i nostri antichi non guardavano a spese quando si trattava di difendere  p30 la loro Città. E veramente bello dev'essere stato l'aspetto che presentava una volta la nostra Trevi, recinta di solide mura e coronata dalle numerose Torri delle quali ho dato un breve cenno.

Queste che si dissero propugnacula, furono molto saggiamente edificate in locis debilioribus (Rif. 1477, 26 gennaio).

Ed erano affidate alla custodia di parecchi uomini — non meno di tre — che vi abitavano. Infatti trovo nelle Riformanze che il 18 ottobre 1376 si deliberò di fare delle casette sulle Torri ut custodes possint morari.

E per maggiormente facilitare la difesa della Città, si rese praticabile la sommità delle Mura, in modo che se ne poteva fare il giro. Infatti, quando in seguito al sacco degli Spoletini più volte ricordato, i Trevani furono esonerati dalla Dativa per sedici anni, essi molto patriotticamente, erogavano le somme a questa destinate per riparare i danni arrecati alle loro mura dagli aggressori, e per migliorare le opere di difesa. E il 1514, ai 5 d'agosto, si deliberò di restaurare le mura da S. Francesco a Santa Croce e di compiere il curitoriusº murorum a porta Coeciº usque ad Sanctam Luciam.

Ma non la finirei più se volessi parlare di tutte le memorie che abbiamo intorno a questo interessante argomento. Mi debbo quindi contentare di questi rapidi cenni.


Nota dell'autore:

1 Per rendere ragione di questa denominazione, riporto qui un brano dello Statuto vetustiore di Trevi. È una deliberazione consiliare del 1450 circa, che insieme ad altre ugualmente importanti formano il libro VI di detto Statuto.

Vir Egregius ser Franciscus Petri, unus de numero consiliarorum, surgens et ad solitam accedens arrengheriam, ubi consuli et arrengari solitum est, divino nomine implorato super pubblicaº utilitate consulendo dixit: quod meretrices non possint neque de die, neque de nocte stare in terra Trevi excepto in Turriono, loco eis deputato, ubi eis licitum sit moram trahere ad eorum beneplacitum, et aliter non possint per aliquem receptari, neque domum propriam vel conductam gratis habere, neque premio adcomodare, excepto pro una nocte tantum, poena XXV librarum denariorum pro quolibet et vice qualibet quo extiterit contra factum persolvendarum, cuius poene quarta pars sit ufficialis de huiusmodi executionem facientis, relicum vero comunis, summarie procedendo.

Misso partito fuit obtentum per palluctas quinquaginta quinque, sexdecim non obstantibus in contrarium. Appositum in libro ser Francisci de Mevanea ad Chartam trigintaunam etc. . . .


Note di Thayer:

a Gualdo Tadino.

b La chiesa fu demolita nel 1851. Vedi la scheda sul sito Edicole Sacre.


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