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Bevagna (1)

Questa pagina riproduce una parte di
Spello, Bevagna, Montefalco

di
Giulio Urbini

stampato dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche
a Bergamo
1913

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.


Se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Bevagna (3)
 p60 

Bevagna

(2a parte di 6)

Prima ancora di giungere alla piccola città, per la via di Foligno, ci soffermeremo, a circa dugento passi dalla Porta, sulla destra dell'antica Via Flaminia, per dare un'occhiata alla piccola chiesa della Madonna della Rosa, che fu eretta sul principio del sec. XVIII, e può additarsi come un esempio della decadenza dell'arte, specialmente per la sua facciata meno di chiesa che di teatro e per le curiose anomalie della pianta a ottagono di sghembo, compreso in un semicerchio, e con arcate alle pareti, di disuguale larghezza.

A pochi passi da questa chiesa si conserva ancora la traccia d'un'ampia vasca  p61 ellittica, incavata nel suolo, che si vuole fosse un Bagno sacro, alimentato da una sorgente, or disseccata, di acque minerali, e che fin dal secolo XVI si trova ricordata col nome d'Inversato o Imbersato, corruzione, secondo qualcuno, di quell'Imber sacer che non è ben certo se derivi da una spuria lezione properziana, o se piuttosto le abbia dato origine.

La primitiva cerchia delle Mura, di cui si è creduto riconoscere qualche resto, fu ricostruita magnificamente dai Romani; e di questa si vedono bene anche oggi gli avanzi, specialmente due bei tratti di qua e di là dalla già ricordata Porta Folignate, rivestiti con bella e fortissima cortina di piccole pietre riquadrate e messe a strati, non però in piano, ma per angolo, nel modo che da Vitruvio è detto reticolato. Gli avanzi di queste mura romane servono di fondamento alla cinta presente abbastanza alta e d'un circuito di più d'un miglio romano, che anche è, in massima  p62 parte, quella medievale, ricostruita forse più specialmente dopo le devastazioni del 1249 e del 1377, e oggi qua e là in rovina, sebbene tuttavia munita di molte torri, per lo più quadrate, ma anche poligonali e rotonde. Le cinque porte, oltre una barriera moderna, sono di diverse età: presso la già detta, di S. Vincenzo, ora di nuovo, come in antico, Porta Flaminia, s'indovinano appena i resti d'un Cassero già da gran tempo demolito: quella di S. Giovanni, o Perugina, s'apre in un bel torrione quadrato e decorato di vari stemmi: pittorescamente medievale si mantiene quella piccola dei Mulini, fiancheggiata da una torre che serba ancora, sopra uno sporto a beccatelli, la sua corona di merli guelfi.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di uno scorcio della Porta dei Mulini a Bevagna, nell'Umbria.]

Porta dei Mulini

(Fot. Alinari).

Entrando, dopo aver fatto il giro delle mura, per la stessa Porta Flaminia, si può vedere in casa Aleandri un importante Mosaico romano (il primo dei tre descritti, nella sua nota opera, dal Ciampini), con un bellissimo meandro a tessere bianche e nere; e nella chiesetta, quasi del tutto in rovina, di S. Vincenzo che si dice riedificata dopo i guasti del 1377, ai lati della porta quattro frammenti d'antichi pilastri di marmo, scanalati, probabilmente d'un Tempio romano, e, dentro, un Calvario, non più intero, dipinto a fresco, forse da Pierantonio Mezzastri di Foligno, o da qualcuno della stessa scuola.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di uno scorcio della Porta dei Mulini a Bevagna, nell'Umbria.]

Chiesa di S. Vincenzo.

(Fot. I. I. d'Arti Grafiche).

Dell'Anfiteatro,​a che si calcola capace di diecimila spettatori, si vedono tuttavia notevoli avanzi, che, cominciando vicino a questa Porta, sotto e presso le case Marinucci, Angeli Nieri ed altre, si diramano da una parte verso il Monastero del Monte e dall'altra, passando per la casa Bartoli, fin verso il convento di S. Francesco. Meritano di essere osservate le possenti sostruzioni e gli avanzi degli ambulacri che giravano sotto le gradinate; de' quali il più vasto che oggi rimanga misura circa cinque metri di larghezza ed è rivestito a laterizio e coperto a volte semicircolari di pietra.

 p63  Nella vicina chiesuola di S. Maria del Monte merita di essere osservato il bellissimo Paliotto di bronzo, messo in parte a oro, con begli ornati a volute sopra e intorno a tre monti araldici e, negli angoli, due figure simboliche, una delle quali si mira in uno specchio (la Verità o la Rivelazione), e l'altra porta una cornucopia (l'Abbondanza o la Grazia). Qualcuno l'ha giudicato del seicento; ma siccome dietro v'è riposto il corpo di s. Dapsa Sofitea, trasportatovi nel 1728, e la testa di essa fu rinchiusa in una Teca argentea che reca pur la data 1735, ritengo che debba assegnarsi senz'altro a quel torno di tempo. E poichè teca e paliotto furono donati al monastero da Pietro Andreozzi, piace qui ricordare che da questa antica famiglia bevanate discendeva, per parte di donna, il più grande artista del secento: Gian Lorenzo Bernini.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di uno scorcio della Porta dei Mulini a Bevagna, nell'Umbria.]

Paliotto di bronzo, del sec. XVII,
nella chiesa di S. Maria del Monte.

(Fot. I. I. d'Arti Grafiche).


Nota di Thayer:

a Così durante la prima metà del Novecento, e così venne nominata un vicolo nel centro di Bevagna; oggi però si ritiene che si tratta del teatro, e che i (scarsissimi) ruderi del vero anfiteatro si trovano nel luogo detto Imbersato a qualche centinaio di metri ad est accanto la Via Flaminia andando verso Foligno.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 23 ago 05