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Montefalco (1)

Questa pagina riproduce una parte di
Spello, Bevagna, Montefalco

di
Giulio Urbini

stampato dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche
a Bergamo
1913

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.


Se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Montefalco (3)
 p89 

Montefalco

(2a parte di 4)


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta della facciata della chiesa di S. Agostino a Montefalco, nell'Umbria.]

Facciata della chiesa di S. Agostino.

(Fot. I. I. d'Arti Grafiche).

Cominciando dunque l'erta dello "Stradone", oggi Via Umberto, vediamo subito, a destra, i resti di alcune urne e altri frammenti romani, incastrati nei muri esterni d'una casa che fa angolo con Via della Chiavica, che ora prende nome da Pompilio de Cuppis, medico e filosofo, morto nel 1549. Più su s'incontra, a sinistra, la chiesa ogivale di S. Agostino, a destra della quale è l'ingresso che metteva al cimitero e che era già sormontato da una lapide con tre stemmi e la data 1327, ora nella sagrestia di S. Francesco, dove pure fu trasportata una curiosa statuetta che  p90 serviva da appoggio ad una colonnina nella facciata interna del convento agostiniano. Nella volta a vele della sagrestia e nell'interno della chiesa rimangono vari affreschi del sec. XV: Nella parete a destra s'apre una cappella decorata d'un affresco a forma di pentittico cuspidato, con in alto l'Eterno fra quattro mezze figure di santi e, nell'ordine principale, la Madonna col putto fra altri quattro santi: opera della scuola del Gozzoli, e forse del Mezzastri, suo scolaro ed aiuto, ma talmente rovinata e così priva di luce, che appena si arriva a vederla. Sulla parete opposta della chiesa, in una nicchia, v'è un affresco semicircolare che rappresenta la Madonna della cintura tra s. Giacomo maggiore e l'evangelista s. Giovanni, con la data 1522; ma senza nessun carattere per cui possa attribuirsi, come qualcuno vorrebbe, a Tiberio d'Assisi.

Quasi dinanzi a questa chiesa s'apre la Via Melanzio, che prende nome dal pittore di cui la piccola città va a buon diritto superba, giacchè, per quanto mediocre e di poco disegno e di debole espressione, non manca di qualche nota personale e simpatica. Della vita di Francesco Melanzio poco si sa. Il suo cognome ne' documenti si trova scritto Melantius, che pare la forma, diremo così, umanistica, letteraria, e Milutiide Milutiis, forse da un ascendente chiamato Miliuccio, diminutivo d'Emilio. Si è detto, e con ragione, che apprendesse l'arte nella vicina Foligno da Niccolò di Liberatore, che infatti ricorderebbe nella sua prima maniera, se sono suoi, come credo, alcuni dipinti che esamineremo più innanzi; e siccome l'Alunno derivò nelle sue prime opere dal Gozzoli, che esso Melanzio nella sua patria aveva sempre dinanzi agli occhi, è naturale che risentisse anche, non poco, di lui. Più tardi s'accostò al Perugino, del quale par che fosse chiamato per antonomasia "il discepolo". Quando nascesse non si sa; ma siccome in una tavola del 1492 mostra già il passaggio dalla maniera dell'Alunno a quella del Perugino, supponendo che allora avesse più di vent'anni, dovè nascere circa il 1470. Che fosse già morto nel 1524, risulta da un rogito di Pier Nicola Morichetti. Delle opere sue ancora esistenti a Montefalco, si vedrà fra poco. Altre, o non eseguite o perdute, risultano da documenti dell'archivio notarile, quali i dipinti della Cappella di S. Chiaretta nella chiesa di S. Agostino, allogatigli il 24 maggio 1514 (rogito di ser G. B. Brancalupi, a c. 15) e una tavola nella chiesa di S. Illuminata (rog. di P. N. Morichetti, 1517, ult. di febbr.). Fuori dovè lavorar pochissimo, perchè non si conosce di lui che qualcosa a Castel Ritaldi, fra Montefalco e Spoleto, a Picciche presso Trevi e, non con piena certezza, a Subiaco. — D'altri artisti montefalchesi, non si conosce, per quanto io sappia, che il nome d'un Andrea, intagliatore e intarsiatore (dello stesso secolo), che lavorò nel coro della Basilica inferiore di S. Francesco in Assisi.

Ora, proseguendo per lo stradone, fin dinanzi alla Piazza intitolata dal celebre musicista Domenico Mustafà, incontreremo a destra Via Tempestivi, la quale prende nome dall'antico proprietario d'un palazzo (poi Bovi, ora Langeli) che se anche non vignolesco, come taluno vorrebbe, è in ogni modo di buona architettura classicheggiante, dell'estremo cinquecento. Risalendo questa breve via e rasentando il lato sinistro della Piazza Vittorio Emanuele, s'imbocca nella Via della Ringhiera Umbra, così detta perchè in fondo ad essa si apre una magnifica veduta della valle umbra; quella valle che tanti e tanti a ragione hanno decantato con sì ardente entusiasmo.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 23 ago 05