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Montefalco (2)

Questa pagina riproduce una parte di
Spello, Bevagna, Montefalco

di
Giulio Urbini

stampato dall'Istituto Italiano d'Arti Grafiche
a Bergamo
1913

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.


Se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Montefalco (4)
 p91 

Montefalco

(3a parte di 4)

. . . s'imbocca nella Via della Ringhiera Umbra . . .

A metà di questa via sorge la chiesa di S. Francesco, un vero tempio dell'arte. Fu costruita nel sec. XIV; ma l'ingresso, con le imposte elegantemente intagliate, fu rinnovato, come risulta da un'iscrizione, nel 1585. La copertura a cavalletti della nave maggiore è stata rifatta secondo il disegno dell'antica, di cui rimangono due mensole, come anche rimangono i resti dell'antico finestrone dell'abside, che han servito di modello al moderno rifacimento. Le volte della nave laterale sono a crociera. La prima arcata comprende una magnifica cappella, detta di S. Girolamo. Le decorazioni dell'arco d'ingresso a molti indizi stilistici e tecnici appaiono della maniera del Gozzoli, onde, se anche non fossero della stessa sua mano, a cui generalmente s'attribuiscono, devono esser certo del folignate Pier Antonio Mezzastri, suo principale aiuto. Nelle quattro vele della volta, gli evangelisti sono copie di quelli dell'Angelico nella Cappella di Niccolò V in Vaticano, dove il Gozzoli qualche anno prima aveva collaborato col suo maestro. La parete dell'altare fu dipinta nel 1452 proprio dal Gozzoli che vi lasciò la sua firma. La parte centrale figura un pentittico; ma sono soprattutto notevoli le due storie laterali: a destra s. Girolamo in atto di togliere una spina dalla zampa d'un leone; a sinistra lo stesso santo che, seguito da un chierico, abbandona Roma: della quale storia è da osservare anche il disegno ora  p92 nella Galleria degli Uffizi a Firenze (n. 1358). — La seconda cappella è consacrata alla gloria di s. Bernardino, che per due volte v'è figurato e sull'arco e sulla parete, dove sono anche due fatti della sua vita. Sotto a uno di questi v'è la data 1461, che, non potendosi riferire al miracolo, perchè s. Bernardino morì nel 1444, deve riferirsi all'esecuzione dell'affresco, probabilmente del folignate Pier Antonio Mezzastri. Nella terza crociera è andata perduta per intero la decorazione pittoresca. Le vele della volta e l'intradosso dell'arco della quarta crociera son tutti decorati d'affreschi del sec. XV, ma in massima parte ridipinti. Quasi in tutto simili sono gli affreschi della quinta, decorata con fatti della vita di s. Antonio abate. Il Cavalcaselle e il Crowe, trovando negli affreschi di queste due cappelle dove l'influenza del Gozzoli dove quella di Pier della Francesca, li dettero tutti a Lorenzo da Viterbo, quantunque inferiori a quelli di lui nella chiesa di S. Maria della Verità, fuori della sua patria. Altri, notando sotto il miracolo di s. Bernardino la data, che già s'è vista, 1461, osservò giustamente che allora Lorenzo aveva non più di sedici anni e, così giovane, non poteva esser chiamato da Viterbo a Montefalco; ma questa data è, come ho detto, sotto l'affresco attribuibile al Mezzastri, nella seconda cappella; qui invece si tratta della quarta e quinta; e che anche queste siano di pennelli umbri è quasi certo, nè  p94 forse si va lontano dal vero, vedendoci un prodotto della scuola eugubina. E di artisti umbri sono, probabilmente, anche il Cristo e gli evangelisti (copia da Giotto) nella volta della sesta crociera.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Interno della chiesa di S. Francesco.

(Fot. I. I. d'Arti Grafiche).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Gli Evangelisti, nella volta della prima cappella
della chiesa di S. Francesco.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco di Benozzo Gozzoli, nella prima cappella della chiesa di S. Francesco.

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli in S. Francesco
S. Girolamo cava una spina dalla zampa d'un leone.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Gli Evangelisti e i dottori della chiesa,
nella volta della quinta cappella di S. Francesco.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(glorificazione del santo).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Dante fra il Petrarca e Giotto).

A capo della nave grande, da questo lato, v'è una cappella decorata d'affreschi ritoccati e guasti, che ricordano lontanamente e fiocamente la scuola di Giotto, e non possono certo trattenere il visitatore desideroso d'ammirare finalmente la tanto decantata abside, affrescata "giovanilmente" da Benozzo Gozzoli, che vi lasciò il suo nome e la data 1452, in uno dei due finti cartigli, tenuti da due angeli, allato del grande arco, dove si vedono, in mezze figure, entro tondi, s. Francesco e i suoi dodici primi compagni. Nelle vele della volta, scompartite da grossi costoloni dipinti  p95 in modo da sembrare festoni di fronde d'alloro, legati da nastri d'oro, è figurata la gloria del Poverello d'Assisi, in paramenti diaconali, fra angeli e fra i principali santi del suo Ordine: s. Ludovico, s. Elisabetta, s. Bernardino, s. Caterina, s. Antonio, ora in gran parte rovinati. Nelle pareti dell'abside, tre sovrapposti ordini d'affreschi coi fatti della vita di s. Francesco; nello strombo del finestrone ogivale, entro finte nicchie, immagini di santi a persona intera; in basso una zona di tondi con ritratti di santi e beati, pontefici, cardinali, dottori, uomini illustri, dell'Ordine, e anche Dante, in mezzo al Petrarca e a Giotto. A proposito de' quali è da notare che, mentre quelli del secondo e del terzo seguono il tipo tradizionale, quello di Dante (contrassegnato da un verso di Giovanni del Virgilio) se ne allontana in tutto e non somiglia neppure  p96 a quello dipinto dal suo condiscepolo Domenico di Michelino nella tavola di S. Maria del Fiore. La vita del santo è narrata in quindici quadri, dichiarati da apposite scritte e contenenti, tranne due, soggetti già figurati da Giotto nella Cappella Bardi in S. Croce a Firenze, che il Gozzoli, fiorentino, dové certo conoscere, e nella chiesa di S. Francesco in Assisi, che, prima passando e poi dimorando nell'Umbria, non potè certo ignorare. Difatti, se in alcuni, come quelli del pazzo che onora s. Francesco, e di s. Francesco che baratta il suo abito con quello d'un pitocco, e dell'istituzione del presepio in Greccio, e della morte del conte di Celano, Benozzo si mostra indipendente dal ciclo giottesco d'Assisi, negli altri, più o meno, lo ricorda; e se in qualche particolare possa anche piacere di più, gli resta, nell'espressione degli affetti, quasi sempre inferiore. Si confronti, per esempio, la scena di s. Francesco che s'è spogliato di tutti i suoi abiti dinanzi al padre: quella giottesca è assai più drammatica; il santo, più ispirato; il padre, più adirato. Il santo che predica agli uccelli, nell'affresco giottesco, ha un atteggiamento più umano, più amorevole, più semplice. A volte le storie di Benozzo sono più ricche e più varie, e sono migliori e naturalmente meno convenzionali le molte prospettive architettoniche. Nella scena di s. Francesco innanzi al Soldano, Benozzo ha aggiunto, confondendo due fatti diversi, la cortigiana, che, dopo aver tentato il santo, resta tutta meravigliata quando lo vede affrontare incolume la prova del fuoco. Ma lo spazio non mi permette di proseguire in questi raffronti. Noterò, invece, le due storie che non hanno riscontro fra quelle di Giotto: ossia la  p97 nascita di Francesco, e Maria innanzi a Cristo, nell'atto di additare in basso s. Francesco e s. Domenico, che s'incontrano e si abbracciano dinanzi a una basilica; la quale ultima storia però deriva certamente da quella, assai più espressiva, gentile e devota, dell'Angelico, in una piccola tavola, ora nel Museo dell'Imperatore Federico a Berlino. Quanto alla basilica ritratta da Benozzo, noterò che a qualcuno è sembrata quella antica di S. Pietro a Roma, con a lato l'obelisco non ancora rimosso di lì: nel qual caso quest'affresco avrebbe anche molta importanza iconografica, perchè della facciata della basilica costantiniana non ci restano che schizzi assai difettosi. Ma, anche lasciando da parte il fatto di quest'incontro che si farebbe avvenire dinanzi alla basilica di S. Pietro anzichè al Laterano (poichè gli artisti non sono tenuti a essere storici), io credo che l'edifizio del Gozzoli sia veramente ideale, anche perchè, fra l'altro, ha non poca somiglianza con quello, pure ideale, che fa da sfondo nella storia della morte di s. Francesco. Del resto, anche nelle altre architetture egli seguì soprattutto la sua fertile immaginazione; e se a San Gimignano in uno degli episodi della vita di s. Agostino (la partenza per Milano) dette una piccola veduta, abbastanza riconoscibile, della Roma di quel tempo, dove poi la basilica di S. Pietro diversifica in più cose da questa di cui parlo, egli in genere non usò ritrarre gli edifizi con la fedeltà, mettiamo, di un Bonfigli. Che poi alcune architetture ornanti questi affreschi di Montefalco siano un'imitazione di altre dei fratelli Salimbeni nella vecchia Cattedrale di Sanseverino della Marca, mi sembra sotto più riguardi assai dubbio, per non dire impossibile: qualche affinità, quando non sia casuale, può anche dipendere da esemplari comuni. In ogni modo, pel Gozzoli, questa delle prospettive architettoniche fu, può dirsi, una specialità, dovuta non solo all'influenza dell'Angelico, ma anche, e più, a quella del Michelozzi, col quale potè avere amichevole consuetudine durante i lavori nel convento di S. Marco a Firenze: ond'è lecito supporre che specialmente  p98 nelle prospettive aiutasse il suo maestro anche nei dipinti della Cappella di Niccolò V in Vaticano. Nelle opere di Montefalco, Benozzo, per quanto cominci a manifestare qualche carattere personale, ritiene ancor molto del suo maestro, l'Angelico, e questo fa sì che, pur essendo meno vario e piacevole che nelle opere posteriori, si mostri anche più puro, sebbene, come sempre, affrettato, superficiale, disuguale. Che questi affreschi risentano dell'influenza dantesca, è stato detto recentemente, ma proprio senza un'ombra di ragione. Nè il pittore mostra in essi quel naturale gioioso che tutti gli hanno attribuito; anzi riesce più efficace nelle scene tristi, come quella della morte del santo; e in fatti anche l'autoritratto, che ci ha lasciato negli affreschi della Cappella del Palazzo Riccardi a Firenze, lo mostra serio e triste assai. Non sarebbe inutile ricercare le parti dovute ad aiuti, fra cui primeggiò il folignate Pier Antonio Mezzastri; ma l'indole di questa pubblicazione non permette così minute e spesso malsicure investigazioni: tanto più che sacrileghi pennelli hanno alterato qua e là con malintesi restauri questi preziosi dipinti, che pur ridono ancora di così vivi e soavi e armoniosi colori.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(la nascita del santo. Il santo onorato da un pazzo).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Il santo dona il suo mantello. Sogno del santo, quando meditava di seguire Guglielmo di Brienne).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Il santo, spogliatosi, rinunzia ai beni paterni).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(la Madonna addita a Gesù l'incontro di S. Francesco con S. Domenico).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Innocenzo III vede in sogno il Poverello che sostiene il Laterano cadente. Lo stesso pontefice approva la regola dei Minori).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(il santo predica agli uccelli. I consoli di Montefalco e di Bevagna ricevono, per le loro città, la benedizione del santo).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Il santo scaccia i demoni da Arezzo).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Il santo affronta, dinanzi al soldano, la prova del fuoco).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(morte e funerali del santo).

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

S. Antonio daº Padova e due miracoli del medesimo:
affresco del sec. XV. nella chiesa di S. Francesco.

(Fot. Alinari).

Tra l'abside e l'altra cappella a capo di nave v'è in una nicchiettina una Madonna su tavola, di maniera pregiottesca. Di debole maniera giottesca, invece, sono gli affreschi della detta cappella a capo di nave, che fa riscontro a quella già veduta  p99 e che contiene il Calvario, la discesa di Cristo al Limbo e Cristo risorto che appare alla Maddalena.

Proseguendo, lungo l'altra parete della nave grande, incontreremo quattro rincassi d'altari. Nel primo l'intradosso dell'arco e la lunetta sono decorati di trascurabili dipinti di scuola perugina. A destra, sotto il s. Sebastiano, si legge il nome del committente, la data 1506 e in fine, dopo qualche scrostatura, un AGNOLVS, che da parecchi si è creduto l'autore, cioè un fra Angelo da Montefalco, che non solo non fu mai discepolo e aiuto dello Spagna, ma neppur si sognò mai di fatte il pittore. — La penultima nicchia ha due ordini d'affreschi che ricordano la scuola del Gozzoli: nel maggiore dei quali si vede s. Antonio di Padova fiancheggiato dalle rappresentazioni di alcuni suoi miracoli.

Nell'ultima nicchia d'altare la Madonna tra s. Bonaventura e s. Andrea è uno dei migliori affreschi di Tiberio d'Assisi (1519), che par sentisse tutta la responsabilità di misurarsi in questa celebre chiesa col Gozzoli e col suo glorioso maestro, il Perugino. Del quale abbiamo, nella nicchia d'altare a lato della porta, un bel Presepio, che però è, al solito, ripetizione di altri suoi e ha subìto cattivi restauri. La ricca decorazione esterna, a monocromato, con le due figure dell'Annunziazione, non tanto nel disegno, quanto nella pennellata, piuttosto dura e secca, è lontana dal modo  p100 d'affrescare del Perugino, ma le figure, se non altro, devono essere state condotte su cartoni di lui, probabilmente dal Melanzio, come anche par che fosse notato in un antico manoscritto citato dall'Orsini, nella Vita del Perugino, e in un manoscritto di "Memorie di Montefalco" (del 1601), già posseduto dall'estinta famiglia Degli Abbati e oggi, credo, da una famiglia Silvestri di Bevagna.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

La Madonna, tra i SS. Andrea e Bonaventura, di Tiberio d'Assisi,
nella chiesa di S. Francesco.

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Il Presepio, di Pietro Perugino,
nella chiesa di S. Francesco.

(Fot. Alinari).


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]
		
[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta dell'interno della chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Particolare dell'Annunziazione,
sopra la nicchia del Presepio,
nella chiesa di S. Francesco.

Particolare dell'Annunziazione,
sopra l'affresco di Pietro Perugino,
nella chiesa di S. Francesco.

(Fot. Alinari).

Così avremmo osservato tutte le opere d'arte di questa chiesa; poichè le altre che ora vi si veggono provengono quasi tutte da altri luoghi e vi furono raccolte per la mania di formar pinacoteche e gallerie, che, se non sono sempre, com'altri ha detto, le prigioni dell'arte, dovrebbero esser però solamente gli ospizi delle opere che non hanno più tetto. In origine v'era, sul transetto, il Crocifisso a tempera, sagomato, che a qualcuno par della maniera di Cimabue, a qualche altro di quella di Margaritone, poichè sembra convenuto che i brutti crocifissi siano tutti di lui.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di una tavola nella chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Il Crocifisso, tra la Madonna, la Maddalena, S. Francesco e S. Giovanni, della bottega dell'Alunno, nella chiesa di S. Francesco.

Osserviamo dunque le altre opere, notandone la provenienza. Ma invece di seguire la disposizione che hanno ora, le noterò per ordine cronologico, aggruppandole, più che sia possibile, per autore o per scuola o per qualche loro affinità e trascurando solo alcune poche che non hanno importanza. 1o Un affresco distaccato da una maestà sulla strada di Spoleto, di contro a quella che conduce a S. Fortunato: nel mezzo Maria in seggio col putto, fiancheggiati da angeli; ai lati s. Antonio e s. Chiara  p101 della croce; in basso, per l'errata ricomposizione del dipinto, l'emblema del Battista e le due mezze figure di s. Gerolamo e s. Bernardino, che erano invece nell'archivolto; opera, mal ridotta, di stile gozzoliano — 2o Tavola a tempera proveniente dalla chiesa di S. Agostino, entrovi, su fondo d'oro, l'Incoronazione della Madonna tra molti angeli e, ai lati, il Battista e s. Severo: composizione fitta e senza rilievo, certamente del sec. XV e di scuola umbra — 3o Tavola a tempera, già, probabilmente, parte d'un armadio, proveniente dalla chiesa di Turrita e divisa in otto compartimenti con fatti del Nuovo Testamento: opera anche questa con umbro, derivante dall'Alunno e che forse risentiva un po' anche l'influenza di Matteo da Gualdo — 4o Tavola proveniente dalla sagrestia di S. Fortunato con in mezzo un mediocrissimo Crocifisso intagliato a tutto rilievo, e ai lati, dipinti a tempera, due angeli che torcono per pietà il viso, la Madonna e s. Giovanni in piedi, la Maddalena e s. Francesco in ginocchio: opera non dell'Alunno, come asseverano autorevoli critici, ma certamente d'un suo scolare e forse eseguita su qualche cartone della sua bottega. Del Melanzio giovane deve essere una tavola a tempera in forma di pentittico goticizzante, già nella chiesa di Turrita, con in centro la Madonna fra angeli e ai lati quattro santi. Rafferma questa mia ipotesi la data 1488, perchè le opere di maniera perugina son posteriori, e anche perchè il tipo del s. Severo rassomiglia ad altri due ne' quali la tradizione vuole che il pittore abbia ritratto se stesso. Oltre a ciò, se tra le opere anonime non se ne trovassero di sue, troppo scarsa sarebbe la produzione d'un artista che pare uscisse rarissimamente dalla sua patria e che visse non meno o poco meno di cinquantacinque anni. S'aggiunga che a questa è molto affine una tavola a tempera con la data 1487, nella quale in basso qualcuno ha creduto di poter leggere il nome, ora inintelligibile, di esso Melanzio. Proviene dalla chiesa di S. Agostino e rappresenta la Madonna seduta in trono con un libro nella destra e sulle ginocchia il putto che tiene in mano una penna di pavone; ai lati s. Pietro e s. Sebastiano, s. Paolo e un santo monaco; in alto due angeli adoranti. — Il trapasso del Melanzio dalla maniera dell'Alunno a quella del Perugino si nota in una tela a olio firmata e datata (1492), già gonfalone della chiesa di S. Fortunato, che rappresenta Maria in trono col putto; a sinistra i ss. Francesco, Antonio e Bernardino; a destra i ss. Fortunato, Severo e Lodovico. Questa può servire di base ad altre attribuzioni assai probabili. Si vegga un frammento d'affresco distaccato dalla parete esterna dell'abside di S. Agostino, molto deperito e che pare rappresenti s. Niccolò da Tolentino; ma non consta, come altri vuole, che sia del 1514, perchè dal rogito Brancalupi, del 24 maggio di quell'anno, che si cita a questo proposito, risulta che il Melanzio prese a dipingere in detta chiesa la cappella, ora non più rintracciabile, di s. Chiaretta. Si  p104 vegga parimenti un affresco, staccato dalla maestà di Cammiano (che rovinò il giorno dopo): rappresenta la Madonna col putto e due angeli musicanti. C'è la data 1510, e altri, invece che al Melanzio, l'attribuisce, meno verosimilmente, a Tiberio d'Assisi, al quale anche s'attribuisce un'opera, ora smembrata, ossia l'Incoronazione della Madonna, tra gloria di serafini e d'angeli, e in alto due tondi coi busti di s. Antonio e s. Bernardino. Gli andrebbero riunite ai lati due figure: il Battista e s. Girolamo penitente: tutto l'affresco era in un'edicola sul muro di clausura del convento di S. Fortunato. — Allo Spagna s'attribuisce un Cristo che sostiene la croce, dipinto a tempera in carta stesa su tavola, e anche una tavola a tempera, già sopra l'ingresso della sagrestia di S. Bartolomeo, che su campo d'oro figura s. Caterina d'Alessandria (sotto v'è scritto, erroneamente, s. Illuminata) tra s. Vincenzo e s. Niccola da Tolentino. Taluno la dice senz'altro dello Spagna; il Cavalcaselle e il Crowe, scorgendovi un certo sforzo d'imitare gli affreschi di fra Filippo a Spoleto, vi scorgevano la mano o dello Spagna o d'uno dei suoi scolari, forse di Bernardino Campili. Ma se questo mediocrissimo pittore, di cui si hanno due opere nella Pinacoteca di Spoleto, cercò, com'è naturale, d'imitare il Lippi e lo Spagna, dubito però potesse esser discepolo di questo, perchè conosciamo opere sue contemporanee o anteriori forse alla venuta dello Spagna a Spoleto, e forse è quello stesso pittore che fu adoperato dal Comune in occasione delle feste per la venuta di Lucrezia Borgia nel 1499. La figura a destra tiene assai della maniera di Antoniazzo Romano. — Noterò da ultimo la Madonna del Soccorso in una tavola e in una tela che possono dirsi l'una copia dell'altra. La prima ha una scritta votiva con la data 1510, onde il Cavalcaselle e il Crowe potevano ben risparmiarsi di notare che era stata attribuita a Ottaviano Nelli, morto nel 1445! Probabilmente non ha veduto male chi v'ha trovato un po' la maniera del Melanzio, il quale forse non fece altro che riprodurre una figurazione anteriore.

Nella sagrestia sono raccolti alcuni oggetti d'antichità e d'arte, tra cui noterò alcuni più interessanti: un bassorilievo romano, a volute, di elegante lavoro, che in seguito pare servisse per paliotto d'altare, e proviene dal convento dei cappuccini: un altorilievo del 1270, rappresentante un leone che pone una zampa sopra una testa d'ariete, già a capo della prima rampa di scale dell'antica casa del Podestà (poi del Governatore): i pezzi staccati di due finestre ogivali, trilobate: due caratteristici candelieri di legno a spirale, dipinti in rosso e nero, del quattrocento: due tendine da finestre, a rete, del sec. XV, provenienti dalla chiesa di S. Illuminata; due grifi coronati, in ferro battuto, del quattrocento, già ornamenti del pubblico orologio: un ricamo del secolo XVI (copricalice?), italiano misto, a punto lungo ad ungaro, in croce: già sulla pietra consacrata della chiesetta di S. Rocco, fuori di Montefalco, ecc. ecc.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di una tavola di Melanzio nella chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

La Madonna tra i SS. Sebastiano, Fortunato, Severo e la B. Chiara:
tav. di Fr. Melanzio, nella chiesa di S. Francesco.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di una tavola di Melanzio nella chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

La Madonna tra i SS. Francesco, Antonio e Bernardino, Fortunato, Lodovico e Severo.
tela di Fr. Melanzio, nella chiesa di S. Francesco.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di una tavola di Melanzio nella chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

Tavola con S. Vincenzo, S. Caterina, S. Niccolò,
nella chiesa di S. Francesco.


[ALT dell'immagine: [ALT dell'immagine: missing ALT]. Si tratta di una tavola di Melanzio nella chiesa di S. Francesco a Montefalco, nell'Umbria.]

La Madonna del Soccorso,
nella chiesa di S. Francesco.


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Pagina aggiornata: 23 ago 05