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Apotheosis

 p105  Articolo non firmato alle pp105‑106 di

William Smith, D.C.L., LL.D.:
A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, John Murray, Londra, 1875.

APOTHEO′SIS, (ἀποθεώσις), l'ascesa di un mortale fra gli dei. La mitologia greca contiene numerosi esempi della deificazione di un mortale; ma nel periodo repubblicano della Grecia se ne trovano pochi. Gli abitanti di Anfipoli, tuttavia, offrirono sacrifici a Brasida dopo la sua morte (Thuc., V, 11); e la gente di Egesta costruì un heroum a Filippo, and also offered sacrifices to him in omaggio alla sua bellezza (Herod., V, 47). Nei regni greci, che sorsero ad Oriente in seguito allo smembramento dell'impero di Alessandro, sembra che non sia stato insolito per il successore del trono offrire onori divini al precedente sovrano. apoteosi di Tolomeo, re d'Egitto, è descritta da Teocrito nel diciassettesimo Idillio (si veda la nota del Casaubon su Svet., Iul. Caes., 88).

Il termine apotheosis, fra i Romani, significava propriamente l'elevazione di un imperatore defunto agli onori divini. Questa pratica, che era comune in occasione della morte di quasi tutti gli imperatori, sembra che fosse originata dall'opinione, generalmente diffusa tra i Romani, che le anime o Mani dei loro antenati diventassero divinità; e come era comune per i fanciulli adorare i Mani dei loro padri, così era naturale che gli onori divini fossero pubblicamente conferiti ad un imperatore defunto, che era considerato come il genitore della patria. Quest'apoteosi dell'imperatore era solitamente chiamata consecratio; e dell'imperatore che riceveva l'onore dell'apoteosi si diceva in deorum numerum referri, o che era stato consacrato consecrari. Si racconta che, nei tempi più antichi, Romolo sia stato ammesso tra le divinità sotto il nome di Quirino (Plut., Rom. 27, 28; Liv., I, 16; Cic., de Rep., II, 10); ma nessun altro re di Roma sembra aver ricevuto questo privilegio e anche nel periodo repubblicano non leggiamo di alcun esempio di apoteosi. Giulio Cesare fu deificato dopo la sua morte e giochi furono istituiti in suo onore da Augusto (Svet., Iul. Caes., 88); e questo esempio fu seguito nel caso di altri imperatori.

Le cerimonie osservate in occasione dell'apoteosi sono state minuziosamente descritte da Erodiano (V, 2) nel seguente passo:— "È costume dei Romani deificare gli imperatori che muoiono lasciando successori; e chiamano questo rito apoteosi. In questa occasione si vedono per la città forme di lutto unite a celebrazioni e riti religiosi. Onorano il corpo del morto secondo il rito degli uomini, con un sontuoso funerale; e dopo aver modellato un'immagine di cera il più possibile somigliante, la espongono nel vestibolo del palazzo, su un alto letto d'avorio di grandi dimensioni, ricoperto da un lenzuolo d'oro. La figura è molto pallida, come quella di un uomo malato. Durante buona parte della giornata i senatori siedono attorno al letto sul lato sinistro vestiti di nero; e le donne nobili siedono sulla destra, vestite con semplici abiti bianchi, come prefiche, senza ori o collane. Questo cerimoniale continua per sette giorni; e i medici si avvicinano uno ad uno spesso al letto, e guardando l'uomo malato, dicono che peggiora sempre di più. E quando ritengono che sia morto, i più nobili tra i cavalieri e giovani scelti dell'ordine senatoriale tirano su il letto, e lo trasportano lungo la Via Sacra, e lo espongono nel Foro antico. Palchi come gradini vengono costruiti su ogni lato; su uno sta un coro di giovani nobili, e su quello opposto un coro di donne di alto rango, che cantano inni e canzoni di encomio del defunto, modulate in una solenne e dolente melodia. In seguito portano il letto attraverso la città fino al Campus Martius, nella parte più larga del quale viene costruita una catasta quadrata di legname della misura più grande, a forma di camera, riempita di fascine e all'esterno ornata con tende intrecciate con immagini d'oro e d'avorio images and pictures. Sopra questa una camera simile ma più piccola, con porte e finestre aperte, e sopra ancora, una terza e una quarta, sempre più piccole, così che si può compararla ai light-houses which are called Phari. Al primo piano mettono un letto, e raccolgono incenso e ogni sorta di aromi, frutta, erba, succhi; perché tutte le città e le persone eminenti gareggiano nel contribuire con questi ultimi doni ad onorare l'imperatore. E quando è stato radunato un grande cumulo di aromi, c'è una processione di cavalieri e carriº attorno alla catasta, con gli aurighi che indossano robes of office, e maschere per assomigliare ai generali e imperatori romani più insigni. Quando è stato fatto tutto questo, gli altri appiccano ad ogni lato il fuoco, che prende facilmente grazie alle fascine e agli aromi; e dal piano più alto e più piccolo, come da un pinnacolo, un'aquila viene lasciata libera di volare in cielo mentre il fuoco sale, aquila che i romani credono porti l'anima dell'imperatore dalla terra ai cieli; e da quel momento viene adorato con gli altri dei."​a

In conformità con questo racconto, è frequente vedere sulle medaglie coniate in occasione di un'apoteosi un altare con del fuoco su di esso, e un'aquila, l'uccello di Giove, prendere il volo nell'aria. Le medaglie con questa raffigurazione sono numerose. Solo da queste medaglie possiamo ricostruire un'apoteosi, dal tempo di Giulio Cesare a quello di Costantino il Grande. Nella maggior parte di esse appare la parola Consecratio e su alcune monete greche la parola ΑΦΙΕΡΩϹΙΣ. La seguente xilografia è presa da un'agata, che si pensa rappresenti l'apoteosi di Germanico (Montfaucon, Ant. Expl. Suppl., vol. V, p137). Nella mano sinistra tiene la cornucopia, e la Vittoria sta posando una corona d'alloro su di lui.


[ALT dell'immagine: Un\'incisione di un uomo che tiene una cornucopia, portato da una grande aquila, facendosi coronare con una coronar di alloro da un personaggio volante. Raffigura il celebre cammeo Romano dell'Apoteosi di Germanico.]

Una foto stupenda di questo cammeo di agata e di sardonice, che forse raffigura Claudio, si vede a volte qui.

 p106  Una rappresentazione molto simile a questa si trova nell'arco di Tito, in cui egli è effigiato mentre viene portato in cielo da un'aquila.​b E ce n'è una bellissima dell'apoteosi di Augusto su un'onice nel museo reale di Parigi.

Restano molti altri monumenti, che riproducono un'apoteosi. Di questi il più celebrated: celebre? ammirato? è un bassorilievo nella Townley Gallery del British Museum, che raffigura l'apoteosi di Omero. È chiaramente di fattura romana e si ritiene sia stato eseguito al tempo dell'imperatore Claudio.

Le mogli e altri parenti femmine degli imperatori, qualche volta ricevettero l'onore dell'apoteosi. Questo fu il caso di Livia Augusta, di Poppea, la moglie di Nerone, e di Faustina, la moglie di Antonino (Svet., Claud., 11; Dion Cass., XL, 5; Tac., Ann., XVI, 21; Capitolin., Anton. Philos., 26).


Note di Thayer:

Apoteosi degli imperatori: si veda anche il resoconto di Dione Cassio dei funerali e dell'apoteosi di Pertinace (75, 4)

Certo, ho un sito sull'arco di Tito, con delle buone foto di quasi tutta la scultura che ne fa parte. Sfortunatamente, l'apoteosi dell'imperatore (o piuttosto del suo busto) si trova in un medaglione sul soffito dell'arco. Per scattarne una buona foto, bisogna get just below it, dentro l'arco — which, however, is usually roped off, probably out of concerns for la sicurezza del celebre basso-rilievo delle spoglie di Gerusalemme: mi immagino che ciò spiega l'assenza di buone foto del medaglione dell'apoteosi in Rete. Se ne vede una delle rare foto qui.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 21 apr 18