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Sabato 19 Agosto

(Senz'altro, il crampo era brutto al punto di non poter camminare 21 chilometri; neanche 1 km, specialmente in discesa. Seduto, piuttosto deluso, alla stazione di Città di Castello, aspettando il primo nella mia catena di treni.)

Ieri l'unica cosa che ho veramente vista a S. Giustino fu la chiesa principale, che sembra recentissima, diciamo del 1930, ma ha una sorpresa: una cripta molto antica se non tanto bene conservata, ma con almeno un grosso pezzo di colonna romana ed alcuni frammenti di pietra lombarda — E andiamo a Citerna, che dista 11 chilometri.

Inizialmente non prometteva molto — la valle da Umbertide a Sansepolcro è piuttosto industriale — ma fra poco stavo camminando una pianura piuttosto piacevole, particolarmente dopo aver attraversato il Tevere.

Non molto dopo il ponte, la cittadina di Pistrino, nome romano piacevole, con una grande chiesa moderna e altrimenti niente molto, almeno a prima vista, mi forniva comunque una giustificazione di fermarmi un istante; faceva molto caldo, anche se stranamente, non realmente scomodo. Invece, avevo abbondanza di tempo, non c'è molto a Citerna (secondo le guide), e perciò uno sostino a Pistrino andava benissimo, soltanto per riposarmi.

Tutto quello finì per essere molto sbagliato. . . . Avvicinandovi alla grande chiesa moderna, c'è una piastra dal lato N (almeno il N liturgico, devo controllare più tardi!) accennando che Pistrino era riconoscente a qualche signor nel 1985 per aver spinto la costruzione della chiesa; all'interno, una piccola cappella ai benefattori della chiesa — tutto questo parlava di orgoglio civico insolito per una mera frazione, anche se grande; ed ho cominciato a farmi l'idea che Pistrino era un po' diverso: piccola piazza piacevole con una fontana e una statua moderna piuttosto buona, ecc. Sul lato della piazza, ho visto allora una piccola chiesa forse del Cinquecento, S. Maria Assunta, chiusa ma con affreschi all'interno — ho chiesto quindi chi ne aveva la chiave. Sono stato condotto così piuttosto rapidamente ad una donna sulla quarantina che stava appena aprendo il suo negozio, che noi negli Stati Uniti cento anni fa avremmo chiamato un "general store": e immediatamente questa gente, Daniela e suo marito Giorgio, volevano darmi tutto in vista — una bella brocca ceramica raffigurante la chiesa di Pistrino (che si sarebbe rotto in molti pezzi nell'aereo al ritorno), una collezione di riproduzioni di affreschi delle chiese della zona (non penso che avessero potuto entrare nel mio zaino), insomma tutto ditelo voi; ho accettato un piccolo piatto con Pistrino, poco profondo, che tornerà mi sembra illeso agli USA.


[ALT dell'immagine: Un piatto di maiolica che dipinge una chiesa moderna e un pino, emblematico del paese di Pistrino in Umbria nord-occidentale.]

Allora Daniela mi ha detto che il prete avesse la chiave, ma io non sveglio la gente quando fanno la siesta, innanzi tutto che mi avevano detto che si era incaricato del suo padre e che l'anziano era lungi d'andare bene attualmente: certo non andavo importunare chiunque. Lui però si ferma di solito al caffè del posto verso le 2:30, e quindi abbiamo aspettato — e naturalmente mi hanno comprato una bevanda, non c'era nessun modo di impedirli di farlo; ma 2:30 venne e se ne andò, nessun prete, ed infine Daniela se ne andò cercare la chiave, a quanto diceva da alcune monache ma infatti è andata svegliare il prete — mi siedi con Giorgio sulle gradine del loro negozio, sentendomi piccolo e gêné.

Bé allora non riuscimmo a far funzionare la chiave; noi ci siamo messi tutti parecchie volte per quasi dieci minuti; la mia reazione era "Quando Dio non vuole. . .": quella di Daniela era di salire nella sua macchina e di sparire, riapparendo quindici minuti dopo, trainando con se il presidente della Pro Loco — a questo punto stavo per infilarmi sotto una pietra —

Lui aveva la sua propria chiave, che aprì la chiesa facilmente, e dentro ci vado io, accompagnato da un drappello o almeno così mi sembrava di gente, fra cui un uomo di 93 anni, Rino Rossi, in possesso di quasi la pienezza delle sue facoltà (forse un po' duro d'orecchi, che ogni tanto produceva un non-sequitur), una miniera d'informazioni interessanti (e al loro onore, la Pro Loco sta registrandolo e la storia di Pistrino come l'aveva vista lui) —

S. Maria Assunta è ormai adibita ad un'esposizione permanente delle opere d'uno scultore ben noto che vive a Firenze, che si ricordò però del suo paese natale e vi diedi parecchie dozzine di pezzi: principalmente delle donne nude, ma anche anatre e polli. 'sta roba sua mi ha piaciuto e ne ho preso alcune foto con gli affreschi del Cinquecento: una situazione tipica di ex‑voto, quindi nessuno schema iconografico particolare, e su un lato della chiesa tutti gli affreschi sono spariti tranne un frammentino di un S. Sebastiano; ma attraente ed interessante, e accanto alla porta, un santo molto frammentario con una testa insolitamente bella ma le mani mediocre: sospetto che il maestro ne abbia fatto l'uno, dando l'altro in appalto; se ho ben capito, lo attribuiscono a Piero della Francesca.


[ALT dell'immagine: Un affresco della testa di un uomo giovane: attribuito a Piero della Francesca. A Pistrino in Umbria nord-occidentale.]

Di là di nuovo al bar dove inevitabilmente mi è stato offerto un altro succo di arancia dal sig. Pro Loco (Gianpaolo Gobbi, che mi fa venire in mente Franco con alcuni anni di meno, ma la stessa energia e passione); e dopo al suo ufficio, dove abbiamo parlato un po' Internet e dove mi caricò di libri, fra cui un libro di 300pp. rilegato con foto e piante, Terra Citerne da Giovanni Riganelli, che espone con molti dettagli tutto nel comune di Citerna, statuti medioevali, tutto quanto; e per questo ugualmente sig. Gobbi non voleva accettare nè un quattrino — mi auguro di metterlo a buon uso.

Mi toccava però veramente pensare ormai ad andare a Citerna, specialmente che vi è soltanto un albergo e non avevo prenotazione: dista 6 km e in salita su una collina, ed anche se 1730 ore, un caldo da arrostire; secondo gli interlocutori, le temperature nei dintorni hanno raggiunto il 40 o persino 43C. E così, munito del mio fonino ricaricato — Daniela e Giorgio avevano offerto di ricaricarlo quando avevo detto che fosse spento, e ciò ho accettato senz'altro immediatamente e senza scrupoli: se mi rompo una gamba sulla strada, devo poter chiamare qualcuno — me ne andai dal paese verso Citerna. Il passaggio mi era stato offerto ma ho spiegato che devo camminare una zona per conoscerla e ricordarmela, e infatti questa è la verità.


[ALT dell'immagine: Un paesaggio di pianura agricola, con una sola alta quercia a 25 metri incirca; e nello sfondo a destra, una piccolo colle. ll campo arato in primo piano viene irrigato da un unico potente getto d'acqua. Lo scorcio è dei pressi di Pistrino, Umbria (central Italy).]

Campi di tabacco e di granoturco sotto irrigazione:
al NO di Pistrino, sul mio cammino verso Citerna.

Eppure, avrebbe potuto essere meglio per me di accettare il passaggio: a 500 m fuori del paese, sono stato fulminato da un crampo ai polpacci. Come crampo, non il peggio, ma molto doloroso: principalmente il polpaccio sinistro, il destro incominciò a fare la festa anche lui, poi cambiò di mente, meno male. Così ho fatto la collina fino a Citerna piuttosto lentamente e sono riuscito a non zoppicare molto: campagna piacevole un po' del genere dei dintorni di Todi, con abbastanza di tabacco, piuttosto che dei girasoli che si vedono più al S intorno a Umbertide.

Per fortuna — anche se non realmente, mi dicono che l'albergo non è mai pieno — ci rimanevano posti all'Hotel Sobaria: fine della strada, con una stanza da bagno sontuosa quasi di palazzo, colla seconda vasca da bagno gran-lunghezza del viaggio. Cena, fuori sul terrazzo, di medio livello (mi hanno detto, quando ho verificato stamane colla gente in piazza, che avevano avuto problemi di cuoco e si trovano ora entro due cuochi), ma più che compensato dal fatto che mi fecero pagare quasi certamente meno del dovuto, malgrado i miei migliori sforzi di impedirlo: 115ML per la stanza, la cena, una bottiglia di Orvieto Classico, e una prima collazione completa.

Dopo la cena ho finito seduto qualche tempo al tavolo d'una famiglia da Londra o da Monte S. Maria Tiberina, secondo come lo guardate; mi hanno offerto un limoncello ma l'albergo n'era senza —

Ho pagato la fattura in anticipo, coll'idea che potrei potere alzarmi presto e, i crampi spariti, camminare fino a M.S.M.T. ecc. Al letto, dormì: la stanza calda e afosa, misteriosamente, malgrado le finestre spalancate e una notte freschissima.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 26 feb 01