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Questa pagina riproduce una parte di
Aquila

pubblicato nella Serie "Italia artistica"
Bergamo, 1929

Il testo è nel pubblico dominio.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore,
vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Cap. II
(1a Parte)

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Panorama dell'Aquila

(Fot. Alinari)

 p13  I. — Vestigia romane

È la primavera che dà una mirabile pienezza al paesaggio aquilano. Gli ardui monti che ricingono la città, da presso e da lontano, sono tuttora ammantati di neve, mentre il piano e le colline splendono in un vivido verde novello. La vecchia città non si può intendere dissociata da tale scenario, che è parte viva di lei, amplia e conclude le prospettive delle sue vie, costituisce il suo orizzonte. Essa è come vigilata e dominata dai monti che ogni tanto le si affacciano sopra, con la loro massa austera e bruna, facendo presentire l'impeto dei venti e delle nevi invernali e insieme la ritempratrice frescura estiva, dando il senso della schietta e rude vigoria delle genti che elessero questa isolata conca montana, quasi immensa fortezza, che più delle turrite mura di cinta ne tutelasse il libero sviluppo e le consentisse di muovere con subitanei sbalzi verso il proprio destino. Ma intorno a Collemaggio, di là da Porta Castello, sotto il Belvedere, come a temperare l'aspra signoria titanica, i piani si distendono opimi di vegetazioni e di colori, ascendono dolcemente a poggi e collinette, lontano fino a catene di monti, prima violacei, poi azzurrini, che disegnano gli sfumati loro profili sullo sfondo mutevole del cielo.

Entro l'antica cerchia dei monti, antico è rimasto il taglio della città, con strette vie dai bei nomi singolari, in cui sorgono ad ogni passo fabbriche segnate da una nota di carattere e di decoro monumentale, non ostante i tremendi flagelli tellurici che squassarono il suolo; e, malgrado le depredazioni e i disperdimenti, è sempre insigne il patrimonio d'arte che nelle innumerevoli chiese e nei palazzi è custodito.


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Panorama del Gran Sasso

(Fot. Carboni)

Appunto perchè riflette a pieno il suo passato, mirabile di aspetti e di significazione, avvincente e multivoca è la sua parola. E chi comprende ed ama le voci remote dei secoli, chi sa leggere, esaltato e commosso, nelle pietre, nell'andamento e nella struttura delle vie i segni vivi del tempo e delle opere umane, non può trascurare  p14 il valico del superbo giogo montano che sì prezioso documento di vita rinserra. Una sottile e varia emozione susciterà nel suo spirito, perchè i momenti più tipici della nostra civiltà han lasciato nell'Aquila testimonianze fulgenti.

 p15  Se l'Aquila non ricollega le origini sue a tradizioni romane, al pari di tante altre città nostre, salvo qualche documento, come il cosidetto Tempio di Vesta, a 4 km. dell'abitato, queste pertanto si dispiegano imponenti a poca distanza, nell'ambito stesso della sua vita, ad Amiterno, le cui rovine si levano presso l'Aterno.


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Panorama di Amiterno

(Fot. Carli)

Amiterno fu città dei Sabini, ma già nell'anno 295 av. C. se n'erano impadroniti i Romani, che nel periodo dell'Impero la sospinsero al massimo sviluppo. Fu, quindi, sede di Vescovi, finchè la fondazione dell'Aquila non assorbì la sua vitalità. Caio Crispo Sallustio (86‑35 av. C.) ebbe quivi i natali, e la sua patria ripetutamente evocò nelle storie. La ricordarono altresì Virgilio nell'Eneide e Tito Livio.​a


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Museo Civico —
Frammenti Amiternini

(Fot. Carli)

Per lo spazio di pochi secoli soltanto Amiterno fu avvolta d'ombra. Già nel secolo XVI, per iniziativa fervida di Mariangelo Accursio, filologo e archeologo aquilano,  p16 s'iniziarono i primi scavi di liberazione. E il risultato fu cospicuo, perchè vennero in luce, oltre a frammenti varî di architettura e di decorazione scultoria, il famoso Calendario Amiternino illustrato dal Mommsen, al presente esposto nel Museo Civico dell'Aquila, il quale elenca le feste e i giuochi che avevano luogo dal luglio al dicembre. In seguito, soprattutto durante il secolo XIX, si ebbero trovamenti di grande importanza, tra i quali il bisellio, cioè letto in bronzo, frammentario, del Museo Capitolino a Roma; un'erma colossale, in travertino, rappresentante Ercole, anch'essa nel Museo aquilano, imponente se non fine, due grandi simulacri in bronzo di Alessandro Severo, un piccolo bronzo di Faustina fra le rovine del Teatro (1878‑80), la cui costruzione deve risalire agli ultimi tempi della Repubblica o ai primi dell'Impero; l'Anfiteatro, eretto prima del Teatro, del quale sono sopravanzate l'arena di pianta ellittica, le mura d'ambito, qualche tratto a vôlte.


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Rilievi Amiternini (Roma, Museo delle Terme)

(Fot. del Museo)

Di notevole importanza si affermano taluni rilievi scoperti nel 1913, conservati nel Museo delle Terme a Roma. Uno rappresenta una biga (i cavalli son quasi completamente  p17 perduti) sopra la quale s'erge una Nike alata che nella sinistra regge una grande palma, mentre al cocchio tengon dietro due giovani e due uomini; segue un'altra biga cui succedono quattro uomini che recano sopra una tavola un simulacro di Giove; a questo gruppo se ne unisce un altro analogo che sostiene il simulacro di un altra divinità; quindi talune figure chiudono il corteo. Il rilievo, in pietra locale leggermente concava, ritrae una pompa che precedeva la celebrazione dei ludi gladiatorî e probabilmente doveva decorare un sepolcro, alludendo ai ludi svoltisi in occasione dei funerali  p18 del defunto oppure ai giuochi che s'eran tenuti per avvenimenti importanti della sua carriera politica. Si colgono riferimenti a sculture del periodo d'Augusto, per esempio all'Ara Pacis, ma si tratta di tarda imitazione provinciale del tempo dei Claudî, piuttosto dura e stenta, benchè non del tutto priva d'importanza.


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Museo Civico — Frammenti Amiternini

(Fot. Alinari)

Più rilevante in certo modo è uno scudo decorato da una testa di Gorgone intesa con larghezza e sentimento decorativo, improntata di tragica grandiosità. Si han poi frammenti architettonici.


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Rilievi Amiternini (Roma, Museo delle Terme)

(Fot. del Museo)

E, naturalmente, gli scavi di Amiterno han dato in luce altresì la consueta suppellettile: fibule, orecchini, monete, lucernette, ecc. Nel Museo dell'Aquila son da ricordare, inoltre, fra le reliquie amiternine, un Mausoleo in pietra, un sarcofago del periodo imperiale molto interessante che raffigura un corteo funebre verosimilmente di un magistrato municipale o di qualche comandante di milizie, preceduto da suonatori e da prefiche, con il defunto su letto sontuoso seguito dalla famiglia; un altro rilievo che rappresenta un certame fra due lancearî marsi, ciascuno scortato da un valletto che reca due lance di ricambio.


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Museo Civico — Frammenti Amiternini

(Fot. Alinari)

La città romana vide nel suo scadimento i primi segni del Cristianesimo. Sotto la chiesa di S. Vittorino, consacrata nel 1170, poi rimaneggiata, sì che ben poco è sopravanzato della originaria struttura, si stendono piccole catacombe con colombarî sacre al vescovo S. Vittorino che quivi predicò la nuova fede.


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Rilievi Amiternini
(Roma, Museo delle Terme)

(Fot. del Museo)

Nella chiesa, più che taluni frammenti di plutei ad intrecciamenti viminei, che si possono riportare così all'VIII‑IX secolo come a tempi posteriori, data la larga imitazione e la quasi impossibilità di circoscrivere stilisticamente il tempo dell'esecuzione di tali forme decorative, si rilevano assai significativi due frammenti di bassorilievi, uno de' quali segnato Pietro Amabile 1197, soprattutto quello che raffigura il Martirio di S. Vittorino. È interessante in questo segnatamente la cadenza ritmica che regola gli atteggiamenti e le movenze del martire e dei suoi carnefici, di spiccato carattere bizantino, al pari del panneggiare fasciante a gruppi autonomi di pieghe.


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Rilievi Amiternini (Roma, Museo delle Terme)

(Fot. del Museo)


Nota di Thayer:

a Virg. Aen. VII.710; Liv. XXI.62.


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Pagina aggiornata: 1 apr 21