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Cap. II
(1a Parte)

Questa pagina riproduce una parte di
Aquila

pubblicato nella Serie "Italia artistica"
Bergamo, 1929

Il testo è nel pubblico dominio.

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vi prego di farmelo sapere!

seguente:

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Cap. II
(3a Parte)

p30 (II, seguito)

Cronologicamente segue la chiesa S. Antonio, presso Porta Romana, della quale si è salvato in parte il portale, che reca incisa nella cornice superiore dell'architrave una iscrizione datata 1308. Al pari che in S. Pietro di Sassa si riscontra asimmetria decorativa nei capitelli.

Tempio inteso con spirito di grandiosità e di sfarzo è S. Maria di Paganica, vasta costruzione, per la quale si può accettare la data 1308 generalmente assegnatale, incisa nel maggior portale, ma è probabile che tal costruzione fosse l'ampliamento di una piccola chiesa alla quale converrebbe l'arcaico portale del fianco sinistro rozzamente lavorato. Il portale della facciata è elegantemente fastoso, a fascio di archivolti doviziosamente decorati: i segni zodiacali modellati con senso della vita animale in vivo movimento, in snelle linee vitali incorniciano l'archivolto esterno; successivamente sbocciano rose abbinate, si svolge un motivo geometrico, si spiegano nastri,  p31 rosette stellate, foglie e palmette, punte di diamanti. L'artista ignoto, ma verosimilmente lombardo, ha fornito un alto saggio di fantasiosa vivacità, di gusto, di abilità. La varietà dei motivi di animazione, il brio col quale sono intesi, la prestanza plastica dell'interpretazione, il loro fondersi naturalmente alla fascia dei capitelli a decorazione asimmetrica con fogliame elegantemente intagliato e avvivato da teste, figure umane, rosette, conferisce all'insieme un accento di ebrietà decorativa. Nella lunetta è praticata una nicchia entro la quale domina un simulacro a tutto tondo della Vergine col Bambino; sull'archivolto si rilevano scolpiti a basso rilievo da un rude ed energico lombardo Cristo fra sei apostoli, a mezza figura. Notevole varietà ornamentale si riscontra anche nella rosa, intesa analogicamente al portale, priva di raggiera.


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Chiesa di S. Maria di Paganica
— Portale Maggiore

(Fot. Alinari)


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Chiesa di S. Maria di Paganica — Portale Maggiore: particolare

(Fot. Alinari)

Il portale che si disegna nel fianco destro è più agile e forse anche più leggiadro. Negli archivolti si spiegano eleganti e vivaci, in animata successione, partiti decorativi,  p32 forme animali che s'avvolgono in ritmi briosi, punte di diamante, festoni, fogliette a mo' di conchiglie, risaltando leggeri sulla massa compatta dei capitelli tra' cui fogliami s'annidano, nel gruppo dei capitelli di destra, teste umane, in quelli di sinistra, uccelli. Il portale nel fianco sinistro è più schiettamente romanico. L'interno ora si presenta ad una sola nave con cappelle, transetto e coro curvilineo, ma originariamente era gotico, a tre navate, la mediana più ampia appoggiata a contrafforti.


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Chiesa di S. Maria di Paganica
— Portale nel fianco

(Fot. Alinari)

Il terzo tempio insigne innalzato in breve volgere di anni ad esaltare lo splendore della nuova città fu quello sacro a S. Domenico. Carlo II d'Angiò ne ordinò nel 1309 la costruzione, che pertanto nel 1362 non era ancora compiuta. Il carattere gotico palese in tutti i monumenti aquilani di questo periodo si accentua in esso. Nettamente ogivale è il portale nel braccio destro del transetto — che ha notazioni policromiº — ad archi di sesto acuto, colonne e archivolti a spina, singolare per il motivo  p33 mediano a cassettoni; ed ogivali altresì si rilevano la soprastante grande monofora gotica, gli archetti trilobi che corrono sotto il coronamento nel fianco e le monofore che in questo si disegnano. Contrafforti contengono la spinta delle muraglie d'ambito, di quelle absidali e del transetto poligonale con alte monofore. La fronte principale, completa soltanto nel corpo inferiore, con portale, due rosoni, ora affatto privi di ruota, e due nicchiette per statue con mensole sottostanti, è invece romanica nelle forme, gotica nello spirito della decorazione, sia degli occhi rivestiti di fogliame a teste umane, una fascia continua, nei capitelli, nell'archivolto, nella cornice superiore dell'architrave. Verosimilmente, con disposizione analoga a Collemaggio, nel corpo superiore della fronte si doveva schiudere un terzo rosone. La pianta è ricalcata su quella di Collemaggio e palesa nelle profonde navate lo spirito gotico.


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Chiesa di S. Domenico

(Fot. Alinari)


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Chiesa di S. Domenico — Fianco

(Fot. Alinari)

 p34  Alla chiesa era annesso un convento, in origine reggia di Re Carlo. Resta un ampio cortile, del quale soltanto un lato è aperto, con volte a crociera, basse colonne sormontate da capitelli rivestiti di grosse foglie incurvate.

Seguono alcune chiesette: S. Maria di Rojo dovè essere elevata prima del 1322 poichè l'Antinori registra in tale anno la presenza di un arciprete ad essa preposto. Nel sistema di partizione della fronte, probabilmente ricostruita, si han riferimenti a S. Pietro di Sassa. Il gotico rosone è rifatto. La debole figurazione scultoria nella lunetta del portale, disegnato con rara semplicità, appartiene alla metà circa del secolo XV. L'interno è ad una navata con vasto coro.


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Chiesa di S. Maria di Rojo
— Portale e Rosone

(Fot. Alinari)

La chiesa di S. Marciano non è posteriore all'anno 1322. Della fronte è conservato soltanto il corpo inferiore affine a quello di S. Maria di Rojo. Il rozzo portale ha capitelli figurati e gravati da leoni, sull'architrave è scolpito l'agnello mistico.

 p35  Di scarsa importanza è anche il portale della chiesa di S. Biagio fondata intorno al 1326, poi ampliata e dedicata a S. Giuseppe.

Nel 1337 era in corso la costruzione della chiesa di S. Marco. Il compromesso romanico-gotico è espresso nel portale dalla fronte essenzialmente architettonica con motivi d'animazione limitati all'archivolto, analogo nell'adornamento a quello di San Pietro di Sassa, e ai capitelli a foglie frequenti e rigonfie come quelli di S. Biagio. Sulle ali si levano due campanili barocchi in armonia alla sistemazione subita dalla facciata, ma se essi ripetessero un aspetto della costruzione trecentesca, costituirebbero un esempio raro. Il portale nel fianco destro reca sull'archivolto l'agnello mistico in mezzo a girali e tra il fogliame dei capitelli risaltano i simboli degli Evangelisti e il simulacro di S. Antonio. Nella facciata sono incastrati marmi che stilisticamente andrebbero riferiti al IX secolo.


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Chiesa di S. Marco
Chiesa di S. Marco — Portale

(Fot. Alinari)

 p36  Più importante si rileva la chiesa di S. Giusta, il cui prospetto tripartito è notevole per la quieta linea e l'eleganza spaziata. Risale al 1257, nel 1316 si lavorava all'altar maggiore e alla tribuna, nel 1347 al campanile; la facciata fu eretta nel 1349, a cura di Bonanno di Nicola da Coppito. Nel sistema questa deriva da S. Pietro di Sassa e per quel che riguarda il corpo superiore da S. Maria di Collemaggio, ma si arricchisce di un elemento comune alla decorazione gotica, i trilobi archetti pensili scorrenti sotto la cornice di coronamento. Il portale si avvicina a quello di S. Marco. Il rosone, gotico, in qualche parte rinnovato, è inteso con un sentimento decorativo agile e florido ed è vaghissimamente intagliato. Si colgono riferimenti ai rosoni ogivali di S. Maria di Collemaggio, ma altresì considerevoli differenze; nelle diramazioni triangolari dei raggi si disegnano trilobi invece che binati di archi trilobi e la ruota funziona quale attributo della Fortuna, mercè le mezze figure che girano nel spazio  p37 intercedente fra le due circonferenze. Affine al portale maggiore è quello ricavato nel fianco destro. Rare tracce gotiche si rilevano nei fianchi e nella triplice abside poligonale, con gli spigoli rafforzati da lesene, che trova riscontro in S. Domenico. L'interno è ora ad una sola navata, fiancheggiata da cappelle, con transetto, coro poligonale fra due cappelle, nel transetto la navata si appoggia a piloni a fascio, indice della costruzione gotica; in origine doveva avere tre navi sboccanti in tre absidi poligonali non girate, però, in rispondenza di esse.


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Chiesa di S. Giusta

Chiesa di S. Giusta
— Portale e Rosone

(Fot. Alinari)

 p38  S. Pietro in Coppito (metà del XIV secolo) è di stile ogivale, dichiarato dal portale nel fianco sinistro, dalle luci nel fianco destro e dalle absidi. L'abside mediana è semicircolare e iscritta in un poligono, le laterali son poligonali. La torre campanaria si disegna ottagona. Interessante è l'ambiente contiguo alla sagrestia, con volta nervata.

Prima del 1351 sorse anche la chiesa di S. Silvestro, della quale si ha notizia nel 1285, sulla cui ala sinistra grava una cella campanaria da pochi anni ricostruita, sola menomazione alla facciata, nobilissima nel risalto di massa, distinta orizzontalmente in due corpi, l'uno animato dal portale in pietra rossa e bianca, l'altro dal rosone, mentre al sommo corre un filare di archetti pensili acuti, come in S. Domenico e S. Giusta. Vestigia di finestre a sesto acuto si delineano nei fianchi e nella triplice abside poligonale inspirata a S. Giusta, al pari del portale, che richiama anche e più vivamente S. Marco. L'agnello mistico è spostato dall'architrave nella lunetta e incluso  p39 entro una cornice triloba. Il rosone, assai ampio e bello, è di forme romaniche ma con elementi decorativi gotici come nel portale; è strettamente affine a quello nell'ala destra di S. Maria in Collemaggio. Più modesto, ma vicino al maggiore, è il portale del fianco destro con decoro asimmetrico nei capitelli. Il vasto interno, rimaneggiato dopo il 1703, è a tre navate con transetto e coro poligonale fiancheggiato da cappelle anch'esse distinti e aggettanti lievemente all'esterno.


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Chiesa di S. Silvestro

Chiesa di S. Silvestro
— Portale e Rosone

(Fot. Alinari)

Della mediocre chiesa di S. Maria del Carmine, anteriore al 1377, ben poco resta. Il fregio che scompartiva la fronte è ad ornati vegetali; il sobrio portale romanico-gotico ha archivolto a foglie ricurve come quello di S. Pietro di Sassa e nell'architrave campeggia l'agnello tra girali, rosoni, grappoli. È ad una nave capace.

Questo indirizzo si prolunga nel secolo XV, avendo sempre S. Maria di Collemaggio quale proto­tipo massimo, senza assurgere a manifestazioni originali.

S. Maria del Guasto (1422‑1428) ha facciata di tipo schiettamente romanico, piccola, a due corpi distinti in senso orizzontale, sormontati da frontone aggiunto e tagliato a sinistra dalla cella campanaria, con bella rosa e portale adorno nell'architrave dall'agnello mistico fra girali romanici; essa presenta nei capitelli del portale foglie lanceolate, quali si vedono in S. Maria del Carmine, mentre il rosone deriva da quello romanico del Santuario di Collemaggio.


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Chiesa di S. Maria del Guasto
— Portale Maggiore

(Fot. Alinari)


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Chiesa di S. Maria del Guasto — Portale: parte superiore

(Fot. Alinari)

Alla chiesa di S. Francesco di Paola — che non accusa in nessuna parte la sua fondazione ritenuta sincrona alla città — fu addossato nel 1896 il prospetto di S. Giovanni di Lucioli. Sotto il coronamento, tra gli archetti gotici comprendenti rose e animali, una iscrizione rivela l'anno della costruzione: 1439. L'insieme è piuttosto ricco, il motivo ornamentale dell'archivolto deriva dal portale nell'ala sinistra di S. Maria di Collemaggio,  p40 il quale vien richiamato, inoltre, dal partito e dal taglio delle grosse foglie lanceolate che rivestono i capitelli (simili anche a quelli di S. Maria del Guasto, come dall'animazione dell'architrave, a girali monotoni) ma con vago fogliame e rose.

Ragioni stilistiche sospingono a classificare nella prima metà delle Quattrocento S. Nicola d'Anza, indicata da un diruto portale con architrave, vicino a quello di S. Marciano, da qualche testimonianza nei fianchi, da un vano con alta vôlta a crociera nell'interno, originariamente ad una nave con transetto e coro rettangolare. Verso la metà del secolo XV va riportata S. Maria di Farfona, come ora si presenta, benchè l'Antinori ne affermi l'esistenza fin dal 1257. Ce lo dicono le poverissime sculture, i leoni impostati sui capitelli, i simboli evangelici che animano questi asimmetricamente, gli angeli che, con disposizione nuova nell'architettura aquilana, sostengono l'occhio, forse un tempo avvivato da rosone. È ad una nave.

Semplice è la facciata di S. Vito, con archetti sottoposti alla cornice, occhio mancante di ruota, portale con capitelli a foglie acute e piatte e architrave decorato dall'agnello mistico. Di S. Flaviano sopravvive il rozzo portale romanico-gotico,º ricomposto, con partiti tolti in prestito a S. Maria di Collemaggio, oltre qualche accenno gotico nei fianchi e nella piatta abside. Appartengono entrambe al secolo XV.


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Chiesa di S. Vito

(Fot. Alinari)

Tracce gotiche mostra all'esterno la chiesa della Beata Antonia, le cui origini risalgono all'anno 1257, ma che nella struttura presente va riportata alla metà del secolo XV. Incerti segni della iniziale compagine ogivale presenta il Duomo, sacro a S. Massimo  p41 ed a S. Giorgio, nel fianco destro rafforzato da lesene, con finestre a sesto acuto e trilobo. Di S. Maria del Popolo (1488), smantellata, permane quasi il solo portale.

Per ritrovare una costruzione chiesastica nettamente romanica bisogna prendere in esame S. Giusta di Bazzano, nella frazione omonima del Comune di Paganica. Si vuole che il santuario sorga presso il forno in cui S. Giusta subì il martirio, allo sbocco di una catacomba che si estendeva fino a incontrare quella di S. Giustino verso Paganica. Probabilmente l'attuale cripta (attigua ad una grotta che dovrebbe indicare l'inizio della catacomba e ove si mostra il forno del martirio) fu il nucleo iniziale del monumento. Le vôlte a crociera si dovettero girare quando si eresse la chiesa soprastante, nel qual tempo, presumibilmente, si tagliò anche la scala che raggiunge quasi i capitelli della prima campata. I frammenti romani che si osservano nella cripta e quelli, più pregevoli ma scarsi, che ornano la chiesa superiore furono tratti probabilmente dalla terra stessa di Bazzano che richiama il Vicus Offidius, il quale vantava un tempio al dio Fidio.


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Bazzano — Chiesa di S. Giusta

(Fot. Alinari)

In qual tempo si costruì la chiesa superiore? Il portale, alla estremità destra dell'architrave reca la data 1268. Vi sono, però, frammenti di transenne a fasce ondulate inscriventi rosette, o a cerchi intrecciati, oppure a due cerchi, che dovrebbero datarsi intorno all'VIII‑IX secolo, ma si tratta, come si è già avvertito, di documenti infidi, imitati fin nel XIII secolo e anche oltre senza che si riesca a distinguere tra saggi originali e derivati. D'altra parte, potrebbero anche appartenere ad altra fabbrica. Singolare ma non certo elegante ed organico è il prospetto. Gli elementi di cui questo  p42 consta son tipici, è vero, dell'architettura lombarda, che spiegò diffusa azione in Abruzzo, ma costituiscono un sistema unico nell'arte romanica. Poichè, mediante l'incontro di un triplice ordine di colonne con tre cornici orizzontali sostenute da teste umane o bestiarie, si disegna una specie di gabbia a rettangoli varî che sembra irrobustire e contenere la massa muraria. L'architetto si educò sulle costruzioni del nord-Italia. Ciò è dichiarato non soltanto dai fattori di animazione della fronte, ma anche dai cubici capitelli imposti, nell'interno, alle colonne. Come termine di confronto per la struttura della facciata è da indicare il Duomo di Assisi (1028‑1140), ma anche il fianco di S. Clemente a Casauria e l'abside di S. Pellino a Pentima mostrano una disposizione analoga. Probabilmente la facciata di S. Giusta in Bazzano si doveva presentare nel secolo XIII non molto diversamente da quel che appare oggidì, col medesimo frontoncino sostituito forse da una soprelevazione rettangolare, poco sviluppata  p43 a cagione della edicola campanaria malamente impostata sull'ala destra, e la grande finestra del terz'ordine ridotta a rosone.

Nella facciata è rilevante il portale, con riferimenti a quello di S. Liberatore (c. 1100), ora a Serramonacesca, agli amboni di S. Pellino e di S. Angelo a Pianella. Il rosone di sinistra con archi a ferro di cavallo ha rapporti col rosone di S. Maria Nuova in Cellino (metà XII sec.). La chiesa era in origine a tre navate coperte da tetto a travature, con rozza mensa d'altare e un ambone. Nella pianta benedettina non differisce sensibilmente dalle altre chiese abruzzesi. La fabbrica si prolungava oltre l'odierna muraglia absidale. Infatti la parete destra della tribuna tradisce vestigia di affreschi al di là dell'incontro col muro di fondo; all'esterno, nella parte posteriore, in prosecuzione del filare destro di sostegni, è voltato un arco e, a poca distanza da questo, s'incontra un piccolo ambiente con colonne incastrate nelle pareti e vôlte a crociera. Mancano però dati efficaci che permettano di fissare lo sviluppo della fabbrica. La serie di supporti a destra offre un esempio tipico di materiali eterogenei e raccogliticci.


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Bazzano — Chiesa di S. Giusta [a sin.: Portale]

(Fot. Carboni)


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