URL breve per questa pagina:
bit.ly/SERAQL3B


[ALT dell'immagine: Molto del mio sito è inutile se tenete escluse le immagini!]
e‑mail:
William Thayer

[Image ALT: Click here for a help page in English.]
English

[Link to a series of help pages]
Aiuto
[Collegamento al livello immediatamente superiore]
A monte
[Link to my homepage]
Home
precedente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte precedente)]
Cap. III
(1a Parte)

Questa pagina riproduce una parte di
Aquila

pubblicato nella Serie "Italia artistica"
Bergamo, 1929

Il testo è nel pubblico dominio.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore,
vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Cap. III
(3a Parte)

 p65  (III, seguito)

Nell'architettura militare, più che in quella civile, va considerata la solenne mole del Castello. Esso sorse sul luogo ove re Ladislao aveva fatto innalzare la fortezza. Il governo spagnuolo volle ribadire così il proprio diritto al dominio della città, dopo ch'ebbe repressa sanguinosamente, con le milizie di Filiberto d'Orange, la sollevazione del 1523 in favore de' Francesi. E furono i cittadini a sopportare l'onere, per questo come per il primo balgardo. Il Castello dell'Aquila è una delle maggiori opere d'arte fortificatoria erette nella prima metà del secolo XVI. Esso si deve ad un notevole architetto spagnuolo, Pierluigi Escriva o Scribà, di Valenza, che suscitò vivo interessamento anche fra i contemporanei. A lui va ascritto altresì il Castello di S. Elmo a Napoli, di singolare tracciato, costruito nel 1538, ma più importante è da ritenersi il castello aquilano cui egli attese nel 1543. Mole di straordinaria essenzialità e potenza, chiara ed elegante nella planimetria, con recinto quadrangolare a baluardi speronati nei vertici, con troniere, spesso doppie, raggruppate soprattutto nei tratti di legamento dei bastioni alle cortine, con ampio fossato, imponente nelle massicce muraglie: esso congiunge una  p66 schietta e austera grandiosità estetica ad una vigorosa efficienza difensiva. Di lontano sembra far corpo, saldarsi quasi al baluardo dei monti. Il portale è fastoso nel sopracoronamento, con l'aquila bicipite fra due cornucopie. Il cortile ha un lato solo conservato, a due ordini di arcate su pilastri dorici.


[image ALT: missingALT]

Castello — Pianta


[image ALT: missingALT]

Il Castello

(Fot. Carboni)


[image ALT: missingALT]

Castello — L'entrata

(Fot. Alinari)

Nel 1469 si cominciò a costruire la chiesa di S. Maria del Soccorso. Essa esprime un tentativo di fusione delle vecchie tendenze col nuovo stile. Ciò è evidente nella fronte. Le ampie fascie orizzontali rosse e gialle — riflesso della leggiadria policroma di S. Maria in Collemaggio — i consueti fattori di animazione, cioè portale e rosone — questo ridotto ad oculo, ed ambo di struttura romanica — rievocano il periodo di transizione. D'altro canto, la distinzione in tre corpi, il coronamento frontonato e certi particolari, come le vaghe trabeazioni che dividono l'uno dall'altro i corpi di fabbrica, gli eleganti pilastri del portale, lo spirito della decorazione disinvolta e fervida di soluzioni,  p67 asseriscono l'infiltrarsi della corrente quattrocentesca. L'intonazione ambigua è temperata da un sorriso di ingenua grazia. Di scarso carattere è l'interno, con chiare tracce gotiche nelle vôlte, nel coro, negli archi d'accesso alle cappelle, nelle finestre. . . .


[image ALT: missingALT]

Chiesa di S. Maria del Soccorso

(Fot. Alinari)

Della chiesa della Misericordia, iniziata nel 1528 e compiuta nel 1531, è ora notevole soltanto l'occhio adorno di ovoli e foglie appiattite. Anche in essa il Rinascimento non trionfa a pieno.

Neppure nel massimo tempio aquilano, la cui facciata di spirito classicheggiante fu eretta in pieno secolo XVI, gli elementi romanico-gotici non vengono soppressi completamente. La chiesa di S. Bernardino, che s'erge dinanzi ad un grandioso scenario di monti, è il segno vivo dell'efficace svolta dal Santo durante il soggiorno  p68 nell'Aquila. Fra Giacomo della Marca — nobile figura di religioso che dominò sulla vita aquilana del secolo XV — spiegò alacre attività perchè l'opera memoranda si compiesse. E nel 1454 vi si pose mano. A buon punto erano i lavori nel 1472. Un primo progetto per la fronte fu preparato da m. Cristoforo di Cortona e da m. Iacopo da Como, che attesero ad attuarlo dal 1454 al 1468. È assai verosimile che ad essi venisse affidata la costruzione, della quale alcuni storici ascrivono la pianta a S. Giacomo della Marca. Verso lo scorcio del secolo Silvestro dall'Aquila aveva delineato un nuovo prospetto. Ad un terzo disegno fu più propizia la sorte. Ne fu autore Nicola Filotesio, detto Cola dell'Amatrice. Il 19 giugno 1525 si collocò la prima pietra. Nel 1540 era terminato il secondo ordine, poichè nel fregio della trabeazione, sopra una pietra del fianco sinistro, si legge MD - XX - XX. Non rimane l'altra iscrizione, pur ricordata in testi degni di fede, incisa sopra una pietra d'angolo del corpo basamentale — Cola Amatricius Architector Instruxit — che, secondo alcuni, era anche preceduta dalla data MDXXVII. La chiesa fu consacrata nel 1571, ma tal data non si può ora riferire  p69 all'interno, snaturato da rimaneggiamenti settecenteschi. La cupola ed altre parti crollarono in seguito al terremoto del 1703.


[image ALT: missingALT]

Chiesa di S. Bernardino

(Fot. Carboni)


[image ALT: missingALT]

Chiesa di S. Bernardino
— Portale principale

(Fot. Alinari)

Cola dell'Amatrice fu, come è noto, architetto e pittore, ed elesse Ascoli qual centro della sua operosità, ottenendone nel 1521 la cittadinanza. Ad Ascoli molte fabbriche si devono a lui, per le quali, più che per dipinti, egli va considerato nel movimento dell'arte cinquecentesca. Il prospetto della chiesa di S. Bernardino è la suprema espressione monumentale d'Abruzzo nel periodo del Rinascimento. Maestoso si erge sull'alta scalea, palpitando nel fluttuar delle ombre e delle luci e nel gioco del binati colossali di colonne. Agile lo rendono l'assottigliarsi progressivo dei corpi e le buone proporzioni. Elettezza e personalità si riscontra in molte disposizioni. È caratterizzato, come le altre opere di Cola, da un eclettismo che in esso raggiunge il massimo di nobiltà e organicità. Vien mantenuto, cioè, il coronamento orizzontale, e i tre occhi sono aperti nella disposizione istessa dei rosoni di Santa Maria di Collemaggio; la trifora del secondo corpo è, invece, ricalcata su modelli veneziani spogli della lor lussuriosa esuberanza; il corpo inferiore per il sistema di grandiosi binati e nicchie e la struttura dei portali, come per la sovrapposizione degli ordini, trova riscontro nei progetti concepiti da Giuliano da San Gallo per la fronte di S. Lorenzo  p70 in Firenze e, meno, in quelli sbozzati da Michelangelo per la stessa chiesa: a questi è inspirato il secondo corpo. Nell'abside, nella torre campanaria, nella vôlta sul coro si disegnano forme gotiche, le quali proclamano che la costruzione fu iniziata secondo lo stile ogivale.

Non sono conservate altre chiese di questo tempo. Di S. Paolo resta il portale del secolo XVI, con i pilastri decorati mediocremente. Varî frammenti di pilastri, più copiosamente adorni, appartenenti a edifici diversi, si vedono nel secondo cortile del Museo Civico.

Dei chiostri interessante è quello di San Bernardino, gotico, con pilastri poligonali a capitelli rivestiti di grosse foglie sui quali impostano gli archi a sesto acuto.


[ALT dell'immagine: HTML 4.01 valido.]

Pagina aggiornata: 2 gen 11