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Cap. III
(6a Parte)

Questa pagina riproduce una parte di
Aquila

pubblicato nella Serie "Italia artistica"
Bergamo, 1929

Il testo è nel pubblico dominio.

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Ciò nonostante, se vi trovate un errore,
vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Cap. IV
(1a Parte)

 p116  (III, fine)

Il Merletto. — Se l'oreficeria non ebbe nell'Aquila manifestazioni rilevanti, un'altra espressione artistica, fra quelle considerate minori, vi raggiunse considerevole eccellenza: il merletto. E questa tradizione si è prolungata fino ai nostri giorni, benchè senza rinnovarsi radicalmente, come è purtroppo da lamentare per quasi tutte le industrie artistiche del nostro paese.


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Museo Civico — Merletto aquilano

(Fot. Alinari)

 p117  Certo è che i merletti abruzzesi, ed aquilani in ispecie, si diffusero da Roma nelle Marche ed in Sicilia. Gli esemplari aquilani si rilevano per finezza e sontuosità maggiori rispetto a quelli degli altri centri produttori di Abruzzo, Pescocostanzo e Gessopalena. Perciò s'intende come un merletto ordinato da Maria Antonietta di Francia fosse inviato in dono a Pio VI in occasione della sua esaltazione al pontificato.


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Duomo — Merletto aquilano

(Fot. Alinari)

La fonte d'inspirazione va riconosciuta nei merletti milanesi. Scrive la Signora Elisa Ricci nella sua opera monumentale sulle Antiche trine italiane: "Così in Aquila come a Pescocostanzo si trova il nastrino colle puntature di spillo ai due vivagni. In Aquila, più esile e sottile, gira ininterrotto come a Milano, a formar meandri, ornati, fiori; ma co' suoi giri, fitti e frequenti, basta spesso a riempir tutto lo spazio e non lascia posto al fondo di tulle o di sbarrette. Quando la trina, più fine e leggiera, e il disegno, più rado, rendono necessario il fondo, le donne aquilane fanno una rete a mezza passata, che si allontana interamente dal fondo di Milano e rimane caratteristica delle trine aquilane. Come nel disegno e nel fondo, così esse si differenziano dal  p118 modello lombardo anche nella tecnica. Mentre a Milano si intesse prima, con alcuni fuselli, il nastrino che disegna il motivo, e poi, con altri, si esegue il fondo, l'antico merletto aquilano è lavorato a tutte copie, cioè facendo insieme disegno e fondo, con un numero qualche volta stragrande di fuselli. Quando il disegno lo esige, le trinaie aquilane ricorrono anche all'uncinetto, come le milanesi, e chiamano la trina, eseguita così, a punto riattaccato". L'impulso iniziale fu svolto e improntato di proprio accento, in una stupenda ricchezza di interpretazioni, di risorse, di motivi, tutto avvivato da uno splendore di fantasia, da un calor di vita, che vi circola per entro come un sangue generoso. I saggi esposti nel Museo Civico, quelli del Duomo e altri conservati in collezioni private rappresentano, perciò, una delle più tipiche e colorite estrinsecazioni di quest'arte gentile.


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Duomo — Merletto aquilano

(Fot. Alinari)


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