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Vicinissimo al Volcanale sorge l'arco eretto nel 203 d. Cr. in onore di Settimio Severo, per le vittorie conseguite da lui nelle provincie orientali.
Non meno di tre volte Severo era stato costretto di condurre le sue legioni al confine dell'Eufrate, per stabilirvi la dominazione romana. Nel principio del suo regno (193 d. Cr.) egli, sebbene il suo rivale nell'impero, Pescennio Nigro, si fosse unito con i Parti e con gli Arabi di Hatra, riuscì a conquistare tutto il territorio tra l'Eufrate ed il Tigri, che divenne provincia sotto il nome di Mesopotamia. Nel 197, poi, quando Severo dovette recarsi nelle Gallie per reprimere la sollevazione di Clodio Albino, le tribù sottomesse si ribellarono nuovamente. L'Imperatore, dopo aver vinto Albino, ritornò in Oriente nel 198 e vinse i nemici in due campagne; nel p72 198 e 199 occupò le residenze dei re Parti, Ctesifonte e Seleucia sul Tigri, e più di centomila prigionieri furono venduti come schiavi. Ma la fortezza degli Arabi, Hatra, situata in mezzo al deserto, non potè invece essere occupata dai romani. Ciò non ostante, l'Imperatore assunse i titoli Arabicus Adiabenicus (la provincia di Adiabene corrisponde all'Assiria antica) Parthicus Maximus. Ritornato a Roma, Severo vi celebrò i decennalia; il Senato e il popolo eressero in suo onore l'arco presso la Sacra Via, ma nessun trionfo fu celebrato dall'Imperatore dopo queste guerre orientali. L'arco nel medio evo era proprietà della chiesa di S. Sergio e Bacco; vi erano anche addossate o sovrapposte parecchie fabbriche, torri, chiostri, ecc.: a ciò si deve in parte la sua conservazione.
All'arco nel tempo antico si accedeva dalla parte del Foro mediante una gradinata; da ciò si comprende come l'arco non potesse servire di passaggio. L'arcata centrale è alta m. 12,30, larga m. 7; quelle laterali sono alte m. 7, larghe m. 3. Le facciate sono decorate con quattro colonne di ordine composito, sopra alti basamenti; sui lati di questi basamenti si vedono raffigurati prigionieri barbari, scortati da legionari romani. Nella chiave dell'arco centrale verso il Campidoglio è rappresentato il dio Marte; nei triangoli si vedono vittorie con trofei, e sotto di esse, a sinistra, il genio dell'estate, a destra quello dell'autunno. Sopra gli archi laterali sono effigiate divinità di fiumi: più sopra, liste con rilievi rappresentanti scene che si ripetono, senza differenze essenziali, in tutti i quattro lati, cioè una Roma che riceve l'omaggio di tribù orientali, le cui armi, e il bottino di guerra vengono trasportati sopra carri. Sopra le arcate laterali lo spazio è occupato da quattro grandi rilievi rappresentanti fatti guerreschi: a sinistra un combattimento in mezzo a due fiumi (Eufrate e Tigri), a destra l'Imperatore che parla ai soldati, l'assedio di una città, le cui mura vengono atterrate coll'ariete. Sul lato verso il Foro, vi sono simili rilievi; sotto i triangoli, a destra, il genio della primavera; a sinistra quello dell'inverno; i grandi rilievi sopra le arcate laterali rappresentano, p73 a sinistra, il principio della campagna, l'allocuzione dell'Imperatore; a destra i trattati con i barbari, il tracciamento del campo, l'assedio di una città. I rilievi sono di carattere schematico ed assai lontani dall'arte piena di vita ed originalità della colonna Traiana, inferiori finanche ai rilievi della colonna Antonina; tutto ciò, se si tien conto altresì delle lacune esistenti nella nostra tradizione storica sopra le guerre di Severo, non consente di determinare quali singoli avvenimenti sieno in quei rilievi rappresentati.
Fig. 30. Moneta di Severo.
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L'attico, con ornamenti di bronzo (forse trofei) negli angoli, porta una iscrizione, secondo la quale l'arco stesso era stato dedicato dal Senato e dal popolo a Severo e Caracalla "perchè essi avevano conservato lo Stato ed ingrandito l'Impero". Si vede chiaramente che le due ultime lettere della terza riga, P(atri) P(atriae) e tutta la riga quarta, sono sovrapposte ad un'altra iscrizione più antica e cancellata. I buchi per i perni delle lettere più antiche però sono rimasti intatti, di modo che le parole della iscrizione cancellata, si possono facilmente decifrare e sono queste: ET P. SEPTIMIO GETAE NOB(ilissimo) CAESARI. Caracalla, dopo aver fatto uccidere il fratello e compagno di regno nel 211, ordinò di cancellare il nome di Geta sopra tutti i monumenti pubblici. Per riempire le lacune portate dalle cancellature, furono aggiunte ai titoli di Severo e Caracalla le parole P(atri) P(atriae) OPTIMIS FORTISSIMISQVE PRINCIPIBVS.º Dalle immagini dell'arco sulle monete si rileva che in mezzo all'attico poggiava un carro a sei cavalli con le statue di Severo e de' suoi figli, tutto di bronzo; agli angoli forse vi erano statue equestri.
Fig. 31. Gradinata originaria e tarda sotto l'arco di Severo.
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p74 La gradinata verso il Foro era in origine di sei o otto gradini. Più tardi il piano del Foro, per ragioni a noi ignote, venne abbassato di circa due metri e mezzo. Per conseguenza fu necessario di prolungare le scale; nelle arcate laterali i gradini aggiunti si scavarono nei grandi massi di travertino che formano le fondamenta. Da questo abbassamento del suolo vennero alla luce le fondamenta dei piloni in travertino che erano sotto terra, e per farle somiglianti alle parti superiori dell'arco costruite in marmo, furono rivestite di grosse lastre marmoree.
Vedi: CIL. VI, 1033 (=Dessau 425). — Rossi Archi trionfali T. 50‑59; Jordan I, 2, 213; Lanciani 284; Huelsen, R. M. 1902, 21; Vaglieri 151.
[I templi della Concordia e di Vespasiano, nonchè il Portico degli Dei Consenti sono separati dal resto degli scavi per mezzo della strada moderna; l'ingresso si trova sull'angolo meridionale sotto la scala che conduce alla via del Campidoglio. Per visitarli conviene rivolgersi ai custodi del Foro. Le rovine vengono descritte secondo l'ordine in cui si presentano, incominciando dall'ingresso moderno.]
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Pagina aggiornata: 27 lug 02