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[I templi della Concordia e di Vespasiano, nonchè il Portico degli Dei Consenti sono separati dal resto degli scavi per mezzo della strada moderna; l'ingresso si trova sull'angolo meridionale sotto la scala che conduce alla via del Campidoglio. Per visitarli conviene rivolgersi ai custodi del Foro. Le rovine vengono descritte secondo ordine in cui si presentano, incominciando dall'ingresso moderno.]
Il tempio della Concordia fu dedicato dal dittatore M. Furio Camillo nel 366 a. Cr. dopo finite le contese secolari fra patrizi e plebei. L'edifizio primitivo era più piccolo di quello imperiale, di cui ci rimangono i ruderi: il punto fin dove l'edifizio primitivo arrivava, si può desumere da ciò che l'estremità settentrionale del sotterraneo appartenente al Tabulario non aveva finestre perchè combaciava con la parete di fondo del tempio. Si può dunque calcolare che il tempio primitivo della Concordia fosse un rettangolo di 15x25 m. Dopo l'uccisione di Caio Gracco (121 a. Cr.), il tempio fu ricostruito dal console Lucio Opimio; Tiberio ne cominciò un secondo restauro nel 7 a. Cr. e lo dedicò il 16 gennaio del 10 d. Cr. Ma il tempio non poteva essere ampliato dalla parte posteriore ove confinava col Tabulario, e nemmeno dinanzi, verso il Clivo Capitolino; Tiberio quindi ne fece allargare la cella a destra e a sinistra, di modo che la larghezza superava del doppio la lunghezza, come vedesi nella pianta dell'edifizio rappresentata nella Forma Urbis (v. fig. 4, p. 19). Il tempio fu restaurato un'altra volta negli ultimi tempi dell'Impero; la facciata con l'iscrizione: S. P. Q. R. aedem Concordiae vetustate conlapsam in meliorem faciem opere et cultu splendidiore restituerunt durò fino all'ottavo secolo d. Cr.
Fig. 34. Cornicione del tempio della Concordia.
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Oltre ai gradini conducenti al pronao, le cui fondamenta sono in parte tagliate nel tufo del colle Capitolino, rimane tuttora la soglia della cella, masso colossale di Portasanta, ornato nel mezzo di un caduceo. La cella stessa era magnificamente decorata; gli scavi del 1817 portarono alla luce notevoli avanzi dei bei marmi colorati che rivestivano il pavimento e le mura, i quali però oggi sono interamente scomparsi. Nella cella furono trovate parecchie basi di marmo (ora nel Museo Capitolino) dedicate alla Concordia p79 da nobili personaggi pro salute Tiberii; secondo le iscrizioni, queste basi avrebbero sostenuto statue di preziosi metalli (di cinque libbre di oro, venticinque libbre di argento, ecc.). Secondo gli autori antichi, il tempio era ricco di tesori d'arte, pare anzi che gl'imperatori ne avessero fatto un vero museo di scultura greca. Al tempo di Plinio seniore si trovavano nella cella sculture di Batone, Eufranore, Nicerato, Pistone, quadri di Nicia, Teoro e Zeusi. Augusto vi dedicò quattro elefanti di ossidiano; fra le altre cose preziose vi si mostrava anche l'anello di Policrate. Nel portico del tempio il Senato tenne adunanze fino agli ultimi tempi dell'Impero; anche gli Arvali ed altri collegi sacerdotali vi si radunavano per sacrifizi e cerimonie.
Vedi: Varro l. l. V, 148; Plutarch. Camill. 42, C. Gracchus 17; Ovid. fast. I, 637; Appian. b. c. I, 26; Sueton. Tib. 20; Cassius Dio LV, 8. LVI, 25.º LVIII, 11; Augustinus de civ. dei III, 24; CIL. VI, 89 (= Dessau 3781). 90 (= Dessau 3762). 91‑94. 3675 = 30856 (= Dessau 3783); hemerol. Praen. ad XVII kal. Febr.; Acta Arval. passim; FUR. fr. 22.
Dutert, le Forum p. 35 e Tav. XIV; Jordan I, 2, 332‑336; Lanciani 288.
p80 Continuando il nostro giro sul Foro, ritorniamo dall'arco di Severo, per il Clivo Capitolino, e, passata la fronte dei rostri, dirigiamoci al Comizio. Su questa strada si trovano parecchi monumenti dell'ultimo periodo dell'Impero: la colonna di Foca, la base di Diocleziano e due monumenti onorari del tempo di Onorio.
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Pagina aggiornata: 10 dic 07