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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p83  XVI. I plutei istoriati di Traiano (anaglypha)
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Le grandi lastre marmoree, ornate di rilievi da ambedue i lati, furono trovate sul posto dove stanno ora, non sorrette da uno zoccolo di marmo (quello sul quale posano adesso è moderno), ma collocate rozzamente sopra alcuni massi di travertino già usati. Ciò dimostra chiaramente che questo non era il luogo anticamente occupato dai bellissimi rilievi. Essi senza dubbio furono portati sul posto che occupano presentemente in età assai tarda, per decorare i lati di un basamento quadrato, simile a quelli situati dinanzi la Basilica Giulia; in questa seconda collocazione i rilievi storici vennero voltati verso l'interno. I due altri lati del quadrato così circoscritto vennero chiusi da rozzi muri, e l'interno fu riempito di terra e ruderi. Per conseguenza, i rilievi con gli animali sono conservati in modo mirabile, mentre le scene storiche rimaste esposte per secoli alle intemperie e alle offese dell'uomo, furono assai più danneggiate.

 p84  Sui lati che ora stanno verso l'interno, si vedono gli animali destinati al solenne sacrifizio dei suovetaurilia: il porco, l'ariete e il toro, ornati di bende (vittae) le corna e il corpo. Tali sacrifizii erano celebrati: nella chiusura del censo del popolo (lustrum); per l'esercito, all'aprirsi di una campagna; per la fondazione di nuovi templi, ecc. In queste occasioni i tre animali venivano, prima di essere immolati, condotti attorno al popolo, attorno all'esercito, oppure attorno al luogo in cui si doveva compiere la lustratio.

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Fig. 35. Pluteo marmoreo di Traiano.
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Fig. 36. Pluteo marmoreo di Traiano.

Sui due rilievi che (ora) sono rivolti verso l'esterno, si vedono rappresentati due atti del regno di Traiano. Sul primo (quello che guarda l'arco di Severo) si vede l'Imperatore in piedi sopra la tribuna (riconoscibile per i tre rostri navali), e dietro a lui il suo seguito e i littori (con i fasci, senza le scuri). L'Imperatore, vestito della toga, pronuncia un discorso alla folla che si pigia dinanzi ai rostri; gli uditori portano il vestito caratteristico dei plebei romani, la paenula (giacca breve scendente fino al ginocchio). Tutti alzano le mani, come per applaudire il discorso dell'Imperatore. Quale fosse l'argomento del discorso l'artista ha indicato in modo senza dubbio intelligibile per i contemporanei. In mezzo alla  p85 folla infatti vedesi un gruppo statuario, come si riconosce dallo zoccolo sul quale è posto. Esso rappresenta un Imperatore seduto sopra la sedia curule, e una donna che gli si avvicina con un bambino per la mano e un altro in braccio. Questa donna è l'Italia, che ringrazia l'Imperatore della munifica istituzione con la quale ha provveduto al bene della gioventù italiana. Nel 101 d. Cr. Traiano infatti distribuì in molti comuni dell'Italia ingenti capitali a mutuo ipotecario e gli interessi dovevano servire per l'alimentazione dei bambini poveri ed orfani. Rimangono ancora due documenti originali, incisi su grandi tavole di bronzo, relativi a questa istituzione alimentaria: l'uno trovato nelle rovine dell'antica Veleia (ora nel museo di Parma), l'altro nel paese dei Ligures Baebiani presso Benevento (ora nel museo delle Terme Diocleziane). Ambedue attestano, con quali cautele i capitali fossero allora investiti. Se per due comuni relativamente piccoli, come Veleia e i Ligures Baebiani, furono ipotecati rispettivamente 1,044,000 e 401,800 sesterzi (circa lire 260,000 e 100,500), la somma dei capitali per tutta l'Italia deve aver raggiunto centinaia di milioni. Si capisce benissimo come questa munificenza facesse profonda impressione sui contemporanei; come ne parlino  p86 gli storici con ammirazione, e come, per celebrarla, fossero coniate medaglie, e che sul Foro Romano, ove la legge fu promulgata, il fatto fosse immortalato coi rilievi e col gruppo statuario descritto.

Il secondo rilievo è incompleto perchè la prima lastra è perduta: ciononostante si vede che anche in questo erano rappresentati i rostri. L'Imperatore seduto alza la mano in attitudine di dare un ordine ad un impiegato. Si tratta senza dubbio dell'ordine di accendere un mucchio di dittici, cioè di quelle tavolette di legno rivestite di cera, che i Romani solevano usare come carte d'affari di ogni genere. Questi dittici vengono portati da uomini vestiti alla militare (si osservi la calzatura, la caliga con molte correggie, e la cintura, cingulum militiae, con le estremità ornate di metallo): essi sono subalterni (apparitores o forse statores) dell'amministrazione imperiale, dimodochè è facile supporre che i dittici rappresentino libri del debito pubblico. Il rilievo rappresenterebbe adunque un condono di tasse ai provinciali (l'Italia anche nel tempo imperiale non pagava tasse di sorta). Il parallelismo che le scene storiche sopra i due rilievi ci dimostrano è degno di nota: sull'uno l'Imperatore viene encomiato come benefattore dell'Italia, sull'altro come benefattore delle provincie. [Secondo un'altra opinione, meno probabile, i rilievi rappresenterebbero due atti compiuti dall'imperatore Domiziano, nella qualità di censore, cioè a dire, il divieto della evirazione, nel primo; il bruciamento degli scritti diffamatori nel secondo].

Come le due scene storiche, così anche gli sfondi architettonici dinanzi ai quali esse si svolgono, sono in stretta relazione fra loro. Codesti sfondi presi insieme offrono quasi un panorama del Foro, quale si presentava nel principio del secondo secolo d. Cr. Si vedono cioè sul pluteo secondo: il tempio di Vespasiano (quello della Concordia manca, essendo perduta la prima lastra)  p87 con sei colonne corinzie; il tempio di Saturno con sei colonne ioniche; fra essi in alto un arco, il quale forse rappresenta il Tabulario; poi un gran portico, ossia la basilica Giulia. Sull'estremità sinistra si vede la statua di un satiro con un otre sulle spalle: è la statua di Marsia, la quale, portata da qualche città della Magna Grecia come bottino di guerra, fu posta sul Foro inferiore; accanto ad essa stava un fico sacro dentro un piccolo recinto (da non confondersi col noto ficus ruminalis sul Comizio). — Il medesimo gruppo di Marsia col fico si trova sull'estremità sinistra del pluteo primo: ivi segue un grande portico, perfettamente uguale all'altro, cioè la basilica Emilia; poi una larga strada (l'Argiletum tra la basilica e la Curia); indi un edifizio simile ad un tempio e con lunga gradinata dinanzi (la Curia prima del restauro di Diocleziano); finalmente un arco, sulla cui esistenza mancano notizie esatte, ma che probabilmente fu distrutto quando si eresse l'arco di Severo. Dinanzi a quest'arco sono rappresentati un'altra volta i rostri. La ripetizione dei due monumenti posti sull'estremità, cioè i rostri e la statua di Marsia, dimostra che i due rilievi dovevano riunirsi a modo di anello; solamente può sembrare strano che manchino sulle rappresentazioni i templi di Cesare e di Castore, vale a dire tutto il lato orientale della piazza.

Questa mancanza apparente però si spiega benissimo, se teniamo conto della collocazione primitiva dei due plutei. Essi stavano sulla piattaforma dei rostri, formando una specie di balaustrata a destra e a sinistra. I rilievi storici erano rivolti all'interno, gli animali del sacrifizio all'esterno. Così anche si spiega la grande differenza delle dimensioni: gli animali si dovevano vedere dal piano del Foro, cioè da una distanza di quattro a cinque metri; i rilievi storici invece si vedevano sulla piattaforma assai da vicino. Se ci figuriamo il primo pluteo (fig. 35)  p88 posto a sinistra dell'oratore, il lato settentrionale del Foro rappresentatovi corrispondeva esattamente alla vera posizione degli edifizi; il secondo pluteo (fig. 36) a destra dell'oratore rappresentava i monumenti che stavano alla destra e dietro l'oratore, cioè i lati occidentale e meridionale. Il lato orientale non effigiato sui rilievi è quello che l'oratore, stando sui rostri, aveva dinanzi agli occhi. Gli animali del sacrifizio poi, che si muovono quasi in processione attorno al monumento, forse sono il simbolo di una perpetua lustrazione della tribuna.

Vedi: Brizio Ann. dell'Ist. 1872, 309; Mon. dell'Ist. IX, tav. 47. 48; Jordan I, 2, 219 ff.; Lanciani 256 f.; C. L. Visconti, Deux actes de Domitien, Roma, 1873; Cantarelli, Bull. comun. 1889, 99 sg. 1900, 145 sg.; Petersen, Festschrift für A. v. Oettingen (1898), 130‑143; Huelsen, R. M. 1902, 21; E. Caetani-Lovatelli, Varia (Roma, 1905) 257 sg.


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Pagina aggiornata: 25 ago 04