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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p88  XVII. Niger lapis e Tomba di Romolo
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Sul confine del Foro e del Comizio si trova una piccola area quasi quadrata coperta con lastre di marmo nero e circondata da una specie di transenna di marmo bianco (il luogo è ora protetto da una tettoia di legno). La superficie di marmo nero è danneggiata in molti punti e poi rappezzata, anche con un frammento d'iscrizione: le congiunture però delle lastre dimostrano molta esattezza nella fattura. Il lastricato è volto verso il portone della Curia giulia-dioclezianea; quando il marmo nero fu scoperto, si pensò ad alcuni scrittori antichi, i quali fanno menzione di monumenti vetustissimi che esistevano in quella località verso la fine della Repubblica e nel principio dell'Impero.


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Fig. 37. Niger lapis.

"La pietra nera sul Comizio", scrive l'antiquario Pompeo Festo, il cui libro De significatione verborum è un compendio dell'altro più esteso di Verrio Flacco, contemporaneo di Augusto, "designa un luogo funesto; questo luogo, secondo alcuni, era stato destinato alla sepoltura di Romolo; dicesi però, ch'egli non vi  p89 fosse sepolto, ma invece Faustolo, suo padre adottivo. Secondo altri, qui sarebbe stata la tomba di Osto Ostilio, padre del terzo re di Roma, Tullo Ostilio". Dionigi di Alicarnasso, che scrisse sotto Augusto, narra: "alcuni credono che il leone di pietra, il quale era collocato sul posto più notevole del Foro presso i rostri, fosse il monumento di Faustolo, sepolto nel luogo stesso ove egli cadde nella battaglia (fra Romani e Sabini)". In un altro libro, il medesimo scrittore riferisce un'altra opinione: "Osto Ostilio fu sepolto nel posto più notevole del Foro, e gli fu eretta una stela con un'iscrizione in lode delle sue virtù". Finalmente secondo gli antichi interpreti di Orazio "la maggior parte degli autori [in un altro passo Varrone è nominato espressamente] affermano che Romolo fosse sepolto presso [dinanzi o dietro] i rostri e che per questa ragione fossero lì collocati due leoni di pietra, quali si vedono anche oggi sopra i sepolcri".


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Fig. 38. Niger lapis: strato superiore.

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Fig. 39. Niger lapis: strato inferiore.

Ciò che si vede ora sul livello del Comizio cesareo-augusteo, non è altro che un lastricato di marmo nero, ma non vi sono conservati resti di leoni (o del leone),  p90 anzi pare addirittura che non vi fosse posto per essi; neppure vi è traccia di una stela con iscrizione arcaica. Ma ulteriori ricerche misero in luce, alla profondità di circa m. 1,50 sotto il marmo nero, un gruppo di monumenti arcaici, i quali già nell'età antica erano stati  p91 in parte mutilati e poi ricoperti di terra. Sotto il lastricato nero, in parte sporgenti, si vedono due basi di tufo le quali sembrano, per la loro forma, convenire a due leoni giacenti (fig. 39 A B). Nel mezzo dei due basamenti giace (forse fuori di posto) un masso di tufo, C. La parte posteriore dei due basamenti confina con fondamenta (D), le quali ancora non sono state esplorate. La congettura più recente, che su queste fondamenta fosse collocata la tribuna degli oratori nell'età repubblicana, è inammissibile a cagione delle dimensioni ristrette (m. 1,69 × 3,50); piuttosto si può pensare ad un altare. — Questo gruppo inferiore di monumenti generalmente viene indicato col nome di 'sacellum', e ritenuto per quel medesimo che gli antici autori chiamano 'sepolcro di Romolo'. Secondo alcuni il masso isolato di tufo fra i due basamenti era sormontato da una pietra nera di forma conica, ornamento che non di rado trovasi sui sepolcri etruschi.


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Fig. 40. 'Sacellum'e stela arcaica.

Dietro il 'sacello', coperto dal lastricato nero, si eleva un tronco di colonna di tufo, mutilata (G): dietro alla quale (visibile soltanto con la luce di una candela accesa dal custode) è collocata una stela quadrata i cui lati sono tutti coperti d'iscrizioni (H). Le righe della scrittura vanno da su in giù e viceversa (bustrofedon  p92 verticale). Le lettere rassomigliano più che in ogni altra epigrafe latina, a quelle dell'alfabeto greco: p. es. la R ha ancora la forma P. Essa è di certo la più antica di tutte le iscrizioni latine incise in pietra; è probabilmente anteriore al secolo quinto av. Cr. Il contenuto dell'epigrafe è assai difficile a comprendersi, nè si riuscirà forse mai ad intenderlo compiutamente, anche perchè ci è conservata la metà, o forse soltanto la terza parte delle righe. È chiaro però che vi si parla di un rex, di iouxmenta, cioè carri e bestie da tiro, e di un  p93 kalator, che era una specie di araldo o usciere dei magistrati e sommi sacerdoti. Sono intelligibili anche le parole sakros esed, cioè sacer esto: le quali fanno supporre probabile trattarsi di una legge sacra. Certamente nei tempi antichissimi di Roma oltre le leggi sacre pochi altri documenti saranno stati incisi in pietra. Ora il rex (o più tardi durante la Repubblica il rex sacrificulus) compiva ceremonie sul Comizio specialmente in tre  p94 giorni dell'anno, cioè il 24 febbraio, il 24 marzo e il 24 maggio (v. sopra p. 6). Probabilmente la legge in relazione con le funzioni sacre che il rex doveva compiere, gli concedeva di venire sul Comizio accompagnato dal suo kalator sopra il suo carro, vietando ciò severamente ad ogni altro; i trasgressori di codesto divieto erano dichiarati sacri alla divinità. Ma l'iscrizione non può essere supplita completamente nè completamente interpretata.


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	← 1. quoiho . . .

→ 2. sakros es-

← 3. ed sor. . .

→ 4. iasias

← 5. recei l. . .

→ 6. . . .evam

← 7. quos r. . .

Fig. 41. Iscrizione della Stela arcaica.

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	→ 8. m kalato-

← 9. rem hap. . .

→ 10. . . .iod iouxmen-

← 11. ta kapia dota v. . .

← 15. m ite ri

→ 14. quoiha-

← 13. velod nequ. . .

→ 12. . . .od iovestod

← 16. loiquiod. . .

Fig. 42. Iscrizione della Stela arcaica.


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Fig. 43. Idoletti di osso trovati presso il 'sacello'.
Quando il 'sacello' fu scavato, i plinti dei due basamenti si trovavano coperti da uno strato di ghiaia portatavi a posta. In questo strato si rinvennero molti voti, piccoli idoli di terracotta, di osso e di bronzo, frammenti di rilievi di terracotta, frantumi di vasi, ossa di animali sacrificati, ecc.: tutti questi oggetti, che ora si conservano nei magazzini del Foro, nella maggior parte, sono di un'età assai antica, fra l'ottavo e il sesto secolo av. Cr.

Quindi quei monumenti arcaici siano stati distrutti e quando siano stati interamente sepolti non si può ancora stabilire con piena certezza. Alcuni suppongono che la loro prima devastazione sia avvenuta nel 390 av. Cr., allorquando i Galli presero e saccheggiarono Roma, e che quel gruppo sia stato coperto con il marmo nero al tempo di Cesare o Augusto; altri credono che lo stesso Varrone nel principio del primo secolo av. Cr. abbia veduto i monumenti inferiori intatti, che la loro mutilazione sia stata prodotta dal rettificamento del Foro cominciato da Cesare e compiuto da Augusto, e che il  p95 lastricato nero sia stato messo soltanto più tardi quando si volle ricordare il luogo del 'sepolcro di Romolo' da lungo tempo scomparso. Forse questi ed altri dubbi saranno chiariti col proseguimento degli scavi.

Sotto l'angolo destro del lastricato nero vi è una costruzione rettangolare composta di grandi lastre di tufo, il cui margine superiore sta al livello del Comizio imperiale. Costruzioni simili, ma di forma romboidale e pentagona, si trovano sul Comizio fra il "sepolcro di Romolo" e la Curia (n n fig. 58), dinanzi la fronte dei rostri (ivi o o), sotto la Sacra Via lungo la fronte della basilica Giulia (ivi p p); e finalmente presso l'arco di Augusto, fra il tempio dei Castori e quello di Giulio Cesare (queste ultime sono di travertino). Queste costruzioni sono chiamate col nome di "pozzi rituali"; ma la maggior parte di esse più probabilmente servivano per uno scopo pratico, p. es. la collezione delle acque o la fognatura.

Vedi: Festus p177; Dionys. I, 87. III, 1; Schol. in Horat. epod. 16, 13. 14. — Iscrizione del cippo: Dessau 4913.

Notizie degli scavi, 1899, 151‑169; Comparetti, Iscrizione arcaica del Foro Romano. (Firenze, 1900); Huelsen, R. M. 1902, 22‑31; Beiträge zur alten Geschichte II (1902), 230; Vaglieri 102‑143; Studniczka, Jahreshefte des Oesterr. Instituts VI (1903), 129‑155. VII (1904), 239 sg.; Boni, Atti del Congresso storico, 550‑554; Petersen, Comitium, Rostra, Grab des Romulus (Rom 1904).


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