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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p131  VI. Templum Castorum

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Il tempio di Castore (o dei Castori = Dioscuri; il nome tempio di Castore e Polluce non appartiene alla lingua ufficiale romana) venne fondato nei primi anni della Repubblica.

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Fig. 65. Moneta di Postumio Albino.

Dopo la battaglia presso il lago Regillo (496 av. Cr.), nella quale i Tarquini espulsi da Roma insieme con i Latini federati furono sconfitti definitivamente, i Dioscuri, secondo la leggenda, apparsi sul Foro Romano ad annunziare la vittoria, avrebbero abbeverati i loro cavalli al lago di Giuturna. In segno di gratitudine, i Castori furono eletti come divinità tutelari dell'ordine equestre, e il dittatore Postumio promise loro un tempio che poi venne dedicato dal figlio di lui il 27 gennaio 484. Il tempio, ricostruito da L. Cecilio Metello Delmatico dopo il suo trionfo nel 117 av. Cr., durò fino all'età di Augusto. Fu rinnovato da Tiberio, che lo dedicò col nome suo e di suo fratello Druso nel 6 d. Cr.; più tardi l'imperatore Caligola lo incorporò nel suo palazzo (v. p. 17), ma queste costruzioni non durarono oltre il suo regno. Il tempio venne restaurato un'altra volta sotto Traiano o sotto Adriano e a questo nuovo restauro appartengono i bellissimi avanzi tuttora esistenti del colonnato e della trabeazione. L'edifizio era ancora in piedi nel quarto secolo d. Cr.; non sappiamo quando sia stato distrutto, ma è certo che nel quindicesimo secolo le sue rovine erano già nello stato in cui oggi le vediamo, perchè sotto Eugenio IV (1431‑1447) in quelle vicinanze viene menzionata una Via trium columnarum. Il Fea cominciò nel 1817 l'escavazione del tempio che fu poi proseguita dopo il 1870; ma la parte posteriore venne sterrata soltanto nel 1901 sino al livello antico.

L'estensione delle fondamenta del tempio, le quali giungono fino alla Sacra Via, deriva dagli ingrandimenti che  p132 esso ebbe nell'età imperiale; dell'edifizio antico più angusto sono visibili nell'interno del nucleo alcuni avanzi composti di blocchi tufacei (si entra in una galleria sull'angolo NOv.). Al portico del tempio, da principio, forse si accedeva mediante una scala monumentale, che si dovè restringere quando nei vari restauri la cella venne ingrandita. Essa fu sostituita da due piccole scale laterali conducenti ad una piattaforma, dalla quale poi si accedeva al portico con una larga gradinata di circa dieci gradini. Delle mura che formavano la cella nulla rimane, del pavimento resta un pezzo di musaico bianco e nero, forse appartenente al restauro di Tiberio. Questo pavimento è ad un livello più basso di quello dei portici laterali; senza dubbio il suolo della cella è stato rialzato in un restauro posteriore, forse sotto  p133 Adriano, e allora sul pavimento antico ne fu messo un altro più prezioso di marmo, del quale pure nulla rimane. — Le stanze che si trovano sul lato orientale delle fondamenta, fra le sostruzioni delle colonne ancora in piedi, forse servivano per uffizi, ecc.: sappiamo p. es. che presso il tempio dei Castori si trovava un uffizio di verificazione dei pesi e misure, che dipendeva da quello centrale situato presso il tempio di Giunone Moneta sull'arce Capitolina. I pesi con l'iscrizione exact(um) ad Castoris sono tutti piccoli e di bronzo, ciò che forse fa supporre che questa succursale fosse stata istituita per comodo dei gioiellieri e di altri negozianti della Sacra Via. Stanze simili esistevano senza dubbio anche sul lato settentrionale, ma non ne rimangono avanzi.

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Fig. 66. Restauro del lato orientale del Tempio dei Castori.

Vedi: Cicero pro Scauro 46 con gli scolii di Asconio, in Verr. I, 154; Livius II, 42; Ovid. fast. I, 706; Dionys. VI, 13; Sueton. Tiber. 20. Calig. 22; Cassius Dio LV, 27. LIX, 28.º LX, 6; FUR. fr. 20; Notit. reg. VIII.

Jordan I, 2, 369‑376; Lanciani 271‑274; Richter, Jahrb. des Inst. 1898, 87‑114; Huelsen, R. M. 1902, 66 f.; Vaglieri 185.

Fra il tempio dei Castori e la basilica Giulia trovasi il Vicus Tuscus. Sotto il lastricato di basalto dell'età imperiale ne fu rinvenuto un altro più antico composto di pezzi irregolari di mattoni, simile a quello che vedesi dinanzi i cosidetti "rostri cesarei" (v. p. 59). Del sacello di Vortumno situato nel Vicus Tuscus dietro al tempio dei Castori (v. p. 11) nulla si è ora trovato; ma in queste stesse vicinanze fu scoperta nel 1547 una grande base di marmo posta a Vortumno sotto il regno di Diocleziano e Massimiano. — Un arco di mattoni che si vede fra il tempio e l'angolo SE. della basilica Giulia, sembra essere di epoca tarda, ma la sua destinazione è incerta.

Vedi: Plautus Curculio IV, 1, 21; Cicero in Verr. I, 154 con gli scolii di Asconio; Livius XLIV, 16, 10; Horat. ep. I, 20, 1;  p134 Propertius IV, 2, 5; Ovid. fast. VI, 403; CIL. VI, 804 (= Dessau 3588).

Jordan Eph. epigr. III, 241, Topogr. I, 2, 373.


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