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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p134  XXVII. Lacus Juturnae

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Fig. 67. Lacus Juturnae.

Dirimpetto le tre colonne del tempio dei Castori è l'ingresso al recinto sacro di Giuturna.

Alle falde del Palatino si venerava già in tempi antichissimi Giuturna, la dea delle sorgenti che ivi scaturivano. Essa era designata come la divinità tutelare di tutti gli artefici che lavoravano con l'acqua (qui artificium aqua exercent): il nome deriva dal verbo iuvare (aiutare). Oltre al santuario sul Foro, Giuturna ne aveva un altro nel Campo Marzio, ove essa era venerata insieme  p135 con le ninfe. L'antichissimo lacus Juturnae è effigiato sulle monete della gens Postumia coniate circa il 90 av. Cr. (v. fig. 65). Gli avanzi scoperti nel 1900 e 1901 appartengono ad un restauro dell'età imperiale; al tempo di Costantino una parte dell'edifizio serviva per usi amministrativi (statio aquarum, v. p. 138).

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Fig. 68. Lacus Juturnae ed Oratorio dei Quaranta martiri.

Il lacus Juturnae è un bacino quadrato di 5,10 m. di lato e profondo ora circa due metri. Lo alimentano due sorgenti sull'angolo NE. e NOv., e nel mezzo si innalza a modo di isola una base costruita in reticolato tufaceo. Le pareti del bacino erano, nell'età imperiale, incrostate di marmo bianco. Sopra il gradino che circonda il lago (a, fig. 68) è posto un bell'altare marmoreo ornato con rilievi sui quattro lati: sopra i lati minori sono effigiati Giove con scettro e fulmine, e  p136 Leda col cigno; sopra uno dei lati maggiori Castore e Polluce, sull'altro una figura femminile con in mano una grande face. Quest'ultima figura non può rappresentare che Elena (Selene, come divinità della luce). Che la figura di Elena presso i Romani abbia avuto relazione con quella di Giuturna, non è accertato dagli autori antichi; ma forse l'altare non stava anticamente presso il lacus, bensì nel tempio dei Castori.

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Fig. 69a. Ara dei Dioscuri.

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Fig. 69b. Ara dei Dioscuri.

Il confine del lacus nei primi secoli d. Cr. è segnato da una soglia di travertino (f, g, i, k, fig. 68), sulla  p137 quale, secondo le vestigia, era un rastrello; questa soglia forma un quadrato di m. 10 per ogni lato. In età tarda la parte orientale del lacus venne coperta con un grande arco laterizio, il quale serviva per allargare una delle stanze situate fra il lacus e la salita verso il Palatino. Queste stanze servivano, a quanto si crede, per il culto dell'acqua salutare a cui ricorrevano numerosi malati. La stanza più grande ha nel mezzo della parete di fondo una nicchia rettangolare; dinanzi la quale giaceva bocconi la statua (ora rimessa al posto) di Esculapio con  p138 allato il fanciullo ministrante (camillus), il quale porta il gallo, sacrifizio prediletto del Dio. Altre statua di divinità salutari, p. es. quella dei Dioscuri con i cavalli (probabilmente opere originali di artisti della Magna Grecia, eseguite nel quinto secolo av. Cr.), e una statua arcaica di Apollo (senza testa), ora rimessa in piedi, furono rinvenute nel bacino, spezzate in molti frammenti.

A quale scopo servisse l'edifizio nel IV secolo d. Cr., lo dice l'iscrizione di una base marmorea (dirimpetto a k, fig. 68), sopra la quale, secondo l'epigrafe, stava una statua di Costantino dedicata, insieme con l'edifizio, il giorno 1o marzo 328 d. Cr. da Flavio Mesio Egnazio Lolliano, curatore delle acque. A questo tempo forse appartiene anche il musaico bianco e nero del corridoio, sul quale sono rappresentati battelli e animali acquatici (in una stanza vicina al corridoio si conservano molti vasi medievali, i cui frammenti furono ritrovati nel lacus).

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Fig. 70. Edicola e Puteale di Giuturna.

Più a destra vedesi un gruppo di monumenti assai bene conservati: un'edicola, probabilmente per una statua di Giuturna, che ha dinanzi un pozzo. L'epistilio con l'iscrizione IVTVRNAI Sacrum non è stato trovato qui, ma presso il lacus; però esso appartiene con molta probabilità all'edicola. Il puteale di marmo bianco situato dinanzi l'edicola fu dedicato, secondo l'iscrizione, dall'edile curule M. Barbazio Pollione, forse al tempo di Augusto. Il pozzo, restaurato nel secondo o terzo secolo d. Cr., serviva ancora in epoca tarda, come dimostrano i numerosi incavi sul margine superiore, prodotti dall'attrito delle corde. Dopo il trionfo del cristianesimo, il puteale fu involto in uno strato di mattoni e calcinacci; dinanzi vi fu costruita una piccola scala, il cui gradino superiore era un'ara di marmo, la quale, al momento dello scavo, fu trovata col rilievo verso terra, e venne rialzata più tardi. Il rilievo rappresenta Giuturna col fratello Turno, il principe guerriero dei Rutuli, e sono raffigurati come li immaginavano i Romani secondo l'Eneide di Virgilio.

Vedi: Ovid. fast. I, 706; Dionys. VI, 13.

Jordan I, 2, 371; Boni, Notizie degli scavi, 1901, 41‑144. Atti del Congresso storico, 530‑539; Deubner, Neue Jahrb. für das klass. Altertum, 1902, 370‑387; Huelsen, R. M. 1902, 67‑73; Vaglieri 166‑198. — Moneta di Albino: Cohen-Babelon Postumia n. 5‑6.


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