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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p198  XXXIX. Il cosidetto Templum Sacrae Urbis

Dietro il tempio rotondo è situato un edifizio rettangolare, la cui parete ad oriente, bellissima costruzione di grandi blocchi tufacei, è stata recentemente messa alla luce fino al livello antico. Nel centro della parete si vede una porta con sopra un arco cieco, e con gli stipiti di travertino: il tutto di esecuzione eccellente. La parete posteriore dell'edifizio invece è di mattoni: sulla superficie si vedono numerosi buchi per le grappe che tenevano lastre di marmo, nelle quali era incisa la grande pianta di Roma (Forma Urbis). Questa fu eseguita sotto Settimio Severo, probabilmente in sostituzione di un'altra più antica; i frammenti trovati nel 1560 e nel secolo XIX che si sono potuti ricomporre, ora sono esposti nel giardino del palazzo dei Conservatori. L'edifizio aveva il suo ingresso principale a occidente, ove fino al secolo XVII era conservato tutto il muro di tufo simile a quello del lato opposto, e un portico di otto colonne. Nel 1640, Urbano VIII fece demolire questo lato e dei blocchi si servì per costruire la chiesa di S. Ignazio. All'edifizio rettangolare si è dato il nome (che non si trova nelle fonti antiche) di templum Sacrae Urbis: e lo si è considerato come una specie di archivio in cui fossero conservati l'originale della Forma Urbis su papiro o pergamena, i libri del catasto ed altri simili documenti; l'edifizio avrebbe avuto anche una cappella della Dea Roma. Ma la pianta dell'edifizio non si attaglia punto ad un tempio, e la Forma Urbis, come decorazione della parete esterna, sarebbe anche conveniente se nell'interno vi fosse stata la "Biblioteca del Tempio della Pace" menzionata da Gellio (2. sec. d. Cr.). Inoltre è poco probabile che un edifizio dedicato al culto pagano fosse stato transformato già nel principio del sesto secolo in una chiesa cristiana. La chiesa dei Ss. Cosma e Damiano aveva fino al secolo XVI pareti figurate con musaici di marmo (opus sectile) distrutte soltanto nei restauri di Urbano VIII. Nell'abside, che fu aggiunta da papa Felice IV, sono ben conservati i musaici che debbono annoverare fra i più belli esistenti in Roma, e che rendono la chiesa meritevole d'una visita (l'ingresso è dalla via in Miranda).

 p199  La piazza dietro il tempio, che ha un bel pavimento di grandi lastre marmoree, apparteneva già al Forum Pacis. Vi si nota un grandissimo macigno caduto dal vertice della vicina basilica di Costantino, e vedendo come nell'interno sia ben conservata una scale di dodici gradini e altresì l'enorme altezza dalla quale quel macigno è caduto, si ha una prova dell'eccellente qualità del cemento romano. Il masso quando fu rinvenuto, giaceva ad un'altezza di m. 1,50 sopra il livello antico (ora è sostenuto da muri moderni): da ciò si può conchiudere che esso crollò a causa di uno dei grandi terremoti nel secolo XIIXIII. Sotto l'angolo NOv. della basilica passa una galleria antica, la quale serviva come via di comunicazione durante tutto il medio evo, e fu chiusa soltanto nel 1563. La galleria allora si chiamava Arcus Latronis, forse a cagione di misfatti ivi accaduti; all'autore delle Mirabilia questo nome fornì occasione ad inventare un templum Pacis et Latonae.

Vedi: Jordan FUR. p. 8. 9; Lanciani, Bull. comun. 1882, 26‑54, R. and E. 206. 213‑217; Mirabilia c. 24 (Jordan II, 636).


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Pagina aggiornata: 19 mar 00