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Il Foro Romano — Storia e Monumenti

da Christian Hülsen

pubblicato da Ermanno Loescher & Co
Editori di S. M. la Regina d'Italia
1905

Il testo, le piante e le immagini in bianco e nero sono nel pubblico dominio.
Le foto a colori sono © William P. Thayer.

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 p209 

XLIII. Arcus Titi

L'arco che il Senato e il popolo Romano dedicarono a Tito dopo la vittoria da lui riportata sulla Giudea, non fu eretto all'imperatore durante la sua vita; perciò nell'iscrizione, sul lato orientale, gli si dà l'epiteto Divus, e nel mezzo della volta interna è rappresentato il genio dell'imperatore portato al cielo da un'aquila. Dell'arco non si fa mai menzione negli scrittori antichi, e neppure nei regionari costantiniani. Soltanto  p210 sopra un rilievo appartenuto al sepolcro degli Aterii sulla Via Labicana (ora nel Museo Lateranense) che rappresenta la Sacra Via dal Palatino fino al Colosseo (fig. 116) l'arco è effigiato con il nome di Arcus in Sacra Via summa. Nel medio evo, l'arco era rinchiuso nelle fortificazioni dei Frangipani; la strada allora stava al disotto del livello antico: infatti i travertini delle fondamenta sono danneggiati dall'attrito dei carri che passavano. Nella metà superiore dell'arco era, nel medio evo, costruita una stanza; per fare il pavimento di essa, furono mutilati nella parte inferiore i bei rilievi figurati. Sotto Sisto IV (1471‑1484) furono tolte la maggior parte di queste aggiunte; un pezzo però della torre medievale che sovrastava all'attico durò fino al principio del secolo XIX. Allorquando nel 1821 furono distrutte anche le ultime fabbriche medievali dell'arco, si vide che i piloni laterali erano assai danneggiati. Essi perciò dovettero essere restaurati quasi interamente: e il restauro fu eseguito con molta cura sotto la direzione del Valadier. Le parti restaurate allora sono di travertino, e mancano di quelle ricche decorazioni che ornano le originali, e perciò facilmente si distinguono da esse.


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Fig. 116. Rilievi del sepolcro degli Haterii rappresentanti la Sacra Via.

Nei rilievi nell'interno dell'arco sono rappresentati, a sinistra, l'imperatore sul carro trionfale; la Dea Roma che guida i cavalli, la Vittoria che incorona il trionfatore e dopo il carro littori e cavalieri. A destra si vede una parte del corteo trionfale, che passa sotto un arco, del quale una metà soltanto è raffigurata in rilievo, l'altra metà forse era dipinta. Vi si vedono portati a spalla i tesori del tempio di Gerusalemme: sulla prima piantina (ferculum) la mensa per i pani sacri e le trombe di argento e sulla seconda il candelabro a sette branche; nel fondo si vedono tre soldati con tavolette (tituli), sulle quali dobbiamo immaginarci incise iscrizioni relative alla vittoria ed al bottino di guerra. Continua la rappresentazione del corteo nel rilievo del fregio sul lato orientale  p211 (sotto l'epigrafe dedicatoria); vi si vede una processione con tori coronati per il sacrifizio, e in mezzo ad essi sopra un ferculum una statua giacente, la divinità forse del fiume Giordano.

Vedi: CIL. VI, 945 (Dessau, 265).

Rossini, Archi trionfali Tf. 31‑37; Reber, Ruinen Roms 397‑400; Wickhoff, Wiener Genesis 43 sg. 54 sg.; Lanciani 201‑203; Huelsen, R. M. 1902, 97; Vaglieri 17. 18.

Sull'altura della Velia, dove la Nova Via si unisce con la Sacra Via, continuano ora gli scavi, e da questi vengono in luce fondamenta di opera a sacco e mura di mattoni di varie età. Questi avanzi s'intersecano fra loro in modo assai complicato e finora non è stato possibile di stabilire che cosa siano. È notevole un basamento di tufo con poche modanature in travertino, che ha un aspetto relativamente antico: la denominazione datagli di Templum Larum in summa Sacra Via è assai dubbia. A grande profondità si vedono  p212 poligoni di basalto, che appartengono al Clivo conducente verso l'ingresso principale dei palazzi imperiali sul Palatino.


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Pagina aggiornata: 19 mar 00