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Delle strade entro le mura di Roma due soltanto si chiamano viae, come le grandi strade pubbliche fuori delle porte, e sono la Sacra Via e la Nova Via; le altre strade della città si dicevano vici, oppure, se erano in salita, clivi. Le dette viae partono ambedue dalla porta vetus Palatii o Porta Mugonia: la meno antica di esse, la Nova Via, correva a mezza altezza del Palatino, probabilmente sotto la linea dell'antica fortificazione della Roma quadrata, e finiva, dopo aver circondato la collina sui lati orientale e settentrionale, nel Velabro sotto la Porta Romana (vicino a S. Teodoro). I grandi edifizi dell'età imperiale, specialmente il tempio del Divo Augusto e i fabbricati adiacenti, hanno reso l'ultima parte della via (infima nova via) quasi irriconoscibile, mentre il principio, fra la casa delle Vestali e la domus Tiberiana, è assai bene conservato.
Più antica e più importante della Nova Via era la Sacra Via, il cui nome, secondo la tradizione romana, ricordava che Romolo e Tito Tazio, finita la guerra che ebbe origine dal ratto delle donne sabine, avevano quivi sancita la loro riconciliazione con sacrifizi. Fino ad età tarda in capo alla strada verso il Foro, rimasero collocate le statue dei due Re. — In realtà, il nome della strada più probabilmente significa che essa correva dalla casa del Rex sacrificulus (presso l'arco di Tito) fino alla p183 Regia, e che le stavano accanto molti santuari; fra i quali, oltre a quello di Vesta, si debbono ricordare quelli dei Lari e dei Penati, spariti senza lasciare traccia.
Anche le processioni e le pompe trionfali percorrevano la Sacra Via in tutta la sua lunghezza, quando salivano al tempio di Giove Capitolino; e perciò il nome fu, già nel tempo antico, esteso a quel tratto parimente di strada che sta fra l'arco di Costantino e quello di Tito. Invece la strada che fiancheggia il lato meridionale del Foro, dinanzi la basilica Giulia, e che spesso dagli autori moderni viene chiamata Sacra Via (come per amore di brevità abbiamo fatto anche noi) non porta mai, nelle fonti antiche, questo nome.
Secondo la tradizione romana, nel periodo antichissimo, avrebbero avuto la loro dimora presso la Sacra Via i re Numa Pompilio, Anco Marzio e Tarquinio il Superbo. Nell'età repubblicana, molte famiglie nobili ivi avevano le loro case: i Valerî sull'altura della Velia, dove la strada terminava, ed altresì gli Scipioni, i Domizî e gli Ottavî. Nel periodo imperiale, la Sacra Via perde il suo carattere di via aristocratica e diventa una strada commerciale assai importante. Le iscrizioni infatti menzionano sovente i gioiellieri, gli orefici, i mercanti di perle, gli incisori di cammei, i cesellatori di bronzo, i fiorai, i ghirlandai e i droghieri "de sacra via". Quando l'imperatore Adriano innalzò sulla Velia il tempio di Venere e Roma, sembra che anche la Sacra Via fosse nuovamente rettificata; i fabbricati laterizi sul lato meridionale, eretti secondo un comune disegno, appartengono per la maggior parte a quest'età. Più tardi, le case e le botteghe situate sul lato settentrionale, cedettero il posto ad edifizi monumentali (tempio di Faustina, tempio del Divo Romolo, basilica di Costantino); ma il nome della strada si mantenne persino nell'età cristiana. Infatti ancora nel sesto secolo la chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, p184 e nell'ottavo quella (ora sparita) dei Ss. Pietro e Paolo (v. p. 206) portavano il titolo in sacra via, e soltanto nel medio evo si sostituì a questo titolo che era un ricordo dei primordi di Roma, l'altro nome meno caratteristico "sulla strada selciata" (in silice).
Vedi: Cicero de divin. I, 101. II, 32. Varro l. l. V, 43. 47. 164. VI, 59; Ovid. fast. VI, 390; Livius I, 41, 4. V, 32, 6. Solin. I, 24; Plutarch. de fort. Roman. 5; Gellius XVI, 17; Festus 290; Notit. reg. IV; Lib. Pontif. LVI vita Felic. IV c. 2, XC vita Constantini c. 10.
Jordan I, 1, 514. I, 2, 274‑291. 415‑420; Richter, Hermes, XX, 428; Lanciani 190‑192; Vaglieri 19‑30.
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Pagina aggiornata: 23 apr 07