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Questa pagina Web riproduce una parte di
Descrizione delle Pitture, Sculture
e Architetture esposte in Roma

di Filippo Titi
stampato da Marco Pagliarini
a Roma
MDCCLXIII

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.

seguente:

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TITLE


Palazzo, e Piazza Farnese

Nella piazza detta Farnese sono da osservarsi le due gran Conche di granito di Tebe, che dagli antichi si adoperavano ne' bagni, ciascheduna lunga palmi 25, e alta 6 adattate ora alle due fontane.

Il primo architetto del magnificentissimo palazzo Farnese fu Antonio Picconi da s. Gallo.​JJJ Lo cominciò quando Paolo III era Cardinale, ma fatto Papa, il s. Gallo alterò, e ingrandì l'idea tutta alla fabrica, che era giunta al primo piano, e tirolla a fine; ma il cornicione si fece con disegno di Michelangelo Buonarroti, il quale rifece quasi in altra forma tutto l'interne del medesimo palazzo colla scala, e particolarmente gli ornati del cortile, eccettone il primo piano, come dice il Vasari. Giacomo della Porta s'immortalò nel disegno della facciata di mezzo dalla parte occidentale, dove son comprese due bellissime logge, una a terreno, e l'altra all'ultimo piano. L'ingresso è ornato di grosse colonne di granito, e sotto i portici del gran cortile riquadrato si vede fra le molte antiche statue il famoso Ercole di Glicone, a cui furono fatte e gambe da F. Guglielmo della Porta con tanta eccellenza, che ritrovate poi le antiche, Michelangelo non volle cambiarle. La Flora, il cui panneggiamento  p110 è ammirabile, un torso con un canestro in capo stimatissimo, che sta in terra appoggiato a un pilastro. A piè di altro Ercole vi è la grande urna ritrovata nel mausoleo di Cecilia Metella nella via Appia: la statua di Atreo, ed altre. Nel portico del secondo cortile, oltre le statue di Filippo Juniore, e di donna ignota, nelle nicchie sono le due bellissime teste colossali di Vespasiano, e di Antonino Pio. In una camera a pian terreno si vedono la statua intera di Caracalla, un Atlante col globo sopra le spalle, alcuni busti, ed altre sculture; E nell'ultimo cortile si ammira il celebre gruppo, che rappresenta Zeto, e Anfione, che legano Dirce alle corna di un toro, di cui fa menzione Plinio, il tutto maggiore del naturale trovato nelle terme di Caracalla. Sonovi anche alla rinfusa molte altre statue, busti, e frammenti di antichità. Ascendendo la nobilissima scala si vedono nel ripiano due statue colossali giacenti, che rappresentano due fiumi, e nel mezzo un delfino avviticchiato colla coda ad un giovinetto creduto Alfeo; e sopra in tre nicchie i busti di Giove, Castore, e Polluce. A i lati della porta principale della sala sono due statue di prigioni Daci, e sopra la porta dell'appartamento nobile un busto di Pirro. Nella sala il gruppo, che rappresenta Alessandro Farnese con una vittoria, che l'incorona, e il fiume Schelda incatenato, e la Fiandra a' piedi suoi genuflessa, fu scolpito in un pezzo di colonna del tempio della Pace da Simone Maschino Carrarese  p111 sul modello di Gasparo Celio. Da i lati del camino sono le due statue di F. Guglielmo della Porta di cui si è parlato alla pagina 15 e molte altre antiche, e busti diversi in marmo. Nell'anticamera dipinse due gran facciate Francesco Salviati: in una è Eugenio IV che dà il bastone di gale di s. chiesa a Ranuccio Farnese il vecchio, e nell'altra Paolo III che fa la stessa funzione con Pier Luigi, dove in lontananza è Carlo V, e il Card. Alessandro Farnese, e questa facciata fu finita da Taddeo Zuccheri. Nelle stanze che sieguono, i fregi sono di Daniele da Volterra. Nella settima stanza vi si ammirano undici busti antichi, che rappresentano Giulio Cesare, Ottaviano, Vespasiano, Tito, Domiziano, Traiano, Commodo, Treboniano, e singolarissimo fra gli altri è quello di Caracalla, ed altri incogniti. Il celebre busto di Paolo III fatto dal Buonarroti, che sul piviale vi ha espresso mirabilmente alcuni piccolissimi bassirilievi; altro consimile del medesimo Pontefice, due statuette a cavallo, un pastore, e una pastorella con quattro cani, un amorino che dorme; un Meleagro in bronzo, due statuette di Ercole bambino che strangola il serpente, una tavola di porta santa e verde antico con piedistallo scolpito dal Buonarroti, e due bellissimi bassirilievi.

Nel camerino che siegue, Annibale Caracci fra varj ornati di stucco simboleggiò le azioni della virtù; e nello spazio di mezzo della volta rappresentò Ercole nel bivio, e ne' due  p112 ovati per lungo il medesimo Ercole, che sostiene il mondo, e che riposa. In due lunette sono le favole di Ulisse quando libera i compagni dalle insidie di Circe, e quando si fece legare all'albero della nave all'isola delle Sirene. In una delle due altre lunette incontro le fenestre del cortile del palazzo rappresentò li due fratelli Anfinomo, ed Anopo portando i genitori per salvargli dalle fiamme dell'Etna, e nell'altra Medusa a cui Perseo recide il capo.

Passata la camera laterale in cui sono da osservarsi una antica Vestale di paragone, ed una Roma trionfante di porfido, e la camera di udienza, si trova altra camera piena di rarissime antiche statue; e sono un'Atlante, e due Fauni; la bella Venere callipica, ed altre due Veneri che escono dal bagno; un Mercurio, e Camillo in bronzo, i busti di giove, Solone, Mitridate, Bruto, Cicerone, Giulio Cesare, Domizio,º Nerone, Antonino Pio, Caracalla, Macrino, Faustina, ed altre, parte in marmo scolpite, e parte di bronzo. Un gran vaso sepolcrale con figure in bassorilievo stupende, e finalmente una gran tavola di varie pietre orientali co' piedistalli scolpiti da Michelangelo.

La galleria che è in lunghezza palmi 90, e 28 in larghezza fu dipinta eccellentissimamente questa dal suddetto Annibale Caracci, che nella volta accommodò il nobile spartimento per dar luogo alle sue maravigliose invenzioninl modo che siegue. Ne' quattro lati della  p113 galleria sopra il cornicione rappresentò quattro Amori, che danno la forma al bel concetto di tutta l'opera, ne' quali con varj emblemi volle sprimere la guerra e la pace tra il celeste, ed il volgare amore, secondo l'idea di Platone. Incominciò poi le pitture delle favole dell'amor profano con un gran Baccanale, che collocò nel mezzo della volta, come in principal veduta. Vedesi in essa il coro di Bacco, e di Ariana sopra i carri, colla comitiva di altri Dei, Satiri, ed altre figure che accompagnano quel trionfo. In due ottangoli lungo la volta nelle testate del sudetto Baccanale dipinse Paride che prende il pomo d'oro da Mercurio, e il Dio Pane, che consegna a Diana la lana del suo armento. Nel muro laterale dirimpetto alle finestre fra due medaglie ove vedonsi Apolline che scortica Marsia, e Borea che rapisce Orizia, espresse con grande artefizio il talamo di Giove, e di Giunone. Siegue poi il quadro di Galatea nel mare accompagnata dalle Nereidi, e dagli amori, che fu da Agostino fratello di Annibale colorita. Fra l'altre due medaglie, ove è Euridice ricondotta all'inferno, ed Europa dal Toro rapita, è la bella pittura d'Endimione che dorme, e la Luna che lo riguarda. dall'altra parte del muro opposto a questo, fra le due medaglie d'Amore che lega al tronco il Satiro; e di Salmace che abbraccia Ermafrodito; è la figura di Venere ed Anchise sopra il suo letto con Amore. Incontro alla Galatea nel quadro maggiore del mezzo è l'Aurora coronata di rose col suo amante  p114 Cefalo, e questa pure fu dipinta da Agostino. In altre medaglie che sieguono è Siringa trasformata in canna seguita dal Dio Pane; Leandro che si annega; e nel mezzo Ercole che vezzeggia la sua Jole. Contiene ogni testata della Galleria un solo quadro riportato sopra il fregio, alto sopra 14, e largo sopra 10 palmi. Scorgesi nel primo Polifemo sedente sopra uno scoglio che suona; Nel secondo lo stesso Polifemo che lancia un pezzo di scoglio contro il suo rivale Aci. Sopra le mensole delle cornici de' due quadri seggono in bizarre attitudini due Satiri che sostenogno alcuni festoni; e nel mezzo è situato un piccolo quadro dalto palmi 4, e lungo circa 10, nell'apertura d'un vano maggiore, e sfondato finto nella volta. Quì è da notarsi un bellissimo, e rarissimo effetto di prospettiva, che Annibale andò ricercano perchè in questa sua opera non mancasse parte alcuna della pittura. Finse adunque nella volta lo sfondato di un vano quadrilungo adornato in dentro di cornice dorica di finto stucco, veduta dal sotto in sù, d'onde l'occhio ingannato trascorre dentro non all'aria, ma al vano di un'altra volta superiore; nè pare cosa finta, ma vera, e tale che chiunque vi affissa l'occhio s'inganna ancorchè sappia che sia finzione, effetto il più artificioso fra i moderni esempj di prospettiva. L'usò Annibale molto a proposito nelle due testate della galleria, e con esso collegò gli ornamenti, e le immagini di sopra con quelle di sotto, sicchè il vano di questa apertura o sfondato fa campo alli due Satiri  p115 sedenti, ed al quadro piccolo di mezzo. Nell'uno è dipinto Ganimede rapito dall'aquila di Giove, e nell'altro vi è Giacinto sollevato al cielo da Apollo, e così termina il fregio, e la volta. Sotto il cornicione e le pitture fra i pilastri de' muri laterali vi sono sei nicchie per lato con sei statue antiche, e sopra altrettante teste di marmo fra ornamenti di stucco dorati, non però eseguiti con buon disegno di Annibale, essendo stati lavorati prima. Egli nondimeno vi scompartì alcune favole, e sopra una porta vi è in un quadro alto palmi 7 dipinte la Vergine che abbraccia l'Alicorno, impresa della Casa Farnese, ed è colorita per mano di Domenichino dal cartone di Annibale. Essendo così disposti i muri laterali, le teste della galleria restano libere da simili ornamenti, e Annibale vi fece due gran quadri che occupano lo spazio intiero del muro per lunghezza sopra palmi 22, e per altezza quasi 11 colle favole di Perseo, una in faccia all'altra. Nella prima si vede Andromeda legata al sasso per esser divorata dalla Balena, di poi da Perseo liberata, e questo quadro per la maggior parte fu colorito dal Domenichino; Nel secondo espresse Perseo, e Andromeda assaliti nella propria Reggia da Fineo, che vien convertito in sasso dall'orribil faccia di Medusa.

Monsig. Gio: Battista Agucchi amicissimo di Annibale ajutollo nel componimento o de' bei concetti espressi in questa opera veramente stupenda. La dipinse quasi tutta il suddetto Annibale, che fu in alcuni pezzi ajutato da  p116 Agostino Caracci suo fratello, da Domenico Zampieri, e Gio: Lanfranco suoi scolari, come di sopra si è accennato. Anche Ludovico Caracci loro zio e maestro ne' pochi giorni che si trattenne in Roma chiamatovi dal nipote Annibale perchè osservasse ciò che fin'allora aveva operato, dipinse di sua mano quel'ignudo a sinistra che regge il medaglione di Siringa.​JJJ Finalmente questo palazzo è tutto pieno di statue, busti, bassirilievi, iscrizioni, e pitture eccellenti, che per descriverle anche brevemente richiedebbero un libro a parte.

Di S. Briggida, e S. Girolamo della Carità

La chiesa di s. Brigida, che è nell'angolo boreale di piazza Farnese, fu edificata da Bonifazio IX, secondo scrive il Panciroli, nell'anno di Cristo 1391. Fu poi ristorata da nazionali Svezzesi, ed il Card. Gio: Francesco Albani Protettore, dipoi Clemente XI, vi rifece la facciata di travertini, e la fece ornare di pitture nella volta, e ne' laterali di mano di Biagio Puccini. Il quadro del altar maggiore di buona maniera antica rappresenta s. Brigida; eº la Madonna col Bambino nell'altare laterale è copia da una ni Annibale Caracci.

S. Girolamo della Carità. Dal Card. Giulio de' Medici nel 1519 fu fondata in Roma una compagnia di nobili Forestieri, i quali hanno  p117 per istituto di far molte, e copiose limosine a' poveri d'ogni condizione, ed ottenne da Papa Leone X questa chiesa. La suddetta compagnia per esser ben mantenuta, oltre l'aver un Cardinale protettore, elegge ogn'anno per capo uno de' principali Prelati della Corte, e mantiene buon numero di sacerdoti, che l'uffiziano, e fra questi vi fu s. Filippo Neri prima che fondasse il suo Istituto. L'architettura della facciata, e della chiesa è di Domenico Castelli. Nella prima cappella de' Signori Spada a mano destra, architettata dal Borromino, le sculture, e statue pure a mano destra, sono di Cosimo Fancelli, e l'altre incontro del Ferrata; gli Angioli però inginocchioni li scolpì Antonio Giorgietti. Nella cappelletta vicino all'altar maggiore il quadro che rappresenta Maria Vergine col Figlio Gesù, ed alcuni Santi intorno, e tutte le altre pitture sono di Durante Alberti; ed il sepolcro qui vicino del conte Montauti è disegno di Pietro da Cortona. Nel quadro dell'altar maggiore è colorito s. Girolamo, che giunto all'ultimo della sua vecchiaja, vien dal sacerdote con assistenza d'altri ministri comunicato, opera eccellentissima del Domenichino,​JJJ e l'architettura di questa cappella, e dell'altare riccamente ornato con metalli, è disegno del Cav. Carlo Rainaldi. La cappella nuova de' Signori Antemori dedicata a s. Filippo Neri fu fatta con architettura di D. Filippo Juvara, e la statua  p118 del Santo fu scolpita da Pietro le Gros. Il quadro di s. Carlo nella seguente è di Pietro Barbieri, di cui sono parimente il quadro, e le pitture della volta nella sagrestia.

Nell'ultima cappella a sinistra vi è dipinto nostro Signore che dà le chiavi a s. Pietro, da uno scolare del Muziano. Il quadro dell'altare dell'oratorio con Maria Verg., Gesù, s. Girolamo, s. Filippo, è di Francescoº Romanelli.

Di S. Caterina della Rota

È Antica chiesa parocchiale, e dipende dal Capitolo di s. Pietro. La prima cappella a mano destra, tutta a fresco dipinta con s. Giuseppe, Maria Vergine, ed il Figlio, che andando in Egitto in tempo di notte stanno riposando, è di mano del Muziani. Nell'altare di s. Caterina è una bella statua antica di marmo, accomodata colla palma, e con una mezza ruota di legno, che rappresenta la Santa. La cappella che siegue fu dipinta tutta a fresco con varie istorie di s. Carlo, a cui è dedicata da Giacomo Coppi; il quadro dell'altar maggiore, dov'è una gloria de' Santi, è di Giacomo Zucca. Tutte le pitture della cappella che segue, dedicata a s. Antonio di Padova, sono del medesimo Coppi; e Maria Vergine, con Gesù, e due Santi cipi nell'altro altare, sono della scuola di Giorgio Vasari. Tutte queste pitture a fresco, tanto quella del Muziani, quanto quelle del Coppi, e di altri sono tutte annegrite, e malamente ritoccate.

Della SS. Trinità, o S. Tommaso degl'Inglesi

Questa chiesa fu conceduta da Gregor. XIII al seminario da lui fatto per istruzione nella Fede Cattolica de' giovane della nazione Inglese, a' quali assegnò molte rendite per sostentamento, e deputò alla loro cura li PP. della Compagnia di Gesù, che ornarono la chiesa di pitture a fresco, coll'istorie di molti martiri d'Inghilterra opere di Niccolò Pomarancio.​JJJ

Sopra l'altar maggiore vi sta dipinto Dio Padre, che ha in braccio Gesù Cristo morto con Angioli; e da basso altri Santi, una del bell'opere fatte da Durante Alberti dal Borgo s. Sepolcro; e nella cappelletta dalla parte dell'Evangelio vi è un quadro moderno con s. Tommaso Cantuariense. Il deposito di Tommaso Diram è opera di Filippo Valle.

Di S. Maria di Monserrato, Palazzi Rocci, e Ricci

Fu fabbricata questa chiesa dalla nazione Spagnuola del 1495, e fu fatta con bella architettura d'Antonio da Sangallo; il principio però della facciata fu fatto con disegno di Francesco da Volterra.

Nel quadro della prima cappella a mano destra è figurato s. Filippo Neri, con s. Niccolò  p120 di Bari: ed in quella, che segue, vi è un'Annunziata, e varie istorie, e figure dipinte negli spartimenti delle muraglie, opera a fresco, ed a secco di Francesco Nappi Milanese.

Maria Verg. col puttino, s. Giacomo, gli Angioli, ed altre figure dipinte nella cappella contigua è opera di Carlo Saraceni Veneziano: ed il quadro dell'altar maggiore, dove con quantità di figure è espresso il miracolo di Monserrato, fu colorito da Francesco Rosa.​JJJ

Dopo la cappella del Crocifisso, si vede una immagine divota di Maria Vergine, ornata d'ogn'intorno, e nella sua cuppoletetta d'istorie a fresco, credute del medesimo Nappi. Nell'ultimo altare è effigiata s. Eulalia, e due Angioletti in aria, fatti con amore, e diligenza da incerto autore.

Quasi dirimpetto al Collegio Inglese si vede un Palazzino di molto vaga e singolare architettura. Il palazzo Rocci avanti la chiesa di s. Giovanni in Aino è architettura di Carlo Maderno; quello de' Signori Ricci, prima della Casa Acquavivia, che ha la facciata principale nella strada Giulia, fu fatto con disegno di Nanni Bigio, e nelle pareti si vedono alcune vestigia delle belle pitture fattevi da Polidoro da Caravaggio.

Della Basilica di S. Lorenzo in Damaso, e del Palazzo della Cancelleria

Il Cardinal Raffaello Riario nipote di Sisto IV demolita l'antica basilica eresse la presente col palazzo ad essa contiguo, ed annesso col disegno non de' Sangalli, come si legge nelle prime edizioni, ma con quello di Bramante, il che si vede chiaramente dalla maniera più minuta, e secca, e antica di quelle de' Sangalli, che vissero un poco dopo, quando le buone arti erano giunte a maggior perfezione. Non è per altro, che nel palazzo non vi si ammiri l'ingegno di Bramante, che già aveva cominciato a mettere in pratica la maniera Greca di fabbricare, ed a seguitare il buon gusto degli antichi, benchè le finestre dell'appartamento superiore gli sieno state sformate con lo sdrucirle, e levarne il parapetto, e farvi la ringhiera di ferro, onde riescono lunghe, e strette di soverchio, e fuori di proporzione. Questa basilica fu fatta tutta dipingere dal cardinal Alessandro Farnese Vicecancelliere. La facciata destra entrando in chiesa fu dipinta dal cavalier d'Arpino, quella in faccia all'altar maggiore da Gio. de' Vecchi, e la sinistra da Niccolò delle Pomarance. Ma ora queste pitture non solamente son annerite, ma si posson dire perdute affatto.

La prima cappella a man dritta fu fatta incrostar di marmi nobili dal cardinale Tommaso  p122 Russo vicecancelliere, col disegno di Niccolò Salvi. La tavola è pittura di Sebastian Conca, e le pitture a fresco sono di Corrado Giaquinto. Sotto la navata destra è il busto di bronzo di Benedetto XIII opera di Francesco Giardoni. Nella cappella appresso la statua di s. Carlo Borromeo è scultura di Stefano Maderno. In una cappella interne della sagrestia, o coro del Capitolo è una Madonna dipinta in tavola dal Pomarancio. In un credenzone si conservano due statue d'argento di s. Lorenzo, e di s. Damaso fatte col disegno di Ciro Ferri. La cappella, che segue de SS. Michele, e Andrea, è stata nuovamente adorna col disegno di Giuseppe Pannini, e la scultura antica del quadro dell'altare è stata risarcita da Pietro Bracci. La tavola dell'altar maggiore è bella pittura di Federigo Zuccheri fatta su le lavagne. Questa tavola si trova intagliato da Cornelio Cort molto bene a bulino. Il cardinale Ottoboni vicecancelliere col disegno di Domenico Gregorini aprì la nuova Confessione avanti il detto altare, e vi pose la statua di s. Ippolito, che è copia di quella antica, e famosa della libreria Vaticana. La vicina cappella della Concezione della Vergine immacolata, è disegno di Pietro da Cortona ancor giovane, che anche dipinse la volta. La cappella seguente di s. Domenico ha un quadro, che fu ritocco dal cavalier Conca. Li due Angioli della cappella seguente avanti la Madonna addolorata sono di Domenico Feti pittore di molta eccellenza, allievo del Cigoli, ma che ha  p123 poco dipinto per esser morto giovane. In un pilastro dirimpetto all'altar maggiore è il ritratto d'Annibal Caro scolpito in marmo dal Dosio; e la memoria d'Alessandro Valtrini è disegno dal Bernini. L'ultima cappella adornata dal detto cardinale Ottoboni di marmi, e pitture del cavalier Casale, è disegno di Ludovico Rusconi.

Facendo passaggio al palazzo suddetto, è fama, che fosse fabbricato co' travertini tolti dal Colosseo, il che potrebbe essere, ma non già che per questa occasione fosse demolita la parte di esso, che guarda verso s. Gio., e Paolo, ma che essendo già demolita forse più secoli avanti, e rimasi quivi i travertini dispersi, Bramante si servisse di essi. Il portone principale si crede da alcuni disegnato da Domenico Fontana, perchè fu fatto rifare dal cardinal Alessandro Montalto. Sotto gli archi de' portici del cortile sono due statue antiche gigantesche, che sono reputate due Muse. La gran sala è adorna de' cartoni, che fece il Franceschini Bolognese per una delle cupole poste avanti alle cappelle di san Pietro Vaticano; e le cartele, che sono sotto di essi, sono dipinte da Giuseppe Nasini Senese, e vi sono espresse le fabbriche fatte risarcire da Clemente XI. Le pitture a fresco sulle muraglie, fatte quivi, e dentro agli appartamenti, sono del cavalier Giorgio Vasari ajutato da altri professori suoi contemporanei, che lavorarono sotto la sua direzione, e descritte minutamente da lui medesimo  p124 nella sua Cita a cart. 517 del tom. III delle Vite de' Pittori della stampa di Roma del 1760 presso i Pagliarini.

Di S. Maria della Vallicella Detta la Chiesa Nuova

Questa chiesa, chiamata santa Maria in Vallicella, che s. Filippo Neri ottenne da Gregorio XIII nel 1575 per li Padri della sua Congregazione, fu rifatta da' fondamenti con l'ajuto del cardinal Pier Donato Cesi, e di monsignor Angiolo Cesi vescovo di Todi suo fratello.

Martino Longhi il vecchio, celebre architetto, edificò il di dentro della chiesa, e fece il disegno della facciata, che va in stampa, la quale fu poi eseguita da Fausto Rughesi da Monte Pulciano.

La volta di mezzo, dov'è dipinto il miracolo della Vergine Maria, che successe nella medesima chiesa, e la cupola, e i peducci di essa, e la tribuna dell'altar maggiore, sono tutte opere del famoso Pietro da Cortona. Furono li stucchi, Angioli, e puttini perfettamente condotti da Cosimo Fancelli, ed Ercole Ferrata.

Nella prima cappella a man destra, entrando in chiesa, è dipinto sopra l'altar un Crocifisso con la Madonna, san Giovanni, e s. Maria Maddalena da Scipione Gaetano. Il Cristo morto in atto di esser seppellito, nella cappella che segue, fu dipinto da Michel'Angelo Caravaggio, e questa è delle megliori opere, che facesse.
  L'Ascensione di nostro Signore al Cielo, nell'altra cappella, è di Girolamo Muziano. Il quadro a olio della venuta dello Spirito santo nell'altro altare è di mano di Vincenzio Fiammingo; ed in quello, che segue, è l'Assunta di mano d'Aurelio Lomi Pisano.

Nell'altare della crociata della chiesa, passata la porta di fianco, è dipinta l'Incoronazoine di Maria Vergine, opera del cav. d'Arpino, ma di maniera infelice; e le due statue di s. Gio. Battista, e s. Giovanni Evangelista, che sono da i lati, furono scolpite in marmo da Flaminio Vacca Romano.

La cappelletta, che segue sotto l'organo, che è de' signori Spada, architettata dal cav. Fontana, ha il quadro dell'altare con li ss. Carlo, ed Ignazio, opera condotta con buon gusto da Carlo Maratta: l'altro dal lato dell'Epistola, ove si vede effigiato san Carlo, che dispensa le sue facoltà a' poveri, con gran quantitຠdi figure, è dello Scaramuccia Perugino; e l'altro incontro con istoria della peste di Milano, è opera stimata di Gio. Bonatti.

Il quadro dell'altar maggiore, dov'è la Madonna col Figlio in braccio, che copre un'immagine miracolosa, intorniato da diversi puttini, e da Angioli inginocchioni, è pittura del celebre Pietro Paolo Rubens Fiammingo, ed il Cristo, che ivi sta sopra intagliato in legno, è opera di Guglielmo Bertolot Francese.

 p126  Il ricco ciborio, fatto con disegno di Ciro Ferri Romano, e i due Angioli di bronzo furon gettati dal Benincasa da Gubbio; e gli altri due quadri laterali, in uno de' quali è dipinto s. Gregorio Papa, s. Mauro, e san Papia martiri, nell'altro a man sinistra s. Domitilla, e li Santi Nereo, ed Achilleo, son opere del medesimo Rubens.

Nella cappella sotto all'altro organo, dedicata a s. Filippo, seguitando il giro, si vede nell'altare il quadro con effigie di detto Santo, che è tutto spirito, e divozione, condotto dal famoso Guido Reni; ed alcune istoriette de' fatti di s. Filippo furono fatte con molta diligenza dal cavalier Cristofano Pomaranci.

La Presentazione di Maria Vergine al Tempio, nell'altar contiguo della crociata, fu con dolce maniera condotta da Federico Barocci d'Urbino, e le statua, che sono da i lati de' ss. Pietro, e Paolo, che passano il naturale, furono scolpite in marmo da Gio. Antonio Paracca da Valsoldo.

Nella cappella seguente, passata la porta della sagrestia, è dipinta un'Annunziata dal cavalier Passignani; ed il quadro della Visitazione di s. Elisabetta nell'altare, che segue, di maniera bella, e vaga, fu dipinto in Urbino da Federico Barocci, e mandato a Roma. San Filippo Neri era tanto divoto di questa pittura della detta Presentazione, che quasi del continuo stava in quella cappella a far le sue orazioni: e li  p127 tre scompartimenti a olio nella volta sono opere di Carlo Saracino.

La Natività di Gesù con l'adorazione de' Pastori, dipinta nel quadro della cappella contigua, è opera assai diligente colorita da Durante Alberti; e le tre Sante nella volta, dipinte su lo stucco sono del cav. Roncalli.

Nell'altra cappella è dipinta l'adorazione de' Magi da Cesare Nebbia; e nell'ultima vi è effigiata la Presentazione di nostro Signore al Tempio, e nella volta tre Santi del cavalier d'Arpino.

La facciata di questa chiesa è architettura di Paolo Marucelli: ed il s. Filippo Neri posto sul'altare, assai maggiore del vivo, scolpito in marmo, è opera degna di grande stima, fatta dall'Algardi, uno de' meglio scultori; ed il quadro in alto con Maria Vergine, ed Angioli è di Gio. Domenico Perugino. La volta, dove è un grand'Angiolo con la Croce, e altri putti con gli strumenti della Passione, è una delle più stupende pitture di Pietro da Cortona sì per l'invenzione, che pel colorito.

Dalla sagrestia si va alla cappelletta dietro all'accanto, dov'è il corpo di s. Filippo.

Nella volta della stanza, che si trova avanti d'entrare in detta cappella, è effigiato san Filippo in estasi, opera di Francesco Tornioli Senese.

Il quadro nell'altare della suddetta cappelletta col Santo medesimo è del celebre Guercino, e l'altro nella volta della stanza  p128 di sopra è di Pietro da Cortona, pittura la più eccellente di questo professore, che forse sia in Roma, e quivi è la cappella, dove celebrava il Santo.

L'architetto dell'abitazione de' Padri, con l'Oratorio fu il cavalier Francesco Borromini, come anche della sua facciata, il tutto operato con molta intelligenza. La coronazione di Maria Vergine, dipinta in un ovato nella volta dell'Oratorio, è opera fatta dal Romanelli; il quadro dell'altare fu dipinto dal cavlier Vanni Senese; e la statua di stucco, di s. Filippo, incontro al pulpito, è di Monsù Michele Borgognone.

Scorgesi ora questa chiesa abbellita di quadri nelle pareti della navata di mezzo, i quali sono de' più singolari, e rinomati pittori dell'età passata.

Li due quadri dentro la terra dell'altar maggiore sopra li coretti, rappresentanti uno la crezione degli Angioli, e l'altro la caduta de' medesimi, sono di Lazzaro Baldi; li due sopra gli altari della crociata della chiesa, uno de' quali rappresenta la resurrezione de' Morti, e 'altro la creazione d'Adamo, sono di Giuseppe Ghezzi. Prima gli avea dipinti Paris Nogari, ma forse erano andate male. Li due primi della navata di mezzo, in uno de' quali si figura la Comunione degli Apostoli, e nell'altro la pioggia della Manna, sono di Danielle Saiter, pittore Tedesco; li due ovati, che seguono, in uno de' quali è effigiata Rebecca,  p129 e nell'altro la Maddalena penitente, sono del suddetto Giuseppe Ghezzi; li due, che sieguono, in uno de' quali si rappresenta Cristo, quando diede le chiavi a s. Pietro, e nell'altro quando Mosè, tornando dal monte Sinai, spezzo le tavole della Legge, sono di Giuseppe Passeri; li due ovati, che seguono, in uno de' quali si rimira Giuditta con la testa d'Oloferne in mano, e nell'altro la Concezione di Maria Vergine, sono del suddetto Danielle Saiter; li due d'appresso, in uno de' quali è figurato Cristo, quando scaccia i Farisei dal Tempio, e nell'altro, quando fu portata l'Arca in trionfo dal popolo Ebreo, sono di Domenico Parodi Genovese; ed il quadro sopra la porta, rappresentante la predica di s. Giovanni, è del suddetto Saiter.

 

Palazzo Belloni

Nell'ampia strada, che torna in faccia alla chiesa de' PP. dell'Oratorio, è situato palazzo sulla sinistra venendo dalla chiesa. Era già della famiglia Cerri, ora acquistato dal sig. marchese Belloni. Fu architettato da Francesco Paparelli. In esso sono alcune stanze ornate di fregi dipinte da Gio. Antonio Lelli scolare del Cigoli, e da Giuseppe Puglia detto del Bastaro, e da Gio. Batista Speranza.

Di S. Tommaso in Parione

La chiesa di s. Tommaso nel 1581 fu con molta spesa ristorata da Mario, e Cammillo Cerrini nobili Romani. È titolo di Prete Cardinale, e ha cura d'anime, e la Compagnia delli Scrittori. L'architetto, che ne diede il disegno, fu Francesco Volterra.

Nell'altare vicino alla sagrestia è dipinto s. Gio. Evangelista, ed un santo vescovo, creduto del Pomarancio, ma è di miglior maniera. Il quadro dell'altar maggiore è del P. Cosimo Cappuccino, dove è s. Tommaso Apostolo in atto di far orazione, con molte figure:  p130 e nell'altro altare, che segue, è figurata Maria Vergine da Giuseppe Passeri, e lateralmente v'è un quadro del Noli me Tangere, sul gusto di Giulio Romano. La chiara memoria del B. card. Gregorio Barbarigo ne fu titolare, ed ivi S. E. esercitò atti di grande ecclesiastico; e morì in Padova vescovo.

Di S. Agnese in Piazza Navona

Fu eretta questa chiesa nel cerchio agonale, si perchè quì fu condotta la Santa per essere violata, come anche per il miracolo, che vi fece di risuscitare il figlio del Prefetto di Roma. È stata parrocchia antichissima, ma ora non è più.

La rifecero poi da' fondamenti li Signori Principi Panfilj in forma di croce Greca, incrostata tutta di marmi, e di pietre, stucchi dorati, pitture, e sculture bellissime, ed il disegno della chiesa è del cavalier Girolamo Rainaldi fino al cornicione, e il di sopra con la facciata, è del cavalier Borromino, la qual facciata è delle più belle di Roma. La cupola è del medesimo cavalier Rainaldi, figlio di Girolamo.

Il primo so rilievo di marmo nell'altare a mano destra, entrando in chiesa, che rappresenta s. Alessio, quando dal Pontefice fu ritrovato morto sotto la scala, è lavoro di Francesco Rossi: e la Santa di rilievo, scolpita in marmo sopra le fiamme, e i puttini nell'altare, che segue verso la sagrestia, è d'Ercole Ferrata.

 p131  L'altare vicino al maggiore ha il basso rilievo, che figura s. Emerenziana, quando fu lapidata, opera del medesimo Ferrata; ed il maggiore ha il basso rilievo di marmo con Maria Vergine, Gesù, san Giovanni, s. Giuseppe, e s. Gioacchino, ed in aria diversi Angioli, opera fatta con gran studio da Domenico Guidi. Li angili poi sopra il frontespizio di questo altare fatto modernamente con un particolar disegno, sono di Gio. Battista Maini.

dall'altra parte della chiesa l'istoria di marmo nell'altare prossimo è lavoro diligente d'Antonio Raggi, dove è s. Cecilia con il Pontefice, e quantità di gente. Del s. Sebastiano, che è sull'altare della crociata sinistra, vi è chi dice essere una statua antica, ridotta da Paolo Campi a rappresentare questo Santo. Il bassorilievo posto sull'ultimo altare, fu abbozzato da Melchior Casà Maltese, e finito dal Ferra per eccellenza.

Le pitture nelli quattro angoli della cupola sono di mano di Gio. Battista Gauli, vaghe di colorito, e d'invenzione: e la cupola è disegno di Ciro Ferri Romano. L'opera era bellissima, ma da lui lasciata imperfetta prevenuto dalla morte, e finita poi dal Corbellini suo scolare, che per unire il colorito ridipinse anche quel che aveva fatto Ciro, il cui disegno è stato intagliato in rame da Dorigny.

Il disegno della sagrestia è maestosa architettura del Borromini, e le pitture nella  p132 volta sono di Paolo Perugino, allievo del Cortona.

A questa chiesa appartiene un ostentorio fatto dal celebre Francesco Juvara Messinese fratello di D. Filippo eccellente, e celebre architetto. E questo ostensorio fu parto della munificenza del Principe D. Cammillo Panfili, e vie stimato da' professori cento trenta mila scudi Romani.

Ne' sotterranei di questa chiesa si mostrano alcune antiche volte, che si crede, che fossero il pubblici lupanari; avanti a' quali è una cappelletta, sull'cuiº altare è un bassorilievo di marmo opera dell'Algardi, di cui non si può immaginare cosa più eccellente in quel genere. Rappresenta la Santa condotta da' soldati al postribolo, e benchè tutta nuda affatto, ispira devozione.

Palazzo Panfili

La suddetta chiesa ha da un lato il grande, e nobile palazzo Panfili fatto fabbricare da Innocenzio X nel 1650 al quale la detta chiesa serve come di cappella, essendovi la comunicazione per molti coretti, e per una porta da basso. Il disegno di questo palazzo è di Girolamo Rainaldi. V'è una gran galleria, di cui tutta la volta è dipinta da Pietro da Cortona, che vi rappresentò i fatti d'Enea. Ella è stata incisa in rame per la sua bella invenzione. Il colorito non è d'egual eccellenza per la frtta, con cui gli bisognò terminarla, facendogli  p133 continua premura Monsignor Franzoni d'ordine del Papa. Nel camere sono bei fregi del Romanelli, di Gaspero Pussini, e certe volticelle dell'Allegrini.

Collegio Innocenziano

dall'altra parte di detta chiesa è il collegio Innocenziano. Esso, e la sua facciata sono architettura pur del Borromino. Ivi abitano i cappellani, e gli alunni vassalli della Casa Panfili, che ufiziano nelle feste la chiesa. Evvi anche una libreria pubblica, ma poco frequentata.

Con la direzione del cavalier Bernini fu abbellita piazza Navona dal Pontefice Innocenzo X, dove risponde, ed ha la sua facciata la chiesa suddetta, il qual Bernino fece alzare sopra un grande scoglio, fatto dall'arte, una guglia, che era nel cerchio di Caracalla. Questa fontana è una delle cose maravigliose di Roma per l'invenzione, e disegno di questo famoso architetto, e scultore.

Sopra il detto scoglio posano quattro grandissime statue di marmo di Carrara, sotto le quali esce da tutte le parti dello scoglio gran copia d'acqua, e rappresentano li quattro fiumi principali del Mondo, che sono il Gange, il Nilo, il Danubio, ed il fiume dell'argento nell'Indie Occidentali.

La statua, che figura il Nilo, è scultura di Giacomo Antonio Fancelli; l'altra, che è il fiu dell'argento, o della Plata, fu scolpita da Francesco Baratta; quella ch'ha  p134 il remo da Claudio Francese, e la quarta da Antonio Raggi, ed ognuno fece pompa del suo ingegno, con l'assistenza del cavalier Bernino, che ne fece i modelli. Notabile è anche la fontana, che resta verso la strada della Cuccagna, nel mezzo della quel è una statua in piedi del Bernino stimatissima. Escono dall'acqua della vasca 4 Tritoni fino a mezza vita, eccellenti lavori di Flamminio Vacca, Leonardo da Sarzana, di Silla Milanese, e di Taddeo Landini.

Di S. Pantaleo alle Scuole Pie

Questa chiesa era collegiata, e vi stavano preti Inglesi, e la sua fondazione fu del 1216; ora è de' Padri delle Scuole Pie, approvati da Paolo V del 1614, e da Gregorio XV ammessi alla professione de' Mendicanti Regolari, ed essi tengono scuole pubbliche.

L'altar maggiore, dipinto d'architetture in prospettiva, è nobile fatica d'Antonio Colli, allievo del Padre Andrea Pozzi Gesuita, ma non di mano del medesimo Padre, come molte si sono dati a credere. La tavola, dove è rappresentato il Santo titolare, opera del cavalier Mattia Calabrese, è stata trasportata nel Collegio nuovo. Quella, che v'è di presente, è di Amadeo Caisotti.

Questo nuovo tempio, fabbricatoº sul fondamento del cerchio agonale, è frequentato da' Fedeli li 27 di Luglio, festa del Santo,  p135 e specialmente alli signori Dottori medici, essendo stato s. Pantaleo di quella professione.

Della fabbrica della chiesa ne fu architetto Gio. Antonio de' Rossi, fuorchè della porta, che fu guarnita pochi anni sono di travertini con un disegno, che ha molto del singolare.

Del S. Sudario de' Piemontesi, E S. Elena de' Credenzieri

Nei contori di s. Andrea della Valle vi sono molte chiese, cioè santa Maria della Concezione a Grotta Pinta, i santi Cosimo, e Damiano de' barbieri, ed il santo Sudario de' Piemontesi.

Questa ultima chiesa fu ristorata, e ridotta in buona forma poco fa. Vi si vedono appesi al muro tutti li ritratti de' duchi di Savoja, ed altri quadri, che l'adornano, particolarmente quello dell'altar maggiore, che rappresenta il miracolo del s. Sudario, fatto con ogni studio, e diligenza da Antonio Gherardi. Nell'ornarla si valsero del disegno del cavalier Rainaldi.

Si trova poi s. Elena, chiesa rifatta dalla Compagnia de' credenzieri l'anno 1567, che nell'altare a mano destra ha un quadro con s. Caterina vergine, e martire, e due puttini, che l'incoronano, opera del cavalier d'Arpino. Il quadro incontro con Maria Vergine, che va in Cielo, e li Angioli, e li Apostoli, è pittura d'Orazio Borgiani Romano; ed il quadro dell'altar maggiore, dov'è figurata santa Elena, è della scuola del Pomarancio.

Di S. Andrea della Valle

Nell sito, dov'è fabbricata questa chiesa, era il palazzo de' signori Piccolomini, del quale essendone restata padrona Donna Costanza Piccolomini duchessa d'Amalfi, lo donò alli Padri Teatini, che quivi al presente abitano, acciochè vi edificassero un tempio ad onore di s. Andrea Apostolo. Fu principiata la fabbrica dal cardinal Gesualdo, ma prevenuto nel bel principio dalla morte, lasciò l'opera imperfetta. Il cardinal Alessandro Montalto la proseguì con grandezza d'animo, al quale succedè poi il cardinal Francesco Peretti Montalti suo nipote, che la terminò al tempo del sommo Pontefice Alessandro VII.

Pietro Paolo Olivieri fece il modello, e fu architetto di questa bella chiesa, reputata la più eccellente di tutte quelle di simile struttura, ed a qualche buon termine la ridusse, e se non moriva sì presto, l'averebbe condotta a fine. Carlo Maderno poi la terminò, fabbricatovi il coro, la tribuna, e la cupola di 74 palmi di diametro, ed il disegno della facciata, che va in istampa: quella però, che ora vi si ammira è fatta più modernamente, ed è stata architettata dal cavalier Rainaldi, ed è riuscita una delle belle facciate di Roma. In essa la statua di san Gaetano, come l'altra di san Sebastiano sono sculture di Domenico Guidi; quella di sant'Andrea Apostolo, e di  p137 sant'Andrea Avellino, sono d'Ercole Ferrata, come anche l'Angiolo da uno de' lati, e le due statue sopra la porta, sono di Giacomo Antonio Fancelli.

La prima cappella a man destra, entrando in chiesa, è stata fatta da' signori Ginnetti con l'architettura del cavalier Carlo Fontana. È incrostata di pietre di gran valore, ed altri nobili ornamenti. Il bassorilievo di marmo, che è nell'altare, rappresenta l'Angiolo, che avvisa s. Giuseppe di ifuggire in Egitto con Maria Vergine, e il Bambino, opera d'Antonio Raggi, come anche il ritratto del card. Ginnetti, già Vicario di Roma; e la Fama con l'arme della Casa, che è nel lato, dove risponde la facciata della chiesa: l'altre sculture, che sono quattro Virtù, due per canto, ed un'ha Fama con l'arme de' Ginnetti, sono opere di Alessandro Rondone.

Nella seconda cappella contigua, fabbricata da' signori Storzzi, oltre alli grandi ornamenti, e ricchezza di pietre, e marmi rarissimi, specialmente delle colonne, vi è una Madonna con un Cristo morto in braccio, e due statue da i lati, il tutto fatto di bronzo, copiato accuratamente da gli originali di Michel Angelo Bonarroti. La Madonna col Cristo morto è ricavata dal gruppo di marmo, ch'è in s. Pietro, e le due statue laterali da quelle, che sono in s. Pietro in Vincoli al sepolcro di Giulio II. Si crede giustamente, che questa cappella sia fatta  p138 sul disegno del medesimo Bonarroti.

Il quadro nel cappella, che segue, è di mano di Bartolomeo del Crescenzi, nel quale è dipinto san Carlo orante, di colorito assai vago. Il quadretto appeso in alto sul muro laterale, che rappresenta la Madonna, e s. Bernardo, e s. Caterina, è copia d'uno di Giulio Romano, che ora posseggono i nipoti dell'Em̃o Valenti Gonzaga; e passata la porticella del fianco nell'altare della crociata è dipinto s. Andrea Avellino in atto di celebrare, opera fatta con gran studi dal cavalier Lanfranco, e Antonio Amorosi vi dipinse sopra l'aggiunta, fatta a questa tavola.

La cappelletta, che segue, dov'è il Crocifisso, ed è contigua al coro de' Padri, nell'altare ha il quadro con l'Assunta, dipinto da Antonio Barbalunga Messinese, uno de' buoni allievi, che lasciasse il Domenichino.

Tutta la tribuna dell'altar maggiore dipinta dalla cornice in su con varj spartimenti de' fatti di s. Andrea; e fra le tre fenestre le sei Virtù, maggiori del vivo,º fatte con artifizio maraviglioso: e gli angoli della cupola, dove sono dipinti li quattro Evangelisti di straordinaria grandezza, sono le più eccellenti prove del pennello del Domenichino, generalmente a maggior segno stimate, e intagliate in rame.

La cupola fu dipinta con gran maestria dal cavalier Lanfranco, e per esser una meraviglia in genere di pittura, ha meritato d'andar in stampa intagliata da Carlo Cesi in otto fogli reali.
  Le tre istorie grandi si s. Andrea, fatte a fresco sotto della cornice nella tribuna, sono pitture del cavalier Calabrese. L'altre due laterali, sopra gli archi, che riescono dentro le cappellette, son opere del Cignani giovanetto, e del Taruffi Bolognesi.

Nella cappelletta, che segue, continuando il giro, sono dipinti nell'altare certi Angioli dal cavalier Lanfranco, con poco gusto condotti. Nel mezzo vi è una immagine di Maria Vergine col Bambino, e da basso di Maria Vergine col Bambino, e da basso san Giuseppe con s. Gioacchino, e s. Anna, figure in piedi, dipinte da Alessandro Francesi Napoletano.

Passata la porta della sagrestia nella crociata della chiesa è l'altare dedicato a san Gaetano, che ivi vedesi dipinto in atto d'orare, conosciuto Angioli, e putti, dal Camassei da Bevagna con buon intendimento; e li fiori, che servono d'ornato d'ogn'intorno al quadro, sono di Laura Bernasconi.

Vicino all'altra porta di fianco è il sepolcro del conte Tieni da Vicenza, fatto con architettura di Domenico Guidi; e le due Virtù, che vi sono scolpite in marmo, sono opere del medesimo, come anche il busto del Conte.

Il quadro di s. Sebastiano, di buon disegno, posto nell'altare della cappella, che segue, è opera di Gio. de' Vecchi, delle belle, che abbia fatto.

A questa contigua è la cappella de' signori Rucellai Fiorentini, adesso di proprietà de'  p140 Padri di quel convento, assai ben fatta, e bella per ornamenti, e architettura di Matteo da Città di Castello, uomo di buone invenzioni, e di non inferiore ingegno. Sopra l'altare di essa è dipinto s. Michele Arcangelo, che caccia li demonj dal Cielo; e dalle bande vi sono due altre istorie d'Angioli, come anche nelli mezzi tondi son pitture a olio sopra lo stucco, e nella volta un coro d'Angioli a fresco, condotto il tutto dal cavalier Cristofano Roncalli. In questa cappella è il sepolcro del famoso Monsignor Gio. della Casa arcivescovo di Benevento con un bello epitaffio fatto da Pier Vettori celebre letterato.

L'ultima cappella incrostata di marmi, fu fatta dal cardinal Maffeo Barberini, che fu poi Urbano VIII. In essa si rimira la grande lapidaº sepolcrale del signor cardinal Carlo Barberini primo Prete del Sac. Collegio, ivi sepolto, e ne fu architetto Matteo da Castello, secondo che dicono il Baglioni ed altri Scrittori. Sopra l'altare è la pittura della Beata vgn assunta in Cielo: dal lato destro la Presentazione al Tempio, dal sinistro la Visitazione di s. Elisabetta, tutte opere fatte con gran diligenza, dal cavalier Domenico Passignano con tutto il resto nelle lunette, triangoli, e volta.

Le statue sono di diversi: la Santa Marta, di Francesco Mochi; il s. Gio. Evangelista, di Ambrogio Buonvicino; il san Gio. Battista, di Pietro Bernino, e la santa Maria  p141 Maddalena, di Cristoforo Sati da Bracciano, che anche scolpì la statua di monsig. Barberini, che sa a sedere nella nicchia a mano manca, dove è il s. Sebastiano del cavalier Passignano, dipinto a olio.

Li due sepolcri di Pio II e Pio III, che si vedono in alto sopra gli archi, che corrispondono alle porte laterali della chiesa, con diverse statuette, sono sculture di Pasquino da Monte Pulciano. Il quadro nell'altare della sagrestia è di buona mano: e quello sopra la porta è una bella copia del cavalier Calabrese, il cui originale è in Venezia di mano di Paolo Veronese, dov'è l'istoria di s. Maria Maddalena, quando unse li piedi con unguento prezioso a nostro Signore. La bella fabbrica della porterìa del nuovo convento è architettura del Marucelli. Il rimanente però, che serve per abitazione con la scala grande, e magnifica, è disegno del cavalier Rainaldi; ed un s. Andrea Apostolo assai oscuro, e fatto con gran forza, e buona pratica, è del cavalier Roncalli, che stava nella prima facciata a mano sinistra del loro cortile.

In questa chiesa si vede al presente di pietre mischie tutto l'altar maggiore, ed un gruppo di marmo nel mezzo d'Angioli, che reggono la Santissima Croce in luogo del ciborio, che si costuma fare nel mezzo di tali altari, il tutto con disegno del cav. Francesco Fontana.

Palazzo de' Massimi

Due sono i palazzi contigui di questa nobile, e antica casa Romana. Uno di essi ha un portico fatto con mirabile architettura di Baldassar Peruzzi, che in sì grande pstrttezza di luogo ha cavato un portico grandioso, ornato nella volta d'eccellentissimi stucchi, che seguitano nell'antrone, e nella scala. Mirabile è altresì il piccolissimo cortile, ma graziosamente ornato. Dalla parte di dietro la facciata è dipinta a chiaroscuro da Daniel da Volterra. In questo palazzo si fecero le tanto rare edizioni, e prime d'Italia da Arnaldo Pannartz, e dal suo compagno Corrado.

Di S. Elisabetta de' Fornari

Li Fornai Tedeschi ottennero questa chiesa, dove prima era un monastero di monache nel 1487, ed è situata incontro a una porta di fianco di s. Andrea. Ultimamente fu rinnovata, e abellita nel 1647 con disegno galante, e vago di Girolamo Rainaldi.

L'altar maggiore ha il quadro, dove è rappresentata con ogni diligenza la Visitazione di s. Elisabetta da Gio. Enrico Schenfeld: e le istorie a fresco di Maria Vergine da i lati, ed anco per di fuori della cappella, sono lavori ben condotti da Francesco  p143 Cozza. I quadri de' due altari laterali sono d'Ignazio Stern, come ancora un altro quadretto collocato in sagrestia.

Tutte le pitture dal cornicione della chiesa, e cappella in su, che figurano l'Annunziata, e l'Assunzione di Maria Vergine, Santi, Profeti, ed Angioli in diversi spartimenti della volta, e lunette, sono di Alessandro Saluzzi: quelle però nella volticella, verso la porta della chiesa, furono colorite pur a fresco da Stefano Filidoro, che fece anche il Padre Eterno nella volta della sagrestia.

Di S. Giacomo delli Spagnuoli

La chiesa di s. Giacomo, benissimo ufiziata dalla nazione Spagnuola, fu edificata da Alfonso Infante di Castiglia, dapoi riedificata da D. Alfonso de Paradians, vescovo Civitatense, nella forma ch'oggi si vede.

Nella prima cappella, a mano destra della porta principale, è dipinta l'Assunzione di Maria Vergine con gli Apostoli, lavoro assai diligente di Francesco da Città di Castello; come anco quattro Santi a i lati; ma le pitture nella volta sono di Pierino del Vaga.

Il quadro con la resurrezione di Cristo, posto nella cappella contigua, con le figure laterali a fresco, è di mano di Cesare  p144 Nebbia: la volta però è lavoro di Baldassar Croce da Bologna; come anche l'istoria per di fuori sopra la cappella, quando nostro Signore libera li santi Padri dal Limbo, ed il s. Antonio da Padova.

Li quattro Santi, ed altre pitture a fresco, che sono da i lati, e sopra il quadro della Madonna nella cappella, che segue, sono di Cesare Nebbia suddetto; e la testa di marmo nel deposito di Monsig. Montoja, che sta alla destra della porta della sagrestia, è scultura eccellente del cav. Bernino. La detta sagrestia è dipinta da Fontebuoni Fiorentino. Notabili in essa sono due teste di marmo mirabili di mano del medesimo Bernino, una delle quali rappresenta un'anima beata, e l'altra una dannata.

Nel penultimo altare da questa parte sono le statue di Maria Vergine, Gesù, e s. Anna, scolpite in marmo da Tommaso Boscoli Fiorentino; e le pitture nell'ultima cappelletta col quadro del suo altare, dove sono dipinti li ss. Pietro, e Paolo, come anche li stucchi sono di Giulio Piacentino.

Il quadro dell'altar maggiore, con Gesù Cristo in chiama, e ai piedi la Madonna, e s. Giovanni, è oppure assai buona di Girolamo Sermoneta: e la cappella di s. Giacomo dall'altra parte della chiesa, con la sepoltura del cardinal Alborense, è architettura d'Antonio da Sangallo, ed il s. Giacomo di marmo è scultura del Sansovino, allora giovane.
  Le pitture sul muro da i lati della cappella con li fatti di quest'Apostolo sono di mano di Pellegrino da Modenaº Erano le figure d'aria gentilissima, ad imitazione di Raffaello d'Urbino suo maestro, e ben accomodato tutto il cmponimento. Ma quest'opere furono guasto con pretesto di rinnovarle, che fu grand'errore, ed oggi son in assai cattivo stato.

Segue la cappella de' signori Erreri, dedicata a s. Diego, architettata da Flaminio Ponzio, con li stucchi fatti da Ambrogio Milanese. Il quadro principale,​JJJ dove è effigiato un s. Diego, che posa la mano sopra di un putto, come anche il s. Gio. Battista, e s. Girolamo sopra l'ornamento dell'altare, e dalle bande li ss. Pietro, e Paolo con l'altre pitture dalla cornice in su, sono tutte opere bellissime d'Annibale Caracci.

Nell'altre istorie, che sono fuori, e dentro la cappella, dipinsero, con li cartoni d'Annibale, Francesco Albano, e il Domenichino suoi allievi, li quali si portarono da valent'uomini, e furono di grand'onore al maestro.

La pittura in tavola con li due ss. Giacomo, e s. Michele, appesa in alto sopra l'ultima cappella, è ingegnosa fatica di Marcello Venusti.

Di S. Luigi de' Francesi

Fu la chiesa fabbricata dalla nazione Francese del 1478 con l'ajuto di molti legati pii, tra' quali furono di molto valore  p146 quelli di Caterina Medici regina di Francia, e del cardinal Matteo Contarelli, e riuscì una delle belle chiese di Roma, ufiziata, e tenuta con grande splendore da' preti Francesi, con bellissima facciata, architettura di Giacomo della Porta. Le quattro statue aggiuntevi pochi anni sono, furono scolpite da Monsù Lestage.

Il quadro della prima cappella a mano destra con li ss. Gio. Batista, ed Andrea Apostolo è opera di qualche naturalista, del quale non mi è stato possibile sapere il nome, ed io non voglio battezzar nè questo, nè altri.

La vita, e morte di s. Cecilia nella volta, e ne' lati della seconda cappella è eccellente fatica del famoso Domenichino, che per espressiva, colorito, e disegno non si può desiderar d'avvantaggio; ma nell'averle volute o ritoccare, o dar loro la vernice, hanno perduto moltissimo della sua prima bellezza, come si può vedere dal confronto di due quadri piccoli, che restano sopra i grandi, e sono intatti. La tavola però dell'altare con s. Cecilia, ed altri Santi è copia bellissima di Guido Reni, da una simile, che sta in Bologna, del gran Raffaello, ma ha alquanto patito nel pulirla.

Il quadro della terza è di Monsù Parosel, e rappresenta la B. Giovanna Valesia. I quadri su i due muri laterali sono di Paolo Guidotti Lucchese, secondo che scrive il Baglioni nella Vita di esso.

La quarta cappella ha sopra l'altare un  p147 quadro con s. Dionigi di Jacopino del Conte; e l'istoria a mano destra fu a fresco colorita da Girolamo Sermoneta a concorrenza di Pellegrino da Bologna, che fece quella incontro, e la battaglia nella volta; ma queste hanno molto sofferto, particolarmente quelle della volta.

Sopra l'altare della cappella vicina alla sagrestia è un Crocifisso, e attaccato lateralmente al muro un s. Giovanni Evangelista, figura maggiore del naturale a olio, di maniera assai bella, con rilievo, e forza, opera di Batista Naldini.

Il quadro posto nell'altar maggiore con l'Assunzione di Maria Vergine, con gli Apostoli di basso, tutte figure maggiori del vivo, fu dipinto con maniera buona, e gagliarda alla Veneziana da Francesco Bassano.

Il s. Matteo nel quadro della cappella, che segue dall'altro lato della chiesa, che è de' Signori Contarelli, e i due quadri laterali, che rappresentano l'Apostolo chiamato dal Redentore, e quando stando all'altare fu ferito dal carnefice, sono opere di Michel'Angelo da Caravaggio; e la volta fu dipinta dal cavalier d'Arpino, come anche li due profeti dalle bande, assai graziosi.

Nell'altra cappella l'adorazione de' Magi, e la presentazione di Gesù Cristo al tempio ne' quadri laterali sono del cavalier Baglioni. L'altre pitture, e la volta sono fattura di Carlo Lorenese.

 p148  La cappella, che segue, fu fatta fabbricare dall'abata Elpidio Benedetti con l'architettura di Plautilla Bricci Romana, che fece anche quella del di lui palazzetto fuori di porta s. Pancrazio. Il quadro dell'altare con s. Luigi, ed altre figure è opera della medesima Plautilla: l'altro grande dalla parte dell'epistola, con un'istoria copiosa del medesimo Santo, fu dipinto dal Gimignani, e quello incontro con il Santo in una nuvola, e quantità di figure fu colorito da Niccolò Pinzone Francese.

Questa chiesa è stata modernamente abbellita con molti ricchi ornamenti di marmi, e stucchi, e dorature, e particolarmente la tribuna dell'altar maggiore col disegno del cav. Antonio Deriset, e nella volta è un grande sfondo dipinto da Monsù Natoir al presente degnissimo direttore dell'Accademia di Francia in Roma.

Sopra l'altare della cappella seguente è effigiato s. Niccolò dal Muziani; e le due Sante, che sono in due quadri da i lati di questo, si dicono di Girolamo Massei: la volta dipinta a fresco è opera del Ricci da Novara: e li quadri grandi dalle bande, con li due Santi dipinti ne' pilastri furono coloriti da Baldassare Croce.

Nell'ultima cappella è dipinto s. Sebastiano con due Santi dal suddetto Girolamo Massei da Luca. Nella sagrestia è una bellissima Madonnina, si crede del Coreggio, e un s. Dionigi che illumina un cieco di M. Bevieu Franzese.

Palazzo Giustiniani

Il marchese Vincenzio Giustiniani celebre per le sue ricchezze, ma molto più per la regia sua munificenza, edificò questo palazzo posto tra la chiesa di s. Eustachio, e quella di s. Luigi col disegno di Gio. Fontana, ma dopo v'ebbe molta mano il Borromino, come nella porta principale, e nell'ornato delle finestre. Non ci è in Roma palazzo alcuno, che contenga in se raccolta più copiosa di bassirilievi e statue antiche, che lo stesso Signor Marchese fece intagliare in due tomi in foglio. Tra questi ci è un caprone giacente di una mirabile eccellenza. Dell'altre statue non parlo, potendosi vederle in detti tomi. È altresì pieno di pitture insigni al pari di qualsivoglia galleria di Roma, che troppo lunga cosa sarebbe il farne l'indice, ma particolarmente vi è gran copia di opere dell'Albano; e un s. Paolo primo eremita, e s. Antonio abate, con una Madonna in gloria attorniata d'angioli, pittura delle più stupende, che abbia fatto Guido Reni. Havvi pure un Cristo condotto di notte avanti al Giudice per essere esaminato, lavoro prodigioso in un gran quadro d'Hundstorst d'Utrec, detto Gherardo delle notti. Vi sono anche molte pitture a fresco sulle muraglie d'Antonio Tempesta, e alcuni paesi di Pietro Paolo Bonzi, che il Baglioni nelle Vite de' pittori chiamò Pietro Paolo Gobbo Cortonese, ma nacque in Roma, e fu battezzato in s. Lorenzo in Damaso.

Palazzo Madama

Dirimpetto al suddetto palazzo Giustiniani ripsonde con la parte di dietro il palagio già del Gran Duca di Toscana, comprato poi nel pontificato di Benedetto XIV dalla Dateria per collocarvi il tribunale del Governo criminale. L'architettura è di Paolo Marucelli. È ornato di fregi dipinti da pittori eccellenti; ed è un de' maestosi, e più cospicui palazzi di Roma.

Chiesa del SS. Salvatore alle terme vicino a S. Luigi de' Francesi

Si denomina questa antichissima chiesa del ss. Salvatore alle terme, perch'è edificata presso alle terme di Nerone, delle quali molti residui notabili si vedevano nel palazzo Madama della serenissima Casa Medici, ma furono demoliti nel ridurre questo palazzo a uso, e comodo del tribunale suddetto. Quivi ogni giorno da' Fedeli dell'uno, e l'altro sesso venerasi una delle colonne, alla quale furono nel Foro Romano flagellati molti ss. Martiri. Questo fu già il tempio della Pietà, eretto da' Romani, ma da s. Silvestro poi fu dedicato al ss. Salvatore, la cui immagine è di grandissima divozione. Celebreanvisi molte Messe con altri pii esercizj. Da s. Gregorio fu consagrata detta piccola chiesa, sull'altare della quale è dipinta la Trasfigurazione di nostro Signore, opera di Gio. Odazzi, che vi dipinse anche lateralmente a fresco il san Gregorio, e il s. Luigi.

Di S. Eustachio

È Chiesa antichissima, e Diaconia cardinalizia, e collegiata, fabbricata (come alcuni dicono) da Costantino il Magno. Fu ristorata del 1196, regnante Celestino III che la consagrò di nuovo.

Ella fu rifabbricata ultimamente col portico per un legato del canonico Moroli, concorrendo alla spesa anche il Capitolo, e ne fu architetto Antonio Canevari. Nella prima cappella a destra il san Carlo dell'altare è opera di Pietro Paolo Baldini.

Nell'altare vicino alla sagrestia è colorita con diligenza l'Annunziata dal cavalier Ottavio Lioni Padovano. Il quadro, che è nel fondo del coro, e rappresenta il martirio di s. Eustachio,º che si dice essere stato messo in un toro di metallo, fu colorito da Francesco Fernandi. L'altare ricco di pietre rare, e bronzi dorati fu fatto fare magnificamente col disegno di Niccola Salvi dal Sig. Card. Neri Maria Corsini Diacono di questa chiesa, avendovi riposti i corpi di s. Eustachoi, e delle due s. Teopiste l'una sua moglie, e l'altra sua figlia, e di sant'Agapito suo figliuolo con solennità grandissima.

I due quadri della crociata, uno della Visitazione di s. Elisabetta, e l'altro di s. Girolamo, sono di Giacomo Zoboli Modanese, smbedue di stima, ma specialmente quello di s. Girolamo, dove ha superato se stesso.

 p152  La cappella di s. Michele, rifabbricata dalli signori Curiali di Collegio, è riuscita maestosa, ovest'è oggi il bellissimo deposito di pietre rare, fatto per lo defunto monsignor Silvio de' Cavalieri, che fu segretario di Propaganda Fide.

Incontro alla porta di questa chiesa, nelle facciate d'una casa, che fa cantone, dipinse la conversione, il battesimo, ed il martirio di sant'Eustachio, Federigo Zuccheri.

Di S. Leone nella Sapienza

La bellissima fabbricata della Sapienza fu cominciata col disegno di Michelangelo, e seguitata da altri architetti; e ultimamente Alessandro VII vi fece il restante del palazzo, e la chiesa suddetta con bizzarra, e vaga chiesuola del cavalier Borromino.

Pietro da Cortona doveva fare il quadro dell'altare, e di già l'aveva dal mezz'in su abbozzato, ma prevenuto dalla morte, lasciò l'opera imperfetta, che ultimamente fu fornita dal mezzo in giù col disegno, che lasciò il medesimo Pietro, da Gio. Ventura Borghesi da Città di Castello, suo allievo. L'architetto degli ornati di detto altare fu il Contini.

Il medesimo Alessandro VII vi fece anche una libreria molto copia di libri di diverse materie a pubblica comodità; ove la pittura della volta è di Clemente Majoli,  p153 e il busto del detto Papa è di Domenico Guidi, e quello di Benedetto XIV posto nel salone, dove si conferiscono le lauree, è d'Antonio Corradini.

Delle Chiese di S. Chiara, ed altre

Ne' contorni della Minerva, non molto lontano da s. Eustachio suddetto, sono diverse chiese, e fra l'altre quella di s. Chiara, monastero di monache, ben'architettata, da Francesco detto dalla sua patria il Volterra.

Il quadro dell'altar maggiore con s. Chiara è di buona mano: li due profeti grandi di sopra sono di Baldassare Croce: le altre, pitture a fresco, del Volterra: e li quadri degli altari sono per lo più copie, ma che vengono dal buono.

Si trova poi s. Benedetto e s. Scolastica, e in oltre s. Maria in Monterone, dov'è una cappelletta dedicata all'Angelo Custode, e vi è da' lati dell'altar maggiore il sepolcro del Cardinal Durazzo, e di Monsig. Rinuccini.

Delle Chiese di S. Niccolò e Biagio alle Calcare, o a' Cesarini, e S. Lucia alle Botteghe scure

La chiesa parocchiale di s. Niccolò ha nella facciata pitture a fresco, dov'è figurata Maria Vergine col Puttino, molti  p154 Santi, ed altre figure fatte da Gio. Guerra da Modona.

Questa chiesa è stata ristorata ultimamente, ed abbellita da' PP. Chierici Regolari Somaschi, conceduta loro da Innocenzo XII in cambio della chiesa di s. Biagio a Monte Citorio, demolita nel fabbricare il palazzo della Curia Innocenziana.

Nel primo altare è un Crocifisso di rilievo, e la Madonna, e s. Gio: dipinti dal Nuzzi. Nel secondo è un s. Vescovo del medesimo Nuzzi. Il quadro dell'altar maggiore è del Germisoni. L'altare che segue a sinistra ha un quadro col B. Emiliani, che presenta alcuni fanciulli alla ss. Vergine di M. De Troye. Il s. Carlo all'ultimo altare è di Carlo Ascensi da Genazzano.

Di quì andando verso il palazzo Mattei, si trova s. Lucia, che era monastero di monache. Tutte le pitture sono di mano della signora Caterina Ginnasij con disegno del Lanfranco; e del suo genero è il disegno del sepolcro del cardinal Ginnasi. Le sculture che sono al sepolcro del card. Ginnasi, sono di mano di Giuliano Finelli. Il deposito della sig. Faustina è lavoro di Gio. Antonio, e Cosimo Fancelli. La statua di marmo della a mano destra con gseu Bambino sopra la porta della chiesa è del Ferrucci.

Vi si rimira il gran deposito della signora Principessa Borghesi Donna Eleonora Boncompagni. Le monache furono trasferite da Benedetto XIV a' ss. Pietro, e Marcellino presso s. Gio. Laterano, dove fabbricò loro un bel monastero, e una vaga chiesa con disegno del sig. Marchese Teodoli.

La suddetta chiesa di s. Lucia ha cura d'anime.

S. Gio. della Pigna

º questa Chiesa rifatta da' fondamenti con l'architettura d'Angelo Torroni. Nel primo altare a destra il s. Eleuterio è dello Zoboli. Il s. Giovanni nell'altar maggiore è opera di Baldassar Croce, che fece anche due Santi da i lati con una gloria, ed un Dio Padre di sopra a fresco. Li quadri pure nelli due altari dalla sinistra, in uno de' quali era dipinta la Pietà, erano suoi lavori. Ora v'è una s. Teresa d'Antonio Gherardi, e nell'altra una Madonna. La Pietà sopra l'altar maggiore è bella fatica di Luigi Garzi.

Di S. Maria sopra Minerva

Possedevano questa chiesa in forma assai più piccola le monache di Campo Marzo, colonna convento contiguo, dov'era qualche antichità, e memoria del tempio dedicato dagli Antichi a Minerva. Al tempo di Gregorio XI le dette monache la concederono alli PP. Domenicani, che vi fabbricarono una chiesa di quella grandezza, che oggi si vede, con l'elemosine di persone pie, ed ultimamente vi fece una grande spesa il cardinal Antonio Barberino.

La tribuna grande, minacciando ruina, fu rifatta da' signori Palombari con architettura di Carlo Maderno, che vi aggiunse il coro. Nella prima cappelletta a man destra, entrando in chiesa, è il Fonte battesimale fatto col disegno di Filippo Rauzzini,  p156 e il bassorilievo di stucco è di Paolo Benaglia, che rappresenta il battesimo di Cristo.

La seconda cappella con s. Ludovico Bertrando è opera di Baciccio Genovese, e diversi fatti di s. Domenico, dipinti a olio nelle mura, sono di Gaspero Celio.

La cappella di s. Rosa ha la tavola di Lazzaro Baldi Nella seguente il martirio di s. Pietro Martire, ferito in testa da un colpo di spada, è opera di Ventura Lamberti, detto il Bolognese.

Nella cappella contigua sono dipinte diverse azioni di Cristo, e di Maria Vergine da Batista Franco Veneziano, fuori di quella dell'altare, e delle superiori. L'arco, e i pilastri furono coloriti con figure finte di bronzo da Girolamo Muziano.

Passata la porticella di fianco è la cappella architettata da Carlo Maderno, dedicata alla santissima Annunziata, tutta colorita con diversi fatti di Maria Vergine da Cesare Nebbia. La statua d'Urbano VIII, di Casa Castagna Romano, è scultura assai buona d'Ambrogio Buonvicino.

D'ordine di Clemente VIII, di Casa Aldobrandini, fu fabbricata la cappella, che segue, in memoria di suo padre, e di sua madre di Casa Deti, con li loro sepolcri, e le loro statue. L'architettura dalla cornice in giù, de' depositi, e delli altri ornamenti, è di Giacomo della Porta; e dalla cornice in su di Carlo Maderno.

 p157  Il quadro della Cena di nostro Signore, posto nell'altare, è bella pittura, ed ultima, che mandasse a Roma Federigo Barocci, tinta più oscura dell'altre sue opere: e la pittura nella volta a fresco, e un gran profeta da una delle bande, e dall'altra una Sibilla, sono di mano di Cherubino Alberti.

Le due statue de' ss. Pietro, e Paolo ali all'altare sono di Cammillo Mariani. I due angioli sul frontespizio son del Buonvicino: il Papa Clemente è d'Ipolito Buzzi: il s. Sebastiano a dirimpetto è di Niccolò Cordieri: le statua del padre, e della madre del Papa son dello stesso, come anche la Carità. La statua della Religione è del Mariani: il s. Bastiano, e in figura piccola la Carità con puttini son lavori del detto Cordieri Lorenese, gli altri due putti sopra la sepoltura del padre di detto Pontefice sono di Stefano Maderno Lombardo; ed il resto di diversi scultori.

Più oltre nella cappella contigua già dedicata a s. Agnese da Montepulciano, ora a s. Raimondo, il cui quadro dipinse Niccolò Magni d'Artesia, si vedono nel muro figurate le sante Caterina, ed Agata a olio da Girolamo da Sermoneta, come dice il Baglioni a cart. 24 della edizione del 1642.

Poco più avanti è il deposito d'Ambrogio Strozzi, dove sono due puttini di metallo con fiaccole nelle mani, opera di Taddeo  p158 Landini Fiorentino; ed il Cristo Crocifisso, che è nella cappelletta a questo sepolcro vicina, si dice di Giotto Fiorentino.

La cappella de' signori Caraffi, che è nella crociata, è dedicata a s. Tommaso d'Aquino. La dipinse, con istorie del santo, Filippo Lippi Fiorentino, dove è mirabile per que' tempi una gran lunetta in cornu epistolae. La volta è di Raffaellino del Garbo, pur Fiorentino, e fu tenuta allora in gran conto. La tavola dell'altare, dov'è dipinta un'Annunziata, si crede opera del B. Gio. da Fiesole. Alcune di queste pitture, fuorchè la lunetta, sono state ritocche, pel solito errore di rifiorirle, e perciò guaste.

Anche li scultori con varj colori di pietra cercarono quì d'imitar la pittura nella statua di Paolo IV. Fu bella invenzione di Giacomo, e Tommaso Casignola, facendole di pezzi un manto, che rappresenta broccatello, ed il fregio con altre cose di mischi di diversi colori, che rendono questo sepolcro maraviglioso, di cui Pirro Ligorio fece il disegno

Il quadro nella cappella vicina a quella del Rosario era di Niccolò Pomarancio, e rappresentava la gloria di tutti i Santi. Questa cappella, anticamente di Casa Latieri, è stata in tempo di Clemente X ridotta, benchè in sito angusto, in magnifica forma, per li ornamenti, che vi sono di pietre, sculture, e pitture; e l'architettura della  p159 medesima fu ideata dal cardinal de' Massimi.

Il quadro dell'altare rappresenta s. Pietro, che conduce avanti alla Vergine Maria li inque Santi canonizzati da Clemente X, opera di Carlo Maratta, tenuta in molta stima. Le pitture di sopra sono di Baciccio, e li busti di marmo da i lati sono di Cosimo Fancelli.

Le pitture della volta dalla contigua cappella del Rosario, con li 15. Misterj con gran diligenza fatti a olio, sono opere di Marcello Venusti; e l'istorie di s. Caterina da Siena, dipinte dalla cornice in giù, sono di Giovanni de' Vecchi dal Borgo. Quella però della Coronazione di spine di nostro Signore con diverse figure a olio, è lavoro di Carlo Veneziano; e l'immagine di Maria, che sta sopra l'altare, si tiene di mano del detto B. Giovanni da Fiesole Domenicano, detto Fr. Gio. Angelico.

La Madonna santissima con Gesù, e due altri puttini, che si vedono scolpiti in marmo fuori di questa cappella nel pilastro, che corrisponde all'altar maggiore, è opera di Francesco Siciliano. Le sepolture, e i depositi di Leone X, e Clemente VII nel coro dietro all'altar maggiore sono sculture di Baccio Bandienlli: la statua però di Leone è di Raffaello da Monte Lupo, e quella di Clemente è di mano di Giovanni di Baccio Bigio.

Il Cristo di rilievo di marmo, che sta dall'altra parte dell'altar maggiore, è opera mirabile,  p160 e di tutta perfezione, scolpita da Michelangelo Bonarroti.

Alla porticella, che va al collegio Romano, sono tre bellissimi depositi: uno del cardinal Alessandrino, nipote di s. Pio V, architettato da Giacomo della Porta, con la statua a giacere, scultura di Silla Lungo da Vigiù nel Milanese.

L'altro incontro è del cardinal Pimentelli con la sua statua, altre figure, e putti, fatto con disegno, e bizzarra architettura dal Bernino, e scolpito da diversi; cioè la Carità da Antonio Raggi; l'altra figura piangente dal fratello di Francesco Mari; ed il resto da Ercole Ferrata, ed altri.

Il sepolcro fatto sopra la detta porticella, che è del cardinal Bonelli, è architettura del cavalier Carlo Rainaldi. La scultura di mezzo è d'Ercole Ferrata: la Carità, di Filippo Romano: la Religione, di Monsù Michele: l'altra di Francesco Mari, allievi del Ferrata: e quelle, che seggono, sono del Fancelli, e del Rossi.

Il busto del cardinal d'Aquino sopra il suo deposito, posto avanti alla seguente cappella, è del Mochi.

Nella cappella de' Signori Maddaleni, seguitando il giro, è dipinta s. Maria Maddalena con s. Francesco d'Assisi, e s. Francesca Romana da Francesco Parone Milanese.

Passata la porta della sagrestia è la cappella di s. Domenico, era architettura del Padre Paglia Domano, ma poi è stata  p161 rifatta da Benedetto XIII col disegno del Rauzzini. La tavola dell'altare è di Paolo de Matteis, e la pittura della volta è del cavalier Roncalli. Il sepolcro del detto Pontefice è disegno di Carlo Marchionni, che scolpì il bassorilievo, e li due angioli in alto, che reggono l'arme. Pietro Bracci scolpì la statua del Papa, e quella altresì a man destra; e Bartolommeo Pincellotti quella ch'è alla sinistra.

Nell'altare, che segue è dipinto s. Giacinto con Maria Vergine, ed il Figlio dal cav. Ottavio Lioni Padovano.

Il quadro di s. Girolamo nella cappella seguente de' signori Porcari era opera assai buona d'Avanzino Adesso però ve n'è un altro di s. Pio V opera d'Andrea Procaccini, e il laterale dalla parte dell'epistola è di Lazzaro Baldi. La volta è dipinta da Michelangelo Cerruti. Il quadro, che sta appeso sopra la porta, che va nel claustro, ove in aria è una Madonna, e li santi Pietro, e Paolo a' piedi, è di Marcello Venusti assai bello.

Il deposito dell'Ubaldini nel gran pilastro, ultimo della navata di mezzo, ha in un tondo un bellissimo ritratto di mosaico fatto da Gio. Batista Calandra, e dirimpetto nel pilastro di questa stessa navata è il sepolcro di suo Maria Raggi fatto dal Bernino; e quello in un pilastro, un poco più avanti, con due nicchie, è disegno di Pietro da Cortona, e vi sono le teste di marmo di due della famiglia de Amicis. I due putti al deposito d'Antonio Strozzi sono sculture di Taddeo Landini.

 p162  S. Giacomo Apostolo, maggiore del vivo nell'altra cappella, è di mano del Venusti; e nella cappella, che segue, è il quadro, che fece venir da Genova il cardinal Giustiniani, che rappresenta s. Vincenzio Ferrerio, che predica alla presenza del Papa, e dell'Imperadore, colorito da Bernardo Castelli Genovese.

Le due statuette di marmo, che sono da i lati dell'altare nella seguente cappella del Salvatore, sono di Mino da Fiesole; e la penultima cappella è tutta dipinta con varie istorie di s. Giovanni Batista, e molti altri Santi, fuori, e dentro la medesima, lavoro creduto del Nappi. Nel pilastro opposto è il deposito del celebre Monsig. Fabbretti, il cui busto fu scolpito dal Rusconi.

Nell'ultima cappella il quadro sopra l'altare con nostro Signore, quando apparve alla Maddalena, è opera di Marcello Venusti. Nella muraglia vicino alla porta è il sepolcro di Francesco Tornabuoni, col busto fatto dal detto Mino; la sepoltura però della sua moglie è di Francesco d'Andrea Verocchio.

Appresso è il sepolcro del cavalier Pucci. Fu fatto con architettura di Giacomo della Porta. Una testa nel deposito a mano destra di detta porta è scultura di Donatello Fiorentino.

Il quadro, e le pitture nell'altare della sagrestia, dov'è Cristo Crocifisso, è di Andrea Sacchi. Il conclave de' cardinali, dipinto  p163 a fresco sopra la porta per di dentro, è di Gio. Battista Speranza Romano; e la volta fu colorita da un Fiammingo.

La statua di s. Domenico, fatta di stucco in un ovato d'un dormentorio, è opera condotta con buona intelligenza dall'Algardi: ed in diversi altri luuooi del convento si vedono altri quadri coloriti da nuova mano.

Appresso di essa chiesa è un grande, e magnifico convento, in cui è di notabile un chiostro tutto dipinto, la facciata del quale, che resta a man dritta dell'ingresso, contiene nella prima arcata s. Domenico, che dorme, dal cui petto sorgono i 15. Misterj del Rosario, ed è d'incerto autore. Nella seconda cappella si rappresenta la Nunziata dipinta da Gio. Valesio Bolognese. Nella terza la visitazione di santa Elisabetta di Giovanni Antonio Lelli Romano. Nella quarta il Presepio di mano incongnita.º Nella quinta la presentazione del Signore di Giuseppe Paglia del Bastaro. Nella sesta la disputa de' Dottori di mano incerta. Nella settima la battaglia navale fatta sotto gli auspici di s. Pio, opera del detto Valesio. Nell'altro braccio di questo chiostro alla prima arcata, che rimane allato alla porticella, che va in chiesa, è un deposito, e sopra di esso una Madonna col B. Andrea Ansideo, di cui non si sa l'autore. Nella seconda è la Madonna con una santa Domenicana, e il B. Giovanni Unghero, pittura di nessun conto. Nella terza è compresa la porta, che mette in convento. Nella quarta  p164 è la Madonna con due Santi, pittura moderna, e poco buona. Nella quinta l'Orazione nell'orto. Nella sesta la Flagellazione, e nella settima la Coronazione di spine di Gesù Cristo, tutte e tre di mano incognita. Nel terzo braccio del chiostro medesimo alla prima arcata è il portar della Croce, e nella seconda Gesù crocifisso, delle quali pitture non si sa l'autore. Nella terza son le scale, che conducone all'Ospizio. Nella quarta s. Domenico sopra una porticella, ma di poco pregio. Nella quinta l'Ascensione, e nella sesta la venuta dello Spirito santo, e nella settima l'Assunta della Madonna tutte e tre di Francesco Nappi Milanese; ma queste tre storie sono state tutte guaste e rovinate, perchè nel bel mezzo di ciascheduna è stata aperta una fino alla. Nel quarto braccio sotto la prima arcata è la Coronazione della Madonna dello stesso Nappi. Il Baglioni nella Vita di questo pittore dice, che vi dipinse ancora la Coronazione di N. S., e il Risuscitamento del medesimo; ma queste istorie non vi son più, e saranno state facilmente nell'arcate seguenti, che sono stte ridipinte modernamente. Nella seconda si veggono s. Domenico, e s. Francesco, che si abbracciano, pittura sul gusto Caraccesco, ed è a migliore, che sia in questo claustro. L'altre, che seguono della vita di s. Tommaso, non si registrano per esser molto infelici. Le volte di questo claustro son dipinte di grotteschi con molta bizzarria, e franchezza. Dentro  p165 al convento è la copiosissima, e celebratissima libreria pubblica lasciata dal cardinale Casanatta con grandissimi fondi, in cui è una statua di marmo del medesimo cardinale, opera di Monsù Le Grò.

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