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Questa pagina Web riproduce una parte di
Descrizione delle Pitture, Sculture
e Architetture esposte in Roma

di Filippo Titi
stampato da Marco Pagliarini
a Roma
MDCCLXIII

Il testo è nel pubblico dominio.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.

seguente:

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 p329  TITLE


 

Della chiesa dell'Angelo Custode

Fu rifatta da' fondamenti questa chiesa, che è archiconfraternità, e l'architetto fu Felice della Greca; e della facciata ne diede il disegno Mattia de' Rossi.

Nel primo altare a mano destra è un quadro con Maria Vergine, Gesù, s. Domenico, s. Francesco, e altre figure, opera diligente d'un allievo di Carlo Maratta.

La cappella dell'altar maggiore, assai bene ornata, fu architettata dal cav. Rainaldi: il quadro, che rappresenta l'Angelo Custode, è di Giacinto Brandi. I puttini a chiaroscuro, l'istorietta in mezzo, quando l'Angelo presenta l'Anima a Dio, è lavoro di Jacopo Wernel Tedesco. Il s. Antonio di Padova nell'altro altare è opera di Luca Giordani. Il palazzo Alberoni contiguo ha una galleria dipinta egregiamente dal cav. Pannini.

 

Chiesa, e collegio di s. Giovanni de' Maroniti

Rimane a' Padri della Compagnia di Gesù la cura degli alunni Maroniti, che vengono in Roma per li studj; e per la festa di s. Giovanni Evangelista recitano componimenti in questa piccola chiesa nel linguaggio loro nazionale, ed ancora in Latino con concorso del popolo. Nella sala era un quadro grande in tavola con un s. Gio. Battista giovanetto, creduto di Raffaello, ma l'originale in tela è nella galleria del Gran  p330 Duca di Firenze. Questo quì era copiato da Giulio Romano, come mostra evidentemente l'oscurità delle tinte, ma disegnato, e finito con tanta eccellenza che è stimabile quasi quanto l'originale. Ora si trova in Monte Cavallo nell'appartamento estivo del Papa, avendolo comprato Clemente XII scudi mille. Lo Scannelli cap. 13 del suo Microcosmo libr. 2 dice d'averne veduti due altri, uno nel palazzo del principe Borghese, e uno in quello del march. Trotti in Ferrara. Uno ne è anche in Francia presso del re, e uno nel Reggimento di Bologna.

 

S. Maria di Costantinopoli

Questa chiesa è della compagnia de' Siciliani, ed ha lo spedale per li poveri di questa nazione, fatto infin dall'an. 1515 e il tutto ridussero a perfezione il re Cattolico, e il card. Tagliavìa d'Aragona nel 1578.

La prima cappella a mano destra col quadro di s. Francesco Saverio, che predica, e altre pitture, son di Giovanni Quagliata; l'altra, che segue, dedicata a s. Rosalia, fu fatta da Gio. Valesio Bolognese, dove rappresentò a fresco la Santa con Angioli.

Il quadro di s. Corrado, e altre opere nella cappella incontro sono di Alessandro Vitale; e nell'ultima cappella, quello dell'altare con s. Leone, fu dipinto da Pietro del Po; i laterali di s. Agata, e s. Lucia, da Francesco Ragusa; e quelli nella volta, da Michel'Angelo Maltese.

 p331  Di S. Niccolò in Arcione, e S. Andrea degli Scozzesi

Per strada Rosella, poco lontano dalla chiesa suddetta, ve ne sono due altre: la prima è dedicata a s. Niccolò in Arcione; e l'altra a s. Maria Madre di Dio. È picciola, ed in cui non è cosa notabile. Vi risiede il Padre procuratore de' monaci Francesi di s. Bernardo della riforma.

Quella di s. Niccolò è parocchia, ed è stata ornata, e risarcita da per tutto, e fattovi un bel soffitto, con l'assistenza, e a spese del sig. D. Gio. Luca Fenest Maltese paroco; ed il s. Niccolò dipinto a fresco nella facciata è di Francesco Rosa.

Il s. Antonio di Padova dipinto nel primo altare, e il s. Francesco nell'eremo colorito nel secondo, son opere d'un allievo d'Andrea Sacchi; ed il quadro dell'altar maggiore con Maria Vergine, Gesù, s. Niccolò, e s. Filippo Benizzi, è fatica di Pietro Sigismondi da Lucca.

Il quadro nell'altare, che segue dall'altra parte, dove è s. Lorenzo, che disputa col tiranno, fu dipinto da Luigi Gentile; quello contiguo è del cav. d'Arpino; e l'ultimo, col Battesimo di Cristo, viene da Carlo Maratta.

Nel soffitto è dipinto s. Niccolò, portato da numerosa quantità d'Angioli, da Giuseppe Passeri, del quale son anche i puttini a fresco, che sono d'ornamento all'altar maggiore.
 p332   Incontro al palazzo Barberini è s. Andrea degli Scozzesi. Nell'altare a destra dipinse un Pollacco: in quello, che è a sinistra, il quadro è del Niccolai Lorenese; e nell'altar maggiore è rappresentato il martirio del Santo.

Palazzo Barberini

Quasi incontro a questa chiesa, e collegio è il maestoso palazzo del principe di Palestrina, principiato con l'architettura di Carlo Maderno, e con la soprintendenza di Domenico Castelli.

Fu questo vasto palazzo si può dire edificato col disegno del cav. Bernini eccetto le due finestre del pian nobile, e le due de' mezzanini, che son del Borromino, e restano sopra ad esse, e sono di quà, e di là alle arcate di mezzo chiuse da vetrate. La scala nobile resta a mano sinistra, sopra un ripiano della quale è murato un leone, scultura in bassorilievo antico, ma d'un'eccellenza, che non ha pari. La volta della gran sala è tutta dipinta da Pietro da Cortona, ed è la più bella opera, che di lui si vegga in Roma, e fu intagliata in rame. In essa sala è una copia della Trasfigurazione dipinta da Raffaello in s. Pietro Montorio, fatta da Carlo Napoletano, di cui è anche in un salotto la copia della battaglia di Costantino, dipinta nel palazzo Vaticano su'cartoni di Raffaello medesimo. In questo palazzo non si sa decidere, se sia maggiore il numero, e l'eccellenza  p333 o de' marmi antichi, o de' quadri insigni. La descrizione di questi due soli mobili farebbero un libro da per se; oltre un ricchissimo museo, e due librerie, una di libri stampati, e una di mss. e questa per copia, e rarità è la prima di Roma dopo la Vaticana. Non si sa dunque quì il catalogo nè de' quadri, nè de' marmi scoperti, de' quali il più celebre è un Fauno, che dorme,​a e tra le pitture sono molto singolari una Venere​JJJ giacente, dipinta sul muro, pittura antica, che ha molto della maniera del Bonarroti, onde alcuni la credono di sua mano: e gli Amori che le sono intorno, son certamente di Carlo Maratti. Dirimpetto è pur a fresco una Roma sedente, opera Greca, e in un piccol quadretto una vecchia con la conocchia, segata da qualche muro antico. In una gran camera è dipinta tutta la volta da Andrea Sacchi Nettunese, dove si rappresenta la Sapienza divina, che si trova intagliata in rame. Due altre camere hanno la ova dipinta dal Camassei: in una è la creazione degli Angioli, e nell'altra il monte Parnasso. V'è un quadro di Raffaello, che rappresenta il ritratto della sua innamorata, e una bella copia di esso di mano di Giulio Romano. La bella scala a lumaca, che rimane a destra dell'ingresso, si dice del Borromino. La porta del teatro, e quella d'ordine Dorico,  p334 che risponde sul giardino, e la fonte sul cantone delle 4 fontane sono architettura di Pietro da Cortona.º

 

S. Niccola di Tolentino

Questa chiesa col monastero, che è a capo le Case, è de' Padri Eremitani Scalzi di s. gs, che vi hanno il noviziato, avendo a tal fine comprato questo sito l'anno 1614 dopo che del 1599 fu approvata tal riforma da Clemente VIII. Il disegno della medesima, e della facciata è di Gio. Batista Baratta, allievo del Algardi; e riesce una delle belle, e ornate chiese di Roma, nobilitata anche con molti ornati, il tutto a spese de' signori Principi Panfilj.

La Nunziata nel quadro dell'altare della prima cappella a mano destra era del Punghelli: ma ora v'è un s. Niccolò di Bari di Filippo Laurenzi, e li quadri da' lati con la Natività di Maria Vergine, e nell'altro la Coronazione della medesima, son di Gio. Ventura Borghesi, che vi si portò così bene, che meritò di fornire il gran quadro nella Sapienza, cominciato da Pietro da Cortona suo maestro.

La cappella, che segue, ha la tavola di Lazzaro Baldi. Le pittureº della terza sono del Baldini, allievo del Cortona, e la tavola del Guercino; ed il s. Gio. Batista nella crociata fu dipinto da Baciccio Genovese, e li stucchi di sopra sono d'Ercole Ferrata.

Le statue dell'altar maggiore furono scoperte  p335 col disegno dell'Algardi, e sono al pari delle altre sue di tutta perfezione: s. Niccola, e il Padre eterno in marmo son del Ferrata la Vergine Maria è scultura di Domenico Guidi, ambedue allievi dell'Algardi; gli Angioli nel frontespizio sono di Francesco Baratta, ed il resto, come anche l'architettura dell'altare, è del medesimo Algardi.

La cupola della chiesa fu dipinta unitamente dal Coli, e dal Gherardi Lucchesi; e gli angoli della medesima son di detto Pietro Paolo Baldini. La cappella Buratti dalla parte sinistra dell'altar maggiore con diverse istorie di Maria Vergine, è tutta dipinta da Gio. Francesco Romanelli da Viterbo.

Il quadro dell'altare, che segue nella crociata, con s. Agnese posta nel fuoco da un manigoldo, è copia, che viene dal Guercino; il cui originale è nel palazzo Panfili; e li stucchi di sopra sono d'Ercole Ferrata.

La cappella di monsig. Gavotti, che è di mezzo (non essendo le due ornate) fu architettata con gran maestria da Pietro da Cortona, che nella volta dipinse a maraviglia, ed è una delle superbe cappelle di Roma, ricca di pietre, ed altri ornamenti, il tutto fatto con disegni, e modelli di detto Cortona. Il resto di pitture, che mancavano nella cupoletta, per causa di morte, fu terminato da Ciro Ferri, non avendole potute terminare Pietro suddetto; e questa fu l'ultima opera, ch'egli facesse a fresco.

Il bassorilievo dell'altare col miracolo  p336 della Madonna di Savona è perfetto lavoro di Cosimo Fancelli Romano. La statua di s. Gio. Batista da uno de' lati è d'Antonio Raggi; l'altra di s. Giuseppe, d'Ercole Ferrata. I bassirilievi di stucco sopra l'organo con diversi altri sono di Francesco Baratta. Dietro nel coro è una mezza figura d'una Madonna col Bambino Gesù molto bella, e che dicono essere di Raffaelle. In sagrestia è un quadro copioso di figure, che rappresentano un'istoria di s. Niccolò da Tolentino, lavoro d'Antonio Caldana Anconitano.

 

Di S. Antonio di Padova, detto della Concezione, de' padri Cappuccini

La chiesa suddetta fu fatta fabbricare col convento de' Cappuccini dal cardinale s. Onofrio Cappuccino, fratello d'Urbano VIII, con ogni sorta di comodità. È divota chiesa, e ricca di pitture de' primi maestri di quell'età; e del tutto ne fu architetto Antonio Casoni in compagnia del P. Michele Cappuccino.

Nella prima cappella a mano destra è dipinto s. Michel'Arcangelo, che ha sotto li piedi il comune inimico, opera egregia di Guido Reni, ed è stata più volte intagliata in rame, e ultimamente dal Frey, e si vede in s. Pietro ridotta in mosaico: nella seconda è san Francesco, che riceve le Stimmate, di mano del Muziano: e nella terza  p337 cappella Mario Balassi Fiorentino colorì la Trasfigurazione di nostro Signore con gli Apostoli, e Profeti.

Nostro Signore, che fa orazione nell'orto con gli Apostoli, che dormono, effigiato nella quarta cappella, è di mano di Baccio Ciarpi; e nell'ultima da questa parte il famoso Andrea Sacchi colorì s. Antonio, che risuscita un mortoº.

La Concezione nell'altar maggiore è opera celebre del cav. Lanfranco; ed un san Francesco in atto d'estasi con un Angiolo, che lo regge, è del Domenichino, e lo donò a' detti Padri per sua divozione, che è posto a uno de' lati della cappella maggiore. Il s. Francesco del Domenichino fu intagliato in rame ad acquaforte.

nella cappella, che segue, ritornando verso la porta, è dipinto un Santo vescovo con Maria Vergine, ed il Bambino da Andrea Sacchi; nell'altra il Lanfranco ha colorito, con sbattimenti di lume perfettamente intesi, la Natività di nostro Signore. L'al contiguo ha il quadro con Cristo morto, la Madre, ed altri Santi, dal Camassei. S. Felice col Bambino in braccio nell'altra cappella fu effigiato da Alessandro Veronese: e l'ultima cappella ha il quadro con s. Paolo condotto ad Ananìa, opera​JJJ di Pietro da Cortona; e sopra la porta della chiesa è il cartone della Navicella di s. Pietro, tanto nominata, e fatta da Giotto in mosaico. La navicella di Giotto si trova intagliata in rame nella Roma sotterranea di monsig. Bottari tom. 1 a c. 193.

 p338 

Villa Lodovisi

Dietro agli orti de' padri Cappuccini andando verso porta Salara si trova la villa Lodovisi, costruita dal card. Lodovico Lodovisi, adesso posseduta dal sig. Principe di Piombino. Vi sono due palazzetti, uno de' quali è architettura del Domenichino, ed è quello, che è abitato, essendo più grande. L'altro che sta chiuso, ha di singolare la volta della sala tutta dipinta dal Guercino, che rappresenta la Notte, e l'Aurora, dove il Guercinoº ha superato se stesso; il cui sfondo fu intagliato in rame da Gio. Batista Pasqualini. Amendue questi casini, e il giardino sono ripieni di gruppi, statue, bassirilievi, e busti di marmi antichi, stimabili per la rarità, e per la loro eccellenza, come un Satiro con un Fauno, un Gladiatore, o un Marte con un Amorino, un Peto, e Aria; di che vedi Tacito libr. 16 cap. 34, o come altri vuole Virginio, che uccide se stesso. Papirio fanciullo accarezzato dalla madre, perchè le riveli un segreto. Vedi Macrobio Satur. lib. 1 c. 6, e Aulo Gellio lib. 1 c. 23. Due re barbari, un Sileno ammirabile, che dorme, Marco Aurelio, Sesto Mario, Apollo, Esculapio, e altre statue di filosofi. Tra' busti sono notabili una gran testa d'Alessandro Severo, del re Pirro, e dell'Imperator Claudio in bronzo; un bassorilievo appartenente ad Olimpia madre d'Alessandro, e molt'altre sculture simili. Di moderno vi è il gruppo  p339 maggior del naturale, che rapp Proserpina rapita da Plutone, opera del Bernino, e un bello Arione dell'Algardi.

 

Di sant'Isidoro

La chiesa, e il convento di s. Isidoro fu fabbricato con l'aiuto della sig. Alaleona, dopo che Gregorio XV canonizzò il detto Santo, e da certi Padri Riformati di san Francesco, che vennero di Spagna del 1622 i quali continuamente l'hanno abbellita con l'architettura di Antonio Casoni terminata da Mario Arconio.

Nell'entrare a mano destra è la cappella dedicata a Maria Vergine, e s. Giuseppe, con l'istorie del Santo da' lati, nella volta, e nelle lunette, opera delle più stimate di Carlo Maratti, che vanno in stampa; e il Baldini dipinse d'ogni intorno la seconda dedicata a s. Anna.

Il quadro della cappelletta della Concezione è del nominato Maratta: i depositi dai lati son scolpiti da un figlio del cav. bern. Nell'altar maggiore, architettato dall'Arconio, Andrea Sacchi effigiò s. Isidoro, opera di gran prezzo: nella cappelletta contigua dipinse uno Spagnuolo il s. Agostino, e san Francesco; le sculture nel deposito del Burani, vicino alla porta della sagrestia, sono di Francesco de' Rossi, detto la Vecchietta.

La cappella di s. Antonio da Padova con tutte le pitture dai lati fu condotta da Gio. Domenico Perugino, fuori che le lunette, dove sono due istorie del Santo, che ha fatto Egidio Alè Liegese; e nell'ultima il  p340 Crocifisso con altri misterj della Passione in alcune lunette son pitture di Carlo Maratti; anche esse intagliate in rame.

 

Di santa Francesca, e sant'Idelfonso

In strada Felice si trovano le suddette due chiese; la prima fabbricata da' Padri del Riscatto del 1614, ed ingrandi ultimamente da' medesimi sotto la protezione del card. Tolomei.

Nel primo altare a mano manca è dipinto Cristo Crocifisso, Maria Vergine, e s. Giovanni. Nell'altar maggiore si vede un quadretto, che figura la Santissima Trinità: nell'altro, che segue, sono due Santi della loro Religione, e santa Francesca: e nell'ultima cappella è dipinta la Vergine del Riscatto, che è delle megliori opere, ch'abbia fatto Francesco Cozza.

La seconda chiesa è di s. Idelfonso, e fu fabbricata del 1619 da' Padri Eremitani Spagnuoli di s. Agostino della congregazione di Fra Luigi Leon; e pochi anni sono riedificata da' fondamenti, ed ornata in buona forma con l'architettura di Fra Luigi Paglia Siciliano Domenicano.

In un altare a mano destra è un bassorilievo di marmo, che rappresenta la Natività di nostro Signore, opera di molti anni, di Francesco Siciliano; e da' lati dell'altar maggiore è dipinta con diligenza la Madonna e alcuni suoi miracoli.

 p341 

Di S. Giuseppe a Capo alle Case

Questo monastero, e chiesa fu fondata per le monache Carmelitane Scalze dal Padre Francesco Soto Spagnuolo de' Padri di s. Filippo Neri, a che concorse D. Fulvia Sforza con altre persone pie.

Fu poi la chiesa rifatta dal card. Lanti, e vi sono pitture, non tanto da considerarsi per la loro bontà, quanto da ammirarsi per averle fatte suor Maria Eufrasia Benedetti, monaca pittrice. Sopra la porta della chiesa è una Madonna, che va in Egitto col Bambino in braccio, e s. Giuseppe, lavoro fatto a fresco da Tommaso Luini Romano; e la santa Teresa sopra la porta del monastero è opera d'Andrea Sacchi, che avendo patito, fu ritoccata ultimamente da Carlo Maratti.

Nell'altare a mano destra è un quadro con Maria Vergine, che porge una collana d'oro a santa Teresa, dipinto dal Lanfranco.

Quello dell'altar maggiore, dove si vede effigiata Maria Vergine col Bambino, e l'Angelo, che risveglia s. Giuseppe,​JJJ è opera di Andrea Sacchi; e nell'altro altare è la Natività di Nostro Signore, dipinta da suor Maria Eufrasia, che ultimamente ritoccò le figure della Madonna, e di Gesù.

 p342 

Di S. Andrea delle Fratte

Li Scozzesi possedevano questa chiesa nel tempo, che abbandonarono la Fede. Partirono questi di Roma, e lasciarono i loro beni alla famiglia nobile del Bufalo, che diede sempre tutte l'entrate a' poveri. Ebbe poi una Compagnia del Santissimo Sacramento, che la rifece del 1574, e fu data alli Padri Italiani di s. Francesco di Paola l'anno 1585. Leone XI cominciò a rifarla, da' fondamenti nel modo, che ora si vede. Ma perchè morì poco dopo assunto al Pontificato, Ottavio del Bufalo del 1612 lasciò buona somma di contanti, acciocchè si finisse con l'architettura del Guerra. Il campanile però con la cupola è disegno del cav. Borromino, e si terminò con l'assistenza di Mattia de' Rossi.

Il quadro di mezzo dietro all'altare maggiore è di Lazzaro Baldi. Quello a destra fu in 24 giorni colorito da Francesco Trevisani, e l'altro posto alla sinistra è opera di Giovanni Batista Lenardi.

La prima cappelletta a mano destra, dove è il Fonte Battesimale, fu dipinta da Ludovico Gimignani; e de' quadri laterali una è di Marc'Antonio Bellavia, e l'altro di Domenico Jacovacci.

Nella seconda cappella, dedicata a s. Carlo, dipinse il quadro, ed i lati Francesco Cozza. Il quadro nella terza, di s. Francesco di Sales, è opera di Marcantonio Romoli.  p343 La cappella della crociata con l'immagine di san Francesco di Paola ricchissima di marmi, e bronzi è disegno di Filippo Barigioni. Vi son due grandi Angioli del Bernino.

Sopra l'altar maggiore il s. Andrea Apostolo, figura in piedi assai buona, è pur del Massei. La cappella dirimpetto a quella di s. Francesco ha un ovato grande con envi s. Anna di Giuseppe Bottani: ed il quadro della cappella vicino alla porta laterale con s. Giuseppe, che tiene in braccio Gesù, è del suddetto Cozza.

Poco più avanti segua le cappella de' sig. Accoramboni, incrostate di pietre mischie, e con due medaglioni con li ritratti de' prelati della famiglia. Le pitture a fresco nell'ultima cappella si crede, che sieno d'Avanzino Nucci.

Il sepolcro del card. Calcagnini fu scolpito dal Bracci, e quel della Duchessa d'Avello dal cav. Queirolo. La volta della sagrestia fu dipinta da Giacomo Triga.

Nel claustro sono molte lunette dipinte da buona mano, e fra gli altri dal Cozza, ed una sotto nome di Francesco Gherardi, allievi di Michel'Angelo Cerquozzi Romano, detto dalle Battaglie, che in piccolo ha fatto cose superbe. Vicino a questa chiesa è il palazzetto de' sigg. Bernini, dov'è una statua di marmo al naturale, scolpita dal cav. Bernino, che rappresenta la Verità.

 p344 

di Propaganda Fide

Il gran collegio di Propaganda Fide cominciato da Gregorio XV fu proseguito da Urbano VIII col disegno del Bernino nella parte, che guarda piazza di Spagna, e perfezionato da Alessandro VII che prese tutta l'isola, e ne fu architetto il Borromino, che fece la bella chiesa, e la facciata avanti ad essa. La chiesa è dedicata a' ss. tre Magi, e nella prima cappella a mano destra è dipinta la Conversione di s. Paolo da Carlo Pellegrini da Carrara, col disegno del Bernino.

Nella seconda s. Carlo, e s. Filippo Neri son di Carlo Cesi: nell'altar maggiore l'Adorazione de' Magi è di Giacinto Gimignani; e di sopra, ove nostro Signore dà le chiavi a s. Pietro, dipinse Lazzaro Baldi.

dall'altra parte il Crocifisso con altri Santi fu colorito dal detto Gimignani: il quadro ultimo degli Apostoli con le reti è copia dal Vasari: li stucchi sopra l'altar maggiore sono del Fancelli; e la cappelletta su nel collegio è dipinta a fresco da Gio. Ventura Borghesi.

Gli oranti delle cappelle, e de' quadri della medesima chiesa, già lasciati imperfetti dal cav. Borromino, furono terminati con la direzione, ed assistenza del cav. Francesco Fontana. Vi è una libreria, e una stamperia stupenda, ricca d'eccellenti caratteri d'ogni lingua più barbara, avendo Clemente XI ottenuta dal Granduca Cosimo  p345 III la famosa stamperia Medicea, e fattala da Firenze trasportar quì.

 

di s. Maria in s. Giovanni

Questa chiesa fu della Compagnia della Dottrina cristiana, e per esservi un'immagine miracolosa di Maria Vergine, l'ebbero poi certi canonici cavalieri; e finalmente li Padri del Riscatto scalzi Spagnuoli, alli quali ili cardinal Borgia la rifece con un bel soffitto, le pitture del quale sono di Felice Santelli Romano.

Dalle bande dell'altar maggiore è a fresco dipinta la Natività di Maria Vergine, e la Presentazione al tempio, e sopra vi stanno due cori d'Angioli, che suonano diversi istrumenti, di Paris Nogari. Sopra la volta è l'Incoronazione di Maria Vergine con Angioli, ed il Padre eterno di Giacomo Stella Bresciano: e sopra l'arco in faccia le due Sibille, pur a fresco, sono di mano d'Andrea d'Ancona.

Il s. Martino a cavallo con il povero, dipinto in un quadro grande appeso alla muraglia, è opera del cav. Baglioni, fattali fare dal card. Borgia.

Passato la cappella del Crocifisso la seconda ha il quadro dipinto da Giacomo Triga. Evvi una Madonna con s. Giuseppe appesa in alto, copia d'una del Maratta.

 p346 

di s. Silvestro in capite

San Dionigi Papa del 261 fece fare questa chiesa. Ebbe poi moltiº ristori, e l'ultimo pochi anni addietro dalle monache, che la ridussero in una bella proporzione. Quivi sono molte reliquie insigni, e fra l'altre si dice esservi un'immagine di nostro Signore, ch'egli mandò al re Abagaro; e la testa di s. Gio. Batista, donde prese il nome questa chiesa.

Le pitture della prima cappella sono fatiche di Giuseppe Chiari: nella seconda è s. Francesco, che riceve le Stimate, colorito dal Gentileschi Pisano, e i laterali sono di Luigi Garzi: nella terza è il quadro con la venuta dello Spirito santo, opera di Giuseppe Ghezzi: ed in quella della crociata un altro con Maria Vergine, il Figlio, s. Giovanni, e s. Silvestro, dipinto da Tarquino da Viterbo.

Il catino nella croce della chiesa, dipinto a fresco con Dio Padre, e Angioli, e ne' triangoli quattro Santi, sono opere del Roncalli, con l'aiuto di Giuseppe Agellio, e del Consolani suoi allievi, le quali son in essere.

Il quadro nell'altare dall'altra parte è di Terenzio da Urbino, che rappresenta la Vergine con Gesù, s. Paolo, s. Niccolò vescovo, e da basso s. Maria Maddalena, e s. Caterina della rota, e gli Angioli di stucco sono del Rusconi, come quelli della prima cappella di s. Antonio.
 p347   Nella cappella, che segue, la Concezione con volta e lunette sono del Gemigniani: e i due quadri laterali sono opere del cav. Mazzucchelli da Morazzone.

Le due istorie da' lati, che sono la Visitazione di s. Elisabetta, e l'Adorazione de' Magi, furono terminate a fresco dal cavalier Pier Francesco suddetto da Morazzone Lombardo, che anche fece l'altra lunetta, e le figure ne' pilastri, che vi son rimaste.

La cappella seguente è tutta quanta dipinta dal mentovato Lodovico Geminiani; e Lorenzo Ottone fece gli stucchi in alto con un gruppo di puttini. Il Crocifisso colle Marie s. Giovanni a' piedi, dipinto nell'altare dell'ultima cappella, come anche i laterali, le lunette, la volta, e gli angoletti sono opera di Francesco Trevisani, e queste sono stimate le più belle sue fatiche, avendole fatte nel fiore dell'età.

Il voltone, architettato dal Breccioli, è di Giacinto Brandi, che vi rappresentò l'Assunta di Maria Vergine, s. Giovanni, e s. Silvestro con una gloria d'altri Santi, e gruppi d'Angioli: anche gli ornati ricchi d'oro sono di suo disegno; e li bassirilievi di stucco son del Gramignoli.

Li Apostoli nel lunettone sopra l'organo son del suddetto Brandi, come sono le volte de' bracci della chiesa.

Al presente vi si vede anche la nuova facciata di marmo, eretta col disegno di Giovanni de' Rossi, nella quale sono quattro statue, una delle quali rappresenta s. Silvestro  p348 Papa, scultura di Lorenzo Ottone; l'altra di s. Stefano è di Monsù Michele: la terza di s. Francesco, è di Vincenzio Felice; e la quarta rappresentante s. Teresa è del Mazzoli; il tutto fatto a spese della san. mem. di Papa Clemente XI, a cui sommamente è stato a cuore l'ornamento de' sacri tempj.

di s. Maria Maddalena al Corso

La chiesa col monastero destinato per quelle donne, che prevenute dalla Grazia del Signore si vogliono ritirare a far penitenza de' lor peccati, rimane molto vicina all'antecedente, e per ritrovarlo bisogna proseguire il viaggio verso il Corso, e quivi voltare a mano sinistra, e tosto si vede questa chiesa, la quale fu ristaurata dal card. Aldobrandini, e dalla signora Olimpia sua sorella, dopo che del 1617 si abbruciò; per lo che fu di mestieri, che Paolo V rifacesse dopo il monastero da' fondamenti con la sua solita magnificenza. Egli medesimo fu quelli, che aperse la bella strada, che va a s. Giuseppe a Capo alle case, con architettura di Martino Lunghi.

Ultimamente la chiesa è stata ristaurata, ed ornate quasi tutte le cappelle. Nella prima a mano destra è il quadro con Cristo crocifisso, di Giacinto Brandi: e nella seconda si vede sopra l'altare figurata s. Lucia del medesimo Brandi, quadri amendue molto stimati da' professori.
 p349   Nell'altar maggiore sopra la ferrata il cavalier Morazzone dipinse l'Assunzione di Maria Vergine al Cielo, con gli Apostoli. Ora poi v'è una s. Maria Maddalena penitente della prima, e più bella maniera del Guercino, che va in stampa. A mano destra, l'istoria del martirio di s. Lucia, e nella facciata principale l'adorazione de' Magi, ed altro, sono dello stesso Morazzone. La Natività però del Verbo, la Visitazione, e la Fuga in Egitto sono di Vespasiano Strada; ed ili restante della cappella, con sua direzione, fu da altri condotto.

Nell'altra, che segue, è s. Maria Egiziaca di Sigismondo Rosa allievo del Chiari. Nell'ultima è un quadro con Maria Vergine, il Bambino, ed altri Santi, della scuola di Giulio Romano, che fu raggiustato poch'anni sono.

 

Palazzo Verospi

In faccia a questo convento è il palazzo de' signori Verospi architettato da Onorio Lunghi, e raggiustato da Alessandro Specchi. In esso è una notabile quanta di busti, e statua antiche di pregio, e alcuni bassirilievi stimabili. La galleria è dipinta mirabilmente dall'Albano. In una loggia del cortile, nella volta è una bella Galatea dipinta a fresco da Sisto Badalocchi, con un altro sfondo compagno, come si dice nella stampa della galleria suddetta impress in Roma nel 1676  p350 per Francesco Tizzoni. È singolare, e celebre una quantità di cimbali raccolti in una stanza, congegnati con tale artifizio, che sonandone uno, ch'è primo, suonano tutti gli altri, o pure uno, o umbre soi a piacimento, e richiesta de' circostanti. L'invenzione è di Michel Todini da Saluzzo, in cui spese 40 anni.

 

Di S. Claudio, e S. maria in Via

Nella chiesina di s. Claudio de' Borgognoni rifatta modernamente sul disegno del signor Antonio Deriset Lionese, era il quadro dell'altare maggiore, che rappresentava s. Claudio con s. Andrea, e Maria Vergine in aria, e fu dipinto da Luigi Gentile da Bruselles. Adesso v'è un quadro di Pietro Berberi, e il Padre eterno sopra è del Bicchierai. L'altro col Crocifisso, ed altri Santi in una cappelletta era opera d'Antonio Gherardi. Ora v'è la tavola della Resurrezione di monsù di Troy già Direttore della accademia di Francia, morto in Roma poco addietro.​b Dalla parte opposta è una tavola di Placido Costanzi.

Pochi passi avanti è la chiesa di s. Maria in Via, fabbricata per ordine del card. Capocci nell'anno 1253 nel Pontificato d'Innocenzo IV, per un miracolo quivi succeduto d'un'immagine di Maria Vergine. Leone X la diede a' Frati de' Servi, che la rifecero da' fondamenti con l'architettura di Martino Lunghi nel 1594, ed il card. Bellarmino  p351 titolare finì il coro con la volta della chiesa nel 1604

È stata perfezionata la facciata, ch'ebbe principio col disegno del medesimo Lunghi, mediante una copiosa elemosina di monsignor Bolognetti, e l'architetto fu il cavalier Rainaldi.

Nella cappella prima si conserva l'immagine miracolosa suddetta col pozzo, dove fu trovata. Nella seconda, dedicata a s. Filippo Benizi, oltre il quadro del Santo nell'altare, e le pitture nella volta, sono dai alti due altri quadri, uno dipinto da Tommaso Luini col miracolo del Santo morto nella bara, che libera un'indemoniata; e nell'altro è rappresentato, quando mettono l'abito del Santo ad un nudo, colorito dal Caravaggino col disegno del Sacchi.

La cappella, che segue de' signori Aldobrandini, ha il quadro dell'altare con l'Annunziata, fatta dal cavalier d'Arpino, che dalle bande dipinse la Natività di nostro Signore, e l'Adorazione de' Magi a fresco. La volta con diverse istorie, e nel mezzo un Dio Padre con Angioli, e puttini a fresco, sono lavori di Jacopo Zucca.

L'ultima cappella da questo lato è architettura di Domenico Lambardo d'Arezzo. La santissima Trinità, dipinta a fresco nell'altare con altri Santi, è di Cristofano Consolano: la pittura al lato destro, dove è un paese con una corona d'Angioli, è di Cherubino Alberti; e l'altra incontro è di fra Lambardo.
 p352   Passata la prima cappella, seguitando il giro, nell'altra era un quadro con s. Girolamo, e s. Giuseppe con un Angiolo in aria, creduto del Baglioni; nell'altra era figurata la Madonna per aria con Angioli da Stefano Pieri; e nell'ultima cappella de' signori del Bufalo era dipinto s. Andrea Apostolo in piedi da Giuseppe Franco de' Monti, detto dalle Lodole. Adesso tutti questi tre quadri non vi son più, ma altri in suo luogo di non molto pregio. Nell'ultima è s. Pellegrino, pittura di Giuseppe Montesanti scolare del Masucci.

Palazzo Conti

Dietro alla chiesa suddetta di s. Maria in Via è il vasto palazzo de' signori Duchi di Poli dell'antichissima Casa Conti. Quì abitavano anticamente i Duchi di Ceri della famiglia Orsina, onde ancora si dice la piazza di Ceri. L'architetto di esso fu Martino Lunghi; ma poi il duca Giuseppe Conti l'accrebbe molto dalla parte di Levante, e Mezzodì, e l'adornò di pitture nelle volte delle camere, e modernamente ancora è stato arricchito d'una copiosa, e rara libreria, oltre i molti quadri d'eccellenti pittori, di cui è adorno.

 

Fontana di Trevi

Quest'acqua pregevole per la copia, e per la salubrità fu condotta a Roma da M. Agrippa. Ella nasce nella tenuta di Salona  p353 posseduta al presente dal Capitoli di s. Maria Maggiore, otto miglia distante da questa città. Essendo per la lunghezza dell'età rovinati, e guasti i condotti, e perciò perduta quest'acqua, Pio IV gli fece restaurare, e ce la restituì. Esciva quì per tre gran bocche, che rendevano maraviglia, benchè fossero affatto rustiche, ma la copiosità dell'acqua, che allora appariva maggiore, era d'uno stupendo naturale ornamento. Venne in mente alla gloriosa mem. di Clemente XII d'adornarla con un nobile prospetto. Niccola Salvi Romano ne fu l'architetto. La statua gigantesca collocata nella gran nicchia di mezzo, e che rappresenta l'Oceano, fu modellata dal Maini, come anche i due Tritoni marini collocati sopra un monte di massi, e scolpiti in marmo con l'Oceano dal Bracci. Nelle due nicchie laterali sono due statue pur di marmo, opere di Filippo Valle, che rappresentano una la Salubrità, e l'altra la Fecondità. Sopra il cornicione posano quattro statue, dalla prima delle quali si mostra l'Abbondanza de' fiori, dalla seconda la Fertilità de' campi; dalla terza la Dovizia dell'autunno, e dalla quarta l'Amenità de' prati. La prima fu scolpita da Agostino Corini, la seconda dal Ludovisi, la terza dal cav. Queirolo, e l'ultima da Pincellotti. L'arme di Clem. XII ch'è in cima al prospetto, retta du due Fame è tutta opera di Paolo Benaglia.

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Palazzo Panfili a fontana di Trevi

Questo palazzo fu fatto edificare dal cardinale Luigi Cornaro Veneziano, col disegno di Giacomo del Duca, architetto Siciliano, e allievo del Bonarroti. Passò poi nella famiglia Panfili, dalla quale è presentemente posseduto. Dietro di esso passa il condotto dall'Acqua vergine.

Di S. Maria in Trivio o sia alla fontana di Trevi

La chiesa suddetta è presso la fontana di Trevi, fondata fino dall'anno 527 da Belisario, uno de' maggiori capitani dell'Imperator d'Orientale. Gregorio XII la diede alli Padri Crociferi nel 1571, che da fondamenti la ristorarono con l'architettura di Giacomo del Duca, il quale vi fece una galante facciata.

Tutte le istoriette di Maria Vergine, e Gesù, dipinte a olio attorno l'altare, dov'è il Crocifisso, son di Gio: Francesco Bolognese. Il martirio d'un s. Pontefice, dipinto nel quadro dell'altare, che segue, era opera del P. Cosimo Cappuccino, allievo del Palma; ma questo altare è rinnovato, e in luogo del quadro del Cappuccino, ve n'è uno, che rappresenta s. Camillo de Lelis dipinto da Gaspero Serenari Siciliano scolare del Conca. Cristo crocifisso, poco più avanti, dove era un altro  p355 altare è d'un allievo del Palma, come anche l'istoriette attorno.

Nel quadro dell'Altar maggiore era una gloria d'Angioli, che adorano il Santissimo, con diligenza dipinta da già Palma, allora giovanetto, con tutto il restante da i lati. Ora l'altare è rinnovato con l'architettura d'Antonio Gherardi, e il quadro, che v'è, della Concezione, è pittura dal P. Bartolommeo Morelli Genovese, dell'Ordine di detti Padri.

Il quadro dell'altare, che segue, col Battesimo di Cristo, è d'uno scolare del detto Palma; e s. Maria Maddalena comunicata dagli Angioli, dipinta nell'ultimo altare, è di Luigi Scaramuccia Perugino.

Tutte le pittura della volta con diverse istorie di Maria Vergine sono del pennello di detto Gherardi da Rieti, fatte con buona maniera Lombarda; e nella sagrestia ha dipinto un ovato con un miracolo fatto a uno della nobile famiglia Crescenzi. Sopra una porta dell'abitazione de' Padri è un Cristo dipinto dal Palma, tenuto in gran conto: e nell'altra sagrestia dietro all'altar maggiore è una pietà, e altr'opere a fresco nella volta, del detto P. Morelli.

Di S. Bartolommeo de' Bergamaschi in piazza Colonna

Si vede in mezzo di questa piazza la colonna Antonina tutta istoriata con bassirilievi antichi, che la rendono una delle maraviglie  p356 di Roma, e da un lato la chiesa suddetta, che prima si chiamava s. Maria della Pietà, e serviva per uso de' pazzerelli, che quivi avevano il loro spedale, avanti che Benedetto XIII lo trasportasse a S. Spirito.

Applicò a quest'opera pia di raccoglier i pazzi Ferrante Ruiz del regno di Navarra del 1550, e per la cura di questi si fece una Compagnia, approvata da Pio IV, l'anno 1561, che vi fabbricò questa chiesa, unita con lo spedale per detto effetto.

La Compagnia de' Bergamaschi possiede oggi questa chiesa, che non è grande, ma bella, e ben tenuta, avendola rifatta da' fondamenti con lo spedale per li poveri della nazione. Quivi era l'arme di Paolo V con varie figure dipinta da Antonio Viviano, ma ora è demolita.

Il quadro nell'altare a mano destra, dove sono s. Fermo, e Rustico, è di Gio: Antonio Valtellina. Prima ve ne era uno di mano del Peruzzini d'Ancona. Quel dell'altar maggiore con Maria Vergine, Gesù, s. Bartolommeo, e s. Alessandro con Angioli, è opera di Durante del Borgo s. Sepolcro; e la Decollazione di s. Gio; Batista in quello, che segue, era del Muziano. Adesso v'è la stessa istoria dipinta da Aureliano Milani Bolognese, e quella del Muziano è attaccata al muro in una cappella rozza senza altare.

 p357  Palazzo Ghigi

Fu questo vasto, e magnifico palazzo cominciato sul disegno di Giacomo della Porta, ma proseguita da Carlo Maderno, fu poi terminato da Felice della Greca. Per una bella, e comoda scala si sale al primo appartamento, in cui, oltre molte statue, e marmi antichi, e rari, e di scultura eccellente, sono molti quadri d'insigni pittori come di Tiziano (di cui è il ritratto di Pietro Aretino), di Paol Veronese, del Tintoretto, del Bassano, de' Caracci, del Domenichino, di Guido Reni, dell'Albano, del Guercino, del Pussino. Vi sono anche molte battaglie del Borgognone, e di Michelangelo Cerquozzi, e paesi di Salvador Rosa, e di Claudio Lorenese. Tra' pittori sono anche da mentovarsi Pietro da Cortona, Giacinto Brandi, e Carlo Maratta, e altri. tra le sculture moderne sono degni d'osservazione alcuni busti scolpiti dal cav. Bernini, ritratti di varie persone di quella pontificia famiglia. Evvi anche una bella libreria di libri stampati, ma una ve n'è più celebre, e stimabile di mss. che è famosa in tutto il Mondo letterario.

varj altri Palazzi

Ne' contorni della Rotonda, e di piazza Collocata &c. sono molti palazzi, de' quali si è fatto menzione, come de' più riguardevoli, ma non è, che molti altri non  p358 ve ne sieno degni al pari di quelli d'essere osservati dagl'intendenti per esser disegni di celebri architetti, benchè non sieno di gran mole. Il gran palazzo attaccato a s. Bartolommeo, che prima era de' sigg. del Bufalo, ora è posseduto dalla nobilissima famiglia, Niccolini di Firenze, fu architettato da Francesco Peparelli, e la facciata fu incisa in rame dal Falda nella sua Raccolta de' palazzi promossa dal de' Rossi, e si trova nella Calcografia Apostolica.
  Sulla piazza della dogana è il palazzo Ferrini, architettato da Onorio Lunghi. Dietro alla Rotonda in faccia a s. Chiara il palazzo della Confraternita della Nunziata è disegno di Francesco da Volterra.

Presso l'arco della Ciambello son due palazzetti, uno de' sigg. Maffei, e uno de' sigg. marchesi del Drago, amendue innalzati con architettura del rinomato Giacomo della Porta.

Poco distante è la dogana di terra, la cui facciata è il residuo d'un'antica fabbrica, di cui il Donati, il Nardini, e altri antiquarj sono di varj sentimenti. Innocenzo XII col disegno di Francesco Fontana la fece ridurre nella forma, che si vede di presente, avendovi ricavato magazzini per le merci, e per gli ufizi, e per li computisti della stessa dogana, e l'abitazione de' medesimi. Il detto buon Papa, innamorato de' poveri, ne fece appresso un donativo all'ospizio di s. Michele a ripa.

 p359 

di s. Maria degli Orfanelli

Quì abitano li poveri fanciulli orfani, che hanno per la pietà, e generosità del già card. Antonio Maria Salviati, abitazione, governo, ed ammaestramenti, dove fondò, e dotò per questo effetto il collegio, che unito si vede, e rifece anche la chiesa, che è architettura di Francesco Volterra; altri dicono di Filippo Breccioli di s. Angelo in Vado.

Nel primo altare a mano destra è dipinto s. Carlo, che fa orazione, opera d'un Lombardo; e nel secondo è un bel quadro, ove sono dipinti molti Santi, e Sante in un Paradiso, da Francesco Paroni Milanese.

La cappella, che segue, è tutta colorita a fresco, con diverse istorie di Maria Vergine, da Carlo Veneziano; il quadro però dell'altare con l'Annunziata è creduto del Nappi, o come altri del Cappuccino.

L'altar maggiore, e la sua tribuna d'ogn'intorno fu rimodernata nobilmente per una lascita di monsig. Ugolini; e di tutta quest'opera ne fu architetto Mattia de' Rossi; ed il quadro è pittura di Gio. Batista Boncore, dove rappresentò la Visitazione di Maria Vergine.

La penultima cappella dall'altro lato ha nella volta dipinte cinque istoriette della Passione di nostro Signore, fatte a fresco da Gio. Batista Speranza: il quadro nell'altare e li due laterali a olio sono creduti di Gherardi  p360 Fiammingo: il s. Sebastiano, figura maggiore del vivo, è del Lombardo suddetto; ed un quadro con dentro la Trinità, ed alcuni Santi, che sta nella sagrestia, è opera di Giacomo Rocca.

s. Maria ad Martyres, ovvero la Rotonda

Questo tempio, per essere rotondo, ha preso il nome dalla sua forma, ed è meno maltrattato di tutte le antichità Romane, che sian sopravvissute agl'insulti piuttosto della barbarie, che del tempo. Egli ha dato molto da speculare, e da scrivere tanto agli antiquarj, quanto agli architetti. Giorgio Vasari nella Vita d'Andrea Sansovino narra, che il Bonarroti era di sentimento, che egli fosse opera di tre architetti, e che uno facesse il primo ordine fino al cornicione, un altro facesse l'ordine secondo, e il terzo edificasse il portico. Di questo sentimento sono stati quasi tutti gli architetti.​JJJ Plinio dice, che fu fatto da Marco Agrippa, e dedicato a Giove Ultore, dal che parrebbe, che fosse stato edificato tutto in una volta, e per conseguenza molto verisimilmente da un solo ach. Altri voglione, che egli facesse solamente il portico, il quale è d'un architettura diversa, più nobile, più grande, e più bella. Egli è sostenuto da 16 colonne di granito Tebaico, alte palmi Rom. antichi 66 meno tredici minuti, secondo il Serlio,  p361 compreso il capitello, e la base. Il diametro di esse è 6 palmi, e 39 minuti. Sopra delle medesime erano appoggiate gran travi fasciate di bronzo dorato, che sostenevano il soffitto. Queste furono tolte via da Urbano VIII per far la Confessione di s. Pietro, e con l'avanzo fece tanti canoni per Castel s. Angelo. Alessandro VII risarcì detto portico, facendo rifare un gran pezzo d'architrave, e alcuna colonna di mano sinistra verso la Minerva con granito dell'Elba, e abbassò la piazza, che da quella parte sotterrava lo scalino, e la base, e parte delle colonne, e dalla parte davanti si scendevano parecchi scalini per entrare in chiesa, e si prevalse per architetto di Fr. Giuseppe Paglia.

Al primo altare a dritta è un s. Niccolò di Bari di poca stima.

La seconda ha un'immagine della Madonna su l'altare; e il rimanente della cappella fu dipinto a fresco dal cavalier Mattia de' Maio Siciliano, secondo il suo solito, debolmente.

La tavola della terza con s. Lorenzo, e s. Agnesaº è opera di Clemente Maioli allievo del Romanelli.

Nella quarta Pietro Paolo Gobbo da Cortona rappresentò s. Tommaso, che mette le dita nel costato di Gesù Cristo.

Sulla quinta è s. Anna scolpita in marmo da Lorenzo Ottone.

Il quadro poi della Madonna, s. Caterina, e un s. Vescovo è pittura d'autore incognito.
 p362   Al settimo altare è s. Cesario scolpito in marmo da Bernardino Cametti. Da' lati sono due busti, uno di Giacomo Albano poeta, e l'altro di Francesco de' Rossi.

L'altar maggior fu rifatto di marmi nobili nel 1719 si crede col disegno d'Alessandro Specchi; ma poi vi sono state fatte delle giunte con intenzione d'ornarlo.

Passando all'altro semicircolo, e rifacendosi dall'altar maggiore, sull'altar contiguo è la statua di s. Atanasio scultura di Francesco Moderati. Da' lati sono il busto di Pompeo Zuccherino, e quello di Cammillo Rusconi opera bella di Giuseppe Rusconi suo discepolo, e parente.

Nella non cappella è l'immagine del Santissimo Crocifisso. De' quadri laterali non occorre far menzione.

Sul decimo altare è la statua della Madonna fatta da Lorenzetto d'ordine di Raffaello da Urbino lasciato in scritto. Ai lati sono i busti di esso Raffaello, e d'Annibale Caracci, scolpiti da Paolo Naldini. Sotto quello di Raffaelle è il distico, che fece il card. Bembo:

Ille hic est Raphael, timuit, quo sospite, vinci

Rerum magna Parens, & moriente mori.

di cui non credo, che nessun poeta Greco, o Latino ne abbia fatto uno più bello.

L'undecima cappella contiene un quadro a fresco con s. Michele, che pare di Sebastiano Ceccarini. Sonvi due quadri laterali di mano ignota.
 p363   Nella duodecima è la statua di s. Agnesa scultura di Vincenzio Felice Romano.

La statua di s. Giuseppe, che e sull'altare della decimaterza cappella, è opera di Vincenzio de' Rossi scolare del Bandinelli. Le pitture a fresco, che rappresentano la Natività del Signore, e l'Adorazione de' Magi, sono del Cozza. Il Padre eterno è del medesimo Cozza. I due altri quadri laterali sono pitture uno del Carloni, e l'altro del Gemignani. A' fianchi di questa cappella sono due bassirilievi di stucco di Carlo Monaldi. In essa è anche il busto di Taddeo Zuccheri, e d'Arcangelo Corelli eccellentissimo sonator di violino, e d'altri virtuosi.

Nella decimaquarta, e ultima, ovest prima dalla sinistra, è il quadro dell'Assunta del Camassei.

della Maddalena, e S. Salvatore delle Cupelle

La chiesa di s. Maria Maddalena è de' Padri Ministri degl'Infermi, fondatore de' quali fu s. Camillo de Lellis d'Abruzzo, ed hanno per particolare istituito, facendone voto solenne, d'ajutare a ben morire gli agonizzanti.

L'architettura di questa nuova chiesa è di Carlo Quadri Romano, e quella del convento è disegno di Carlo Francesco Bizzaccheri architetto.

Mirasi nella detta chiesa su la mano destra dell'altar maggiore la celebre cappella di san  p364 Niccolò di Bari tutta costrutta di finissimi marmi, fatta inalzare dalla generosa munificenza di Girolamo Torri, il cui quadro è lavoro di Baciccio, ed il disegno della medesima è del detto Bizzaccheri; i laterali d'essa furono dipinti da Ventura Lamberti.

Miransi nelle nicchie del predetto tempio alcune statue di marmo, e di stucco, opere di Paolo Morelli.

E vi è ancora di nuovo la cappella degl'illustrissimi sigg. Farsetti, dedicata a s. Lorenzo Giustiniani, ed ornata di belli marmi.

Il quadro situato nell'altar maggiore, rappresentante la Maddalena, è colorito da Antonio Gherardi.
  Nell'uscire da questa chiesa a mano destra, e dopo pochi passi, nel vicolo a mano manca, è s. Salvatore delle Cupelle, che fu edificato del 1199. È cura d'anime, e Celestino III consagrò l'altar maggiore.

Il quadro, che vi è, con dentro il Salvatore in aria con varj puttini attorno, da' lati li ss. Pietro, e Paolo Apostoli in piedi, e nel mezzo s. Eligio vescovo inginocchione in atto di far orazione, è di Gio. Battistaº Lelli.

di s. Maria in Campo Marzo

La chiesa è delle monache di CampoMarzo, ch'ebbero origine in Grecia sotto la regola di s. Basilio, e vennero a Roma per la persecuzione di Leone Isauro, e condussero il Corpo di s. Gregorio Nazianzeno,  p365 che da Greg. XIII fu trasportato del 1580 da questa chiesa a quella Pianta s. Pietro in Vaticano.

Li due Santi Gregorio, e Benedetto a fresco, che ancora si osservano sopra la porta del monastero, sono di mano di Gio. Battista Speranza; la Madonna in mezzo col Fanciullo è opera del Sermoneta.

In oggi è stata rifatta la chiesa in miglior forma, ed in altro sito, con l'architettura di Gio. Antonio de' Rossi; e per chiesa d monache è fra le belle di Roma, fatta in forma di croce Greca con sette cappelle.

Il quadro dell'altare nella crociata di man destra rappresenta s. Gio. Batista, che battezza, ed è di Pasqualin Marini, e i laterali pure.

Nella cappella seguente è s. Gregorio Nazianzeno di Luigi Garzi. La volta della tribuna maggiore fu dipinta a fresco da Placido Costanzi.

Nell'altar, che segue dell'altra parte, è appeso un quadro, che rappresenta la deposizione di Cristo dalla Croce, assai buon lavoro d'un eretico, che poi si fece cattolico.

Tutti i quadri della cappella di s. Benedetto son di Lazzero Baldi. Li laterali del ss. Crocifisso son della scuola del cav. Conca, di cui è anche un gran quadro nel refettorio delle monache.

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Palazzo del Gran Duca di Toscana

È questo un gran palazzo con giardino, ma il di dentro ritien molto dell'antico, come la porta. Sono bellissime le finestre del primo piano, e sorse disegno del Vignola, che ornò la facciata di fondo del cortile con una bella, e gentile architettura. Fu edificato da Baldovino del Monte, che lo fece ornar di pitture dal Primaticcio, e Prospero Fontana Bolognesi.

di S. Niccolò de' Perfetti in Campo Marzo

È la chiesa antichissima, e Parrocchiale de' Padri Domenicani, che vi fecero la facciata con una pittura sopra la porta, e diedero qualche ristoro alla chiesa.

Nel primo altare a mano destra è un quadro con s. Niccolò, e li tre fanciullini con s. Vincenzio Ferrerio di Francesco Ferrari. Nel secondo è un quadro diligente, e buono.

La Madonna del Rosario dipinta sull'altar maggiore è di Lazzero Baldi, e i Misteri son opera del Triga.

La prima cappella a man sinistra entrando in chiesa è del Ferrari, ed evvi dipinto san Domenico.

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di s. Lorenzo in Lucina

La chiesa di s. Lorenzo in Lucina, si chiama così o da un tempio antico, che vi era di Diana, detta anche Lucina, o perchè la fondò una nobile Romana, chiamata Lucina. Questa è la più gran parocchia, che sia in Roma. Paolo V del 1606 acciocchè fosse ben uffiziata, la diede ai Padri Cherici Regolari Minori: ed essendo Generale il Padre Raffaello Aversa, è stata quasi rifatta tutta, ed abbellita del soffitto, ed altri ornamenti col disegno del cav. Cosimo da Bergamo.

La pittura in mezzo alla soffitta con la Resurrezione di Cristo, è di Mometto Greuter Napoletano; e le altre sono dello Spadarino, e del Piccione, che si riconoscono alla maniera.

Il s. Lorenzo nella prima cappella a man destra è opera di Tommaso Salini Romano, col disegno del Baglioni: il s. Giuseppe a fresco, e s. Gio. Batista ne' triangoli della volta sono di Tommaso Luini; e gli altri due Santi, di Gio. Batista Speranza.

La seconda cappella di s. Antonio di Padova, architettura del cav. Rainaldi, ha il quadro con s. Antonio, e Gesù fanciullo, opera del cav. Massimi Napoletano: le pitture da' lati nelle lunette sono del Vasconio: quelle sotto del Mielle; ed in un ovato sopra l'altare dipinse Domenico Rainaldi la Madonna col Bambino, e s. Giuseppe.
 p368   Dentro alla terza cappella della Compagnìa del Santissimo Sagramento è un quadro a olio con Maria Vergine in piedi sopra una Luna, e con Angioli, e di sotto s. Lorenzo, s. Francesco, e s. Girolamo inginocchioni, il tutto condotto da Arrigo Fiammingo; ed il quadro appeso al muro, con santa Lucina, è opera d'Avanzino da Città di Castello; e un altro, del Borgiani.

La copia della Nunziata di Guido Reni nell'altra cappella è di mano di Lodovico Gimignani. L'istoria a mano destra è del Borgognone; a l'altra incontro, di Giacinto Gimignani. Nel coro dalle bande delle porticelle erano dipinti a olio s. Pietro, e s. Paolo dal Padre Cosimo Cappuccino; e s. Lorenzo, e s. Giuseppe, da Carlo Veneziano.

La marchese Angelelli lasciò per testamento a questa chiesa un quadro grande con dentro dipinto Cristo crocifisso dal famoso Guido Reni, acciocchè fosse posto nell'altare maggiore, dove al presente si vede; e l'architettura del medesimo è del cav. Rainaldi.

dall'altra parte dell'altar maggiore tutta la cappella di s. Margherita da Cortona, e s. Francesco è di Marco Benefial, benchè fosse data a dipingere a Filippo Evangelistiº; ed il quadro nell'altare, che segue, dove è dipinta Maria Vergine con Gesù, e s. Giuseppe, è lavoro d'Alessandro Veronese.

Nella cappella contigua è dipinto la Madonna  p369 con s. Gio. Nepomaceno, e s. Michele di Placido Costanzi: il restante della volta, lati, e pilastri è di Gio. Batista Speranza; ed il s. Carlo nell'ultima cappella con molte figure è fatica di Carlo Veneziano.

La nuova fabbrica del Fonte Battesimale fu promossa dal zelo dello Rev. Padre Gio. Batista Bassoletti Generale de' detti Chierici Minori, eretto ultimamente col disegno di Giuseppe Sardi architetto. Il quadro laterale in mezzo, rappresentante il santo Battesimo, è parto del pennello del cav. Nasini; e li due quadri laterali allusivi al santo Battesimo, sono del sig. Antonio Crecolini.

La suddetta chiesa è titolo del Cardinale primo prete. L'eminentiss. card. Marescotti, con gran generosità l'arrichì di sagre suppellettili.

Palazzo Ottoboni

Il card. Giovanni Morinense Portoghese diè principio a questo palazzo nel pontificato di Eugenio IV, il quale fu poi accresciuto dal card. Filippo Calandrino fratello uterino di Niccola V, di cui si veggono le memorie nei due portoni, che danno l'ingresso a questo palazzo. Il card. Giorgio Costa Portoghese parimente lo accrebbe di molto dalla parte verso il Corso, nel pontificato d'Innocenzio VIII. Passò poi questo palazzo nelle mani del card. Sigismondo Gonzaga,  p370 e della Casa di Mantova, che lo fece abbellire con pitture di Taddeo Zuccheri. Venne poi in potere del card. Alessandro Peretti, che vi aggiunse l'appartamento verso s. Lorenzo, e fece ornarlo di belle pitture condotte a fresco per mano di Baldassar Croce Bolognese, il quale oltre diversi fregi di stanze dipinse l'anticamera di belle poetiche finzioni, esprimendovi tra le altre, quando Venera va a trovare Vulcano, e gli ordina l'armi d'Enea; quando Giunone va a trovare Eolo, e lo prega a sommergere l'armata Trojana; con molte atre di questa fatta, senza i paesi, ed altre figure, tutto ben collocato, e vagamente colorito. Nel mezzo della volta è l'Aurora assisa sopra di un cocchio tirato da due cavalli, e nell'uno e due compartimenti sono graziosamente espressi varj scherzi d'Amorini, che disarmano Cupido, togliendogli chi l'arco, chi le frecce, chi la faretra, e chi la facella; e nell'altro quando di già bendato, e senz'armi lo legano per forza ad un albero.

Palazzo Ruspoli

Degno veramente di questa bellissima via è questo sontuoso palazzo, che fabbricato colla pianta d'illustre architetto, qual fu Bartolommeo Ammanati per abitazione della famiglia Ruccellai nobile Fiorentina, fu poi comprato in tempo di Gregorio XIII dal card. Urrico Gaetani, il quale  p371 vi fece colla direzione di Bartolommeo Breccioli il cornicione e la loggia, e col pensiero di Martino Lunghi il giovine l'ampia, e bellissima scala di marmo. Passò poi nel principè Ruspoli, che ornò l'appartamento terreno diviso in più stanze con pitture, ed altri ornamenti. Le pitture consistono in paesi, in cacce, in boscherecce, in favole, ed altre invenzioni, lavori di Monsù Leandro, di Monsù Francesco Franzesi, e di altri professori.

Gli appartamenti superiori sono ornati similmente di statue, di busti, e di molti bei quadri a olio fatti da valentuomini.

La galleria fu Gallia dipingere da Orazio Rucellai. Ella è lunga palmi centoventi, larga trentacinque, ed alta quaranta, e tutta dipinta a fresco nella volta da Jacopo Zucchi Fiorentino allievo del Vasari; il quale in diciannove spartimenti colorì numeroso stuolo di figure variamente atteggiate, e vestite, rappresentanti la Genealogia degli Dei, senza gli ornati delle cartelle, de' festoni, de' bronzi, de' marmi finti, ed altre cose molto bene ordinate, e distribuite.

de' ss. Ambrogio, e Carlo nel Corso

L'anno 1612 fu posta la prima pietra alla bellissima chiesa suddetta, che al presente è perfettamente compita per la generosa pietà del card. Omodei. L'architettura fu cominciata da Onorio Lunghi, ornata,  p372 alzata, e voltata da Martino, il figlio; poi quasi finita d'abbellire con stucchi dorati, cupola, tribuna, altar maggiore, e crociata della chiesa col disegno di Pietro da Cortona; ed ultimamente ridotta a perfezione con una maestosa facciata, della quale ne furono fatti più disegni, e fra gli altri dal cav. Rainaldi, e si risolvè nella forma, che si vede, che fu pensiere di detto sig. card. Omodei; e sopraintendente, e direttore di quasi tutta la nuova fabbrica fu D. Gio. Batista Menicucci, in compagnìa del Padre Mario da Canepina cappuccino.

Il cav. Giacinto Brandi dipinse il mezzo de' voltoni. Nel maggiore vi rappresentò la caduta di Lucifero, e de' suoi seguaci: nelli laterali diversi Santi, e Sante martiri: in quello da capo, s. Carlo portato dagli Angioli; nella tribuna, il flagello della peste, con quantità di figure; negli angoli della cupola, quattro profeti; e nel cupolino, un Dio Padre.

Tutte l'istorie di bassorilievo, Angioli, puttini, ed altri ornamenti, e figure di stucco, sono di Cosimo, e Giacomo Antonio Fancelli; e le statue, rappresentanti diversi Santi, nelle nicchie sotto le navate minori, sono di Francesco Cavallini da Carrara; li termini di stucco sopra il cornicione nella tribuna sono di Girolamo Gramignoli.

Nella prima cappella a mano destra, dedicata al Crocifisso, è effigiata a fresco la Vigilanza,  p373 con altre figure, da Paolo Albertoni.

L'altare della cappella, che segue, aveva il quadro con Maria Vergine, Gesù, s. Girolamo, ed altri Santi, ed oggi vi è Maria Vergine, Gesù, e s. Francesco.

Nella volta contigua all'altra della navata minore è espressa la Giustizia, e la Pace, di mano di Girolamo Troppa con tutto il restante, che si vede.

Il s. Barnaba, che predica, nel quadro dell'altra cappella, fu figurato dal Mola; e nella volta, che unisce con la medesima, il cav. Benaschi colorì la Fortezza, con gli angoli, ed ogn'altra pittura.

Seguitando il camino, nell'altare della crociata era rappresentata da' pennelli di Pasquale de' Rossi l'orazione nell'orto di nostro Signore; e doveva fare anche il quadro per l'altar maggiore. Ora v'è Dio Padre adorato dagli Angioli di Tommaso Luini detto il Caravaggino allievo d'Andrea Sacchi. Nella volta minore, continuando intorno alla tra per di fuori, Carlo Assenzj dipinse la Divozione; quella più avanti, dove è l'Umiltà, Orazione Perfezione, e Fortezza d'animo, é pittura di Gio. Batista Boncore. Dietro all'altar maggiore, è una Gloria d'Angioli, di Luigi Garzi; e l'altra parte dintorno alla tribuna è dipinta da Fabbrizio Chiari; dove una delle principali figure è la Tolleranza, ch'effigiò Ludovico Gimignani.
 p374   Il quadro nell'altare della crociata da questa parte era tenuto in gran conto, perchè era del Pordenone, o di Tiziano, dove era dipinta in alto la Madonna con Gesù, e da basso quattro Santi Dottori della Chiesa. Ora v'è un modello di legno, e chiariscuri per una nuova cappella.

Nella seguente cappella è il detto quadro di Pasquale de' Rossi, e la Fede nella volta è di Luigi Garzi.

San Filippo Neri, che va in estasi celebrando Messa, nell'altare dell'altra cappella, è di mano di Francesco Rosa: e la volta, seguitando le suddette, dove è effigiata la Carità, ed altre figure, è lavoro del medesimo Rosa.

Nel quadro dell'ultimo altare, o cappella rappresentò Francesco Rosa suddetto s. Enrico inginocchione, ed altri Santi nelle nuvole; e la pittura nel fine delle volte di questa navata minore, che rappresenta la Speranza, ed altro che vi si vede, è di Pio Paulini da Udine.

È bellissimo il quadro di Carlo Maratti,​JJJ che è nell'altar maggiore con Maria Vergine, Gesù, s. Carlo, e s. Ambrogio. Prima v'erano diverse figure di stucco, il tutto con disegno di Giacinto Brandi: come anche quelle, che sono per di dei al medesimo, dove pure si celebra Messa, e si conserva il cuore di s. Carlo.

Ora l'antica chiesa di s. Ambrogio non vi è  p375 più, per la fabbrica di questa, e del palazzo per comodità de' preti; dove nell'altare era un Cristo deposto dalla Croce, con diverse figure in un gruppo di marmo, scultura di Tommaso della Porta, come anche le due Sibille da' lati, e le pitture erano parte di Perino del Vaga, e parte di Taddeo Zuccheri. Oggi le suddette sculture sono nell'Oratorio, poco distante dalla Sagrestia.

Si rimira la gran lapide con iscrizione della chiara memoria del card. Dadda Milanese, il cui busto di marmo, e quello del card. Omodei sono in Sagrestia scolpiti da Agostino Cornacchini Pistojese.

DELLA SS. TRINITÀ DE'  Monti

Questa chiesa col monastero è de' Frati Minimi Francesi di s. Francesco di Paola. Fu fondata dal re di Francia Carlo VIII ad instanza di detto Santo del 1494, e del 1595 fu consagrata, e poi abbellita di cappelle, e pitture singolari da' cardinali Matisconese, e di Lorena, e da altri personaggi.

Nell'altare della prima cappella a man destra il quadro a olio col Battesimo di Cristo, le facciate laterali, la volta, ed il resto a fresco, dove è il ballo d'Erodiade, la Decollazione, e altri fatti di s. Gio. Batista, sono tutte pitture di Battista Naldini.

Il quadro di s. Francesco di Sales nell'altare della seconda cappella fu dipinto da Fabbrizio Chiari. V'eran pitture a chiaroscuro, de' miracoli di detto Santo, ma non vi son più.
 p376   Col disegno di Daniello da Volterra fu dipinta la terza cappella contigua della sig. Lucrezia della Rovere, dove è rappresentata l'Assunta. In un laterale è la sua Presentazione al Tempio dello stesso Daniello, che fece anche i cartoni per la strage degl'Innocenti, dipinta poi da Michele Alberti Fiorentino suo scolare. Altri hanno creduto queste pitture disegnate da Daniello, ma colorite da Gio. Paolo Rossetti suo allievo.

Le due istorie, che sono negli archi di sopra, cioè l'Annunziata, e la Natività di Cristo, li due figuroni negli angoli di fuori, e sotto nei pilastri i due profeti, sono di Daniello, ma altri le credono colorite dallo stesso Rossetti: l'istorie delle Vergini nella volta sono di Marco da Siena, e di Pellegrino di Bologna con suoi cartoni. In una delle facciate la Natività della Vergine è del Bizzera Spagnuolo; e nell'altra l'uccisione degl'Innocenti è colorita, come si è detto, da Michele Alberti.

La cappella, che segue con s. Michele Arcangelo è pittura a olio di mano del signor Domenico Corvi Viterbese allievo di Francesco Mancini. La volta con varj misterj della Passione è di Paris Nogari.

Seguono altre due cappelle, ed in quella contigua è colorita la Natività di Cristo con altre pitture a fresco d'ogn'intorno, opera (per esser'antiche) di buona mano.

Nella croce della chiesa dalla medesima banda sono molte pitture nella volta, e da  p377 per tutto, e fra l'altre v'era il Giudizio, e benchè fosse mal condotto, vi si vedeva non so che di terribile, e vario nell'attitudini, e gruppi di quegl'ignudi, il tutto condotto da un Siciliano, che serviva Michel'Angelo Bonarroti. Ora è demolito, e fattavi la cappella di s. Francesco.

L'altar maggiore è stato abbellito, e rimodernato, e l'architettura è di Monsù Giovanni Sciampagna Francese, che vi ha fatto di stucco il mistero della ss. Trinità, e di sopra Angioli, e puttini, e da' lati le statue di s. Francesco di Paola, e di un altro Santo.

Dalle bande di quest'altare sono due cappellette, fatte ultimamente col disegno del medesimo architetto. In quella dalla parte dell'epistola è un quadro dipinto dal Piccione con Maria Vergine, Gesù, e s. Giuseppe coll'Angelo; e nell'altra vi hanno trasportato il quadro di Federico Zuccheri, dove è la Coronazione di Maria Vergine, che era in un lato della crociata da questa parte.

Nel braccio della crociata suddetta il cardinale Lorenzo Pucci Fierentino fece dipingere a Perino del Vaga varie istorie di Maria Vergine, cioè le quattro, che sono nella volta, ed una nella facciata sotto l'arco, e fuori di quella sopra un arco della cappella due profeti grandi, Isaia, e Danielle, con due puttini in mezzo, che reggono l'arme di detto cardinale, le quali opere mostrano quel, che può perfettamente mostrare una pittura fatta da un artefice grande.
 p378   L'Assunta con gli Angioli, ed Apostoli, che quì si vede dipinta a fresco, è bell'opera cominciata da Taddeo, e finita da Federigo Zuccheri; e li profeti, ed altre cose a fresco, furono condotti con disegno, ed invenzione di detto Federigo.

La cappella, che segue, passata la contigua da questo lato, che è de' sigg. Massimi, ha la tavola a olio dell'altare con Nostro Signore, quando apparve a s. Maria Maddalena. Nelle lunette quattro istorie della medesima a fresco, e le pitture nella volta son tutte opere di Giulio Romano, fatte con l'ajuto di Gio. Francesco suo cognato: le altre dai lati, che sono la Probatica Piscina, e la Resurrezione di Lazzaro, con le più picciole due per parte, sono di Perino del Vaga.

La cappella contigua è quella della Croce, fatta dipingere a Daniello da Volterra dalla signora Elena Orsini. Nella tavola dell'altare colorì la Deposizione di Cristo dalla Croce, ch'è una delle prime tavole di Roma, e l'è dato il primo luogo dopo quella di Raffaello, ch'è in s. Pietro in Montorio, talchè si sospetta, che il Bonarroti ne abbia dato il pensiero, o anche fatto il disegno. Vero è, che nel colorito ha alquanto patito. Nell'arco sopra la volta sono effigiate due sibille; e nella volta quattro istorie della Croce trovata da s. Elena. Da' lati della cappella ne sono due per parte; e sotto son altre pitture, ornamenti, grottesche, e varj scompartimenti di stucco, con due istoriette di bassorilievo.  p379 Quest'opera fu condotta da Daniello in sett'anni con fatica, e studio inestimabile, ma con qualche durezza.​JJJ Fu tuttavia molto stimata, e tenuta per bellissimo lavoro.

La cappella seguente ha nel quadro dell'altare dipinta la Nunziata, dalle bande la Creazione del Mondo, Adamo, ed Eva, con un bel paese di mano di Cesare di Piemonte, bravo in quel genere, ed all'incontro la Natività di Cristo; nella volta le Istorie di Maria Vergine, ne' pilastri i profeti, e tutta la cappella è dipinta a fresco con buona maniera, e franchezza da Paolo Cedaspe Spagnuolo.

L'ultima cappella de' sign. principi Borghesi ha sopra l'altare un Crocifisso con figure a olio, ed il rimanente della cappella con misterj della Passione a fresco tutto di mano di Cesare Nebbia d'Orvieto. In una tavoletta la Coronazione di Maria Vergine è opera di Jacopo, detto l'Indaco; e la sepoltura del Pierini con due puttini di bassorilievo, è di Lorenzetto.

La prima istoria gran nel claustro del convento a mano destra, dove è figurata la Canonizzazione di s. Francesco di Paola, fatta da Papa Leone X, fu ben colorita dal cav. d'Arpino, e questa gli recò gran nome.

Alcune istoriette pur a mano destra, e nella porta del convento la Carità, sono di Girolamo Massei; ed il s. Francesco, che medica la coscia ad un infermo, sopra la  p380 porta, ch'entra in chiesa, è del cav. Roncalli.

Diversi altri fatti del Santo sono di Paris Nogari, condotti in varj tempi, che dalla sua maniera si conoscono. Gli altri, quando il re di Francia lo riceve, ed allora, che il Santo dal card. Giuliano fu accolto, e quando il re, ed il consiglio di Parigi ammessero la sua Regola, sono pitture a fresco di Giacomo Semenza.

Delle altre istorie a mano manca la prima è la Natività del Santo; la seconda il Battesimo; la terza, quando prese l'abito; l'altra, quando in età d'anni 15 andò all'eremo; la quinta, allora che vi principiò un monastero; e l'ultima, quando li fu dato il sussidio per la fabbrica, e sono tutte opere di Marco da Faenza.

Tutti li re di Francia, con li loro adornamenti, furono dipinti a fresco da Avanzino Nucci da Città di Castello. Due pitture nei corridori sopra a questo claustro, che sono paesi, ma veduti dal punto, rappresentano all'occhio due figure, sono fatiche del P. Gio. Francesco Nicerone dell'Ordine de' Minimi, ch'ha dato alle stampo un libro di prospettive studiosissimo, intitolato, Thaumaturgus Opticus.

Presso a questa chiesa, nella strada, che va alle Quattro fontane, sulla man dritta è il palazzetto degli Zuccheri, che ha una bizzarra facciata, e dentro è adorno delle loro pitture. Abitovvi la regina di Pollonia.

 p381  di sant'Atanasio de' Greci

La chiesa di s. Atanasio fu fabbricata con il collegio per la nazione Greca l'anno 1577 da Gregorio XIII, e i Padri Gesuiti n'hanno cura, data loro da Urbano VIII, allora card. protettore. L'architettura della chiesa è di Giacomo della Porta, e la facciata è di Martino Lunghi.

Sopra all'altare della prima cappella a mano destra è dipinta a fresco la Nunziata da fra Tibaldese Toscano: le pitture dell'altar maggiore con il ritratto di Gregorio XIII, con Apostoli, ed altri Santi, e Sante, sono dell'istesso Tibaldese; come anche nell'altare, dall'altra parte, la Disputa di Gesù con li Dottori.

della chiesa di Gesu, e Maria al Corso

Questa chiesa de' Padri Eremitani Scalzi di s. Agostino fu fabbricata da Carlo Milanese architetto, e finita con la facciata dal cav. Rainaldi.

In oggi la chiesa col mezzo di copiose limosine de' sigg. Bolognetti, e con l'architetto del detto Rainaldi è incrostata tutta di pietre mischie di valore, con stucchi dorati, sculture ne' sepolcri, pitture, ed jhhi ricchi ornamenti da per tutto. La cappella maggiore è riuscita fra le più singolari, e nobili architetture del Rainaldi, pure a spese di monsig. Bolognetti.
 p382   Il primo sepolcro a mano destra, entrando, che è del canonico del Corno, è disegno, e scultura di Domenico Guidi, che v'ha rappresentato la Morte, ch'ha rapito, e porta il ritratto del canonico con due Angioletti, che smorzano due fiaccole, il tutto di marmo, opera degna d'esser la prima delle belle cose, che si vedono in questa chiesa.

Nella prima cappella è il Crocifisso, e da una parte dipinta la Maddalena, opera di buon gusto. Segue uno de' sepolcri de' sigg. Bolognetti co' loro ritratti, ed altre figure scolpite in marmo da Francesco Aprile.

La seconda cappella ha il quadro con s. Nicola, pittura di Basilio Francese. Altri dicono di Gio. Carboni allievo del Camassei. Ed il sepolcro, che segue per di fuori con altri ritratti di marmi, e sculture, è fatica del Cavallini.

Nella terza il s. Antonio abate è di Girolamo Pesci. Nella cappella maggiore è il quadro dipinto dal cav. Giacinto Brandi.

In due nicchie da' lati è s. Gio. Batista, statua di marmo, lavoro di Giuseppe Mazzoli Senese: e s. Gio. Evangelista è del medesimo; e per di sopra de' quattro Angioli quelli, che reggono il Mondo, sono di Paolo Naldini Romano; gli altri di Francesco Cavallini.

In sagrestia il quadro dell'altare con la Concezione, e tre nella volta son del Lanfranco. L'altre pitture son del Padre Matteo di s. Alessio Palermitano, e frate di quel convento.
 p383   Segue, la cappella dall'altro lato, la cui tavola è pittura del De Alessandris con altro sepolcro del detto Cavallini, pur con altri ritratti de' sigg. Bolognetti.

L'altra cappella con diverse storie a fresco di Maria Vergine, e s. Giuseppe, col quadro a olio, dove si vede effigiata sopra le nuvole la Madonna col Bambino, e san Giuseppe, sono pitture di Giacinto Brandi; ed il sepolcro contiguo con sculture di marmo è di Monsù Michele Maglia.

Le pitture tutte della cappella, che segue, dove è il quadro dell'altare con s. Tommaso di Villanova, che fa elemosine, sono lavori di Felice Ottini, allievo del detto Brandi; e l'ultimo sepolcro, dove è figurato in marmo il Tempo con due Angioli, e per di sopra altri due, che portano un medaglione col ritratto del sig. Giulio del Corno, è opera d'Ercole Ferrata.

Sopra alli detti sepolcri si vedono altrettante nicchie, dove sono statue di stucco, che alludono alla santissima madre di Gesù Cristo.

La prima a mano destra della porta, che va in chiesa, è del Cavallini, e il deposito sotto di Domenico Guidi; l'altra di Lorenzo Ottone, e il deposito a basso di Francesco Aprile; e quella che segue, e il deposito è pure del Cavallini: dall'altra parte, continuando il giro, condusse la prima il detto Monsù in cui; la contigua, l'Ottone, e l'ultima dall'altro lato della porta suddetta, il medesimo Michele Maglia.
 p384   La volta della chiesa è del cavalier Brandi: li stucchi, nell'entrare a mano destra, sono di dili Gramignoli; e a mano sinistra, del medesimo Monsù Michele.

Una Madonna, che porge un cuore a s. Agostino, che è nel coro, è opera di Gio: Antonio Lelli, ch'aveva altri quadri di suo appesi ne' tempi addietro, d'ogn'intorno della chiesa. Altri dicono, ch'è del Feti (non Ferri) scolare del Cigoli.

Di S. Giacomo degl'Incurabili

Questa chiesa fu fondata dal cardinal Pietro Colonna col contiguo spedale circa all'anno 1339, e Niccolò V poi la concedè alla Compagnia di mapp. Nel 1600 il cardinale Antonio Maria Salviati Fiorentino, Protettore di detta Compagnia, rinnovò da' fondamenti la chiesa, e la dotò di bonissime entrate. Il disegno è di Francesco Ricciarelli da Volterra, al quale, per causa di morte, succedè Carlo Maderno, che proseguì sì bella fabbrica, e la ridusse a perfezione con la facciata.

Nell'altare della prima cappella a mano destra è dipinta la Resurrezione di nostro Signore dal cavalier Roncalli. Nella seconda cappella è l'immagine di Maria, e il bassorilievo di marmo, che rappresenta s. Francesco di Paola in atto di venerare questa immagine, è di M. le Gros; e i due quadri laterali son di Giuseppe Passeri. Gli altri ornati di stucco sono dello stesso M. le Gros.
 p385   Nella terza cappella il s. Gio: Batista, che battezza nostro Signore, è del cavalier Passignano. La cena del medesimo con gli Apostoli, nel quadro dell'altar maggiore, e nella volta un Dio Padre grande con puttini a fresco è opera di Gio: Batista Novara, fattali fare dal cardinal Salviati.

L'istoria di Melchisedec, che diede il pane benedetto ad Abramo, con altre figure dipinte dalla banda destra del medesimo altare, sono di Vespasiano Strada; e quel della manna nel deserto, con sopra due Santi, e nella volta gli Angioli, è del Nappi.

Nella cappella de' signori Graziani, dall'altro lato della chiesa, è dipinta con bell'invenzione la Natività di Gesù con li pastori da Antiveduto Gramatica.

La statua di s. Giacomo in quella, che segue, è scultura d'Ipolito Buzi da Vigù. Nell'ultima cappella il s. Giacomo dipinto in piedi, che guarda Maria Vergine in Cielo, con puttini, e da basso una donna inginocchioni, che è la signora Virginia Tolfia, fondatrice di questa cappella, è di Francesco Zucchi.


Note di Thayer:

a Il Fauno Barberini, ora conservato nella Glyptothek a Monaco di Baviera:


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Foto © Jona Lendering 2009,
per gentile concessione.

b Non si tratta della celeberrima Accademia Francese (delle Lettere), ma di quella meno celebre delle Belle-Arti; e del pittore Jean-François de Troy, nato a Parigi nel 1679, morto a Roma il 24 gennaio 1752.

Pagina aggiornata: 7 ago 12

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