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Le Chiese di Roma nel Medio Evo

di Christian Hülsen

pubblicato da Leo S. Olschki
Firenze
MCMXXVII

Il testo è nel pubblico dominio.

seguente:

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 p425 

Q1. SS. QUADRAGINTA DE CALCAR(AR)IIS

Cenc. 244 (calcariorum): den. VI — Paris. 287 (de calcariarii) — Taur. 139 (de calcariis): habet I sacerdotem — Sign (de calcarariis)

Chiesa tuttora esistente sotto il nome delle Stimmate di S. Francesco nella via omonima. Una iscrizione che conservasi nella sagrestia contiene una lunga lettera del vescovo Lamberto di Aquino, vicario di Bonifacio VIII, del 22. marzo 1298, relativa alle indulgenze e alle reliquie della chiesa che viene chiamata SS. XL Martirum de Calcarar(i)0 (Martinelli 289; Forcella IV p. 467 n. 1144). Viene menzionata nel Liber Anniversariorum del Salvatore (sopra p. 56 107), nei catalogo del 1492 (p. 76 n. 214) e di s. Pio V (p. 103 n. 216), e nella Tassa di Pio IV (p. 93 n. 191: SS. XL. nel rion della pigna). Secondo il Lonigo, sarebbe stata chiamata, nel sec. XVI, anche SS. Quaranta de Lenis (non de Leis), da una nobile famiglia che ivi appresso aveva le sue case. L'Armellini  p426 asserendo che "il Martinelli vuole che fosse pure dedicata a San Marco", ha frainteso le parole di quell'autore "olim parochiale sub titulo S. Marci", vale a dire filiale di S. Marco. Clemente VIII concedette la chiesa alla Confraternita delle Stimmate di S. Francesco con breve del 27. marzo 1597 (Bullar. romanum ed. Taurin. vol. X p. 342); sul luogo della vecchia chiesa fu costruita la nuova sotto Clemente XI.

Del Sodo Vallicell. f. 149, Vatic. p. 302 (SS. Quaranta martiri vicino al palazzo del Cardinale Maffeo); Panciroli 1 720 (SS. Quaranta ai Maffei) 2 815; Lonigo Barb. f. 49, Vallicell. f. 72; Martinelli 289; Nibby 730; Forcella IV p. 463‑498, XIII p. 441‑443; Adinolfi Via Sacra p. 8 sg.; Armellini 1 570 2 492; Calvi Bibliografia 131. • Titi 165‑166.

Q2. SS. QUADRAGINTA DE COLISEO

Cenc. 276 (Colosei): den. VI — Paris. 286 (a Collocteo) — Taur. 179 (senza cognome): Habet sacerdotem et clericum — Sign. 247 (senza cognome)

Chiesuola situata ad est dell'Anfiteatro, presso S. Iacobi de Colosseo et s. Maria de Ferrariis. Il decano Radulphus de Riva (Radulphus Tungrensis † 1403), nel suo libro de canonum observantia, propos XXVI (Bibliotheca Patrum maxima, Lugduni 1677 vol. XXVI p. 313), ricorda fra i santi colti dai fratres minores contra generalem consuetudinem anche i 40 martyres de Armenia, qui habent ecclesiam prope Colosseum. Essendo essa sine cura, etiam ruine deformitate supposita et fere prorsus destructa, fu da Eugenio IV, per bolla del 17. gennaio 1433 (Adinolfi Laterano p. 155) unita con S. Giacomo del Colosseo. Nondimeno la Tassa di Pio IV (sopra p. 93 n. 193) registra nuovamente i SS. Quaranta martiri in Coliseo. L'Armellini ripete l'errore dell'Adinolfi che sia stata eretta in titolo cardinalizio da Sisto IV, cioè che si riferisce invece alla vicina chiesa S. Nicolai inter imagines.

Lonigo Barb. f. 49, Vallicell. f. 72 v. (da Cencio); Martinelli 387; Adinolfi Laterano 119, Roma I p. 318; Armellini 1 570 2 139.

Q3. SS. QUADRAGINTA prope s. Mariae Antiquae

Oratorio antichissimo, tornato in luce dagli scavi del 1901, fondamenta in un edifizio antico del sec. II o III presso il Lacus Iuturnae e decorato con affreschi del sec. VII ovvero VIII. Oltre alle pitture riferibili ai SS. Quaranta, vi sono altre con la leggenda di S. Antonio l'Eremita: quindi la chiesa di S. Antonio iuxta locum qui dicitur Infernus, menzionata nei Mirabilia (c. 24, cf. sopra p. 199 n. 65), potrebbe essere questa.

Huelsen Röm. Mitteilungen 1902 p. 82 1905 p. 85 sg., Forum Romanum 2 150; Rushforth Papers of the British School at Rome 1 (1902) p. 110 sg.; Vaglieri Bull. comun. 1903 p. 199‑201.  p427 

Q4. SS. QUADRAGINTA trans Tiberim

Cenc. 181: den. VI — Taur. 397: habet I sacerdotem.

Chiesa menzionata fra le filiali di S. Maria in Trastevere nella bolla di Callisto II del 7. giugno 1123 (sopra p. 135). Nei sec. XV e XVI appartenne alla Archiconfraternita del Gonfalone, nei libri della quale è spesso menzionata; una pianta della chiesa si trova nel Libro delle piante delle chiese ecc. fatto l'anno 1584, f. 357 v. 358. Clemente XII la concedette ai PP. minori scalzi di S. Pietro d'Alcantara, i quali costruirono nel 1744 la chiesa moderna intitolandola ai SS. Quaranta martiri ed a S. Pasquale Baylon, col nome del quale spesso ora si designa.

Del Sodo Vallicell. f. 64 f., Vatic. p. 302; Panciroli 1 720 2 578; Lonigo Barb. f. 49, Vallicell. f. 72; Martinelli 289; Nibby 631; Forcella III p. 274‑281; Ruggeri L'Archiconfraternita del Gonfalone p. 89‑91; Armellini 1 569 2 663; Angeli 522. • Titi 50‑51.

Q5. SS. QUADRAGINTA IN VIVARIOLO

Una bolla di Celestino III per S. Maria Maggiore, del 4. genn. 1192 (che ne conferma una precedente di Clemente III, 1187‑1191), annovera fra alri beni della basilica: mediam petiam vinearum positarum in Vivarolo iuxta ecclesiam SS. Quadraginta (Ferri Arch. soc. romana XXVII, 1904 p. 431 n. 22; Kehr IP. I p. 56 n. 11); la medesima indicazione si ripete, secondo l'Adinolfi, in una bolla analoga d'Innocenzo IV del 1244. Il Vivarolo, o Vivaro piccolo, è il terreno lungo il lato meridionale del Castro Pretorio, detto Vivario o Vivaro grande (Lanciani Storia degli scavi II p. 248; Huelsen-Jordan Topographie I, 3 p. 392 not. 48); a nulla si può stabilire sul sito e sulle vicende del piccolo santuario dei SS. Quaranta, del quale nessun catalogo fa menzione.

Adinolfi II p. 269; Armellini 1, 2 824.

I Mr

Q6. SS. QUATTUOR CORONATORUM

Cenc. 52: sol. II — Paris. 323 Taur. 290: titulus presbyteri cardinalis, habet monachos Saxivivi X; 291: hospitale ipsorum ibidem habet I servitorem — Sign. 252.

Che il culto dei SS. Quattro martiri scarpellini esisteva già nel sec. IV, si relieva dalla nota del Martyrologium Hieronymianum al 8. novembre, ove la redazione antichissima ha: Romae ad Celio monte Sinproniani Claudii Castoris Nicostrati (Martyrol. Hier. p. 140 ed. De Rossi e Duchesne). La chiesa primitiva pare sia identica col titulus Aemilianae, così detto forse dal nome della pia fondatrice. Tre preti di questo titolo sono fra  p428 i sottoscrittori del sinodo Romano del 499 (sopra p. 124), mentre in quello del 595 (sopra p. 125) occorre un prete del titolo SS. Quatuor Coronatorum. La chiesa fu restaurata da Onorio I (625‑638; LP. LXXII c. 4) e da Adriano I (772‑795; LP. XCVII c. 89). Leone IV (847‑855), il quale ne era stato titolare, l'arricchì di doni (LP. CV c. 10. 14. 41. 44. 56. 57). Distrutta nell'invasione normanna del 1085, la chiesa fu ricostruita in dimensioni minori da Pasquale II: una iscrizione tuttora esistente (Forcella VII p. 389 n. 717) racconta che, il giorno 9. giugno 1111, papa Paschalis secundus . . . . iussit cavare sub altare quod prius combustum et confractum fuit etc.; la chiesa nuova fu dedicata il 20. gennaio 1116 (LP CLXI, vol. II p. 305 ed. Duchesne). Il medesimo papa eresse presso la basilica un monastero (bolla del 24. maggio 1116 presso Kehr, Göttinger Nachrichten 1898 p. 379 n. 5, IP. I p. 41 n. 5), il quale probabilmente da Innocenzo II nel 1138 fu soggetto al monastero della S. Croce di Sassovivo presso Spoleto (Jaffé-Loewenfeld 7898). Recentemente l'antica basilica fu con somma cura restaurata.

Ugonio stazioni f. 214; Del Sodo Vallicell. f. 171 v., Vatic. p. 302; Panciroli 1 721 2 179; Lonigo Barb. f. 49, Vallicell. f. 72 v.; Decio Memmiolo Della chiesa dei SS. Quattro Coronati (Roma 1628); Martinelli 290; Bruti vol. 16 (to. XV) f. 4‑11 (ital.), vol. 11 (to. X) f. 5‑9 (lat.), vol. 4 (to. III) f. 244 v.-264 (= lib. IIII c. XIX); Lubin p. 343; Nibby 682; Forcella VIII p. 285‑296; Adinolfi I, 327‑334; De Rossi bull. crist. Ser. II a. 4 (1879) p. 45‑90; Armellini 1 571 2 497; Angeli 524; Kehr IP. I p. 40; Calvi Bibliografia 122 sg; Marucchi 2 223; Pio Franchi dei Cavalieri, Studi e Testi XXIV (1912) p. 57‑66; Muñoz Il restauro della chiesa e del chiostro dei SS. Quatro Coronati, Roma 1914; Kirsch, Die römischen Titelkirchen p. 33‑35; Wilpert Mosaiken und Malereien II p. 1008‑1016. • Titi 230‑231.

Q7. SS. QUIRICI ET IULITTAE

Cenc. 242 (S. Cyrico): den. VI, id. lit. 50 (cappella S. Kirico): den. XII — Paris. 345 (S. Quiricus) — Taur. 202 (S. Quirici et Iulictae): est cappella papalis, habet VI clericos — Sign. 281, rel. 45.

Alcuni autori dei sec. XVI e XVII hanno voluto attribuire a questa chiesa un'antichissima antichità; l'Ugonio ed il Bruti parlano di una iscrizione del papa Vigilio (537‑555) distrutta in occasione della nuova fabbrica del 1606; alri volevano farne risalire l'origine oltre i tempo di S. Girolamo. Invece la più antica testimonianza letteraria non rimonta oltre alla metà del sec. XII, ed è quella dei Mirabilia c. 24, che notano: ubi S. Quiricus, templum Iovis. A quale antichità rimontino le pitture della confessione sotterranea, rappresentanti il Salvatore  p429 fra i SS. Lorenzo e Stefano (Nardoni Studi e documenti di sta e diritto II, 1881, fasc. II, III) e che furono attribuiti al sec. X o XI, resta a decidere. La chiesa viene ricordata nel Liber Anniversariorum (sopra p. 53 n. 12, p. 58 n. 34, p. 60 n. 10, p. 63 n. 27, p. 68 n. 38) ed in altri cataloghi dei sec. XV e XVI (sopra p. 70 n. 48, p. 85 n. 187, p. 93 n. 188, p. 97º n. 43). Nel 1606, Paolo V, come dice l'iscrizione che si legge sull'ingresso della chiesa, ecclesiam. . . ex depressiore loco et aquarum inundationibus exposito, iactis fornicibus strato pavimento in altiorem melioremque formam restituit (Forcella VIII p. 302 n. 740). In questa occasione fu cambiata anche l'orientamento della chiesa, dimodo che l'attuale ingresso corrisponde all'abside della chiesa medievale.

Del Sodo Vallicell. f. 97 v., Vatic. p. 305; Panciroli 1 725 2 202; Lonigo Barb. f. 49, Vallicell. f. 72 v.; Martinelli 293; Bruti vol. 18 (to. XVII) f. 430‑434 v. (ital.), vol. 12 (to. XI) f. 303‑306 (lat.), vol. 7 (to. VI) f. 39 v.-45 (= lib. VII c. 9); Nibby 684; Forcella VIII p. 297‑317; Adinolfi I p. 62; Armellini 1 574 2 172; Angeli 526. • Titi 235.

R1. S. RUFINAE

Cenc. 176: den. VI — Paris. 378 Taur. 394: habet I sacerdotem.

Chiesa annoverata fra le filiali di S. Maria in Trastevere già nella bolla di Callisto II del 7. giugno 1123 (sopra p. 135 n. 8: SS. Rufinae et Secundae), ricordata nei Liber Anniversariorum (sopra p. 57 n. 135, p. 67 n. 131) ed in altri cataloghi dei sec. XV e XVI (p. 79 n. 283, p. 86 n. 188, p. 93 n. 193, p. 105 n. 284). Esiste tuttora sul posto originario. Nella pianta del Bufalini in luogo suo è segnato erroneamente il nome S. Eufemiae, errore che viene ripetuto nella grande prospettiva del Dupérac.

Del Sodo Vallicell. f. 68 v., Vatic. p. 308; Panvinio 1 732 2 600; Lonigo Barb. f. f. 50, Vallicell. f. 73 v.; Martinelli 295; Bruti vol. 16 (to. XV) f. 278‑286 (ital.), vol. 11 (to. X) f. 239‑249 (lat.); Nibby 687; Forcella XI p. 401‑408; Armellini 1 579 2 688; Angeli 531. • Titi 210.


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