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Uno storico
di Trevi

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

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e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Gli Ebrei
a Trevi

 p83  Banditi e ladri

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 21 del 2 Ottobre 1898 ]

Quella che ora chiamiamo la pubblica sicurezza, lasciava, nei secoli andati, molto a desiderare nel territorio e nella Città di Trevi. Principali disturbatori della pubblica quiete erano i banditi, coloro cioè che per delitti commessi, erano cacciati dalle loro città e condannati alla pena infamante del bando.

Fino dal secolo XIV noi troviamo nelle memorie del nostro Comune alcune disposizioni relative al mantenimento della sicurezza pubblica. Ma queste si riducevano, più che altro, ad una diligente custodia ed accurata vigilanza della Città e di qualche parte del territorio. A tal fine si nominavano i custodi della Torre del Lago, della Piazza, della Porta di S. Fabiano, del Cieco e del Bruscito, mediante un compenso che variava dai 3 ai 4 Fiorini, e per il custode della Porta del Cieco era di una salma di grano.  p84 In seguito però crebbero i pericoli. E il 1501 si elessero "pro pacifico et quieto vivere" 352 uomini, cioè 98 per Trevi, 101 per Matigge, 153 per il Piano.

Nel 1521 il Papa Leone X, in vista dello straordinario numero dei banditi che si aggiravano per la Provincia dell'Umbria, assegnava un'indennità speciale al Bargello di Perugia, perchè purgasse la Provincia da quei facinorosi. Ma le misure prese dall'Autorità non erano sufficienti, anche per il piccolo numero di armati di cui si disponeva a quei tempi. E perchè il 14 luglio 1566 si notificò alle terre e balìe di Trevi un bando del Governatore di Perugia, il quale prescriveva che chiunque sentisse rumore di banditi, dovesse correre, e, chiamando aiuto, procurasse di catturare i malfattori. Che se qualche si fosse rifiutato, sarebbe incorso nella stessa pena che sarebbe toccata al malfattore che si doveva arrestare. In quello stesso giorno il Consiglio deliberava si restaurasse la Torre di Matigge e vi si rimettesse il castellano.

Aumentando i pericoli, si aumentò il numero dei soldati, che nel 1578 fu portato a 20 per terziero; mentre l'anno avanti il Comune aveva dovuto contribuire imponendo una nuova tassa, al mantenimento del Bargello, o Baroncello, come lo chiamavano. Ma con tutto ciò  p85 l'ardire dei banditi cresceva; e nel 1579, non credendosi più sicuri in campagna, vollero per forza aver rifugio nel Monastero di S. Pietro di Bovara. E una lettera del 23 novembre di quell'anno del governatore di Perugia, loda i Priori di Trevi per l'energia dimostrata contro quei malviventi. In pari tempo dava ordine al Podestà "di pigliar l'armi et animosamente tirarsi a quella volta, per haverli nelle mani e dar loro il castigo che meritano".

L'anno seguente venne un Commissario da Perugia con un certo numero di armati, e troviamo nel nostro Archivio il conto delle spese di vitto pagate per quei soldati ad alcuni osti di Borgo, e ad un tal Andrea fornaio, che il Segretario comunale di quei tempi chiamò nel suo latino "Panefaculus".

Nè le spese finirono lì: che anche negli anni seguenti troviamo deliberazioni consiliari, dalle quali risulta che i soldati improntavano del loro il denaro per le spese di vitto — che si riduceva a pane e vino — tantochè il 19 novembre 1581 uno dei magistrati propose al Consiglio di rimborsare quelle spese ai soldati, giacchè non era giusto che essi ci dovessero rimettere di tasca, oltre al pericolo corso. E di queste deliberazioni ne troviamo altre fino ai primi anni del secolo XVII.

Altri provvedimenti di pubblica sicurezza  p86 vennero presi in quel tempo. Fra gli altri si deliberava nel 1591 che alla Torre di Trevi si facesse di notte dormire il Torrigiano, e vi tenesse il lume acceso. Ad un'ora e mezzo di notte dovesse suonare la campana, e dopo questo segnale nessuno poteva uscire di casa senza portare il lume. E queste misure furono prese anche per la Torre di Matigge in seguito all'uccisione di un tal Ludovico Buzi che in quell'anno fu assassinato in quella località. E il Torrigiano di Matigge doveva starvi giorno e notte con lo stipendio di un Giulio per giorno: e ciò fino a che durasse la sede vacante, per la morte di Gregorio XIV a cui successe Innocenzo IX.

Mi sembra questo un dettaglio non trascurabile per la storia generale di quei tempi: giacchè esso serve a dimostrare lo strano sconvolgimento che nell'andamento della pubblica cosa arrecava il più o meno lungo interregno che precedeva l'elezione del nuovo Sovrano. Oltre ai banditi, facinorosi e sanguinarii, un'altra sorte di gente affliggeva i pacifici Trevani, ed erano i forestieri che, senz'arte e senza parte, si annidavano nel nostro territorio, vivendo esclusivamente di furti. A questa piaga il Comune provvide abbastanza energicamente il 2 settembre 1586, dando facoltà ai Priori di far perquisire nelle case di chi non possedeva beni rustici; e trovandovi in esse derrate o frutti di  p87 qualunque genere, i detentori fossero puniti con la multa di 10 Scudi e, non potendola pagare, con un'ora di corda e mezz'ora di Merlina o Berlina.

Poco dopo, il 18 gennaio 1587 si deliberava:

"Attesochè nella terra e territorio di Trevi ci siano alcuni familiari forestieri che fanno grandissimi danni, però con il favore del signor Podestà si possa ottenere dai signori Superiori che quelli che non hanno harte et fanno simili danni se levino et mandino fuori del territorio".

E di più

"che quando non si possa impetrare de mandar via li forestieri che non hanno niente et le lor famiglie che vanno facendo danno, che li portanari siano tenuti et obbligati de particolar conto di veder quello che portano et quello che c'entrano dentro la Terra detti forestieri, et verificando di dove l'abbino havuto: che si debbano punire colla pena del doppio di quello che pagano gli altri; et a quelli che stanno fuori della Terra se faccia la richiesta dagli ufficiali del danno dato et altri ufficiali della corte e paghino il doppio della pena di quello se contiene nel capitolo del danno dato".

Per i ladri del paese si provvedeva a tenore dello Statuto locale allora vigente, e che a suo tempo mi riserbo di pubblicare.


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Pagina aggiornata: 26 mar 16