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Una strana consuetudine

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

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seguente:

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La festa di Sant'Emiliano

 p49  Il Lago

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 15 del 10 Luglio 1898 ]

Lo chiamavano così, ma il nome era troppo pomposo, e anche non appropriato. Giacchè quella raccolta d'acqua, che in antico si trovava dove è ora l'attuale piazza Garibaldi, non era un lago vero e proprio, ma piuttosto uno stagno, formato dall'espandersi e dal raccogliersi delle acque di scolo dei monti vicini e più tardi anche da quelle di rifiuto della fontana che prima sorgeva quasi nel mezzo della Piazza.

Dalle memorie che ho trovate, ho potuto rilevare che la superficie di detto Lago era di ca 1600 metri quadrati, cioè quanti a un dipresso ne misura la nostra Piazza Vittorio Emanuele. Durastante Natalucci dice anche che il Lago era profondo "ben molto".​a

I nostri antichi conservavano con cura questo Lago, non solo perchè serviva per lavare  p50 le biancherie e per abbeverare il bestiame, ma specialmente perchè rendeva più difficile l'assalto che i nemici, chiunque essi fossero, volessero dare alla porta o alle mura della Città da quella parte, che era ed è tuttora la più accessibile, trovandosi a ridosso del monte e non difesa, come il resto della Città, dallo scosceso pendìo del colle su cui Trevi è fabbricata.

Quindi è che più volte nei secoli passati chi reggeva il nostro Comune provvide alla sistemazione e alla conservazione del Lago.

Troviamo infatti una deliberazione consiliare del 19 gennaio 1359 con la quale si stabiliva che il Lago venisse scavato per cura delle Balìe di Sant'Emiliano e di Matigge, e all'intorno venissero fortificate le rive con una palafitta di palanche alte 7 piedi e larghe 1. E queste dovevano esser fornite dagli uomini del terziero del Piano, in modo che ognuno di essi avesse a portare due palanche.

In seguito però si vide che il Lago aveva bisogno di una cura e di una custodia assidua, e perchè la fonte da cui esso aveva origine non versasse in esso troppa melma si deliberò il 24 giugno 1426 di far cavare la fonte una volta la settimana, dando l'appalto di questo lavo ad un tal Granuccio di Biagio.

Nel 1562 e precisamente ai 18 di agosto  p51 il Consiglio stabiliva che il Lago venisse scavato a spese di tutti i Trevani, imponendo una tassa di due baiocchi per foco, a coloro che non avessero mandato operai per quel lavoro. E durante la settimana lo scavo era fatto dai braccianti o dai contadini; alla domenica invece dagli artigiani del paese e specialmente dai ciabattini e dai bigonzari. Ma passati i secoli più turbolenti e diminuito perciò il bisogno di provvedere alla difesa del Città, i Trevani cominciarono ad accorgersi che quell'accolta d'acqua stagnante presso le porte della Città era più un ingombro che altro, senza contare che durante l'estate esalava dal Lago un odore tutt'altro che gradevole, nonostante le cure che gli si apprestavano. E perciò nel 1707 si diede incarico a persona competente di studiare il riordinamento dell'acquedotto pubblico, nonchè la sistemazione del Lago. E il perito d'allora visto che quell'acqua non serviva più che per lavare, proponeva al Comune di sopprimere il Lago facendolo riempire, e di costruire per uso di lavatoio due nuove vasche: le quali sono appunto quelle che anche ora servono per tale scopo. E così quel Lago che prima aveva avuto il nobile incarico di difendere la Città dalle aggressioni dei nemici, fu prima ridotto all'umile ufficio di abbeveratoio, poi di lavatoio, e finalmente, divenuto pestifero  p52 fu condannato a sparire. Unica memoria di esso è il nome che rimase di Porta del Lago a uno dei principali ingressi della nostra Città, dalla parte di Levante. Ma tale porta fu demolita, col resto delle mura aderenti, nel 1910.


Nota di Thayer:

a Durastante Natalucci, Historia universale. . ., pp62‑63 del manoscritto (nell'edizione stampata a cura di Carlo Zenobi, p57):

Nella piazza del Lago altra fontana, appoggiata ad una decente prospettiva, da cui, mediante tre cannelle, esce l'acqua; la quale fu in tale guisa rifatta ed ebbe il suo miglioramento a fine di abbeverarvi il bestiame, il 1599 (Canc. com. in rif. d. an., f.75 et 1600, f.105 et lib. camerariat. 1599 et 1739), con le palle di pietra però estratte dalla armeria (Eadem canc. in inv. bon. com., f.114); stando quivi anche prima la fonte (Ex rif. 1426, f.3) col cui egresso formavasi il lago, che dietro all'istessa esisteva, di grandezza poco meno che la piazza di Trevi, profondo ben molto, non tanto per il commodo p63della sua acqua, quanto per maggiore sicurezza e riparo della porta ed antemurali, che venivano dalla medesima acqua e da' steccati circondati.


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Pagina aggiornata: 28 set 16