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[ da La Torre di Trevi,
Anno I
N. 6 del 7 Marzo
e
N. 8 del 3 Aprile 1898 ]
Così, come ora è ridotto, in seguito ai molti restauri eseguitivi in diverse epoche, non presenta artisticamente molto interesse, per quanto sia una decorosa residenza per l'Autorità comunale. Storicamente è però uno dei monumenti più importanti di Trevi. Non si può precisare l'epoca della sua costruzione, per assoluta mancanza dei documenti relativi. Credo però sia lecito supporre che la sua fondazione rimonti ai primi secoli del Medio Evo, ai quali pure si fa da molti risalire la costruzione delle Trevi, dirò così, moderna: di quella, cioè, che prese il posto della Trevi dell'epoca romana. Il palazzo fu chiamato, secondo le diverse epoche, con varii nomi, cioè: del Comune, del Popolo, de' Consoli e Anteposti, dei Priori, del Magistrato e del Municipio.
Più volte ebbe a subire guasti e rovine. p10 E Corrado Trinci fu anch'esso causa di danno a questo edificio. È anzi da quell'epoca che cominciamo a trovare nelle "Riformanze" le più antiche memorie del Palazzo comunale, ossia per meglio dire, dei suoi rifacimenti. Infatti nel 1426 il Consiglio, visto lo stato deplorevole in cui la fabbrica era ridotta, deliberava che i Priori, che duravano in carica due mesi, dovessero fare due pertiche di muratura per restauro ed aumento del Palazzo. E così il 13 settembre di quell'anno si dette incarico a un tal Giovanni Paluzzi di Trevi di cominciare le riparazioni, al prezzo di cinque Fiorini d'oro la pertica, con speciali patti e condizioni. Il Comune gli doveva somministrare le pietre lavorate per gli stipite delle porte e finestre, gli doveva portare sul luogo del lavoro la calce e la rena, e gli prestava gli attrezzi per far la calce e i legni per le armature.
Alla stessa epoca risale la costruzione di quella parte del Palazzo che sta presso la torre e verso la Chiesa di S. Giovanni. Il progetto di tale lavoro fu fatto dallo stesso Giovanni Paluzzi, da Nardillo Cozzi, e Giovanni Bertoli capimastri muratori e fu approvato dal Consiglio il 28 novembre 1426, obbligandosi il detto Giovanni e i suoi compagni di eseguirlo, al solito prezzo di cinque Fiorini la pertica, "con bona solicitudine pure che el tempo non sia contrario".
p11 Il colonnato che sta verso la Piazza, si vorrebbe dal nostro Durastante Nataluccia far risalire alla seconda metà del secolo XV, cioè all'epoca del Mugnonio, che nella sua Cronica (1448‑1488) scrive: "Crescendo lu palazzu delli Priori tra ista cosa, facevano fatte le volte in piazza et lì di sopra fatta la loggia et acconcio dignissimamente el palazzo delli Priori".
Non nascondo, però, che questa opinione non mi sembra concordare col fatto che nel nostro Archivio esiste una pianta del Palazzo dallo stesso Natalucci creduta dell'anno 1426,b e nella quale si trova delineato anche il portico con le sue colonne; la quale pianta era probabilmente annessa al progetto di Giovanni Paluzzi. A meno che sia erronea l'attribuzione di quel disegno al 1426.
Si potrebbe anche supporre, per conciliare la cosa, che questo progetto venisse condotto a termine soltanto parecchie diecine d'anni dopo che era stato presentato ed approvato.
La facciata del Palazzo era, a quanto scrive lo stesso Natalucci,c "fornita tutta di mattoni, adorna sulla cima con merli". E sarebbe stata per noi una vera fortuna, se nei restauri successivi si fosse conservata la bella architettura di quell'epoca.
Invece nei secoli seguenti, quando si sentì il bisogno di ampliare il Palazzo per comodo p12 "dei Signori superiori" che ci abitavano, si deturpò esteriormente la fabbrica, quantunque si rendesse più comoda all'interno.
E una delle deturpazioni più brutte si commise nel 1590 quando, il 25 marzo, si decretò dal Consiglio che si riattassero e s'imbiancassero le colonne del portico. E nel tempo stesso si proibì a tutti di cuocervi le castagne e di farvi immondizie.
A questa stessa epoca circa, cioè al 1575‑85 rimontano gli stipiti delle finestre, come dalle relative iscrizioni.
La ringhiera di ferro fu fatta nel 1635, ed ai lati di essa si dipingevano le armi del Papa regnante, del Cardinale protettore di Trevi, del Cardinale nipote del Papa o di altro porporato. Le iscrizioni in marmo coi relativi stemmi di varie famiglie, vi furono collocate in occasione di grandi onorificenze accordate a qualche cittadino trevano; o per altri fatti di simile importanza, che qui sarebbe troppo lungo narrare.
Nel 1703 in seguito a terremoti, il Palazzo subì parecchie avarie; e fu allora che si dovettero assicurare con chiavi di ferro le arcate del portico e rinnovare due mezze colonne, con una spesa di 40 Scudi.
Nell'anno seguente 1704 ai 29 di giugno fu dal Priore D. Filippo Renzi, Vicario Foraneo, p13 benedetta la pittura che anche ora vedesi sotto il primo arco del portico, verso la Torre, dove fu dipinta in occasione del trasporto da Lucca a Trevi delle Reliquie dei Santi Vincenzo e Benigno. Per quella benedizione si fece grande allegria. Ma la pittura, che era costata 18 Scudi, quantunque approvata dal Consiglio, fu pagata dai Signori Priori del proprio, perchè non avevano ottenuto l'approvazione dei Superiori, prima di eseguire la deliberazione del Consiglio. Questo, per rimediare, volle dopo il fatto, nuovamente approvare l'operato dei Priori. Ma il Delegato Apostolico di Perugia, Mons. Spinola, non si persuase: e i Signori Priori dovettero pagare la pena della licenza che s'erano presa. Ci fu allora chi propose di cancellare di sotto alla pittura lo stemma del Comune e sostituirvi quello dei Signori Priori. Ma erano stati, pare, rinunziarono anche a questa magra consolazione, perchè lo stemma di Trevi è ancora lì, al suo posto.
Questa, a larghissimi tratti, la storia del Palazzo Comunale nella sua parte esterna. Veniamo ora all'interno.
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Sarebbe troppo difficile, se non addirittura impossibile, fare la storia delle vicende subìte p14 dal nostro Palazzo Comunale, coll'andare dei secoli, specialmente nella sua parte interna. È perciò che mi limiterò ad accennare soltanto le più importanti modificazioni arrecativi, servendomi dei documenti e delle memorie che ho potuto trovare. Credo, prima di tutto, poter asserire con certezza che la disposizione degli ambienti è stata, su per giù sempre la stessa. Un documento importante di ciò, abbiamo nella già ricordata pianta nel Palazzo, creduta dal Natalucci del 1426. Da questa pianta, si può con sicurezza dedurre che il numero e la distribuzione dei vani del Palazzo non hanno subito grandi modificazioni. Soltanto, secondo le esigenze dei tempi, se ne è cambiata talora la destinazione. Così è che i vani a pianterreno, sotto il portico, che prima servivano per botteghe e per la Cancelleria civile, "et altri lochi", come dice la pianta, furono poi, nei secoli seguenti, destinati al Monte di Pieta ed all'Archivio Notarile.
La scala del Palazzo ha sempre occupato il posto attuale, salvo piccole modificazioni. Fu però ricostruita la prima volta nel 1460, come troviamo nelle Riformanze di quell'anno.
La prima sala, che ora trovasi a capo di essa, era, in antico, una loggia aperta, con due archi, sopra il portico verso la piazza, e fu restaurata, se non anche completamente rifatta, p15 nella seconda metà del secolo XV. Venne poi chiusa nel secolo XVI, perchè le acque piovane danneggiavano la volta sottostante.
Il rimanente del primo piano del Palazzo fu anch'esso restaurato nel 1460, perchè si stabilì dovesse servire anche d'alloggio ai Signori Priori "acciò non fossero costretti ad andare per le case dei terrigeni, in pregiudizio del pubblico", come scrive il Natalucci.d
Ed infatti nella pianta, a cui ho accennato più volte, troviamo chiaramente notato il Loco del letto e il Camerino dove ora è la Pinacoteca, cioè a nord‑est del Palazzo. Vicino a questa era la Cancelleria o Segreteria che ora apparisce riunita al vano adiacente, dove in antico era la Cocina, e dove fino a pochi anni fa, è stata la Segreteria. Prima della cucina v'era un altro ambiente, che nella pianta trovasi così indicato: Stanza innanzi alla Cocina, e che ai tempi nostri ha servito per l'Ufficio di Stato Civile, e ora per il vicesegretario.
A destra della sala della Loggia, era la sala d'udienza dei Signori Priori, che nel 1581 fu restaurata e dipinta insieme colla stanza contigua "col guadagno del quatrino a libbra sopra la gabella della carne" che era pagato dall'appaltatore. Le pareti erano ricoperte di corame, e le stanze adorne di mobili, fatti in più volte specialmente nei secoli XV e XVI; e se ora p16 esistessero, sarebbero per noi un vero tesoro, stando alle descrizioni che di essi leggiamo negli Inventarii.
Di fronte alla Loggia era l'aula del Consiglio, ridotta nuovamente a tale uso in questi ultimi anni, dopo essere stata per molto tempo adibita ad uso di Teatro. Questa fu fatta più alta verso il 1582. Nel 1616 si deliberò si soffittasse, facendovi "una pappardellata alla Fiorentina". Era poi dipinta in questa sala l'imagine della Madonna e dei Santi Protettori, per opera di Fabio Angelucci da Mevale, nel 1568. Avanti a queste pitture di cui ora non c'è più traccia, s'accendeva ogni sabato la lampada, per deliberazione consiliare del 4 gennaio 1568.
La parte del Palazzo che sta verso S. Giovanni, fu, come dissi, costruita nel 1426 insieme al Balcone dal quale i Signori Priori ascoltavano la messa nella detta Chiesa. Tra la sala grande del Consiglio e la Torre erano, come ora, quattro vani, per uso dei Signori Priori.
Tutto il Palazzo "con maggiore splendore e disposizione di fabbrica rimarrebbe — dice il Nataluccie — se si fosse ricevuto dall'Eminentissimo Erminio Valenti, conforme gli fu concesso per habitarlo nel tempo dimorava in Trevi durante la sua vita". Infatti il 30 agosto p17 1609 il Consiglio deliberava di concedere al detto Porporato l'uso di quella parte del Palazzo che era destinata per i Signori Priori. Ma il Cardinale non accettò la gentile offerta, perchè preferì andare in casa dei suoi parenti, e così il Palazzo non fu ulteriormente restaurato. Il piano superiore di esso era occupato dall'Archivio e dagli addetti al servizio dei Signori Priori, cioè dal Cuoco e dai Trombetti.
a Durastante Natalucci, Historia universale. . ., pp49‑50 del manoscritto (nell'edizione stampata a cura di Carlo Zenobi, p49); e si noti la differenza — corsivi miei:
Il colonnato alla piazza, destinatogli nel suo principio solamente per la loggia, restò fabbricato nel'età del Mugnonio, dicendo esso (Ann., p50ms., n. 183): "Poi seguitò che essendo lu palazzo delli priori trista cosa, forono facte le volte in piazza et lì di sopra facta la loggia et accuncio dignissimamente el palazzo delli priorj".
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b Probabilmente ib., pp49‑50 (pp48‑49), senza ch'io possa vedervi alcuna menzione della pianta:
Restando alla sopradetta torre unito il palazzo del magistrato, chiamato anticamente del Comune (Ex rif. 1338, f.26) e del popolo (Ex rif. 1372, f.135), indi de' consoli ed anteposti (Ex rif. 1374, f.6), indi de' priori (Mugnonis, ubi supra, n.183 et arch. 3ch. de an. 1699, n.178); di grandezza e bellezza non mediocre; che in parte verso la piazza, è sostenuto da 8 colonne, che, oltre il sostentamento, gli recano altresì maggior vaghezza per la loggia [che] costituiscono al piano della piazza; il quale, guasto dalla tirannide di Corrado Trinci, la comunità risolse rifabbricare, imponendo ai signori priori [che] ogni bimestre ne rifacessero due pertiche (Eadem canc. in riff. an. 1426, f.26 et 1429, f.2) secondo i capitoli (Ex d. rif. 1426, f.25) ed il suo disegno (Arch. 3ch., n.465); sendo stato in varj tempi rifatto e ridotto al modo [che] si vede; mentre la parte unita alla chiesa di S. Giovanni mediante l'archi, gli fu fatta il 1426 e sequente anno (D. canc. in riff. d. an., f.42, 44 et 70 et 1427, f.86).
p49 Il colonnato alla piazza, destinatogli nel suo principio solamente per la loggia, restò fabbricato nel'età del Mugnonio, dicendo esso (Ann., p50ms., n.183): "Poi seguitò che essendo lu palazzo delli priori trista cosa, forono facte le volte in piazza et lì di sopra facta la loggia et accuncio dignissimamente el palazzo delli priorj".
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c Ib., p50 (p49):
Con la facciata fornita tutta di mattoni, adorna nella cima con merli, sulle finestre con pietre lavorate ed armi del Comune (Ex inscriptionibus in eisdem ad ann.***).
❦
d Ib., p51 (p50):
. . . e non vi esiste più il letto ordinatovi il 1460, quando decretossi di farvi la camera per l'alloggio dei signori superiori acciò non fossero stati astretti ad andare per le case de terrigeni in pregiudizio del publico (Canc. com. in rif. d. an., f.247).
❦
e Ib., p52 (p50):
. . . con maggior splendore e disposizione di fabbrica rimarrebbe se si fosse ricivuto da E.mo Valenti, conforme gli fu commisso, per abitarlo quel tempo [che] dimorava in Trevi durante la sua vita (Canc. com. in rif. an. 1609, f.20).
Immagini con bordi conducono ad informazioni: più spesso il bordo più ampie le informazioni. (Dettagli qui.) | ||||||
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Pagina aggiornata: 26 mar 16