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[ da La Torre di Trevi, Anno II N. 20 del 15 ottobre 1899 ]a
Molti lettori, anche trevani, mi hanno più volte domandato l'origine della denominazione di questa via. Voglio dunque soddisfare sommariamente la loro curiosità, giustificata del resto dall'oscura dicitura.
Il Fiscale non è altri che Benedetto Valenti di Trevi, procuratore fiscale sotto diversi pontefici di Roma. Questo ufficio risale, in origine, ai tempi di Augusto quando, per l'esazione dei danari fiscali creò i procuratores Caesaris, che dovevano appunto incaricarsi di tali riscossioni.
Sotto i Pontefici questa carica dovè anche comprendere attribuzioni di polizia. Troviamo infatti nella Vita di Benvenuto Cellini due volte fatta allusione a Benedetto Valenti procuratore fiscale, quando da lui insieme al Governatore di Roma veniva interrogato su certi fatti pei quali avrebbe avuto da fare con la giustizia. A questo proposito è interessante rammentare che il Cellini dice del Valenti: "Il fiscale, che era molto più discreto birro che non era il governatore ecc."
Meno male!
Questo funzionario della Corte Pontificia era nato nel 1484 ai 21 di gennaio, e morì in Roma il 9 luglio 1541. Fu tumulato in Trevi, nella Chiesa di S. Maria delle Lagrime.
Fu Procuratore fiscale sotto i papi Clemente VII e Paolo III. I contemporanei — cosa importante a notarsi — fecero di lui anche vivo grandi elogi.
Nell'Archivio Secreto Vaticano si conservano molti documenti relativi a questo illustre Trevano. Da essi risulta che oltre alla carica di Procuratore Fiscale ne ebbe anche altre di minore importanza. In benemerenza dei servigi resi al Governo fu insignito di titoli onorifici, e di privilegi ricchissimi.
Nello stesso Archivio Vaticano si conserva una Littera passus pro transitu cadaveris Benedicti de Valentibus Fisci Procuratoris, quod Roma Trivium defertur (1552).
Ma il documento più interessante che abbiamo di lui è un suo libro di ricordi, che in originale trovasi nell'Archivio Comunale delle Tre Chiavi. In questo manoscritto Benedetto Valenti, oltre ad annotarvi molti suoi affari privati, ha lasciato memoria di interessanti avvenimenti storici del suo tempo. Fra l'altro parla della venuta a Trevi di diversi pontefici, che furono suoi ospiti, e nell'annotare i principali proventi del suo ufficio narra anche che
"La detta Reverenda Camera del detto Anno 1531 essendo stata justitiata una donna che teniva camera locanda in Borgo, per avere admazzato uno in casa sua et pubblicati tutti soi beni me donò una bellissima cona (icona) in Tavola la quale ò determinato mandarla ad S. Maria delle Lacrime de Trevi in lo mio altare novamente fatto in detta Ecclesia".
Questa tavola rappresentante la deposizione dalla croce è attribuita a Sebastiano del Piombo, contemporaneo del Valenti (1485‑1547). È opera tuttavia non bella. Trasportata una volta nella pinacoteca comunale, è stata ora saviamente rimessa nell'antico suo posto.
Il monumento sepolcrale di questo Valenti è opera pregevole della seconda metà del 500.
a Questo saggio non venne raccolto nel libro; l'ho trascritto direttamente dal numero di La Torre di Trevi.
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