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Le mura
 

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

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e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
La Chiesa
delle Lagrime

 p31  Le porte di Trevi

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 12 del 29 Maggio 1898 ]

In antico erano otto, cioè: la Porta Nova, la Porta del Cassaro, la Porta di S. Flamiano, la Porta dei Cancelli, la Porta del Cieco, la Porta del Lago, la Porta di S. Stefano e la Porta Folle.

Si ha ragione di credere, e Durastante Natalucci lo attesta,​a che la Porta di S. Flamiano, ossia di S. Fabiano, fosse quella che si vede ora murata presso la Chiesa di S. Fabiano sul lato sud‑ovest delle mura castellane, poco distante dall'attuale porta di S. Chiara la quale corrisponde a quella che nei secoli andati, cioè fino al secolo XVII si chiamava la Porta Nova, perchè aperta dopo la chiusura di quella di San Flamiano o Fabiano, la quale dovette abbandonarsi perchè in sito troppo incomodo.

La Porta del Cassaro ora più non esiste. Il suo antico isto era vicino alla porta del Lago  p32 dalla parte sud‑est della Città e precisamente presso al Torrione, ora demolito.

Ai tempi di Durastante Natalucci,​b cioè verso la metà del secolo passato, si vedevano ancora i gangheri e gli stipiti di questa porta fra le prime due botteghe che si trovano sulla sinistra di chi entrava dalla Porta del Lago; botteghe che erano di proprietà del Comune l'una e della famiglia Catasti l'altra. Questa Porta del Cassaro fu demolita nella prima metà del secolo XVI, e in una deliberazione consiliare del 19 febbraio 1534 è detto che il materiale di essa porta si concedesse a quei di S. Lorenzo, per un'altra porta che essi dovevano aprire nel loro Castello.

È incerto dove fosse la Porta di S. Stefano. Il Natalucci crede​c possa essere stata all'arco della Piaggia, poco sotto la Porta del Cieco, oppure all'arco della Salvia sulla via di Piaggia. Ed io credo più probabile possa essere stata in quest'ultimo luogo che più dell'altro è prossimo alla Chiesa di S. Stefano, da cui la porta prendeva il nome.

La Porta Folle, vuole il Natalucci supporre​d sia stata dov'è l'attuale Porta "del Bruscito" o di Santa Croce, all'estremità inferiore delle mura castellane, verso il nord; ma di ciò non è certo il nostro storico, il quale dubita anche possa essere stata questa porta sul lato ovest  p33 delle mura di cinta presso l'imboccatura di via del Fiscale, dove infatti ora vedesi sotto la strada nuova un arco murato. Credo però sia lecito ugualmente supporre che la Porta Folle fosse all'arco della Piaggia. Infatti il 26 dicembre 1395 il Consiglio deliberava di riaprire la Porta di S. Stefano o la Porta Folle. Se per la vicinanza di queste due porte era indifferente riaprire l'una o l'altra e se la Porta di S. Stefano era all'arco della Salvia, mi pare che, molto probabilmente, la Porta Folle possa essere stata all'Arco della Piaggia.

La Porta dei Cancelli era certamente, dice il Natalucci,​e quella che vedesi rimurata sotto l'ingresso principale del Convento di S. Francesco, che chiusa dapprima, fu riaperta nel 1588 per comodo di chi veniva dalla campagna per quella parte, cioè dalla parte di Foligno.

In tempi meno lontani, e precisamente nel secolo XVIII le porte di Trevi erano ridotte a cinque: la Porta del Lago, la Porta del Cieco, la Porta Nova, la Porta di S. Fabiano e quella del Bruscito.

Non si sa come spiegare le denominazioni del Cieco e del Bruscito; o "Borsito" come trovo nelle antiche scritture. Forse era un cognome.

La Porta Nova fu così chiamata perchè aperta dopo tutte le altre nel 1654 ad istanza di alcuni abitanti della Piaggia, a condizione che si  p34 potesse rimuovere ad ogni ordine dei Signori Superiori e che le spesi per il guardiano e per ogni altra cosa fossero a carica di coloro che avevano fatto istanza per l'apertura di detta porta.

La Porta di S. Fabiano si chiamò così per la vicinanza della Chiesa, ora abbandonata, dedicata a quel Santo. Come pure quella del Lago portava questo nome perchè situata presso una specie di lago o palude che era fuori della Città, dove ora è la Piazza del Mercato o Garibaldi; come più avanti dirò.

Nello Statuto trevano alle Rubriche 50 e 51 vi sono alcune disposizioni riguardanti le porte. Si comanda in esse che pro bono et pacifico statu terrae Trevii ogni porta abbia tres serraturae et tres claves sufficientes. Le porte si dovevano chiudere ogni sera, e le tre chiavi dovevano consegnarsi una al Podestà, una ai Priori e l'altra ad uno dei vicini di ciascuna porta. Nè si potevano riaprire se non in presenza di qualcuno degli addetti del Podestà o almeno di uno o due Priori, sotto pena di 10 libre di denaro.

Sopra ogni porta erano gli stemmi della Chiesa, del Comune e anche del Cardinale protettore di Trevi e del Cardinale nepote del Papa.

L'arme della Chiesa vi si dovè mettere in  p35 seguito ad un'ordinanza del Cardinale Egidio Albornoz del 1359, che allora reggeva il Ducato di Spoleto.

Oltre agli stemmi, ogni porta era ornata con pitture di Madonne e di Santi, che il Camerlengo del Comune, secondo lo Statuto, doveva far restaurare, sotto pena di 100 soldi. Il Podestà doveva interessarsi della cosa, pena 50 libre di denaro da ritenersi sul suo stipendio. Quasi tutte le porte avevano i loro guardiani che abitavano nelle rispettive guardiole.

Fino al 1910 le porte della Città erano sette, essendosi aggiunte in quest'ultima metà del secolo la Porta Pia, sulla Piazza Garibaldi, e la Porta della Strada Nuova, fra l'antica Porta del Cieco e l'Arco della Piaggia.


Note di Thayer:

a Durastante Natalucci, Historia universale. . ., p40 del manoscritto (nell'edizione stampata a cura di Carlo Zenobi, p42):

Altra porta, al'ultimo della Piaggia, chiamata di S. Fabiano e di S. Flamiano ancora ne' tempi antichi (Canc. com., in rif. 1736, f.26 et seq.) dalla vicina chiesa di simil nome, la quale il 1434 venne risoluto si agiustasse in modo [che] fosse commoda per l'ingresso delle bestie (Ex rif. d. an. f.113 et 114); più volte si è ritrovata ardere anche a' tempi nostri (D. canc., lib. cameriat. ann. 1––– et 1––) quando veniva serrata; ed ha sopra il torrone fattovi il 1540 all'uguaglianza delle mura (Eadem canc. in rif. d. an., f.90); con la stanza per la guardia ordinatavi (Ex rif. 1441, f.78 et 82) e l'arco avanti per antiporta e suo maggior riguardo.

e p41 (p43):

. . . congetturandosi [che] la porta di S. Flamiano (Ex rif. 1378, f.99) fosse la stessa di S. Fabiano, ma in sito alquanto distante dalla presente, cioè dove ora vedesi la porta rimurata d'incontro alla chiesa, come un sito assai incomodo, correttamente si denominasse di S. Flamiano . . .

b Ib., p41 (p43):

. . . la Porta del Cassaro fosse quella contigua al torrone presso l'imagine della Madonna vicino alle cisterne, che disfecesi circa il 1534 (D. canc. in rif. d. an., f.184); ed era una porta posta nelle retromura, le quali si guastarono, secondo sopra si disse, sendosi i suoi gangani e stipiti sino a' tempi nostri osservati fra le botteghe della comunità e della famiglia Catasti . . .

c Ib., p41 (p43):

. . . la porta Stephiº fosse dove ora dicesi l'arco della Piaggia, presso la porta del Cieco, o vero dove è l'altro arco chiamato della Salvia, per essere ambedui non lontani dalla Chiesa di S. Stefano . . .

d Ib., pp41‑42 (p43):

. . . e la Porta Folle fosse la porta ora detta del Borsito, la quale i tempi antichi con tal nome non si trova nominata (Canc. com. in rif. 1376, f.26 et seq.), ravvisandosi al'an. 1395 la preposizione fatta in Consiglio per il riaprimento della Porta Folle (Ex rif. d. an., f.162); o vero fosse l'altra piccola porta che sta chiusa  p42 alle antiche mura castellane di rimpetto alla casa del sig. Alfonso Valenti, poco sotto alla Porta del Fiscale. . . .

e Ib., p42 (p43):

Sendo stata certamente la Porta Cancelli quella [che] vedesi rimurata sotto l'ingresso principale del convento di S. Francesco; la quale il 1588 tentossi di riaprire per comodità del territorio (Ex rif. d. an., f.287) e si dismurò [or] sono per certo scavo, permettendolo il Comune e la R. C. (Canc. com. in lib. inst. 1620).


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Pagina aggiornata: 26 mar 16