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Una sera di novembre del 1898 una comitiva di amici era riunita a cena nell'unica — allora — trattoria di Trevi.
C'erano — il ricordo è vivo e grato — Mons. don Giuseppe Agostini, priore di S. Emiliano; il cav. Dario Orsini, Segretario della Congregazione di Carità; il dottor Arnaldo Arredi, veterinario comunale — tutti tre, purtroppo, ora defunti! — il cav. dottor Ugo Bàrtali, medico condotto; il dottor Lamberto Angeloni, laureato in quel giorni; il cav. Vincenzo Fontana, allora studente di Farmacia (noto che tutte le onorificenze di cui sopra, sono venute dopo . . . .); il prof. don Oreste Grifoni; il signor Odoardo Simoncelli, ora Giudice conciliatore, e il sottoscritto.
Discorrendo allegramente di Trevi e del suo Municipio si venne, poco alla volta, alla conclusione che i criteri amministrativi d'allora erano p. x alquanto antiquati, e che un soffio di modernità ben intesa avrebbe dovuto rianimare gli spiriti.
Si credette che per raggiungere lo scopo fosse utile la pubblicazione di un giornaletto locale. Grandi applausi a questa idea che — ricordo — fu lanciata dal compianto amico mons. Agostini. Era presente, come ho detto, il cav. Dario Orsini, proprietario anche della locale "Tipografia economica". Esso accettò subito di pubblicare — almeno in via di prova — il nascituro periodico.
— E il titolo? . . . . — domandavamo tutti. Si discussero le solite "Vedette", le solite "Scintille" e l'immancabile "Clitunno". Ma nessuno di questi titoli incontrò il nostro gusto.
— Chiamiamolo "La Torre di Trevi", dise infine il buon Priore Agostini. Lì c'è tutto . . . .
E . . . . "La Torre di Trevi" fu!a
Seduta stante si aprì la sottoscrizione per raccogliere i mezzi necessari. Non furono milioni, si sa! . . . .
E poi si costituì la redazione. Vollero — bontà loro — che il Direttore fossi io. Accettai, non so perchè; fosse per vedere come sarebbe andata a finire. . . .
Gli altri ebbero od assunsero volontariamente i loro incarichi dividendosi il lavoro e gli argomenti. E, perchè tutto fosse ben intonato con l'ambiente, si fece la distribuzione dei pseudonimi.
p. xi E così avemmo: La Torre — La Campana — Il Merlo, sotto i quali nomi ero io che — "trisulca lingua" — scrivevo o di cose amministrative — o di argomenti d'indole locale in genere con l'intestazione solenne: "La Campana della Torre agli abitanti di Trevi e dintorni, salute!" o commentavo allegramente qualche fatto del giorno. Dicono che il pubblico si divertisse abbastanza, senza che alcuno se ne potesse avere a male.
E poi "Il Batocchio" che era l'amico Fontana, scriveva con chiarezza e vivacità vivacità articoli incisivi ed efficaci sulle più interessanti questioni municipali.
"La Corda" fu il dottor Angeloni che ai Consiglieri comunali diede, in una serie di articoli, chiari ed amichevoli . . . consigli sulla loro vera missione.
Sotto le vesti del "Campanaro" e de "l'Orologio", faceva la cronaca cittadina e i resoconti delle sedute consiliari Odoardo Simoncelli. Inutile dire esso — "reporter" nato e sputato e antico . . . parlamentare — adempieva il suo compito con spirito e con cognizione di causa.
E finalmente non mancava "Il Passero solitario"! Ed era il prof. Grifoni che, così battezzato, scriveva in appendice per lo più di cose letterarie.
Questo era — dirò così — lo stato maggiore e il grosso della redazione. C'erano poi le truppe sussidiarie che, alle volte, eravamo noi stessi.
p. xii Così Fontana pubblicava versi e novelle; io scrivevo, firmando "Agricola" su temi che riguardavano l'agricoltura locale.
Il compianto dottor Arredi — tanto buono, quanto bravo — svolgeva argomenti zootecnici. Si firmava "Lo stravagante", perchè credeva d'esserlo sul serio, mentre era di una gentilezza di sentimenti finissima. Talvolta firmava anche "Sor Bernardo" perchè i cittadini storpiavano così il vero nome "Arnaldo".
Il "Dottor novo" era il dottor Bàrtali, che scriveva d'igiene, in forma facile e piana.
E — finalmente — c'era "Il Topo dell'Archivio"; ed ero io che sotto questa zoologica qualifica pubblicavo di tanto in tanto le "Curiosità storiche trevane", che ora — dopo un quarto di secolo! — tornano alla luce.
Ed eccovi così narrata l'origine prima di questo libretto, che non è — e lo vedrete — nè una storia di Trevi, nè una serie di argomenti connessi tra loro. Sono spigolature di cose e vicende della nostra Trevi, raccolte — posso dirlo con sincerità — con molta pazienza e molta cura. Tutto ciò che scrivevo è basato su documenti autentici, da me trovati, o controllati nel nostro Archivio storico comunale, detto "delle 3 chiavi".
È un primo modestissimo saggio di studii di storia trevana, scritto in forma facile e piana, adatta per tutti. Onde è che manca in queste p. xiii paginette qualunque sfoggio di erudizione a buon mercato; come il testo non è che rarissime volte interrotto da note, che potevano essere necessarie, per dare indicazioni di documenti o di libri consultati.b
Sono pagine scritte per il popolo, più che altro, e per far nascere nei nostri concittadini l'amore per le memorie della cara Trevi, per la quale tutti i suoi figli — vicini e lontani — sentono affetto o nostalgico rimpianto. E tutti nutriamo nel cuore vivissima la speranza che a sempre nuove fortune ascenda o ritorni il nostro Comune che ha — come tanti altri — di esso più antichi e più grandi, una storia che a noi, ultimi venuti nei secoli, è veramente maestra di saggezza amministrativa, di amore nel "natìo loco" sinceramente sentito e con fierezza praticato.
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* *
Dopo quanto ho detto fin qui, è chiaro che il giornaletto "La Torre di Trevi" entra a far parte delle "Curiosità storiche" . . . . Era la prima volta nei secoli che a Trevi si scriveva un periodico. Il pubblico lo accolse con favore: noi dedicammo ad esso le nostre fatiche con grande entusiasmo. Procurammo di tenerne sempre alta e dignitosa l'intonazione; non attaccammo mai le persone, ma solo criticammo la loro opera amministrativa. p. xiv Molte di esse sono, purtroppo, rapidamente, una dopo l'altra sparite; ed a loro pensiamo ora col rispetto che si deve ai morti, come prima li trattammo con la cortesia lealtà che si deve ai vivi.
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* *
"La Torre di Trevi", dunque, primo e — finora — ultimo periodico che i sia pubblicato a Trevi, visse due soli anni. Una parte della redazione si sbandò, e gli altri, rimasti in troppo pochi, non poterono continuare. Risorse e scomparve qualche anno dopo, con altri elementi, ma con uguale programma. Inutile dire che bibliograficamente, la collezione completa de "La Torre di Trevi" rappresenta ora una rarità. . . . Ce ne sono — che io sappia — due sole copie . . . . in tutto il mondo!
Aggiungo che solo il primo Numero fu stampato a Trevi dalla "Tipografia economica". Poi continuò a stamparsi da "Tipografia Salvati" in Foligno, in veste assai decorosa. Onde, nell'insieme, era qualificato tra i migliori periodici della Provincia; bontà del pubblico, s'intende. . . . Ora tuttociò appartienne alla storia quasi antica. . . . Il mondo cammina; gli uomini invecchiano. . . . Soltanto la Trevi nostra deve continuare a vivere e progredire. E per questo p. xv istituimmo nel settembre 1921 una "Società di storia e di cultura popolare", che tra gli altri suoi scopi avrebbe anche quello di formare, con pubblicazioni originali, una "Piccola Biblioteca storica trevana".
Questo libretto è il primo modestissimo saggio. Dipende dal pubblico la continuazione della serie.
La nostra buona volontà ci sia di scusa; il suo favore d'incoraggiamento.
Tommaso Valenti.
a Dei 49 numeri pubblicati di questo periodico quindicinale negli anni 1898‑1899, 47 sono accessibili in Rete sotto forma di PDF, sul sito ProTrevi.
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b Poichè questa mia trascrizione in Rete mira ad un pubblico diverso e molto più ampio, e utilizza mezzi insospettati un secolo fa, mi sono permesso di aggiungerne altre, fra cui specialmente i riferimenti al libro del Natalucci.
Immagini con bordi conducono ad informazioni: più spesso il bordo più ampie le informazioni. (Dettagli qui.) | ||||||
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Pagina aggiornata: 26 mar 16