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La torre
di Matigge

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore, vi prego di farmelo sapere!

seguente:

[ALT dell'immagine: (collegamento alla parte seguente)]
Uno storico
di Trevi

 p71  Tre chiese devastate

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 19 del 8 Settembre 1898 ]

Negli anni dal 1890 al 1900 fu lamentata vivamente dai Trevani l'opera sconsigliata di taluni che, senza sapere il danno che arrecavano all'arte e alla storia trevana, demolirono o gravemente danneggiarono tre antichissime Chiese di Trevi.

Non vorrei rinnovare le piaghe; ma è bene che si sappia l'importanza di quei monumenti.

La Chiesa di S. Fabiano sorgeva ai piedi della Piaggia sulla via che prende il nome dal Santo, presso la porta detta ora di Santa Chiara e in antico di S. Fabiano.

Era la Chiesa più antica di Trevi, dopo quella di Sant'Emiliano. La sua costruzione credo si possa, senza errare di molto, far rimontare a più di mille anni fa, come si può arguire dal piccolo fregio romanico che coronava l'arco della porta, ora collocato sopra la  p72 porta della sacrestia di Santa Croce, composto di una elegante greca, che termina ai lati con due bassorilievi, rappresentati animali simbolici.

La Chiesa nell'interno era divisa in tre navate di non piccola mole, e tutta costruita in pietra lavorata, sulla quale, in tempi assai posteriori alla primitiva costruzione, si distese un intonaco di calce, ricoperto poi di affreschi non disprezzabili in origine: ma ora, per le ingiurie dei tempi e degli uomini, ridotti del tutto invisibili. Dalle poche tracce che ne restavano fino a venticinque anni fa si poteva dedurre, da chi non sia assolutamente profano, la loro importanza per la storia dell'arte a Trevi.

Le infiltrazioni di acque dal soprastante suolo stradale sono state quelle che maggiormente hanno danneggiato l'edificio, che per questo motivo era stato, fino dal secolo passato, lasciato in un deplorevole abbandono.

In antico era Chiesa priorale, ed una volta dipendeva dai Monaci Celestini della Congregazione di Fonte Avellana, di cui l'Abate commendatario aveva il diritto di conferire il priorato fino a quando Gregorio XIII, Boncompagni,​a unì questa Abbazia al Collegio Germanico di Roma. D'allora in poi la collazione del priorato di S. Fabiano fu di spettanza della Dateria Apostolica.

 p73  I Priori nelle processioni avevano la precedenza sui Canonici di Sant'Emiliano, e fra gl'investiti di quella dignità furono: Giacomo Bonarelli di Ancona, Romolo Valenti, Quinto Valenti, Tullio Petroni, Giovanni Paolelli, Crispoldo Paolelli, Filippo Amici, Girolamo Antonini e Antonio Benedetti.

Il patrimonio annesso al priorato era di Scudi 654 e fu il 1676 annesso al patrimonio della Chiesa di Santa Maria in Sion, detta la Chiesa Nuova, affidata ai Padri Filippini. In seguito, quando cioè la Chiesa di Santa Croce divenne parrocchiale, furono devolute al nuovo priorato le sostanze delle antiche Chiese.

La Chiesa della Fraternita, detta in antico la Chiesa della Balìa di Piaggia, era dedicata alla Madonna e sorgeva non lontano dalla Chiesa di Santa Croce. La sua costruzione, per quanto si può arguire dai miseri avanzi che ne restano, risaliva probabilmente al secolo XIIIXIV. Era la sede di una Confraternita poco fornita, però, di beni. E questi consistevano in alcune case, il reddito delle quali doveva servire per la celebrazione di dieci Messe all'anno in quella Chiesa.

Notevole la costruzione solida dei muri, in pietra concia.

La Chiesa di S. Costanzo sorgeva nella parte sud‑est del colle di Trevi, e precisamente nella  p74 località detta "la Costarella". Durastante Natalucci la dice​b "antichissima di sua struttura, con volta e con un solo altare; la quale è fornita al di fuori con pietre quadre". Era anch'essa Chiesa parrocchiale: e lo fu sino al 1573, quando venne ceduta al Capitolo di Santo Emiliano.

I Canonici d'allora, adducendo la esiguità dei loro assegni, fecero istanza al Vescovo di Spoleto, che era Fulvio Orsini, affinchè volesse concedere a loro la Chiesa di S. Costanzo con le relative sue rendite.

Esiste infatti nell'Archivio di Sant'Emiliano un editto di quel Vescovo in data 20 novembre 1573, col quale si accorda ai Canonici di quel Capitolo, quanto essi domandavano, a patto che restasse a loro carica la manutenzione del Chiesa di S. Costanzo, e che mandassero al Vescovo per la Festa dell'Assunta una certa quantità di cera.

Queste, in brevi cenni, le notizie storiche più salienti che ho potuto rintracciare intorno a queste tre Chiese ormai devastate.

Delle ultime due non restano in piedi che le mura esterne, e non tutte. Quella della Fraternita è stata ridotta a vivaio d'olivi, quella di S. Costanzo a serbatoio d'acqua.

La Chiesa poi di S. Fabiano che conserva ancora il suo tetto, è in deplorevole abbandono,  p75 e dal suo interno fu asportata una grande quantità di pietre con gravissimo danno della costruzione. Pur troppo nessuno potè impedire questi danni irreparabili, compiuti proprio in questi tempi di lodevole risveglio dell'amore per tutto ciò che interessa l'arte e la storia di ogni angolo più remoto d'Italia. Ma ogni rimpianto è inutile. Però il passato c'insegni ad essere più gelosi custodi dei nostri tesori artistici, e impariamo tutti al apprezzarli e ad ammirarli.


Note di Thayer:

a L'edizione stampata reca Ludovisi, ma l'autore stesso ha corretto l'errore a mano.

b Durastante Natalucci, Historia universale. . ., p514 del manoscritto (nell'edizione stampata a cura di Carlo Zenobi, pp357‑358).


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