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Tre chiese
devastate

Questa pagina riproduce una parte di

Curiosità storiche trevane

di
Tommaso Valenti

pubblicato da F. Campitelli, editore,
Foligno, 1922

Il testo è nel pubblico dominio.

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seguente:

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Banditi
e ladri

 p77  Uno storico di Trevi

[ da La Torre di Trevi, Anno I N. 20 del 18 Settembre 1898 ]

I lettori hanno sentito, fino dalle prime pagine di questo libretto rammentare il nome di Durastante Natalucci. Sono quindi certo di far cosa gradita a loro dando qualche notizia di questo nostro benemerito concittadino, che di Trevi e della sua Storia fu così teneramente innamorato.

I genitori di Durastante furono Giuseppe Natalucci e Maria Piccini. Esso nacque il 17 settembre 1687, di mercoledì, in casa Piccini alle Picciche, frazione del Comune di Trevi, mentre sua madre tornava da Montefalco, dove erasi recata in devoto pellegrinaggio alla tomba della Beata Chiara.

Il neonato si chiamò Durastante, Tommaso, Francesco, Emiliano.

A soli sette anni, per la morte di un suo zio prete, ebbe dal Papa Innocenzo XII il beneficio  p78 ecclesiastico del SS. Crocifisso di patronato della famiglia Natalucci. E fu in questa occasione che Durastante fu annoverato fra i chierici, ed ebbe la prima tonsura. Rimase in Trevi fino al 1704, quando fu dai suoi mandato a Spoleto per studiare presso i Padri Gesuiti.

Da Spoleto passò a Roma nel 1709 per gli studii legali.

Esso però non si contentò delle aride speculazioni giuridiche, e volle, seguendo la sua naturale inclinazione, studiare profondamente la storia e le altre scienze affini, aiutato in ciò da Monsignor Cremona Valdieri e da Monsignor Ansaldi. Di lì a non molto, ammalatasi gravemente la madre sua, dovè far ritorno in Trevi. E d'allora in poi tutta la sua attività e la sua intelligenza furono completamente assorbite dalle cure domestiche e dagli studi di storia trevana. Con una oculata amministrazione aumentò notevolmente il patrimonio di famiglia. Il Paese profittò ampiamente dell'opera sua e fu nel 1726 eletto avvocato del Comune. In seguito fu anche magistrato del Consiglio. E negli anni seguiti coprì anche altre cariche pubbliche non meno importanti. Riordinò l'Archivio comunale e tutti gli altri esistenti a Trevi, sia presso le pubbliche amministrazioni che presso i privati. Con la sua mente illuminata e la saggia prudenza sua,  p79 aiutò a risorgere molte famiglie cadute in basso stato. Giunse fino all'eta di 60 anni senza ammogliarsi. Ma il 1747 si decise per il matrimonio e si fidanzò con la nobile donna signora Elena di Francesco Ridolfi di Spoleto.

Accadde però che poco dopo la promessa di matrimonio Durastante rimanesse completamente cieco, a cagione, senza dubbio, dell'eccessiva fatica da lui patita nel leggere e nel decifrare le numerose e difficilissime scritture antiche sulle quali è basata la sua Storia di Trevi.

Quindi, per questa sventura sopravvenutagli, voleva esso sciogliersi dall'impegno assunto verso la promessa sposa. Essa però non volle rinunziare alla parola data e fu lieta di diventare la fedele compagna dell'illustre Uomo, che il 21 novembre 1747 la sposava solennemente.

Da questo matrimonio nacquero due figli Giuseppe e Maria, più un altro che morì non appena battezzato.

Durastante, privo della vista, e perciò anche della dolce occupazione dello studio, visse ancora venticinque anni, giacchè morì in Trevi il 22 maggio 1772.

Ma un prezioso ricordo di sè lasciò alla sua famiglia ed alla Patria questo infaticabile studioso. Tornato, come ho detto, in Trevi per la malattia della mamma, si diede subito alle  p80 ricerche storiche cittadine. E il faticoso lavoro continuò per oltre venti anni, giacchè compì l'opera sua nel 1744.

Eccone il titolo: Historia universale — dello Stato temporale ed ecclesiastico​a — di Trevi — anticamente città oggi terra non oscura dell'Umbria — di Durastante Natalucci — Divisa in quattro parti — Contenente la prima la descrizione di essa Trevi — del territorio suo la seconda — la terza il dominio e governo della medesima — e l'ultima la notizia delli habitatori, degli uomini e delle sue famiglie — Tomo unico — 1745.

Il volume in‑8o grande, conta 1233 pagine, di discreta calligrafia e di non difficile lettura. Lascia forse a desiderare sotto l'aspetto letterario, ma è difetto trascurabile.

È poi degno di particolare ammirazione lo scrupoloso sistema critico da Durastante seguito nella compilazione di quest'opera; in essa, infatti, ogni benchè minimo particolare è confermato da documenti. Forse fu talvolta il Natalucci tratto in errore sull'autenticità di qualche fonte storica.

Per raccogliere questi documenti Durastante consultò 9 archivi di Roma; quelli di Spoleto, di Foligno e di Todi; 38 di Trevi — 16 cancellerie di cui 12 fuori di Trevi — molte segreterie di città vicine — le scritture delle UniversitàBalìe — quelle delle principali famiglie  p81 di Trevi — i proto­colli di 68 Notari Trevani e di altrettanti forestieri — e finalmente 240 opere stampate e 54 manoscritte.

È inutile dopo questo elenco, che io mi perda a dimostrare l'importanza dell'opera del Natalucci, la quale è preziosa anche perchè ci ha conservato la memoria di molti documenti ora distrutti, quali sono quelli dei Monasteri di Bovara, di S. Francesco e della Madonna delle Lagrime, gli archivi dei quali andarono dispersi e quasi completamente distrutti al tempo della demaniazione francese.

Oltre alla Storia di Trevi ilº Durastante compilò una storia documentata della sua famiglia, e fu parimenti esso che redasse il testo della relazione della visita di Monsignor Lascaris Vescovo di Spoleto. Questo lavoro che ha servito di base per tutti gli altri dello stesso genere, è anche ora con grande interesse consultato dal Clero della Diocesi spoletina, come fonte autorevole di notizie storiche e giuridiche.

È stato dunque Durastante Natalucci uno dei cittadini più benemeriti che abbia avuto la nostra Trevi. Che se in ogni Città, in ogni Comune sorgesse un suo imitatore, la storia della nostra bella Italia sarebbe fondata definitivamente sulle più solide basi.

Ed io che dell'opera di Durastante mi servo  p82 di guida per raccogliere le notizie storiche vado pubblicando, devo rendere qui pubbliche grazie al cortesissimo signor Giuseppe Natalucci, discendente dell'illustre Uomo, che con squisita bontà ha voluto mettere sempre a mia disposizione il prezioso codice.


Nota di Thayer:

a Il titolo del libro del Natalucci, perlomeno nell'edizione accuratissima pubblicatane da Carlo Zenobi nel 1985 — la prima stampa del manoscritto e finora l'unica — reca eclesiastico.


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Pagina aggiornata: 10 mag 16