Sono Luciano il figlio della sora Fernanda,
gli amici mi chiamavone Lucianone
perché ero . . . robusto,
ma dovevano poi sopportare
i miei scherzi, le "battute" e le mie prese in giro.
Studiavo, ma . . . più che i libri
studiavo, con Brizio, Sergio, Peppino,
come diventare grande alla svelta:
le prime sigarette, il biliardo, le ragazze . . .
Dal bar Pazzi tenevamo "sottocchio"
le sarte che venivano dal corso e le ricamatrici
che venivano dalla Piaggiola . . .
Dalla "picionara" del Teacine ridevamo
delle coppiette . . .
Tutto per stare allegri . . .
Adriana, perdonami per ieri sera:
ti ho tormentato al cinema perché avevi fatto
la permanente:
"Ciarabelli . . . riccioli belli".
Adesso niente allegria . . .
Stamattina tutto è finito . . .
Potevo correre anch'io verso il mercato e salvarmi.
Ma la mamma era in casa . . . da sola:
dovevo cercarla, aiutarla.
Sono rimasto lì sulle scale,
finito dentro l'impastatrice del forno dello zio Quadrio.