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Gli animali del Borgo

Questa pagina riproduce una parte di
Voci della Memoria

dalla
Classe 3°E della Scuola Media di Umbertide

stampato dalla Rilegatoria Varzi
a Città di Castello
2002

Il testo è © Comune di Umbertide,
tutti diritti riservati;
riprodotto qui per il gentile permesso
del Comune.
Le eventuali foto a colori sono © William P. Thayer.

Questa pagina è stata attentamente riletta
e la credo senza errori.
Ciò nonostante, se vi trovate un errore,
vi prego di farmelo sapere!

[vuoto]

 p52  Postfazione

Il lavoro che i ragazzi della 3°e hanno realizzato è nato come espansione di un corso didattico della storia di Umbertide sviluppatosi negli anni scorsi e finalizzato alla conoscenza di "fatti" storici accaduti nella città.

Anche il bombardamento, avvenuto il 25 Aprile 1944, era stato ricordato come momento importante, significativo della vita umbertidese e, in particolare, proprio in questi tempi di guerra e di bombe "intelligenti", come testimonianza tragica che l'intelligenza e la guerra non possono stare insieme.

Avevamo ricostruito, leggendo i documenti, come avvenne il bombardamento; eravamo andati in piazza a cercare, tra le auto in sosta, le tracce e i profili delle case del borgo scomparso; attraverso vecchie foto avevamo tentato di "rivedere" la piazza, San Giovanni, il corso come erano quando c'erano l'arco di Fiordo, l'arco di via Mancini e le botteghe artigiane.

Ma oltre non eravamo andati. Colpevolmente, lo ammetto, c'eravamo soffermati a riflettere sui "70 caduti di S. Giovanni", sulla forza violenta e tragica del numero rispetto alla piccola comunità, sull'importanza di non dimenticare che furono vittime innocenti di un atto terribile preparato con l'intenzione "buona" di tagliare strade e ponti al nemico in fuga . . .

Oggi posso dire che l'aver aderito all'invito rivolto alla scuola dal "Comitato Cittadino per la Memoria" mi ha messo nella condizione di riproporre "il bombardamento" in un modo assolutamente impensato.

 p53  La richiesta di ricercare, attraverso l'aiuto dei testimoni di quel tempo, informazioni e aneddoti riguardanti il carattere, l'aspetto fisico, le relazioni col paese, insomma la vita di ciascuna vittima, per poterne ricostruire e delineare un profilo-ritratto "vero", mi ha dato l'occasione per reimpostare tutto il lavoro fino ad allora svolto.

Abbiamo così avviato e portato a termine un'esperienza bellissima in cui ci siamo ritrovati ad operare con passione, coinvolgimento ed emozione continui, alunni, testimoni, genitori dei ragazzi e insegnante.

Da quel momento le vittime del 25 Aprile non dovevano più essere "i 70 di San Giovanni", ma dovevamo restituire a ciascuno una memoria individuale.

Qui occorre sottolineare il lavoro dei ragazzi. Immediata è stata la loro risposta-proposta alla richiesta dell'insegnante: "Prof, solo la poesia può aiutarci a ricostruire voci e volti sul filo della memoria", "ci vorrebbe una poesia-racconto, modello 'Spoon River' " hanno detto ispirandosi a un testo conosciuto, studiato e, soprattutto, amato.

Sono diventati protagonisti assoluti di questo "compito" del quale hanno compreso subito lo spirito.

Così è nata l'idea di far parlare ciascuna vittima di sé, di farle ricordare momenti della propria vita e, solo per quell'ultimo istante, ci siamo permessi di "inventare" noi un pensiero, una situazione questo più somigliante possibile alle testimonianze raccolte.

La "nuova" ricerca è partita . . .

Mario Tosti ci ha messo a disposizione tutto il materiale da lui documentato in precedenti pubblicazioni; noi abbiamo raccolto ulteriori informazioni coinvolgendo le persone che si sono rese disponibili a fornirci le loro  p54 sorprendentemente vive memorie, sia in incontri a scuola, sia riferendole all'insegnante perché riproponesse in classe quanto ricordavano di quel giorno e di ciascuna delle persone coinvolte nella tragedia. Il tavolo di lavoro si è arricchito, giorno per giorno, di appunti e fotografie; dolci e affettuosi ricordi e lacrime e frasi spezzate . . .

Ogni giorno di più si accresceva la nostra conoscenza, non solo delle persone, ma di un intero piccolo mondo tanto diverso per relazioni e per abitudini di vita da quello di oggi. (Per i ragazzi è stato sorprendente accorgersi di quanto fosse viva nella memoria dei testimoni una quotidianità tanto semplice, ma tanto ricca da essere sentita, ancora adesso, migliore di quella attuale). Ad ogni incontro di lavoro sembrava che la classe aumentasse di numero: Galeno, la Gina, Peppinno Pierini, la Bengazina, la Giovannina diventavano nomi sempre più familiari e a volte sui loro "ritratti" si creavano persino delle discussioni. Quando si trattava di scegliere tra i testi prodotti, ogni ragazzo riteneva di aver interpretato al meglio le testimonianze e, quindi, di aver "reso" più autenticamente la persona descritta. Non solo, ma sono diventati "alunni" della classe la Giulia, Franco, la Lea, Gigetto, e tutti quelli che hanno saputo con le loro voci ricreare le atmosfere di quel tempo.

Attraverso i ricordi dei sopravvissuti, San Giovanni riprendeva vita ed era come se tutte le persone fossero lì con noi, a raccontarsi in prima persona e, più si parlava di loro, più i ritratti venivano spontanei . . .

Se sono diventati poesia non lo sappiamo, né forse volevamo che lo diventassero. Volevamo, questo sì, che le nostre parole rievocassero memorie precise in chi aveva conosciuto le persone e i fatti di allora.

 p55  L'esperienza vissuta in Piazza 25 Aprile, la sera della Commemorazione delle vittime del bombardamento, ci dice che fose abbiamo colto nel segno.

Mentre i ragazzi leggevano, all'interno della trama storica di Mario Tosti, i ritratti delle persone coinvolte, molti dei presenti, coi loro commenti, facevano intendere di "riconoscere" fatti, situazioni, consuetudini.

L'abbraccio dei testimoni-parenti ai ragazzi che, emozionati, scendevano dal palco, quello davvero può essere considerato un premio che neanche i poeti veri hanno spesso raccolto.

Mariella Migliorati
Ins. di Lettere — Classe 3ˆE


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Pagina aggiornata: 19 set 07