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Ed eccoci in Piazza Umberto I; eccoci a quello che potrebbe chiamarsi il centro artistico di Bevagna, formato da alcuni monumenti degni della massima considerazione. — Cominceremo per ordine dalla chiesa e dal convento dei SS. Domenico e Giacomo, dove sorgeva la chiesa di S. Giorgio, che nel 1291 fu ceduta dal Comune p74 al b. Giacomo Bianconi pel suo convento domenicano, e circa un secolo dopo la sua morte gli s'intitolò, incorporandola all'attuale, rimodernata nel 1736. — Il portale maggiore è ogivale, ma con un architrave fregiato di un mascheroncino e di due agili volute di gusto classico. Ad altri questo portale è sembrato del secolo XIV; ma se, oltre al già detto, si consideri che le nuove forme artistiche, come tante altre cose, penetrano quasi sempre con notevole ritardo nei paesi piccoli e fuor di mano, io invece lo farei del secolo successivo, e credo di trovarne la prova nelle sue antiche e mal ridotte imposte di legno (ora in una stanza del convento), rozzamente lavorate a tarsia, e scompartite a molti compassi, nel primo e secondo dei quali, cominciando dall'alto, a sinistra si leggono le date 147º (?) e 1492. Nella lunetta un malconcio affresco con caratteri senesi, che erano però comuni anche nell'Umbria, figura la Madonna in seggio col bambino, adorata da angeli e santi. — Nell'interno, a sinistra dell'ingresso principale, è addossata al muro un'arca marmorea, di poco fine lavoro, dove fu riposto nel 1302 il corpo del b. Giacomo, a cui però si dice che fosse donata "per la fabbrica del convento" da un contadino che per caso l'aveva trovata sotto terra in un uliveto; nel qual caso bisognerebbe supporre, contrariamente a quel che scrivono i Bollandisti, che allora fosse grezza e poi scolpita apposta dopo il 1301, perchè nel mezzo la targhetta di forma medievale, con tre bicchieri, deve alludere al noto miracolo del beato, seppure essa non sia (che non pare) un'aggiunta, o non abbia dato origine essa stessa al racconto del miracolo. — Fra le cose di minor pregio ricorderò la parte superiore d'un vecchio affresco rappresentante l'Annunziazione, nella parete sopra la detta arca, e, nelle due pareti laterali, due piccoli monumenti, di quelli che il Sansovino chiama "sepolcri in aria", cioè incastrati nel muro, in alto: uno del medico Properzio Antici (1596), l'altro del giureconsulto Vincenzo Antici (1552), e due statue di legno, ne' due altari laterali: a destra il Crocifisso, a sinistra la Madonna col bambino, opere forse d'arte monastica, che si dicono acquistate dal b. Giacomo, a Perugia, ma sono invece posteriori. In sagrestia, rimpetto all'uscio, una tela a olio col Crocifisso che dalla ferita del costato spruzza di sangue il petto e le mani del b. Giacomo, firmata da G. Batt. Pacetti di Città di Castello (1642). — Contiguo alla chiesa è il convento che il detto b. Giacomo Bianconi fondò nel 1271, dov'erano già grandiose Terme, di cui, oltre gli avanzi nascosti in una cantina, altri se ne vedono ancora nell'orto attiguo in forma di nicchie, col solito rivestimento a strati di laterizio e di reticolato. — Ma il chiostro fu eretto nel 1629‑32, e decorato nelle lunette con ventisei fatti della vita del b. Giacomo (1640‑1), ora in gran parte guasti e non del Gagliardi, a cui qualcuno li ha attribuiti, si bene dello stesso Pacetti, detto lo Sguazzino, come ci viene assicurato dalla perfetta somiglianza di una di queste lunette con la tela di lui già ricordata, e dal fatto che furono commesse da un priore di Città di Castello, e dalla testimonianza di un biografo degli artisti castellani. — In una piccola stanza poco illuminata, che dà su questo chiostro, è un affresco del Camassei, rappresentante la Cena di s. Domenico coi suoi frati, provveduti di pane da due messi celesti, a cui più tardi è stata aggiunta un'iscrizione e la data, assai dubbia, del 1626.
A pochi passi sorge il Palazzo dei Consoli, che all'esterno si mantiene ancora quasi in atto nella solida e uniforme massa de' suoi muri costrutti a piccoli conci di travertino e coi due piani regolarmente accusati da piccole bifore quasi ancora romaniche, p75 e in basso una loggia ad archi acuti e volte a crociera con pesantissime nervature. L'interno, che aveva già perduto quasi ogni valore artistico, nel 1886 fu ridotto a teatro, intitolato dal Torti, che ha dato anche argomento al sipario in cui Domenico Bruschi di Perugia, cercando di superare come meglio poteva le difficoltà di un tema arido e sfatato dalla critica, ha rappresentato Properzio che addita a esso Torti, come sua patria, Bevagna figurata nei suoi antichi monumenti.
Chiesa del B. Giacomo
(Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
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