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Particolare della facciata
(Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
Di rimpetto a questa chiesa sorge l'altra, pure interessantissima e quasi gemella, di S. Michele Arcangelo, dovuta, come si legge nello stipite di sinistra, allo stesso Binello, questa volta insieme con un Rodolfo, tutt'e due certamente della scuola p80 classica di marmorari umbri, se non forse anche della stessa Bevagna, poichè non si conoscono altre fabbriche o sculture da essi altrove firmate, sebbene a loro si attribuiscono altre opere, come i fregi intorno alla porta di S. Maria Maggiore a Spello e la ricca porta nel prospetto laterale di S. Feliciano di Foligno, la quale però, secondo una Cronaca del 1421, lasciata da un Lodovico Morgane, e conservataci dallo Iacobilli nella Bibl. del Seminario di Foligno, si sarebbe fatta "venire per mare". Questa facciata di S. Michele è volta ad oriente, e si mantiene, come in antico, di forma semplice e severa, da farla sembrar, come l'altra, piuttosto una fortezza che p81 una chiesa; ma è guasta da un orrendo finestrone del sec. XVIII. Grande e ricca la porta di mezzo, a tre larghe fasce, di cui la minore rabescata a girali di fogliami con rosoncini come a S. Maria Maggiore di Spello, nella Basilica del Salvatore, nel Duomo e in S. Pietro di Spoleto, nel Duomo di Foligno ecc.; la seconda di pietra rossa, liscia, e la terza ornata d'un mosaico sul fare di quelli cosmateschi, proprio come nei frammenti della facciata di S. Pietro a Spoleto e nel portale del Duomo di Foligno. Negli stipiti, molto ornati, sono inseriti gli avanzi di una bella cornice romana, e nei capitelli decorativi sono scolpiti due angeli con due distici leonini.
Facciata della chiesa
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Portale della chiesa
(Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
Navata centrale della chiesa
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Abside della chiesa
(Fot. Majotti). |
p83 L'alto campanile fu rifatto posteriormente. — L'interno è tutto rinnovato. Nel 1465 il priore Bernard Eroli, poi cardinale, ne rifece a sue spese il soffitto, ricoperto poi dalle volte più basse, quando la chiesa fu completamente ammodernata nel 1741. Poi, crollata pei terremoti nel 1832, ebbe altre modificazioni nel '34; ma tuttavia, confrontandola specialmente con S. Silvestro, se ne possono ricostruire mentalmente tutte le forme originarie. Anch'essa è a tre navi, comunicanti con dieci archi per parte, sorretti, dove non siano pilastri, da quattordici colonne, che si dicono tutte d'un pezzo e, secondo una malsicura tradizione, cavate tutte dall'Imbersato, ma ora guaste da un intonaco di sconcia grossezza, come può vedersi in una delle ultime p84 a destra, di cui rimane scoperta una piccola parte, per lasciar visibile un'antica pittura. Il presbiterio è più alto di tredici gradini e comincia dopo la settima arcata; è lungo tre campate e nella nave di mezzo finisce con una piccola abside. — Allo spazio del presbiterio poi corrisponde una cripta, rimodernata anch'essa, ma che pur serba, sotto rozze e fitte reti metalliche, due affreschi del secolo XIV. — Nella prima cappellina a destra si può vedere, sebbene poco importante, un Fonte battesimale, a forma di pisside e con sportello di legno intagliato, che rappresenta il Battesimo di Cristo. — Nella Cappella del Carmine (ultima a destra) gli affreschi del Camassei, ancor giovanissimo, furono molto guasti, specialmente pei terremoti del 1832. Sotto p85 le due arcate laterali, due composizioni in cattivissimo stato, che qualcuno vorrebbe togliere al Camassei, cioè a sinistra il Presepio, a destra l'Adorazione dei Magi. — In sagrestia una piccola tela a olio incollata sulla tavola, con la Cena di Cristo, di scuola veneta (1590). — All'esterno è interamente visibile l'abside semicircolare, come a S. Silvestro, dove però è scompartita solo verticalmente da due lunghissime ed esili semicolonne che si ripiegano in archi, mentre qui è scompartita in due piani (chiesa e cripta) da una fascia orizzontale dentellata, e verticalmente in tre parti da alte semicolonne con capitelli scompagni.
La chiesa di S. Filippo, edificata nei primi decenni del settecento, sfoggia un p86 gran lusso di decorazioni a stile rococò, specialmente nelle bizzarre cantorie, e affreschi, in gran parte allegorici, di vivace colorito, che sono attribuiti a Gio. Batt. Michelini di Foligno, scolare di Guido Reni.
La chiesuola di S. Lucia, dov'era una tela a olio, con la detta santa, della scuola di pie Berettini da Cortona, ora è ridotta a bottega da falegname. — La chiesa infine di S. Agostino, con un convento fondato nel 1316, serba ancora, qua e là, le tracce di una grande decorazione d'affreschi di maniera giottesca, in massima parte scialbati.
Passando il cancello che mette al ponte sul Clitunno e volgendo a ponente, si potrebbe andare al santuario della Madonna delle Grazie, che da piccola cappelletta diventò una discreta chiesa, eretta nel 1583, secondo un piccolo modello di legno, scomponibile, che si conserva nella camarlingheria della Misericordia (chiesa della Consolazione). È a tre navi, con cupola su pianta quadrata e con il breve coro che si chiude a parete rettilinea. — I due quadretti, ora smarriti, che il cardinal legato Carlo Riario avrebbe "fatti dipingere, per voto, dal celebre Pietro Perugino", non potevano essere che di un altro qualunque pittore di Perugia, poichè il Vannucci a tempo di quella legazione era già morto.
Ed eccoci in fine nel Giardinetto, pieno di fiori, presso le classiche onde del Clitunno, dove sopra un basamento di circa due metri, fregiato d'una concettosa epigrafe di Ciro Trabalza, sorge, scolpito nel 1901 da Giuseppe Frenguelli di Perugia, l'espressivo busto di Francesco Torti, del solitario pensatore e critico, che per più di mezzo secolo stette saldo contro gli assalti e le insidie dei pedanti, dei retrivi e dei tristi.
Immagini con bordi conducono ad informazioni: più spesso il bordo più ampie le informazioni. (Dettagli qui.) | ||||||
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Pagina aggiornata: 23 ago 05