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. . . s'imbocca nella Via della Ringhiera Umbra . . .
A metà di questa via sorge la chiesa di S. Francesco, un vero tempio dell'arte. Fu costruita nel sec. XIV; ma l'ingresso, con le imposte elegantemente intagliate, fu rinnovato, come risulta da un'iscrizione, nel 1585. La copertura a cavalletti della nave maggiore è stata rifatta secondo il disegno dell'antica, di cui rimangono due mensole, come anche rimangono i resti dell'antico finestrone dell'abside, che han servito di modello al moderno rifacimento. Le volte della nave laterale sono a crociera. La prima arcata comprende una magnifica cappella, detta di S. Girolamo. Le decorazioni dell'arco d'ingresso a molti indizi stilistici e tecnici appaiono della maniera del Gozzoli, onde, se anche non fossero della stessa sua mano, a cui generalmente s'attribuiscono, devono esser certo del folignate Pier Antonio Mezzastri, suo principale aiuto. Nelle quattro vele della volta, gli evangelisti sono copie di quelli dell'Angelico nella Cappella di Niccolò V in Vaticano, dove il Gozzoli qualche anno prima aveva collaborato col suo maestro. La parete dell'altare fu dipinta nel 1452 proprio dal Gozzoli che vi lasciò la sua firma. La parte centrale figura un pentittico; ma sono soprattutto notevoli le due storie laterali: a destra s. Girolamo in atto di togliere una spina dalla zampa d'un leone; a sinistra lo stesso santo che, seguito da un chierico, abbandona Roma: della quale storia è da osservare anche il disegno ora p92 nella Galleria degli Uffizi a Firenze (n. 1358). — La seconda cappella è consacrata alla gloria di s. Bernardino, che per due volte v'è figurato e sull'arco e sulla parete, dove sono anche due fatti della sua vita. Sotto a uno di questi v'è la data 1461, che, non potendosi riferire al miracolo, perchè s. Bernardino morì nel 1444, deve riferirsi all'esecuzione dell'affresco, probabilmente del folignate Pier Antonio Mezzastri. Nella terza crociera è andata perduta per intero la decorazione pittoresca. Le vele della volta e l'intradosso dell'arco della quarta crociera son tutti decorati d'affreschi del sec. XV, ma in massima parte ridipinti. Quasi in tutto simili sono gli affreschi della quinta, decorata con fatti della vita di s. Antonio abate. Il Cavalcaselle e il Crowe, trovando negli affreschi di queste due cappelle dove l'influenza del Gozzoli dove quella di Pier della Francesca, li dettero tutti a Lorenzo da Viterbo, quantunque inferiori a quelli di lui nella chiesa di S. Maria della Verità, fuori della sua patria. Altri, notando sotto il miracolo di s. Bernardino la data, che già s'è vista, 1461, osservò giustamente che allora Lorenzo aveva non più di sedici anni e, così giovane, non poteva esser chiamato da Viterbo a Montefalco; ma questa data è, come ho detto, sotto l'affresco attribuibile al Mezzastri, nella seconda cappella; qui invece si tratta della quarta e quinta; e che anche queste siano di pennelli umbri è quasi certo, nè p94 forse si va lontano dal vero, vedendoci un prodotto della scuola eugubina. E di artisti umbri sono, probabilmente, anche il Cristo e gli evangelisti (copia da Giotto) nella volta della sesta crociera.
A capo della nave grande, da questo lato, v'è una cappella decorata d'affreschi ritoccati e guasti, che ricordano lontanamente e fiocamente la scuola di Giotto, e non possono certo trattenere il visitatore desideroso d'ammirare finalmente la tanto decantata abside, affrescata "giovanilmente" da Benozzo Gozzoli, che vi lasciò il suo nome e la data 1452, in uno dei due finti cartigli, tenuti da due angeli, allato del grande arco, dove si vedono, in mezze figure, entro tondi, s. Francesco e i suoi dodici primi compagni. Nelle vele della volta, scompartite da grossi costoloni dipinti p95 in modo da sembrare festoni di fronde d'alloro, legati da nastri d'oro, è figurata la gloria del Poverello d'Assisi, in paramenti diaconali, fra angeli e fra i principali santi del suo Ordine: s. Ludovico, s. Elisabetta, s. Bernardino, s. Caterina, s. Antonio, ora in gran parte rovinati. Nelle pareti dell'abside, tre sovrapposti ordini d'affreschi coi fatti della vita di s. Francesco; nello strombo del finestrone ogivale, entro finte nicchie, immagini di santi a persona intera; in basso una zona di tondi con ritratti di santi e beati, pontefici, cardinali, dottori, uomini illustri, dell'Ordine, e anche Dante, in mezzo al Petrarca e a Giotto. A proposito de' quali è da notare che, mentre quelli del secondo e del terzo seguono il tipo tradizionale, quello di Dante (contrassegnato da un verso di Giovanni del Virgilio) se ne allontana in tutto e non somiglia neppure p96 a quello dipinto dal suo condiscepolo Domenico di Michelino nella tavola di S. Maria del Fiore. La vita del santo è narrata in quindici quadri, dichiarati da apposite scritte e contenenti, tranne due, soggetti già figurati da Giotto nella Cappella Bardi in S. Croce a Firenze, che il Gozzoli, fiorentino, dové certo conoscere, e nella chiesa di S. Francesco in Assisi, che, prima passando e poi dimorando nell'Umbria, non potè certo ignorare. Difatti, se in alcuni, come quelli del pazzo che onora s. Francesco, e di s. Francesco che baratta il suo abito con quello d'un pitocco, e dell'istituzione del presepio in Greccio, e della morte del conte di Celano, Benozzo si mostra indipendente dal ciclo giottesco d'Assisi, negli altri, più o meno, lo ricorda; e se in qualche particolare possa anche piacere di più, gli resta, nell'espressione degli affetti, quasi sempre inferiore. Si confronti, per esempio, la scena di s. Francesco che s'è spogliato di tutti i suoi abiti dinanzi al padre: quella giottesca è assai più drammatica; il santo, più ispirato; il padre, più adirato. Il santo che predica agli uccelli, nell'affresco giottesco, ha un atteggiamento più umano, più amorevole, più semplice. A volte le storie di Benozzo sono più ricche e più varie, e sono migliori e naturalmente meno convenzionali le molte prospettive architettoniche. Nella scena di s. Francesco innanzi al Soldano, Benozzo ha aggiunto, confondendo due fatti diversi, la cortigiana, che, dopo aver tentato il santo, resta tutta meravigliata quando lo vede affrontare incolume la prova del fuoco. Ma lo spazio non mi permette di proseguire in questi raffronti. Noterò, invece, le due storie che non hanno riscontro fra quelle di Giotto: ossia la p97 nascita di Francesco, e Maria innanzi a Cristo, nell'atto di additare in basso s. Francesco e s. Domenico, che s'incontrano e si abbracciano dinanzi a una basilica; la quale ultima storia però deriva certamente da quella, assai più espressiva, gentile e devota, dell'Angelico, in una piccola tavola, ora nel Museo dell'Imperatore Federico a Berlino. Quanto alla basilica ritratta da Benozzo, noterò che a qualcuno è sembrata quella antica di S. Pietro a Roma, con a lato l'obelisco non ancora rimosso di lì: nel qual caso quest'affresco avrebbe anche molta importanza iconografica, perchè della facciata della basilica costantiniana non ci restano che schizzi assai difettosi. Ma, anche lasciando da parte il fatto di quest'incontro che si farebbe avvenire dinanzi alla basilica di S. Pietro anzichè al Laterano (poichè gli artisti non sono tenuti a essere storici), io credo che l'edifizio del Gozzoli sia veramente ideale, anche perchè, fra l'altro, ha non poca somiglianza con quello, pure ideale, che fa da sfondo nella storia della morte di s. Francesco. Del resto, anche nelle altre architetture egli seguì soprattutto la sua fertile immaginazione; e se a San Gimignano in uno degli episodi della vita di s. Agostino (la partenza per Milano) dette una piccola veduta, abbastanza riconoscibile, della Roma di quel tempo, dove poi la basilica di S. Pietro diversifica in più cose da questa di cui parlo, egli in genere non usò ritrarre gli edifizi con la fedeltà, mettiamo, di un Bonfigli. Che poi alcune architetture ornanti questi affreschi di Montefalco siano un'imitazione di altre dei fratelli Salimbeni nella vecchia Cattedrale di Sanseverino della Marca, mi sembra sotto più riguardi assai dubbio, per non dire impossibile: qualche affinità, quando non sia casuale, può anche dipendere da esemplari comuni. In ogni modo, pel Gozzoli, questa delle prospettive architettoniche fu, può dirsi, una specialità, dovuta non solo all'influenza dell'Angelico, ma anche, e più, a quella del Michelozzi, col quale potè avere amichevole consuetudine durante i lavori nel convento di S. Marco a Firenze: ond'è lecito supporre che specialmente p98 nelle prospettive aiutasse il suo maestro anche nei dipinti della Cappella di Niccolò V in Vaticano. Nelle opere di Montefalco, Benozzo, per quanto cominci a manifestare qualche carattere personale, ritiene ancor molto del suo maestro, l'Angelico, e questo fa sì che, pur essendo meno vario e piacevole che nelle opere posteriori, si mostri anche più puro, sebbene, come sempre, affrettato, superficiale, disuguale. Che questi affreschi risentano dell'influenza dantesca, è stato detto recentemente, ma proprio senza un'ombra di ragione. Nè il pittore mostra in essi quel naturale gioioso che tutti gli hanno attribuito; anzi riesce più efficace nelle scene tristi, come quella della morte del santo; e in fatti anche l'autoritratto, che ci ha lasciato negli affreschi della Cappella del Palazzo Riccardi a Firenze, lo mostra serio e triste assai. Non sarebbe inutile ricercare le parti dovute ad aiuti, fra cui primeggiò il folignate Pier Antonio Mezzastri; ma l'indole di questa pubblicazione non permette così minute e spesso malsicure investigazioni: tanto più che sacrileghi pennelli hanno alterato qua e là con malintesi restauri questi preziosi dipinti, che pur ridono ancora di così vivi e soavi e armoniosi colori.
Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
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Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Fot. Alinari). |
Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Fot. Alinari). |
Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
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Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Fot. Alinari). |
Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
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Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Fot. Alinari). |
Affresco del Gozzoli nella chiesa di S. Francesco
(Fot. Alinari). |
S. Antonio daº Padova e due miracoli del medesimo:
(Fot. Alinari). |
Tra l'abside e l'altra cappella a capo di nave v'è in una nicchiettina una Madonna su tavola, di maniera pregiottesca. Di debole maniera giottesca, invece, sono gli affreschi della detta cappella a capo di nave, che fa riscontro a quella già veduta p99 e che contiene il Calvario, la discesa di Cristo al Limbo e Cristo risorto che appare alla Maddalena.
Proseguendo, lungo l'altra parete della nave grande, incontreremo quattro rincassi d'altari. Nel primo l'intradosso dell'arco e la lunetta sono decorati di trascurabili dipinti di scuola perugina. A destra, sotto il s. Sebastiano, si legge il nome del committente, la data 1506 e in fine, dopo qualche scrostatura, un AGNOLVS, che da parecchi si è creduto l'autore, cioè un fra Angelo da Montefalco, che non solo non fu mai discepolo e aiuto dello Spagna, ma neppur si sognò mai di fatte il pittore. — La penultima nicchia ha due ordini d'affreschi che ricordano la scuola del Gozzoli: nel maggiore dei quali si vede s. Antonio di Padova fiancheggiato dalle rappresentazioni di alcuni suoi miracoli.
Nell'ultima nicchia d'altare la Madonna tra s. Bonaventura e s. Andrea è uno dei migliori affreschi di Tiberio d'Assisi (1519), che par sentisse tutta la responsabilità di misurarsi in questa celebre chiesa col Gozzoli e col suo glorioso maestro, il Perugino. Del quale abbiamo, nella nicchia d'altare a lato della porta, un bel Presepio, che però è, al solito, ripetizione di altri suoi e ha subìto cattivi restauri. La ricca decorazione esterna, a monocromato, con le due figure dell'Annunziazione, non tanto nel disegno, quanto nella pennellata, piuttosto dura e secca, è lontana dal modo p100 d'affrescare del Perugino, ma le figure, se non altro, devono essere state condotte su cartoni di lui, probabilmente dal Melanzio, come anche par che fosse notato in un antico manoscritto citato dall'Orsini, nella Vita del Perugino, e in un manoscritto di "Memorie di Montefalco" (del 1601), già posseduto dall'estinta famiglia Degli Abbati e oggi, credo, da una famiglia Silvestri di Bevagna.
La Madonna, tra i SS. Andrea e Bonaventura, di Tiberio d'Assisi,
(Fot. Alinari). |
Particolare dell'Annunziazione,
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Particolare dell'Annunziazione,
(Fot. Alinari). |
Così avremmo osservato tutte le opere d'arte di questa chiesa; poichè le altre che ora vi si veggono provengono quasi tutte da altri luoghi e vi furono raccolte per la mania di formar pinacoteche e gallerie, che, se non sono sempre, com'altri ha detto, le prigioni dell'arte, dovrebbero esser però solamente gli ospizi delle opere che non hanno più tetto. In origine v'era, sul transetto, il Crocifisso a tempera, sagomato, che a qualcuno par della maniera di Cimabue, a qualche altro di quella di Margaritone, poichè sembra convenuto che i brutti crocifissi siano tutti di lui.
Il Crocifisso, tra la Madonna, la Maddalena, S. Francesco e S. Giovanni, della bottega dell'Alunno, nella chiesa di S. Francesco. |
Nella sagrestia sono raccolti alcuni oggetti d'antichità e d'arte, tra cui noterò alcuni più interessanti: un bassorilievo romano, a volute, di elegante lavoro, che in seguito pare servisse per paliotto d'altare, e proviene dal convento dei cappuccini: un altorilievo del 1270, rappresentante un leone che pone una zampa sopra una testa d'ariete, già a capo della prima rampa di scale dell'antica casa del Podestà (poi del Governatore): i pezzi staccati di due finestre ogivali, trilobate: due caratteristici candelieri di legno a spirale, dipinti in rosso e nero, del quattrocento: due tendine da finestre, a rete, del sec. XV, provenienti dalla chiesa di S. Illuminata; due grifi coronati, in ferro battuto, del quattrocento, già ornamenti del pubblico orologio: un ricamo del secolo XVI (copricalice?), italiano misto, a punto lungo ad ungaro, in croce: già sulla pietra consacrata della chiesetta di S. Rocco, fuori di Montefalco, ecc. ecc.
La Madonna tra i SS. Sebastiano, Fortunato, Severo e la B. Chiara:
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La Madonna tra i SS. Francesco, Antonio e Bernardino, Fortunato, Lodovico e Severo.
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Immagini con bordi conducono ad informazioni: più spesso il bordo più ampie le informazioni. (Dettagli qui.) | ||||||
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