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p47 Attraversando poi la piazzetta del Collegio Rosi, nel quale potrebbe p48 vedersi una gran nicchia d'altare dipinta nel 1580 dal Fantino di Bevagna, eccoci dinanzi alla chiesa di S. Lorenzo.
Dove, secondo i cronisti di Spello ma contro i precetti di Vitruvio, si vuole che fosse un tempio ad Apollo, fu eretta nel 560, se è autentica un'iscrizione in cui se ne fa ricordo, una chiesa a S. Ercolano, concessa poi ai canonici lateranensi da Pelagio I; ma nel 1120, liberatasi Spello dall'assedio d'Enrico V nella festività di s. Lorenzo, fu edificata e dedicata al martire spagnolo una chiesa più grande, sopra alla predetta di cui si vedono ancora, in fondo al Vicolo della Morte, i resti della facciata di pietra concia con l'alta e stretta porta a pieno arco di pietra rossa con p49 tre modinature, che deve però appartenere ad una ricostruzione o a un restauro posteriore. A destra della porta maggiore di S. Lorenzo si legge ancora un frammento d'iscrizione, della quale altre parole si trovano in manoscritti di memorie spellane, onde si ricava la data 1120, e perciò questa facciata sarebbe di poco anteriore a quella principale del Duomo di Foligno, che potrebbe anch'essere dello stesso ignoto autore, sebbene non appaia, o almeno non si possa più accertare, la somiglianza p50 che altri v'ha scorta. Tutta la chiesa fu ammodernata nel 1540, al qual anno deve anche riferirsi il portale di marmi subasiani; ma la facciata serba tracce di molti rifacimenti anteriori e conserva, oltre a due iscrizioni romane, un bassorilievo, forse un pluteo di recinto corale, del secolo VIII.
Tabernacolo per l'olio santo,
(Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
Croce capitolare
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Rovescio della croce capitolare
(Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
Presso questa chiesa terminava il Terziere di Mezota, sopra al quale un'oscura volta d'antica costruzione mette al Rione di S. Martino; e qui o poco più su doveva p52 essere l'entrata del Castello, come par di vedere nella quarta prospettiva intarsiata nell'Armadio della Sagrestia di S. Lorenzo. Comunque, salendo su per questa parte più elevata del colle, s'incontrano foschi muri e altri resti d'antiche fabbriche, tra cui è da notare la chiesina di S. Martino che da alcuni è assegnata al tredicesimo secolo, ma potrebb'essere anteriore.
Arco Romano. |
Gli avanzi della Fortezza, non più congiunti con le mura romane, torreggiano sullo scoglio, in cima alla parte settentrionale della città, che è la più larga e più frastagliata dai molti orti prescritti negli Statuti del 1360. Tranne lo splendido panorama della valle umbra, non v'è ora da notare che un arco romano con fenditura per la cateratta, interrato circa un metro e mezzo. Del resto, la Fortezza, o che si voglia riferire ai tempi di Federico I, o sia stata eretta o restaurata dall'Albornoz, è quasi in tutto un edificio medievale, ridotto a una grande e informe massa, priva di qualunque interesse architettonico. Merita invece di esser notata l'antica facciata di S. Severino (ora corrispondente all'abside della chiesetta rimodernata e detta dei Cappuccini), il cui finestrone orbicolare ha su gli ornamenti centrali, dell'insolita forma che si vede a S. Pietro fuor di Spoleto, una scritta in versi leonini donde si ricava che l'opera fu fatta nel 1180, sotto un Rubeno, non forse "consecrante" (conrnte), ma "conregente o conregnante", ossia un qualche principe governatore del Ducato, o parente del Duca di Spoleto, o suo luogotenente, che potrebbe colmare una lacuna del Muratori.
Chiesa di S. Maria di Vallegloria. (Fot. I. I. d'Arti Grafiche). |
Il Crocifisso, tra la Madonna, S. Francesco, S. Giovanni e S. Crispolto: tav. della bottega dell'Alunno,
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Scendiamo al Monastero di Vallegloria, la cui chiesa dovè esser costrutta intorno al 1320 quando Giovanni XXII concesse che le monache di quel titolo, per viver più sicure da insolenze di soldati e da insidie dei monaci dell'Abbazia di S. Silvestro, lasciassero il loro chiostro sulla costa orientale del Subasio, di cui tuttora si vedono gli avanzi, e si riducessero dentro Spello, ove fu loro assegnato un ospizio camaldolese: si narra anzi che per la fabbrica del monastero desse una somma anche la moglie di Ludovico di Baviera, che vi sarebbe passata nel 1327 o 28. Nell'interno la chiesa è ammodernata, e non può interessar molto un'Annunziazione del Fantino di Bevagna (1590) dietro l'altar maggiore; ma le monache possedevano, fra altri dipinti di minor pregio, una tavola col Crocifisso tra due angeli e quattro santi: opera dell'Alunno o almeno della sua bottega, ora nel Palazzo municipale.
Scendendo per Fonte Vecchia, e costeggiando le mura medievali, s'incontra una p53 Porta, ora chiusa, che doveva essere l'unica uscita verso settentrione. È la "Pusterula", o postierla, che dava nome all'ultimo Terziere.
In case di privati non resta, di veramente importante, che un piccolo Trittico, della famiglia Berretta, il quale per i piccoli grifi tra i fiorami dorati del manto della Madonna si potrebbe supporre allogato da un perugino, e pei caratteri stilistici presenta alcune affinità con quadri di Bernardo Daddi, dal quale, come è noto, derivò molto Allegretto Nuzi di Fabriano, alla cui maniera si potrebbe parimenti riavvicinare.
Immagini con bordi conducono ad informazioni: più spesso il bordo più ampie le informazioni. (Dettagli qui.) | ||||||
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