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 p220  Calceus

Articolo di James Yates, M.A., F.R.S.,
alle pp220‑222 di

William Smith, D.C.L., LL.D.:
A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, John Murray, Londra, 1875.

CALCEUS, CALCEAMEN, CALCEAMENTUM (ὑποδήμα, πέδιλον), scarpa o stivale,  p221 qualsiasi cosa adatta a coprire e proteggere il piede durante il cammino. L'uso delle scarpe non era del tutto universale tra i Greci e i Romani. Gli eroi omerici sono rappresentati senza scarpe quando sono armati per la battaglia. Secondo le istituzioni di Licurgo i giovani spartani venivano cresciuti senza indossare scarpe (ἀνυποδησία, Xen., Rep. Lac., 2), in modo che potessero avere pieno utilizzo dei loro piedi nel correre, nel saltare e nell'arrampicarsi. Socrate, Focione e Catone andavano frequentemente a piedi nudi (ἀνυποδήτος, Aristoph., Nub., 103, 362; Xen., Mem., I, 6 § 2, pede nudo, Hor., Ep., I, 19, 12). Gli schiavi romani non avevano scarpe (nudo talo, Iuv., VII, 16), poiché i loro piedi nudi erano marcati o segnati col gesso. La copertura per i piedi veniva tolta prima di mangiare. [Coena.] Andare a piedi nudi indicava inoltre fretta, dolore, distrazione o qualsiasi emozione violenta, come quando Venere va alla ricerca di Adone (ἀσάνδαλος, Bion., I, 21), o quando le vestali scappano da Roma con gli oggetti sacri (Flor., I, 13). Per ragioni simili le maghe vanno a piedi nudi quando sono impegnate nell'esercizio delle arti magiche (Sen., Medea, IV, 2, 14; nuda pedem, Ovid., Met., VII, 183; pedibus nudis, Hor., Sat., I, 8, 24), sebbene qualche volta fosse scoperto un solo piede (unum exuta pedem vinclis, Virg., Aen., IV, 518), ed è così nelle rappresentazioni sui vasi fittili. Che fosse una cosa molto rara a Roma vedere una donna rispettabile all'aperto senza scarpe, è chiaro dallo stupore di Ovidio (Fast., VI, 397), finché non fu informato della ragione di ciò, in una particolare circostanza.

"Huc pede matronam vidi descendere nudo;

Obstupui tacitus, sustinuique gradum."

I piedi erano a volte nudi durante i funerali. Così i resti di Augusto furono raccolti dalla pira da nobili del primo rango con i piedi nudi (Svet., Aug., 100). Un disegno trovato ad Ercolano mostra persone con i piedi nudi intenti all'adorazione di Iside (Ant. d'Ercol. II, 320); e questa pratica fu osservata a Roma in onore di Cibele (Prudent., Peris., 154). In caso di siccità venivano eseguite una processione e delle cerimonie chiamate Nudipedalia, con lo scopo di propiziare gli dei con il simbolo di dolore e di umiliazione (Tertull., Apol., 40).

L'idea di contaminazione dal contatto con qualsiasi cosa che sia morta portò al completo disuso della pelle o del cuoio da parte dei sacerdoti dell'Egitto. Le loro scarpe erano fatte di materiali vegetali (calceos ex papyro, Mart. Cap., 2) [Baxa.]

Coloro che tra i Greci e i Romani indossavano scarpe, incluse generalmente tutte le persone tranne i giovani, gli schiavi e gli asceti, assecondavano i loro bisogni, e indulgevano ai loro capricci, inventando la più grande e possibile varietà di forme, di colori e dei materiali delle loro scarpe. Di conseguenza troviamo una moltitudine di nomi, di cui è impossibile accertare l'esatto significato; ma che erano derivati o dalle persone che si supponeva le avessero fatte diventare di moda, o dai luoghi in cui le scarpe venivano prodotte. Leggiamo per esempio delle scarpe di Alcibiade; di quelle di Sicone, e di quelle persiane, che erano scarpe da donna (Cic., De Orat., I, 54; Hesych.); e di scarpe Laconiche, Cretesi, Milesie e Ateniesi.

Le distinzioni in base alla forma possono essere generalmente fatte tra quelle in cui la semplice suola della scarpa era attaccata alla pianta del piede con legacci, o strighe, o attraverso una copertura delle dita dei piedi, o con la tomaia [Solea; Crepida; Sandalium; Soccus]; e quelle che salivano sempre più in alto a seconda che coprissero la caviglia, il polpaccio o l'intera gamba. Per le calceamenta dell'ultimo tipo, cioè per le scarpe e gli stivali, in quanto diversi da sandali e pentofole, il termine "calceus" veniva applicato in senso proprio e ristretto.​a

Oltre alla differenza dell'altezza lungo la quale il calceus si estendeva dalla suola al ginocchio, altre varietà sorgevano dal suo adattamento a particolari professioni o modi di vivere. Così la CALIGA veniva principalmente indossato dai soldati, il PERO, dai manovali e dai contadini e il COTHURNUS, dai tragediografi, cacciatori e cavalieri.

Se intendiamo il "calceus" nella sua accezione più ristretta, esso includeva tutte quelle coperture per piede più complete, che venivano usate per camminare all'aperto o in viaggio. Quelle indossate più comunemente probabilmente non erano molto diverse dalle nostre scarpe e sono mostrate in un dipinto ad Ercolano (Ant. d'Ercolano, I Tav. 21), che rappresenta una donna che indossa braccialetti, una corona di edera e una pelle di pantera, mentre balla e suona il cimbalo.


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D'altra parte un piede di marmo al British Museum mostra la forma di una scarpa da uomo. Sia la suola che la tomaia sono spesse e resistenti. Le dita dei piedi sono scoperte e una striscia di cuoio passa tra l'alluce e il secondo dito, come in un sandalo.


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 p222  Anche la forma e il colore del calceus facevano parte dei segni distintivi di rango e di ufficio. Le persone di rango senatorio indossavano scarpe alte come stivaletti, allacciate davanti con quattro stringhe nere (nigris pellibus, Hor., Sat., I, 6, 27) e ornate da una piccola mezza luna (Mart., II, 29; Iuv., VII, 192). Di conseguenza Cicerone (Phil., XIII, 13), parlando dell'assunzione alla dignità senatoriale di Asinio, dice che mutavit calceos.º Tra i calcei indossati dai senatori quelli chiamati mullei, per la loro somiglianza alle scaglie della triglia rossa (Isid., Or., XIX, 34), venivano particolarmente ammirati; come altri chiamati alutae, perché il cuoio veniva tenuto insieme per mezzo di allume (Mart., Iuv., ll. cc.; Lydus de Mag., I, 32; Ovid., De Art. Am., III, 271).


Nota di Thayer:

in senso proprio e ristretto: Qualche volta è piuttosto difficile di saper quale. Questi, per esempio, sebbene siano esposte le dita e la parte superiore del piede, sono calcei:


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Dettagli della statua equestre di Marco Aurelio sul Campidoglio:
foto del primo Novecento, prima dei ristauri.
Le stringhe (corrigae) si vedono benissimo,
attaccate alla suola, allaciate attorno la gamba in sù.


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