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SCRI′BAE. Gli Scribae a Roma erano pubblici notai o impiegati, pagati dallo stato. Furono perlopiù impiegati nella compilazione del bilancio pubblico, nella trascrizione delle leggi e nella registrazione degli atti dei vari funzionari dello stato. L'espressione scriptum facere (Liv., IX, 46; Gell., VI, 9) fu utilizzata per indicare il loro impiego. Essendo molto numerosi, erano divisi in compagnie o classi (decuriae), e erano assegnati per sorteggio a diversi magistrati, donde erano chiamati Quaestorii, Aedilicii, o Praetorii, dai funzionari dello stato ai quali erano assegnati (Cic., Verr., III, 79, c. Cat., IV, 7, pro Cluent., 45; Plin., H. N., XXVI, 1 s3). Leggiamo anche di un Navalis Scriba, il cui impiego era di grado assai minore (Festo, s.v. Navalis). Pare che la nomina alla carica di uno scriba fosse fatta o per nominatio del magistrato, o acquistata. Così Livio (XL, 29) ci dice che uno scriba fu designato da un quaestor; e ci imbattiamo nell'espressione decuriam emere per "comperare una corporazione", cioè acquistare un posto d'impiegato. Orazio, per esempio, comperò per se stesso un "posto individuale come impiegato nella tesoreria" (scriptum quaestorium comparavit, Tate: Horace, ed. I, p58). Al tempo di Cicerone, in realtà, sembra che chiunque potesse diventare uno scriba o un impiegato pubblico, tramite l'acquisto (Cic., Verr., III, 79), e di conseguenza, poiché i liberti ed i loro figli potevano accedere a questo compito, e costituivano una gran parte degli impiegati pubblici a Roma (Tacit., Ann., XIII, 27), la carica non era tenuta in alta considerazione, tuttavia spesso fu occupata da ingenui o cittadini nati liberi. Cicerone (l.c.) comunque ci informa che gli Scribae costituivano una categoria rispettabile di uomini, ma egli ritiene sia necessario spiegarlo, come se fosse consapevole che sta combattendo un pregiudizio diffuso. Sono registrati ben pochi esempi di Scribae giunti a cariche più alte dello stato: Gneo Flavio, lo scriba di Appio Claudio, fu elevato all'ufficio di aedilis curulis come riconoscimento per aver aperto al pubblico i processi, che prima erano stati monopolio esclusivo dei patrizi [Actio], ma il presidente di seggio si rifiutò di acconsentire alla sua elezione fino a che questi non avesse consegnato i suoi libri (tabulas posuit) e lasciato la sua professione (Gell., l.c.). I segretari privati erano chiamati Librarii, e a volte Scribae ab epistolis. Nei tempi antichi, come ci dice Festo (s.v.), la parola scriba fu usata per indicare un poeta (Ernesti, Clavis Ciceron. s.v.; Göttling, Gesch. der Röm. Staatsverf. p374).
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Pagina aggiornata: 4 feb 09